Codice Penale art. 632 - Deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi (1) (2).Deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi (1) (2). [I]. Chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, devia acque, ovvero immuta nell'altrui proprietà lo stato dei luoghi, è punito, a querela della persona offesa [120, 639-bis], con la reclusione fino a tre anni e con la multa fino a 206 euro [649] (3). (1) Articolo così sostituito dall'art. 95 l. 24 novembre 1981, n. 689. (2) V. art. 4 d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, in tema di competenza penale del giudice di pace. V. inoltre la norma transitoria di cui all'art. 64 d.lg. n. 274, cit. Per le ipotesi di reato attribuite alla competenza del giudice di pace si applica la sanzione della multa da 774 euro a 2.582 euro o quella della permanenza domiciliare da 20 a 45 giorni o del lavoro di pubblica utilità da 1 a 6 mesi. (3) Per l'aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71, d.lg. 6 settembre 2011, n. 159, che ha sostituito l'art. 7 1 l. 31 maggio 1965, n. 575. competenza: Giudice di pace; Trib. monocratico (ipotesi aggravata ex art. 639-bis oppure aggravanti ex art. 4 3 d.lg. n. 274 del 2000) arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: a querela di parte; d'ufficio (ipotesi aggravata ex art. 639-bis) InquadramentoLa dottrina ha individuato l'oggetto giuridico del reato previsto dall'art. 632 c.p. nella tutela dell'integrità del patrimonio immobiliare, sia nella sua consistenza, che può essere minacciata dall'illegittima immutazione, sia nell'utilizzazione delle risorse in esso disponibili, che può essere minacciata dalla deviazione delle acque in esso disponibili (Antolisei, 396). Si è ancora precisato che la norma in esame prevede due autonome figure di reato, la deviazione di acque e la modificazione dello stato dei luoghi, che hanno il medesimo oggetto giuridico (Fiandaca-Musco, 247). La Cassazione ha, al riguardo, ritenuto che il bene giuridico tutelato dall'art. 632 c.p. è l'integrità dell'altrui proprietà immobiliare e del possesso contro ogni arbitraria modificazione dello stato dei luoghi che possa renderne incerta la posizione giuridica o alterarne le condizioni di pacifico godimento, precisando che costituisce immutazione qualunque alterazione dello stato dei luoghi, della loro fisionomia ed andamento planimetrico ed altimetrico, in modo che vengano ad assumere, sia pure in parte, forme o condizioni diverse da quelle originarie (Cass. II, n. 9980/1983). Quindi anche il mero possesso rappresenta titolo idoneo a fondare la tutela penale da indebite mutazioni dei luoghi che possano rendere incerta la posizione giuridica del soggetto che lo esercita o alterarne le condizioni di pacifico godimento (Cass, II, n. 12794/2020). SoggettiSoggetto attivo Trattasi, per la fattispecie di deviazione di acque, di un reato comune che può essere commesso da chiunque non abbia alcun diritto di usare delle acque o, pur essendo titolare di tale diritto per legge, o per contratto, o per consuetudine, o per atto amministrativo, ne ecceda dolosamente i limiti, utilizzandolo in misura, in tempi e con modalità diverse da quelle consentite (Manzini, 500). Invece la fattispecie di modificazione dello stato dei luoghi rappresenta un reato proprio, in quanto, dovendo essere commesso nell'altrui proprietà, presuppone ne4l soggetto attivo l'esclusione della qualità di proprietario dell'immobile oggetto dell'immutazione (Fiandaca — Musco, 250), escludendosi che il reato possa essere commesso dal comproprietario o dal compossessore del bene. Soggetto passivo In entrambe le figure di reato previste dall'art. 632 c.p. soggetto passivo del reato può essere tanto una persona fisica, quanto una persona giuridica, che potrà essere pubblica o privata, titolare dell'interesse protetto dalla norma incriminatrice; si tratta appunto del soggetto, fisico o giuridico, proprietario o titolare di un diritto reale sulle acque deviate o sull'immobile oggetto della modificazione (Manzini, 501). Elemento materialeNella prima ipotesi considerata oggetto materiale della condotta sono le acque intese come massa, nella loro configurazione giuridica di cosa immobile prevista dall'art. 812 c.c. (Antolisei, 398). La giurisprudenza ha, al riguardo, precisato che il reato di deviazione di acque implica la totale sottrazione dell'acqua dalla sua naturale destinazione, in modo permanente o anche solo saltuario, e si distingue dal furto che si realizza quando solo una porzione della massa d'acqua sia sottratta all'avente diritto (Cass. V, n. 48057/2009). Può trattarsi di acque pubbliche o private, stagnanti, fluenti, continue o periodiche, correnti nel sottosuolo, in acquedotti o pubbliche fognature (Manzini, 502), sempreché non si tratti di res nullius, come nel caso di acque piovane scorrenti in una via vicinale (Antolisei, 399). Si è precisato che la condotta consiste nell'imprimere alle acque un differente assetto conformativo, modificandone il corso, l'afflusso, il deflusso o il punto di raccolta (Marini, 313). Si tratta di un reato a forma libera che può essere commesso con qualsiasi mezzo. In tale direzione la Cassazione ha affermato che deviazione delle acque ai sensi dell'art. 632 c.p. deve qualificarsi qualsiasi modificazione, comunque ottenuta, dello equilibrio idrico di un corso d'acqua, incluse le acque stagnanti delle zone barenose (Cass. II, n. 6128/1982); si è affermato che integra il reato di cui all'art. 632 la realizzazione di scavi di ampie dimensioni e considerevole profondità nel greto di un fiume, atteso che tale condotta incide sulla conformazione dello stato dei luoghi, rendendo necessaria un'attività di ripristino e compromette il godimento del bene, essendo l'estrazione del materiale soggetta ad autorizzazione (Cass. IV, n. 12098/2018). Nell'ipotesi, invece, di modificazione dello stato dei luoghi, l'oggetto materiale consiste in qualsiasi bene immobile, nozione comprensiva anche dei beni che non sono suscettibili di usurpazione, perché non delimitati da termini (Marini, 317). Anche in questo caso trattasi di un reato a forma libera, la cui condotta consiste in qualsiasi alterazione dello stato, della fisionomia o dell'andamento planimetrico o altimetrico dei luoghi, idonea a pregiudicare l'integrità dell'immobile o l'accertamento dei relativi diritti (Fiandaca — Musco, 249). Si ritiene che sia irrilevante il mezzo adoperato, pur riconoscendosi che sia implicitamente richiesto il requisito della violenza sulle cose (Manzini, 511). La Cassazione ha affermato che il delitto di cui all'art. 632 c.p. si configura non soltanto in presenza di un radicale mutamento della fisionomia dei luoghi, ma anche di un'alterazione del loro stato in conseguenza della quale essi vengano ad assumere forme e condizioni diverse da quelle originarie ed idonee a determinare conseguenze dannose sull'integrità dell'immobile e sull'accertamento dei relativi diritti (Cass. II, n. 16336/2013). Si è ancora precisato che la condotta di immutazione deve essere realizzata nella proprietà altrui, poiché il bene giuridico tutelato dall'art. 632 c.p. è l'integrità dell'altrui proprietà immobiliare e del possesso contro ogni modificazione dello stato dei luoghi che possa renderne incerta la posizione giuridica o alterarne le condizioni di pacifico godimento (Cass. II, 12794/2020); per cui si è ritenuto non integrato il delitto in esame nel caso di turbativa del possesso di una servitù di passaggio, in quanto l'illecito non è configurabile nei confronti di colui che abbia già il possesso del fondo in qualità di proprietario (Cass. II, n. 35397/2022). Elemento psicologicoIn entrambe le fattispecie previste dall'art. 632 c.p., per l'integrazione del reato, sotto il profilo psicologico, è necessario il dolo specifico consistente nel fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto. Per profitto potrà intendersi qualsiasi vantaggio, patrimoniale o meno, che consegua alla condotta posta in essere. In proposito la Cassazione ha affermato che per l'elemento soggettivo del reato di deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi, si richiede il fine specifico di procurare a se o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno, ma non occorre che l'autore del fatto consegua effettivamente un vantaggio (Cass. II, n. 5265/1976). Ed ancora si è detto che l'elemento psicologico del delitto previsto dall'art. 632 c.p. consiste sia nella volontarietà del fatto in sé, ossia nell'intenzione di cagionare una deviazione di acque pubbliche o private, o un'immutazione dello stato dei luoghi nella proprietà altrui, con la consapevolezza dell'illegittimità del fatto (dolo generico), sia nello scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, mediante la stessa deviazione o immutazione (dolo specifico) (Cass. II, n. 43396/2003). ConsumazioneEntrambe le figure di reati previste nell'art. 632 hanno carattere istantaneo e si consumano nel momento e nel luogo in cui si realizza l'evento. Al riguardo la Cassazione ha affermato che il delitto di modificazione dello stato dei luoghi mediante costruzione non autorizzata su demanio marittimo costituisce una ipotesi di reato istantaneo, che si consuma nel momento del compimento delle opere abusive. Infatti, in detto caso, i manufatti costruiti passano, per accessione, immediatamente in proprietà dello stato: quindi osta alla configurabilità del reato permanente il presupposto del potere di disposizione o demolizione delle opere innovative, senza il quale non può farsi carico al soggetto di aver volutamente persistito nella condotta antigiuridica (Cass. II, n. 6555/1985). Si è poi chiarito che il delitto di deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi è di regola un reato istantaneo, perché si consuma nel momento stesso in cui si verifica la modifica dello stato dei luoghi, anche se può assumere carattere permanente qualora necessiti, perché perdurino gli effetti della modifica, di un'attività continua o ininterrotta dell'agente (Cass. II, 7671/2014; Cass. II, n. 17430/2019 ). In entrambe le fattispecie si ritiene configurabile il tentativo (Marini, 315). Rapporti con altri reatiSi è ritenuto che, qualora il reato di deviazione di acque e modificazione dello stato dei luoghi di cui all'art. 632 c.p. venga commesso attraverso il danneggiamento della cosa altrui, debba escludersi il concorso formale con il reato di danneggiamento, che resta assorbito (Cass. II, n. 30398/2015). Il reato di cui all'art. 632 può concorrere con quello previsto dall'art. 631 c.p. Così in un caso concreto la Corte ha ravvisato il concorso fra le due figure di reato in una condotta consistita nell'abbattimento di una recinzione accompagnata dall'allargamento di una stradella di confine idonea, ritenuta idonea a realizzare un'apprezzabile mutatio loci sufficiente alla configurabilità del reato di cui all'art. 632 (Cass. II, n. 43080/2014). La Cassazione ha affermato che la deviazione del corso di un fiume al fine di trarre ingiusto profitto non integra solo il reato previsto dall'art. 632 c.p., ma anche quello del furto continuato dell'acqua che vi scorre poiché nella distinzione tra cosa mobile e immobile non occorre far riferimento ai principi civilistici, quanto alla condotta criminosa, per cui deve essere considerata mobile ogni cosa passibile di sottrazione e impossessamento (Cass. IV, n. 11008/1995). Si è ritenuto che alla sussistenza del reato di modificazione dello stato dei luoghi, ipotizzata dall'art. 632 c.p., rimane estranea la diversa fattispecie della rimozione o alterazione dei termini, che è prevista e punita dall'art 631 stesso codice, e cosi pure l'appropriazione, in tutto o in parte, dell'altrui immobile. Essa riguarda, invece, qualunque altra modificazione o manomissione della cosa che, pur senza determinare la detta rimozione o alterazione dei confini, influisca dannosamente sulla prova dei diritti spettanti sull'immobile a chi di ragione, e quindi sostanzialmente sull'integrità, considerata in generale, dell'immobile stesso o del suo possesso, in modo da far conseguire all'agente un profitto, qualunque esso sia, e cioè un'utilità patrimoniale o non patrimoniale qualsiasi, come la costruzione di argini al confine con il fondo vicino, tali da modificare il deflusso delle acque piovane e in particolare il loro decorso, attraverso opere stabili già legittimamente precostituite, a vantaggio proprio e a danno del vicino (Cass. II, n. 7138/1972). CasisticaPrelievo per l'immissione in rete idrica potabile da parte del titolare di concessione per uso irriguo La Cassazione ha ritenuto che sussiste il reato di deviazione di acque, considerate come massa immobiliare dal nostro sistema giuridico ai sensi dell'art. 812 c.c., siano esse acque correnti delle quali venga mutato il corso, siano acque stagnanti che vengano spostate in altro invaso o comunque derivate, mutandone le precedenti destinazioni. Si è affermato, pertanto, che il delitto previsto dall'art. 632 c.p. e quindi costituisce deviazione, sia il prelievo delle acque effettuato da chi non è titolare di concessione, sia il prelievo ad uso di immissione in rete idrica potabile da parte di chi sia titolare di una concessione per uso irriguo (Cass. II, n. 5559/1983). Prelevamento di acque in quantità eccedente la misura concessa La Cassazione ha precisato che, per la sussistenza del reato di deviazione di acque, previsto dallo art 632 c.p., occorre una immutazione dello stato di possesso delle acque, anche non diretta al prele-vamento delle stesse, bensi a distoglierle dal normale corso, ferma restandone la natura immobiliare e non e sufficiente un prelevamento di acque eventualmente abusivo in quanto eccedente il quantitativo concesso, a mezzo di opera autorizzata. Pertanto si è ritenuto che ogni qualvolta l'acqua venga prelevata mediante mobilizzazione diretta, indipendentemente dall'uso che poi se ne faccia, si potrà ravvisare, sempreché ne ricorrano i relativi presupposti oggettivi e soggettivi, il reato di furto e non quello di deviazione. Nella fattispecie concreta è stata esclusa la sussistenza del reato nel semplice attingimento in misura superiore alla concessione, mediante assorbimento dell'acqua con tubi posti in opera in forza della concessione stessa (Cass. II, n. 1842/1969). Deviazione del deflusso di acque meteoriche Si è affermato che non integra il reato di deviazione di acque l'appropriazione o distrazione di ac-que piovane, in quanto si tratta di acque qualificabili come «res nullius» rispetto alle quali non è invocabile la tutela penale, prevista solo nel caso in cui la condotta di deviazione abbia ad oggetto acque pubbliche o private. Nel caso concreto il reo aveva deviato il deflusso delle acque meteoriche, o-struendo un preesistente canale con l'impiego di fascine e terriccio ed è stata esclusa l'integrazione del reato di cui all'art. 632 c.p. (Cass. II, n. 24503/2009). Condotta posta in essere dall’appaltatore. Responsabilità dell’appaltante La Cassazione ha ritenuto che, ai fini della configurabilità del concorso dell'appaltante nel reato di cui all'art. 632, punibile solo a titolo di dolo specifico, qualora la condotta sia stata commessa materialmente dall'appaltatore, durante l'esecuzione del contratto, è necessaria la prova della compartecipazione criminosa e cioè che l'appaltante abbia posto in essere, a sua volta, una condotta commissiva dolosa od omissiva dolosa ed in tale seconda ipotesi vanno accertati i presupposti per l'applicabilità dell'art. 40 comma 2 (Cass II, n. 53623/2016). Profili processualiIl reato è punibile a querela della persona offesa. Se ricorrono le circostanze previste dall'art. 639-bis c.p., il reato è procedibile d'ufficio. È punito con la sanzione della reclusione fino a tre anni e della multa fino ed € 206,00. BibliografiaAntolisei, Manuale di diritto penale parte speciale, Milano; Fiandaca-Musco, Diritto penale, parte speciale II, Bologna, 1997; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino, 1981; Marini, Delitti contro il patrimonio, Torino, 1999. |