Codice Penale art. 627 - [Sottrazione di cose comuni] (1).[Sottrazione di cose comuni] (1). (1) Articolo abrogato dall'art. 1 d.lg. 15 gennaio 2016, n. 7. Il testo recitava: « Il comproprietario, socio o coerede che, per procurare a sé o ad altri un profitto, si impossessa della cosa comune, sottraendola a chi la detiene, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da 20 euro a 206 euro. - Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto mediante comunicazione telegrafica o telefonica, o con scritti o disegni, diretti alla persona offesa». Per la sanzione pecuniaria civile e la disciplina transitoria, v. artt. 4, commi 1, lett. a), 2, 3 e 4, lett. f) e 8 , 12 d.lg. n. 7, cit. Riguardo la responsabilità civile per gli illeciti sottoposti a sanzioni pecuniarie, v. art. 3 d.lg. n. 7, cit., nonché per i criteri di commisurazione della sanzione e le modalità di pagamento, v. artt. 5-11 d.lg. n. 7, cit. In relazione al testo abrogato, v. l'art. 4 d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, in tema di competenza penale del giudice di pace. Il secondo comma dell'articolo era stato così sostiutito dall'art. 93 l. 24 novembre 1981, n. 689. InquadramentoTrattasi di figura delittuosa ormai depenalizzata, ad opera dell'art. 1 d.lgs. n. 7/2016 (attuazione della delega di cui alla l. n. 67/2014). La norma era stata resa autonoma per la prima volta proprio dal Codice vigente, dato che era in precedenza prevista come mera forma di manifestazione della fattispecie di furto ordinario. Essa si caratterizzava — rispetto al furto comune — per la natura dei rapporti intercorrenti fra il soggetto passivo e la persona offesa dal reato. Soggetto attivo del reato poteva infatti essere esclusivamente il comproprietario, il socio o il coerede. Tale soggetto agente, non essendo anche possessore della res, se ne impossessava sottraendola appunto al comproprietario, al socio o al coerede. Il fatto poteva aver ad oggetto soltanto cose fungibili; laddove esso fosse stato compiuto su cose di genere, doveva invece avere ad oggetto beni di valore eccedente il valore ideale spettante pro quota al soggetto agente comproprietario, socio o coerede. L'elemento psichico di tale fattispecie era analogo a quello richiesto dal delitto di furto comune. La fattispecie di reato previgente — come altre pure incise dalla legge di depenalizzazione succitata — è stata trasfusa in un illecito civile. L'art. 3 d.lgs. n. 7/2016 prevede dunque che determinati fatti prima costituenti reato — se commessi dolosamente — obbligano il soggetto agente, oltre che alle restituzioni ed al risarcimento del danno secondo le leggi civili, anche al pagamento della sanzione civile ivi stabilita; il secondo comma di tale articolo dispone poi che si debba osservare l'art. 2947, comma 1 c.c. (termine quinquennale di prescrizione). L'art. 4 comma 1 lett. b) d.lgs. n. 7/2016 prevede appunto il fatto del comproprietario, del socio o coerede che — al fine di procurare a sé o ad altri un profitto — si impossessi della cosa comune, sottraendola a chi la detiene; resta escluso dalla previsione il fatto che abbia ad oggetto cose che siano fungibili e che presentino un valore eccedente, rispetto alla quota riservata proprio al soggetto agente. Il successivo art. 5 d.lgs. n. 7/2016 detta i criteri ai quali il giudice civile si dovrà attenere nell'irrogare tali sanzioni; nell'art. 8 d.lgs. n. 7/2016 è, infine, dettato il procedimento attuativo di tali sanzioni. Con riferimento al profilo strettamente applicativo, segnaliamo che è dettata all'art. 12 d.lgs. n. 7/2016 una norma di diritto intertemporale; questa stabilisce che le sanzioni pecuniarie civili si dovranno applicare anche ai fatti commessi in epoca antecedente, rispetto alla data di entrata in vigore del decreto legislativo di depenalizzazione. Ciò sempre che non sia intervenuta pronuncia irrevocabile in sede penale. In questo caso, vi sarà incidente di esecuzione con revoca della condanna per abolitio criminisexart. 673 c.p.p. |