Codice Penale art. 634 - Turbativa violenta del possesso di cose immobili.Turbativa violenta del possesso di cose immobili. [I]. Chiunque, fuori dei casi indicati negli articoli 633 e 633-bis, turba, con violenza alla persona [581 2] o con minaccia [612], l'altrui pacifico possesso di cose immobili [812 1-2 c.c.], è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni e con la multa da 103 euro a 309 euro 12. [II]. Il fatto si considera compiuto con violenza o minaccia quando è commesso da più di dieci persone [112 1 n. 1]. [III]. Si procede, tuttavia, d'ufficio se la persona offesa è incapace, per età o per infermita'3.
competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: a querela di persona; d'ufficio (comma terzo) [1] Comma modificato dall'art. 2, comma 1, lett. m), n. 1, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, che ha inserito le parole «, a querela della persona offesa,» dopo le parole «e' punito». Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Successivamente l'art. 5, comma 1-bis, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199 ha sostituito le parole: «negli articoli 633 e 633-bis» alle parole: «nell'articolo precedente». Ai sensi, inoltre, dell’art. 85 d.ls. n. 150, cit., come da ultimo modificato dall’art. 5-bis, d.l. n. 162, cit., in sede di conversione « 1. Per i reati perseguibili a querela della persona offesa in base alle disposizioni del presente decreto, commessi prima della data di entrata in vigore dello stesso, il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente reato.- 2. Fermo restando il termine di cui al comma 1, le misure cautelari personali in corso di esecuzione perdono efficacia se, entro venti giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l'autorità giudiziaria che procede non acquisisce la querela. A questi fini, l'autorità giudiziaria effettua ogni utile ricerca della persona offesa, anche avvalendosi della polizia giudiziaria. Durante la pendenza del termine indicato al primo periodo i termini previsti dall'articolo 303 del codice di procedura penale sono sospesi». [2] Per l'aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71, d.lg. 6 settembre 2011, n. 159, che ha sostituito l'art. 71 l. 31 maggio 1965, n. 575. [3] Comma aggiunto dall'art. 2, comma 1, lett. m), n. 2, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. InquadramentoLa dottrina ha individuato l'oggetto giuridico del reato previsto dall'art. 634 nel possesso di beni immobili, cioè in una situazione di fatto consistente nel godimento del bene che prescinde dall'esistenza di un titolo giuridico (Fiandaca — Musco, 256). Si ritiene che a tale situazione giuridica del possesso è riconosciuta dall'ordinamento una tutela rafforzata e, tendenzialmente, completa assimilabile a quella che è assicurata in ambito civilistico dagli artt. 1168 e 1170 c.c. (Marini, 327). La giurisprudenza ha precisato che rientrano nella previsione della norma di cui all'art. 634 c.p. anche le situazioni possessorie — non contraddistinte attualmente dalla presenza viziante della vis o della clandestinità — aventi il contenuto delle servitù, siano esse apparenti o non apparenti; e ciò in quanto, ai fini della tutela penale, nessun senso avrebbe operare tale distinzione privatistica, che nemmeno ha rilevanza nell'ambito della tutela possessoria e che è presa in considerazione dal legislatore civile esclusivamente in relazione alla possibilità dell'usucapione (Cass. II, n. 2308/1997). Recentemente la Cassazione è intervenuta sul reato in esame affermando che integra il reato di cui all’art. 634 anche il fatto commesso dal compossessore, poiché la commissione del reato non postula necessariamente una situazione di possesso esclusivo della parte offesa (Cass. II, n. 610/2017). SoggettiSoggetto attivo Trattasi di un reato comune che può essere commesso da chiunque non risulti già possessore dell'immobile. Quindi il reato potrà essere commesso anche dal proprietario dell'immobile, laddove non abbia anche il possesso dello stesso. Si è precisato che anche il compossessore di un bene può commettere il reato (Cass. II, n. 610/2017). Nell'occasione la Cassazione ha chiarito che le forme di realizzazione del reato di cui all'art. 634 corrispondono alle tipologie di aggressione per le quali il codice civile riconosce le azioni possessorie. Segnatamente si è evidenziato come le azioni di spoglio e di manutenzione, previste rispettivamente dall'art. 1168 e dall'art. 1170 c.c., tutelano anche il compossessore che venga privato o molestato del potere di fatto esercitato sul bene, ad opera di altro compossessore. Soggetto passivo Soggetto passivo del reato potrà essere chiunque, persona fisica o giuridica, abbia il possesso dell'immobile. Elemento materialeL'oggetto materiale del reato è costituito dal bene immobile, il cui possesso viene turbato dalla condotta dell'agente. La dottrina identifica il possesso, ai fini dell'integrazione del reato in esame, in una qualsiasi situazione di pacifico godimento dell'immobile, quindi anche situazioni diverse da quelle corrispondenti all'esercizio del diritto di proprietà, ma aventi un contenuto sostanzialmente analogo a quello di in qualsiasi altro diritto reale (Antolisei, 404). Si tratta, quindi, di una nozione di possesso più ampia di quella comunemente accolta in ambito civilistico, che comprende anche le ipotesi di detenzione qualificata della cosa, cioè quando il detentore è titolare di un interesse che lo legittima ad agire anche nei confronti del possessore che lo abbia spogliato (Fiandaca- Musco, 257). Il possesso deve essere pacifico e non controverso, quanto meno al momento in cui viene posta in essere la turbativa, essendo invece irrilevante, ai fini dell'integrazione del reato, che sia stato acquistato in modo violento o clandestino (Quarta, 293). La condotta del reato consiste nel turbare, con violenza alla persona o con minaccia, l'altrui pacifico possesso, dovendosi identificare la turbativa del possesso in qualsiasi comportamento che lede il possesso altrui, sia impedendone l'esercizio, sia rendendolo più difficile o disagevole (Antolisei, 403). L'art. 634 c.p. configura un reato a forma libera, nel senso che lo stesso può essere posto in essere attraverso tutti quei comportamenti che vanno dalla semplice molestia allo spoglio in senso proprio, sempreché siano connotati dalla violenza alla persona o dalla minaccia (Fiandaca — Musco, 257). Si è precisato che il reato non potrà essere integrato da una turbativa cosiddetta giuridica, cioè posta in essere attraverso il ricorso a continue e ripetute azioni giudiziarie (Marini, 330). È necessario che la turbativa del possesso sia posta in essere con violenza alla persona o con minaccia; ciò potrà avvenire con l'uso di qualsiasi forma di violenza fisica o psichica o anche con l'uso di mezzi fraudolenti, nel caso in cui attraverso gli stessi venga coartata la volontà del soggetto passivo (Marini, 330). La Cassazione ha chiarito che in tema di turbativa violenta del possesso di beni immobili, rientrano nella previsione della norma di cui all’art. 634 anche le situazioni possessorie non contraddistinte attualmente dalla presenza viziante della vis o della clandestinità, aventi il contenuto della servitù, siano esse apparenti o non apparenti; e ciò in quanto, ai fini della tutela penale, nessun senso avrebbe operare tale distinzione privatistica, che nemmeno ha rilevanza nell’ambito della tutela possessoria e che è presa in considerazione dal legislatore civile esclusivamente in relazione alla possibilità dell’usucapione (Cass. II, n. 2308/1997). La Cassazione ha chiarito che l’art. 634 mira a tutelare il pacifico godimento esercitato da un soggetto sul bene, senza che rilevi se tale situazione di vantaggio si estrinsechi in modo esclusivo o congiuntamente ad altri; in sostanza la Cassazione ha escluso la possibilità di distinguere, ai fini dell’integrazione dell’elemento materiale del reato, la posizione del possessore esclusivo da quella del compossessore, trattandosi in entrambi i casi di soggetti titolari di una situazione di vantaggio sulla res (Cass. II, n. 610/2017). L'ipotesi prevista dall'art. 634 comma 2 L'art. 634 comma 2, nel parificare alla violenza ed alla minaccia la turbativa del possesso commessa da più di dieci persone, configura una figura autonoma di reato a carattere necessariamente plurisoggettivo, essendo richiesta, per la sua integrazione, la presenza minima di dieci persone (Marini, 331). In ogni caso le due fattispecie prevista dai commi 1 e 2 dell'art. 634 sono tra di loro equivalenti sotto il profilo sanzionatorio e la loro contestuale ricorrenza non configura un concorso di reati (Quarta, 291). La Cassazione ha precisato che la fattispecie prevista dal capoverso dell’art. 634 è ulteriore e distinta da quella di cui al primo comma dello stesso articolo che prevede la condotta violenta o minacciosa diretta alla turbativa del possesso, mentre la sola turbativa commessa da dieci persone ed estranea alla concreta fattispecie è quella sanzionata nel comma 2 (Cass. II, n. 6833/2008). La Cassazione ha chiarito che l’art. 634 comma 2 ha equiparato la violenza e la minaccia al fatto commesso da più di dieci persone; in questo senso, precisa la Suprema Corte, il legislatore ha posto in essere una finzione giuridica fondata sull’oggettiva capacità intimidatrice derivante dall’elevato numero dei partecipanti (Cass. II, n. 610/2017). A ciò consegue che, in base alla disposizione in esame, in presenza di un tale numero di persone, il fatto è punibile anche se non siano state poste in essere violenza o minaccia; difatti il legislatore ha disciplinato un caso particolare in presenza del quale si ritiene già integrato il requisito della violenza o della minaccia.
Elemento psicologicoSul piano psicologico, per l'integrazione del reato è sufficiente il dolo generico, rappresentato dalla consapevolezza non solo dell'altruità del possesso e dell'efficacia turbativa della condotta, ma anche della violenza e minaccia esercitata nei confronti del soggetto passivo e della finalizzazione della stessa alla turbativa del possesso (Marini, 332). Nell'ipotesi prevista dall'art. 634 comma 2 c.p. ciascuno dei compartecipi dovrà essere consapevole della presenza degli altri. ConsumazioneTrattasi di un reato di mera condotta, per la realizzazione del quale non è previsto il verificarsi di un evento. Esso potrà avere carattere eventualmente permanente, ove si verifichi una protrazione della turbativa del possesso nel tempo. Potrà configurarsi il tentativo. Rapporti con altri reatiLa Cassazione ha ritenuto che il delitto di cui all'art 634 c.p. può concorrere l'altro previsto dall'art 610 c.p., che e reato generico e sussidiario, solo quando la violenza o la minaccia vengano usate anche al fine di coercire la liberta e la volontà del soggetto passivo in una sfera o attività diversa da quella che ha per oggetto la turbativa di possesso di un immobile (Cass. II, n. 907/1967). Circa i rapporti fra l'art. 633 e l'art. 634 c.p., la dottrina ritiene che la prima figura di reato è caratterizzata dal dolo specifico costituito dalla finalità di occupare che deve accompagnare la condotta di invasione; mentre l'art. 634 c.p. è integrato da una semplice turbativa del possesso commessa con violenza o minaccia (Antolisei, 403). È stato evidenziato come anche fatti di reato diversi possono costituire condotte di turbativa del possesso; cosi ad esempio la rimozione di termini (art. 631 c.p., la modificazione dello stato dei luoghi (art. 632 c.p.), l'introduzione abusiva nel fondo altrui (art. 637 c.p.) o l'introduzione ed abbandono di animali in greggi o mandrie (art. 636 c.p.) sono tutte figure di reato integrate da condotte che possono realizzare una turbativa del possesso; ove esse siano poste in essere con violenza o minaccia, potrà aversi un concorso di reati, anche se la dottrina ritiene sussistere in tali ipotesi sempre un concorso apparente di norme (Quarta, 295). Profili processualiNel decreto legislativo n. 150/2022, di attuazione della legge 27 settembre 2021 n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari, è stata prevista la procedibilità a querela della persona offesa, salvo il caso in cui la persona offesa sia incapace per età o infermità, ipotesi per la quale è prevista la procedibilità d'ufficio; il suddetto decreto, ai sensi dell'art. 6 del d.l. n. 162/2022 conv. in l. n. 199/2022, è entrato in vigore il 30 dicembre 2022. Nella parte in cui comporta la procedibilità a querela di parte per fattispecie in precedenza procedibili di ufficio, secondo quanto stabilito dalle disposizioni transitorie ad hoc di cui all'art. 85, comma 1, D. Lgs. n. 150 del 2022, e di quelle introdotte dalla l. n.199 del 2022 (sostituendo nel corpo del predetto art. 85 il comma 2, ed introducendovi, inoltre, i nuovi commi 2-bis e 2-ter), la predetta modifica, immediatamente operante per i reati commessi a partire dal 30/12/2022, data di vigenza della novella, opererà, per i reati commessi fino al 29/12/2022, divenuti procedibili a querela di parte in forza delle nuove disposizioni, nei termini di seguito indicati: A) nei casi in cui non pende il procedimento penale: - se il soggetto legittimato a proporre querela ha avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato” (ovvero sempre, tenuto conto della struttura del reato in esame), il termine per proporre querela (di mesi tre, ex art. 124 c.p., non toccato dall'intervento novellatore) decorre dal 30/12/2022, data di entrata in vigore della novella, e scade, pertanto, il 30/03/2023; B) nei casi in cui pende il procedimento penale: - avendo il soggetto legittimato a proporre querela necessariamente avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato”, il termine trimestrale per proporre querela decorre dal 30/12/2022, data di entrata in vigore della novella, e scade il 30/03/2023: diversamente rispetto a quanto previsto dall'originario comma 2 della disposizione, nessun onere di informare la p.o. di tale facoltà incombe sul giudice procedente, presumendosi, pertanto, che la p.o. debba avere conoscenza della novella. Durante la pendenza del termine per proporre querela, si applica quanto disposto dall'art. 346 c.p.p. in tema di atti compiuti in mancanza di condizioni di procedibilità. BibliografiaAntolisei, Manuale di diritto penale parte speciale, Milano; Fiandaca - Musco, Diritto penale, parte speciale II, Bologna, 1997; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino, 1981; Marini, Delitti contro il patrimonio, Torino, 1999; Quarta, Turbativa violenta del possesso di cose immobili, in Enc. dir. XLV, 1992. |