Codice Penale art. 620 - Rivelazione del contenuto di corrispondenza, commessa da persona addetta al servizio delle poste, dei telegrafi o dei telefoni.Rivelazione del contenuto di corrispondenza, commessa da persona addetta al servizio delle poste, dei telegrafi o dei telefoni. [I]. L'addetto al servizio delle poste, dei telegrafi o dei telefoni, che, avendo notizia, in questa sua qualità, del contenuto di una corrispondenza [6164] aperta, o di una comunicazione telegrafica, o di una conversazione telefonica [623-bis], lo rivela senza giusta causa ad altri che non sia il destinatario, ovvero a una persona diversa da quelle tra le quali la comunicazione o la conversazione è interceduta, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni1. [II]. Il delitto è punibile a querela della persona offesa2.
competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: a querela di parte , ma v. art. 623-ter c.p.) [1] Per un'ipotesi di aumento della pena, v. art. 36 l. 5 febbraio 1992, n. 104. [2] Comma aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36; per le disposizioni transitorie v. art. 12, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36, che dispone: «1. Per i reati perseguibili a querela in base alle disposizioni del presente decreto, commessi prima della data di entrata in vigore dello stesso, il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente reato. 2. Se è pendente il procedimento, il pubblico ministero, nel corso delle indagini preliminari, o il giudice, dopo l'esercizio dell'azione penale, anche, se necessario, previa ricerca anagrafica, informa la persona offesa dal reato della facoltà di esercitare il diritto di querela e il termine decorre dal giorno in cui la persona offesa è stata informata.». InquadramentoLa fattispecie in esame è comunemente ritenuta plurioffensiva, volta a garantire sia l'interesse individuale alla libertà e segretezza della corrispondenza, sia l'interesse statuale al rispetto, da parte degli addetti ai servizi postali, telegrafici e telefonici, del dovere di riservatezza (Antolisei, PS, I, 260; Fiandaca, Musco, PS, II, 1, 266; Garavelli, 437; Manzini, VIII, 995; Petrone, 1969; Troisio, 14; Vigna, Dubolino, 1083). Soggetto attivoSi tratta di reato proprio il cui autore può essere unicamente l'addetto al servizio delle poste, dei telegrafi e dei telefoni. Soggetto passivo Sono soggetti passivi sia il titolare del rapporto di corrispondenza violato, sia la pubblica amministrazione (Manzini, 995). I terzi estranei al rapporto di corrispondenza che abbiano subito un danno a causa della rivelazione non possono considerarsi soggetti passivi del reato, ma danneggiati dal reato. (Manzini, 997). MaterialitàLa condotta incriminata consiste nel rivelare a terzi, senza giusta causa, il contenuto di una corrispondenza aperta, o di una conversazione telefonica o di una comunicazione telegrafica di cui il soggetto è venuto a conoscenza lecitamente senza cioè commettere alcun reato. Presupposto del reato è che l'addetto al servizio delle poste, dei telegrafi o dei telefoni deve avere preso cognizione del contenuto della corrispondenza, non con abuso delle qualità, ma proprio in tale qualità, cioè per ragioni di ufficio e servizio (Mantovani, PS, I, 561; Manzini, VIII, 997; Troisio, 14). Se la conoscenza è acquisita con le condotte illecite di cui all'art. 619, 1° co. (che rinvia all'art. 616) si applica l'art. 619, cpv. (Lav. prep., II, 429; Antolisei, PS, I, 260; Manzini, 997; Petrone, 973; Manca, 459; Vigna, Dubolino, 1083; Lago, 6061). Proprio per questo la rivelazione non riguarda la corrispondenza chiusa, ma solo quella aperta, infatti — come evidenziano i lavori preparatori al codice (Lav. prep., II, 429) — se «la corrispondenza fosse chiusa l'addetto non potrebbe averne appreso il contenuto se non mediante reato». È irrilevante che la corrispondenza fosse originariamente chiusa e si è stata successivamente aperta per cause indipendenti dalla volontà di chi ne rileva il contenuto (Manzini,996). Per la nozione di corrispondenza si rinvia al commento dell'art. 616. Per la nozione di comunicazione telegrafica e di conversazione telefonica — precisato che non deve trattarsi di telegrammi o fonogrammi chiusi (Manzini, VIII, 996; Rocca, 579; Troisio, 14) — si rinvia al commento dell'art. 617. Non è necessario che si tratti di corrispondenza o telecomunicazioni destinate a rimanere segrete, in tal senso conduce la stessa pretesa normativa che si tratti di corrispondenza aperta, ma soprattutto la natura del bene tutelato (Garavelli, 437; Manzini, VIII, 996). Per la nozione di rivelazione si rinvia al commento dell'art. 616, mentre si rinvia in particolare al commento degli artt. 616, 622 e 623, per il significato della nozione di assenza di giusta causa, che qualifica la condotta come illecita. Integra il reato anche la rivelazione parziale del contenuto di una corrispondenza, benché — diversamente da altre ipotesi — la norma non la preveda espressamente (Mantovani, PS, I, 561; Manzini, VIII, 998; Petrone, 972, nt. 8; Lago, 6062). Trattandosi del contenuto di una corrispondenza non è rilevante la rivelazione della mera esistenza, provenienza o destinazione della corrispondenza, che potrà avere rilevanza disciplinare ai sensi dell'art. 10 cod. post. ed eventualmente integrare la fattispecie dell'art. 326 (Mantovani, PS, I, 561; Garavelli, 437; Manzini, VIII, 998). L'indicazione normativa delle persone cui può essere legittimamente fatta la rivelazione non è esaustiva, il reato non sussiste in ogni caso in cui la corrispondenza è portata a conoscenza di chi aveva diritto di conoscerla o era altrimenti autorizzato ad apprenderla (Lago, 6063; Manzini, VIII, 997; Vigna, Dubolino, 1084). Si ritiene, parimenti, che il reato non sussiste quando la rivelazione è rivolta a persone già, legittimamente o illegittimamente, a conoscenza del contenuto della corrispondenza aperta (Manzini, VIII, 997; Vigna, Dubolino, 1084). Come l'art. 619, 2° co., anche la norma in esame non richiede che la rivelazione abbia cagionato un nocumento(Manzini, VIII, 999; Troisio, 14), in considerazione dell'interesse pubblico tutelato. Elemento soggettivoÈ sufficiente il dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di rivelare a persona non autorizzata il contenuto di una corrispondenza (Manzini, VIII, 999). L'errore sulla legittimità della rivelazione esclude il dolo (Manzini, VIII, 999). Lo scopo e i motivi dell'agire sono indifferenti ai fini della configurabilità del reato, dovendosi tenere conto unicamente in sede di commisurazione della pena e di applicazione delle circostanze di cui agli artt. 61 n. 1, 62 n. 1 e 62-bis (Manzini, 999). Concorso di personeCon l'intraneus può concorrere nel reato anche chi sia privo della qualifica soggettiva richiesta dalla norma (Lago, 6063; Manzini, VIII, 999; Troisio, 14). Non è punibile, tuttavia, chi si limiti a ricevere la rivelazione del contenuto della corrispondenza (concorso necessario non punito), sussiste il concorso eventuale quando venga posta in essere, quanto meno, una condotta di istigazione o di determinazione. Rapporti con altri reatiLa previsione in esame non contiene alcuna clausola di riserva, pertanto il reato di rivelazione del contenuto di corrispondenza in esame può concorrere con altri reati anche più gravi (Troisio, 14), in particolare concorre con la corruzione quando l'addetto postale (che rivesta la qualifica di P.U. o di I.P.S.) riceva o accetti la promessa di denaro o altra utilità per effettuare la rivelazione del contenuto di una corrispondenza aperta. Nel caso in cui il contenuto della corrispondenza costituisca un segreto d'ufficio si configura il solo reato di violazione del segreto d'ufficio (Manzini, 999). Nel caso di rivelazione con mezzi di informazione al pubblico, prevale su quello in esame, l'art. 617 in quanto norma speciale. Profili processualiL'art. 6, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36, che ha dato attuazione alla delega di cui all'art. 1, comma 16 lett. a) e b), l. 23 giugno 2017, n. 103, in tema di modifica del regime di procedibilità per alcuni reati contro la persona e contro il patrimonio, ha previsto la perseguibilità del delitto a querela di parte. Il delitto rimane procedibile d'ufficio qualora ricorrano circostanze aggravanti ad effetto speciale (art. 623-ter). Ai sensi dell'art. 12, d.lgs. 10 aprile 2018, n. 36, per i reati divenuti perseguibili a querela e commessi prima dell'entrata in vigore del decreto (9 maggio 2018), il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente il reato. Se è pendente il procedimento, il pubblico ministero, nel corso delle indagini preliminari, o il giudice, dopo l'esercizio dell'azione penale, devono informare la persona offesa della facoltà di esercitare il diritto di querela; in questo caso, il termine decorre dal giorno in cui la persona offesa è stata informata. BibliografiaGaravelli, Libertà e segretezza delle comunicazioni, in Digesto pen., VII, Torino, 1993; Lago, sub art. 620, in Comm. Dolcini, Marinucci, 6061; Manca, Tutela delle comunicazioni a distanza, inCocco, Ambrosetti, PS, II, 459; Petrone, Violazione dei segreti (Delitti contro l'inviolabilità dei segreti), in Nss. D.I., app., VII, Torino, 1987; Id., Segreti (delitti contro l'inviolabilità dei), in Nss. D.I., XVI, Torino, 1969; Troisio, Corrispondenza (libertà e segretezza della), in Enc. giur., IX, Roma, 1988; Vigna, Dubolino, Segreto (reati in materia di), in Enc. dir., XLI, Milano, 1989. |