Codice Penale art. 635 - Danneggiamento 1 2 .[I]. Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui con violenza alla persona o con minaccia ovvero in occasione del delitto previsto dall'articolo 331, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni 3. [II]. Alla stessa pena soggiace chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili le seguenti cose altrui: 1. edifici pubblici o destinati a uso pubblico o all'esercizio di un culto4 o immobili compresi nel perimetro dei centri storici, ovvero immobili i cui lavori di costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di risanamento sono in corso o risultano ultimati o altre delle cose indicate nel numero 7) dell'articolo 625; 2. opere destinate all'irrigazione; 3. piantate di viti, di alberi o arbusti fruttiferi, o boschi, selve o foreste, ovvero vivai forestali destinati al rimboschimento; 4. attrezzature e impianti sportivi al fine di impedire o interrompere lo svolgimento di manifestazioni sportive. [III].Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico e' punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa fino a 10.000 euro. Se i fatti di cui al primo periodo sono commessi con violenza alla persona o con minaccia, la pena e' della reclusione da un anno e sei mesi a cinque anni e della multa fino a 15.000 euro.5
[IV]. Chiunque, all'interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, con violenza alla persona o con minaccia ovvero in occasione delle condotte previste nell'articolo 583-quater, secondo comma, distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui ivi esistenti o comunque destinate al servizio sanitario o socio-sanitario è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa fino a 10.000 euro. Se il fatto è commesso da più persone riunite, la pena è aumentata6. [V]. Per i reati di cui ai commi precedenti, la sospensione condizionale della pena è subordinata all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, ovvero, se il condannato non si oppone, alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna 7. [VI]. Nei casi previsti dal primo comma, nonché dal secondo comma, numero 1), limitatamente ai fatti commessi su cose esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede, ai sensi dell'articolo 625, primo comma, numero 7), il delitto e' punibile a querela della persona offesa. Si procede tuttavia d'ufficio se il fatto è commesso in occasione del delitto previsto dall'articolo 331 ovvero se la persona offesa è incapace, per età o per infermità8.
competenza: Trib. monocratico (udienza prelim. 3° e 4° comma) arresto: facoltativo; obbligatorio (4° comma) fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: consentita (1° e 2° comma, in caso di arresto in flagranza, v. artt. 381, comma 2, lett. h) e 391, comma 5, c.p.p.; 3° e 4° comma) altre misure cautelari personali: consentite (1° e 2° comma, in caso di arresto in flagranza, v. artt. 381, comma 2, lett. h), e 391, comma 5, c.p.p.; 3° e 4° comma) procedibilità: d'ufficio; a querela di parte (comma 1)
[1] Articolo sostituito dall'art. 2 d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7. Il testo era il seguente: «Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 309 euro. La pena è della reclusione da sei mesi a tre anni e si procede d'ufficio, se il fatto è commesso: 1) con violenza alla persona o con minaccia; 2) da datori di lavoro in occasione di serrate, o da lavoratori in occasione di sciopero, ovvero in occasione di alcuno dei delitti preveduti dagli articoli 330, 331 e 333; 3) su edifici pubblici o destinati a uso pubblico o all'esercizio di un culto o su cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate o su immobili compresi nel perimetro dei centri storici, ovvero su immobili i cui lavori di costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di risanamento sono in corso o risultano ultimati o su altre delle cose indicate nel numero 7 dell'articolo; 4) sopra opere destinate all'irrigazione; 5) sopra piantate di viti, di alberi o arbusti fruttiferi, o su boschi, selve o foreste, ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento; 5-bis) sopra attrezzature e impianti sportivi al fine di impedire o interrompere lo svolgimento di manifestazioni sportive. Per i reati di cui al secondo comma, la sospensione condizionale della pena è subordinata all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, ovvero, se il condannato non si oppone, alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna». Per la sanzione pecuniaria civile v. ora art. 4, comma 4, lett. c) d.lgs. n. 7, cit. Riguardo la responsabilità civile per gli illeciti sottoposti a sanzioni pecuniarie, v. art. 3 d.lgs. n. 7, cit., nonché per i criteri di commisurazione della sanzione e le modalità di pagamento, v. artt. 5-11 d.lgs. n. 7, cit. Per la disciplina transitoria, v. art. 12 d.lgs. n. 7, cit. In relazione al testo precedente, va tenuto conto che: a) gli artt. 330 e 333 erano stati abrogati dalla l. 12 giugno 1990, n. 146; b) la Corte cost., con sentenza 6 luglio 1970, n. 119, aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale del numero 2) «nella parte in cui prevede come circostanza aggravante e come causa di procedibilità d'ufficio il fatto che tale reato sia commesso da lavoratori in occasione di uno sciopero o da datori di lavoro in occasione di serrata»; c) che il numero 3 è stato modificato dall'art. 13 l. 8 ottobre 1997, n. 352, e successivamente dall'art. 3, comma 2, lett. a), della l. 15 luglio 2009, n. 94, che dopo le parole "centri storici", ha aggiunto le parole: "ovvero su immobili i cui lavori di costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di risanamento sono in corso o risultano ultimati"; d) che il numero 5-bis è stato aggiunto, in sede di conversione, dall'art. 3-bis d.l. 8 febbraio 2007, n. 8, conv., con modif., in l. 4 aprile 2007, n. 41; comma inserito dall'art. 3, comma 2, lett. b), della l. 15 luglio 2009, n. 94. [2] V. l'art.5, comma 2, d.l. 15 settembre 2023, n. 123, conv., con modif., in l. 13 novembre 2023, n.159 , il quale dispone: «Fino a quando non e' proposta querela o non e' presentata denuncia per taluno dei reati di cui agli articoli 581, 582, 610, 612 e 635 del codice penale, commessi da minorenni di eta' superiore agli anni quattordici nei confronti di altro minorenne, e' applicabile la procedura di ammonimento di cui all'articolo 8, commi 1 e 2, del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38.». [3] Comma modificato dall'art. 7, comma 1, lett. d), numero 1, del d.l. 14 giugno 2019, n. 53, conv., con modif, in l. 8 agosto 2019, n. 77, in vigore dal 15 giugno 2019, che ha soppresso le parole «di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico o»,. [4] Le parole «o cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate» sono state soppresse dall'art. 5, comma 1, l. 9 marzo 2022, n. 22. Ai sensi dell'art. 7 l. n. 22, cit. «La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale» (23 marzo 2022). [5] Comma così sostituito dall'art. 3, l. 22 gennaio 2024, n. 6. Precedentemente il presente comma è stato inserito dall'art. 7, comma 1, lett. d), numero 2, del d.l. 14 giugno 2019, n. 53, conv., con modif, in l. 8 agosto 2019, n. 77, in vigore dal 15 giugno 2019. Il testo del comma era il seguente: «Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico è punito con la reclusione da uno a cinque anni» . Per la precedente numerazione del comma, v. nota 6. Comma, da ultimo, modificato dall'art. 12, comma 1, d.l. 11 aprile 2025, n. 48, in corso di conversione in legge, che ha aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Se i fatti di cui al primo periodo sono commessi con violenza alla persona o con minaccia, la pena e' della reclusione da un anno e sei mesi a cinque anni e della multa fino a 15.000 euro.». [6] Comma inserito dall'art. 1, comma 1, d.l. 1° ottobre 2024, n. 137, come modificato in sede di conversione in l.18 novembre 2024, n. 171. La legge di conversione ha, inoltre, disposto l'inserimento del presente comma dopo il terzo comma; precedentemente il comma era stato inserito dal d.l., cit., non convertito dopo il secondo comma. [7] Comma modificato dall'art. 7, comma 1, lett. d), numero 3, del d.l. 14 giugno 2019, n. 53, conv., con modif, in l. 8 agosto 2019, n. 77, in vigore dal 15 giugno 2019, che ha sostituito le parole «, di cui ai commi precedenti» alle parole «al primo e al secondo comma». [8] Comma aggiunto dall'art. 2, comma 1, lett. b), n. 1, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Ai sensi, inoltre, dell'art. 85 d.ls. n. 150, cit., come da ultimo modificato dall'art. 5-bis, d.l. n. 162, cit., in sede di conversione « 1. Per i reati perseguibili a querela della persona offesa in base alle disposizioni del presente decreto, commessi prima della data di entrata in vigore dello stesso, il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente reato.- 2. Fermo restando il termine di cui al comma 1, le misure cautelari personali in corso di esecuzione perdono efficacia se, entro venti giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l'autorità giudiziaria che procede non acquisisce la querela. A questi fini, l'autorità giudiziaria effettua ogni utile ricerca della persona offesa, anche avvalendosi della polizia giudiziaria. Durante la pendenza del termine indicato al primo periodo i termini previsti dall'articolo 303 del codice di procedura penale sono sospesi». Da ultimo, il comma è stato modificato dall'art. 1, comma 1, lett. b) d.lgs. 19 marzo 2024, n. 31, che dopo le parole: «dal primo comma» ha inserito le seguenti: «, nonche' dal secondo comma, numero 1), limitatamente ai fatti commessi su cose esposte per necessita' o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede, ai sensi dell'articolo 625, primo comma, numero 7),»; per le disposizioni transitorie in materia di modifica del regime di procedibilita' vedi quanto disposto dall'art. 9 d.lgs. cit. che dispone: «1. Per il delitto di cui all'articolo 635 del codice penale, commesso prima della data di entrata in vigore del presente decreto, quando il fatto e' commesso su cose esposte per necessita' o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede, si osservano le disposizioni dell'articolo 85 del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, come modificato dal decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2022, n. 199, ma i termini ivi previsti decorrono dalla data di entrata in vigore del presente decreto.». InquadramentoLa l. 28 aprile 2014 n. 67 “Delega al Governo in materia di pena detentive non carcerarie e di riforma del sistema sanzionatorio. Disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili” prevedeva, tra l'altro, l'abrogazione del delitto di danneggiamento di cui all'art. 635 comma 1 c.p. Alla suddetta previsione il Governo ha dato attuazione con il d.lgs. 15 gennaio 2016 n. 7. Segnatamente non si è proceduto ad un'abrogazione dell'art. 635 comma 1 c.p., quanto, invece, la fattispecie è stata integralmente riformulata con la trasformazione delle ipotesi circonstanziate originariamente previste nell'art. 635 comma 2 c.p. in corrispondenti fattispecie autonome di reato. Nella relazione di accompagnamento al testo normativo si precisa che non si tratta di una riscrittura arbitraria delle disposizioni incriminatrici ad opera del legislatore delegato, ma di un'armonizzazione delle fattispecie non abrogate con quelle depenalizzate. Con l'art. 5 della l. 8 marzo 2022 n. 22, recante “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale” nell'art. 635, comma 2, n. 1, c.p. sono state soppresse le parole: “…o cose di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate”. La disposizione suddetta consegue all'introduzione, operata con l'art. 1 del medesimo testo normativo, del delitto di cui all'art. 518-duodecies – distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici propri o altrui. Con l'art. 1 del d.l. 1 ottobre 2024 n. 137 convertito con modificazioni nella legge 18 novembre 2024 n. 171 è stata introdotta al quarto comma la fattispecie di danneggiamento commesso all'interno o nelle pertinenze delle strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali. Soggetti
Soggetto attivo Trattasi di un reato comune che può essere commesso chiunque. Anche nella sua formulazione della norma si fa riferimento all'altruità della cosa, per cui il reato non può essere commesso dal proprietario della cose, sempre che non si tratti di cosa data in godimento a terzi. Soggetto passivo Soggetto passivo del reato potrà essere sia il proprietario della cosa danneggiata sia colui che esercita sulla stessa un diritto di godimento. Al riguardo la giurisprudenza ha precisato che nella categoria delle persone che subiscono pregiudizio dalla commissione di un reato occorre distinguere la figura del danneggiato da quella del soggetto passivo. Il primo è colui che subisce dal reato un danno patrimonialmente valutabile mentre il soggetto passivo si identifica nel titolare del bene-interesse tutelato dalle norme penali, che viene offeso o posto in pericolo, in via diretta ed immediata, dalla condotta dell'agente; in applicazione di tale principio la Cassazione ha ritenuto, in tema di danneggiamento di cose detenute in comodato (autovettura), che il soggetto passivo del reato si identifica nel detentore e non nel proprietario che assume invece la veste di danneggiato (Cass. II, n. 8425/1988). Elemento materialeL'oggetto materiale del reato, anche nella nuova formulazione dell'art. 635 comma 1 c.p., può essere costituito da qualsiasi cosa mobile o immobile e quindi anche le energie naturali, purché non si tratti di res nullius o res delerictae. La condotta incriminata consiste tuttora nel distruggere, disperdere, deteriorare o rendere inservibile in tutto o in parte la cosa mobile o immobile altrui. Si tratta di condotte che sono state definite dalla dottrina nel senso che per distruzione si intende l'annientamento della cosa nella funzione strumentale all'uso cui è destinata (Mantovani, 112); per dispersione si intende l'allontanamento della cosa mobile dalla sfera di disponibilità dell'avente diritto, in modo che lo stesso non sia in grado di recuperarla ovvero possa farlo con notevole difficoltà (Mantovani, 112); per deterioramento si intende la modificazione della cosa che ne diminuisca in modo apprezzabile il valore o l'utilizzabilità (Antolisei, 408); per inservibilità si intende l'inutilizzabilità della cosa in rapporto alla sua originaria funzione strumentale (Fiandaca — Musco, 135). Quanto all'entità del danno la Cassazione ha affermato che l'elemento oggettivo del reato di danneggiamento consiste in una modificazione funzionale o strutturale della cosa, di talché, quando il danno prodotto è talmente esiguo da risultare irrilevante, va esclusa la sussistenza dell'illecito penale (Cass. II, n. 4481/2011). L'elemento di novità introdotto dal legislatore è costituito dal fatto che le ora descritte condotte, che devono sussistere alternativamente, per essere penalmente rilevanti e punibili in forza del riscritto art. 635 comma 1, devono essere commesse con violenza alla persona, o con minaccia ovvero in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico, o in occasione della commissione del delitto di interruzione di un pubblico servizio o di un servizio di pubblica necessità previsto dall'art. 331. Quanto alla violenza alla persona ed alla minaccia valgono le considerazioni svolte in dottrina e giurisprudenza sotto l'impero della norma previgente, quando i suddetti elementi costituivano circostanze aggravanti del fatto già previsto dall'art. 635 comma 1 c.p. E così segnatamente per violenza alla persona deve intendersi quella utilizzata per porre il soggetto nell'impossibilità fisica di agire diversamente o per neutralizzare o coartarne la volontà o ancora quella che è insita nel mezzo adoperato e che sia diretto anche contro la persona. Per minaccia, poi, si intende la prospettazione di un male futuro ad un bene giuridicamente il cui verificarsi dipende dalla volontà del soggetto che pone in essere la minaccia (Bricola, 608). La giurisprudenza, al riguardo, aveva affermato che perché ricorra l'aggravante prevista dall'art 635 comma 2 n 1 c.p. è necessario che la violenza alla persona o la minaccia costituiscano il mezzo di cui l'agente si avvale per attuare uno di quei peculiari tipi di attacco al patrimonio altrui che la predetta norma raggruppa sotto la figura del danneggiamento. Si è ritenuto, quindi che l'aggravante, pertanto, non sussiste quando il danneggiamento sia stato commesso per realizzare una estorsione (Cass. I, n. 645/1970). E più recentemente si è detto che per la configurabilità dell'aggravante speciale del delitto di danneggiamento ex art. 635 comma 2 n. 1, costituita dal fatto commesso con violenza o minaccia, non è necessario che queste ultime rappresentino un mezzo per vincere l'altrui resistenza, ma è sufficiente che siano contestuali al fatto produttivo del danneggiamento, nel senso che il danneggiamento deve essere stato compiuto quando è ancora in atto la condotta violenta o minacciosa tenuta dall'agente, anche se la stessa non sia finalizzata a rendere possibile l'esecuzione del danneggiamento mediante l'intimidazione esercitata nei confronti del soggetto passivo, con la conseguenza che, in questa ipotesi, il reato di minaccia è assorbito in quello di danneggiamento aggravato (Cass. II, n. 1377/2014). La previsione della punibilità delle condotte di danneggiamento sopra descritte, se commesse in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico è stata eliminata dalla fattispecie incriminatrice ad opera dell'art. 7 lett. d) n. 1 del d.l. 14 giugno 2019 n. 53, convertito inlegge 8 agosto 2019, n. 77. In tale scelta del legislatore è evidente una valutazione di maggiore pericolosità delle condotte di danneggiamento poste in essere in occasione della commissione del delitto di interruzione di un pubblico servizio o di un servizio di pubblica necessità, previsto dall'art. 331, tale da giustificare il mantenimento della sanzione penale. Con il medesimo testo normativo (d.l. n. 53 del 2019), all'art. 7 lett. d) n. 2 è stata introdotta una nuova e specifica fattispecie di danneggiamento commesso in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico, prevedendosi la pena della reclusione da uno a cinque anni per chi si rende responsabile delle condotte di distruzione, dispersione, deterioramento o resa, in tutto o in parte, inservibile di cose mobili o immobili nelle su citate occasioni. Con l'art. 1 del d.l. 1° ottobre 2024 n. 137 convertito con modificazioni nella legge 18 novembre 2024 n. 171 è stata introdotta al quarto comma la fattispecie di danneggiamento commesso all'interno o nelle pertinenze delle strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali; la condotta che deve essere commessa con violenza alla persona o con minaccia consiste nel distruggere, disperdere, deteriorare o rendere, in tutto in parte, inservibili cose esistenti nelle suddette strutture o comunque destinate al servizio sanitario o socio-sanitario. Le ipotesi previste nell'art. 635 comma 2 Nell'art. 635 comma 2 attualmente vigente sono previste delle ipotesi autonome di reato, per le quali è stabilita l'applicazione della stessa pena prevista nel comma 1, per chiunque ponga in essere le condotte di danneggiamento sulle cose che originariamente erano previste nei numeri 3), 4), 5), 5 bis) della norma previgente. Si tratta degli edifici pubblici o destinati ad uso pubblico o all'esercizio di un culto o di cose di interesse storico o artistico o di immobili compresi nel perimetro dei centri storici ovvero di immobili i cui lavori di costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di risanamento siano in corso o risultino ultimati o, infine, delle altre cose indicate nell'art. 625 n. 7. La giurisprudenza ha, al riguardo, precisato che deve intendersi edificio pubblico quello che, indipendentemente dal soggetto pubblico o privato che ne sia proprietario, sia sede di un ufficio pubblico (Cass. I, n. 4126/1986). Tale è stato definito anche il garage di pertinenza della casa comunale (Cass. II, n. 16758/2015). Edifici destinati ad uso pubblico sono quelle strutture destinate ad ospitare un'attività di pubblico interesse espletata direttamente o indirettamente dalla P.A. (Marini, 358), come ad esempio gli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Quanto agli edifici adibiti all'esercizio del culto, la destinazione potrà anche essere solo astratta, come in caso di cappella che viene aperta solo in determinate occasioni (Marini, 358). Il riferimento alle cose di interesse storico o artistico, ovunque siano ubicate e agli immobili compresi nel perimetro dei centri storici è stata introdotto dall'art. 13 comma 1 l. 8 ottobre 1997 n. 352. Il riferimento agli immobili i cui lavorio di costruzione, di ristrutturazione, di recupero o di risanamento sono in corso, pure prevista nell'originaria formulazione aggravata della fattispecie, è stato introdotto dall'art. 3 comma 2 l. 15 luglio 2009 n. 94. Infine la fattispecie contiene il riferimento alle condotte di danneggiamento poste in essere sulle cose indicate nell'art. 625 n. 7. La Cassazione, in passato, aveva stabilito che cosa dovesse intendersi per stabilimento pubblico: qualsiasi complesso di opere e attrezzature attualmente destinato all'estrinsecazione di una funzione di pubblico interesse o di pubblica utilità, la cui qualificazione, pertanto, è determinata esclusivamente dal fine di pubblico interesse o utilità cui il predetto complesso è destinato, indipendentemente, quindi, dal fatto che esso appartenga a privati, che sia gestito direttamente dall'amministrazione o da privati, che vi abbia o no accesso il pubblico (Cass. II, n. 7134/1972; poi richiamato da Cass. V, n. 51105/2019). E recentemente, nel ribadire ancora il suddetto principio, la Cassazione ha ritenuto che “ … l'alloggio di proprietà comunale assegnato a un progetto di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, costituendo un complesso destinato all'estrinsecazione di una funzione di pubblico interesse, quale è, evidentemente, l'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, fosse, in ragione di tale destinazione, uno stabilimento pubblico - senza che possa rilevare, in senso contrario, il fatto la predetta funzione di pubblico interesse fosse espletata dall'amministrazione pubblica non direttamente ma indirettamente, avvalendosi di una cooperativa privata” (Cass. II, n. 45258/2022). Al riguardo la Cassazione ha affermato che il riferimento alla cosa esposta alla pubblica fede può avere ad oggetto sia le cose mobili che quelle immobili, poiché l'ambito di applicazione dell'aggravante ha riguardo alla qualità, alla destinazione e alla condizione delle cose indicate nell'art. 625 n. 7 e non anche alla natura mobile o immobile del bene danneggiato (Cass. II, n. 23550/2009). Quanto alle opere destinate all'irrigazione, può trattarsi di opere sia pubbliche che private, sia in fase di costruzione, che già funzionanti. Con riferimento alle piantate di viti, di alberi o di arbusti fruttiferi, o boschi o selve o foreste o vivai forestali destinati al rimboschimento, la Cassazione ha affermato che non occorre che la condotta abbia ad oggetto una intera piantata di alberi, essendo sufficiente che siano danneggiati anche soltanto taluni degli elementi arborei che formano la piantata stessa, sempre che l'azione non riguardi esclusivamente una singola pianta (Cass. VI, n. 13400/1998). Inoltre si ritiene necessaria la sussistenza di entrambi i requisiti: la natura fruttifera delle piante danneggiate e la pluralità delle stesse (Cass. II, n. 2713/2011). Il danneggiamento della cabina dell'operatore di stazione della metropolitana integra l'aggravante di cui agli artt. 635 comma 2 n. 1 e 625 , comma 2, n. 7, trattandosi di bene destinato all'esercizio del servizio di trasporto pubblico (Cass. VI, n. 9022/2018). La punibilità del danneggiamento di attrezzature e di impianti sportivi finalizzate ad impedire o interrompere lo svolgimento di manifestazioni sportive è stata introdotta dall'art. 3-bis del d.l. 8 febbraio 2007 n. 8 convertito nella l. 4 aprile 2007 n. 41. Il reato di danneggiamento commesso con violenza alla persona o con minaccia, nel testo riformulato dall'art. 2, lett. l), d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7, è configurabile anche nel caso in cui non sussiste un nesso di strumentalità tra la condotta violenta o minacciosa e l'azione di danneggiamento, posto che la ragione della incriminazione deve essere ravvisata nella maggiore pericolosità manifestata dall'agente nella esecuzione del reato (Cass. VI, n. 16563/2016). La Cassazione ha recentemente chiarito che non sussiste continuità normativa tra le previgenti fattispecie aggravate di cui all'art. 635, comma 2, e la nuova fattispecie di danneggiamento posto in essere in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico, in precedenza non ricompresa tra quelle penalmente sanzionate (Cass. VI, n. 39919/2018). Di conseguenza si è ritenuto che nel caso in cui, prima della modifica dell'art. 635, vi sia stato un danneggiamento semplice compiuto in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico, il giudice di merito è tenuto a verificare la regolare presentazione di querela da parte del soggetto titolato. Viceversa si è ritenuto che sussiste continuità normativa tra la previgente fattispecie aggravata di cui all'art. 635 comma 2 n. 3, in relazione all'art. 625 comma 1 n. 7 e la nuova formulazione dell'art. 635, in quanto detta circostanza aggravante, pur essendo ora elemento costitutivo del reato, rientra nel modello legale del tipo di illecito con riferimento sia alla previgente che all'attuale formulazione della norma (Cass. II, n. 28360/2017). Con l'art. 1 del d.l. 1 ottobre 2024, n. 137 è stato introdotta, al terzo comma dell'art. 635 c.p., una nuova ipotesi autonoma di reato, denominato danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria, per la quale è prevista la pena della reclusione da uno a cinque anni e della multa fino ad € 10.000, prevedendosi, altresì, l'aumento della pena nell'ipotesi in cui il fatto sia commesso da più persone riunite. L'elemento materiale del suddetto reato consiste nel fatto di chi, all'interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semi-residenziali, pubbliche o private, con violenza alla persona o con minaccia, ovvero o in occasione del delitto previsto dall'art. 583-quater c.p. (lesioni personali ad un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, nonché a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria e a chiunque svolga attività ausiliarie ad essa funzionali), distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose ivi esistenti o comunque destinate al servizio sanitario o socio-sanitario. Elemento psicologicoIl danneggiamento è un delitto doloso e tuttora per la sua integrazione è necessario il dolo generico consistente nella coscienza e volontà di cagionare gli effetti dannosi, cui deve accompagnarsi, nell'ipotesi prevista nel comma 1 dell'art. 635, la violenza alla persona o la minaccia. ConsumazioneTrattasi di un reato istantaneo che viene a consumazione nel momento in cui si verifica l'effetto danno che consegue alla realizzazione delle condotte previste nella norma incriminatrice. Il tentativo è configurabile. Circostanze.La Cassazione ha precisato che ove la condotta illecita posta in essere abbia avuto ad oggetto più danneggiamenti, con conseguente riconoscimento della continuazione fra i reati, la circostanza attenuante di cui all'art. 62 n. 4 c.p. va valutata ed applicata in relazione ad ogni singolo reato unificato nel medesimo disegno criminoso, con riguardo al danno patrimoniale cagionato per ogni singolo fatto reato (Cass. II, n. 5049/2021). Si è affermato che per la sussistenza della circostanza aggravante di cui all'art. 635, comma 2 occorre la concorrenza di due requisiti: la natura fruttifera delle piante danneggiate e la pluralità delle stesse, ricorrendo altrimenti la fattispecie del danneggiamento semplice (Cass. II, n. 10316/2022). Ciò che rileva, ai fini della configurazione della circostanza aggravante di cui all’art. 635, comma 2, n. 1 c.p., è la destinazione del bene all’esercizio di un pubblico servizio, in sostanza, precisa la Cassazione, occorre una connotazione prettamente pubblicistica dell’attività cui è destinato il bene; viceversa è irrilevante la circostanza per cui l’ente proprietario sia un soggetto privato che opera in regime di appalto o di concessione (Cass. II, n. 29539/2023). Rapporti con altri reatiLa giurisprudenza ha ritenuto che il reato di danneggiamento seguito da incendio richiede, come elemento costitutivo, il sorgere di un pericolo di incendio, sicché non è ravvisabile qualora il fuoco appiccato abbia caratteristiche tali che da esso non possa sorgere detto pericolo per cui, in questa eventualità o in quella nella quale chi, nell'appiccare il fuoco alla cosa altrui al solo scopo di danneggiarla, raggiunge l'intento senza cagionare né un incendio né il pericolo di un incendio, è configurabile il reato di danneggiamento, mentre se detto pericolo sorge o se segue l'incendio, il delitto contro il patrimonio diventa più propriamente un delitto contro la pubblica incolumità e trovano applicazione, rispettivamente, gli artt. 423 e 424 (Cass. II, n. 47415/2014). La Cassazione ha precisato che nel reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose la suddetta violenza è solo quella che è strumentale al farsi ragione da sé medesimo ed in tali limiti i fatti di danneggiamento restano assorbiti nel reato di “ragion fattasi”; viceversa qualora i fatti di danneggiamento risultino sproporzionati rispetto alle esigenze che sono connesse alla realizzazione del preteso diritto, il reato di danneggiamento concorrerà con quello di “ragion fattasi” (Cass. II, n. 26507/2024). Quanto al rapporto con il reato di attentato ad impianti di pubblica utilità mediante distruzione o danneggiamento, di cui all'art. 420, si è precisato che in quest'ultima fattispecie sussiste sempre, per assoluta presunzione di legge, la lesione dell'ordine pubblico tutelato dalla norma incriminatrice dell'art. 420, indipendentemente dall'idoneità dell'Azione a produrre un concreto turbamento del senso di tranquillità e sicurezza della collettività. In tal caso è esclusa la configurabilità del reato di danneggiamento aggravato (Cass. II, n. 8178/1983). Con riguardo al rapporto fra il delitto di furto aggravato dalla violenza sulle cose ed il delitto di danneggiamento della medesima cosa, la Cassazione ha precisato che, poiché i due reati si distinguono non per la materialità del fatto, che può essere identica, ma per la finalità della condotta, occorre valutare le modalità dell'azione, i mezzi impiegati per realizzarla nonché le caratteristiche strutturali della cosa mobile, per stabilire se l'intenzione dell'agente fosse diretta all'impossessamento della cosa mobile o, invece, al mero deterioramento della stessa (Cass. V, n. 7559/2019). Si è ancora stabilito che il delitto di danneggiamento con violenza alla persona, come riformulato dall'art. 2, comma 1, lett. l), del d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7, assorbe quello di cui all'art. 581 c.p., in quanto le percosse, consistendo in atti di violenza che non determinano effetti morbosi ma solo sensazioni dolorifiche, integrano un elemento costitutivo del primo delitto, rilevando come modalità della condotta tipica (Cass. II, n. 28847/2019). In applicazione del principio di stretta specialità, quale costantemente riconosciuto dalle sezioni unite della Corte di Cassazione ( Cass. Sez. U, n. 1235/2010; Cass. Sez. U, n. 38402/2021), è stata esclusa la sussistenza di un rapporto di specialità fra il reato di danneggiamento e quello di rapina; in particolare si è ritenuto che la rapina, essendo costituita dalle condotte di impossessamento del bene altrui e dalla violenza in danno della vittima, non contiene tutti gli elementi costitutivi del delitto di danneggiamento integrato dalla alterazione della natura funzionale di un bene o dalla sua distruzione; non essendo quindi l'elemento del danno alla cosa elemento costitutivo della rapina, tra la violazione dell'art. 628 e la violazione dell'art. 635 non sussiste rapporto di specialità, dovendosi escludersi quindi un'ipotesi di concorso apparente di norme per la ricorrenza dell'ipotesi del concorso dei reati (Cass. II, n. 5887/2024). Casistica
Inquinamento di falde acquifere costituenti risorse pubbliche Si è ritenuto che in caso di inquinamento di falde acquifere profonde costituenti risorse idriche pubbliche a cui chiunque può attingere mediante la costruzione di pozzi artesiani è ravvisabile il reato di danneggiamento, aggravato in considerazione della destinazione pubblica dell'acqua (Cass. II, n. 4102/1986). Abolitio criminis. Obbligo del giudice dell’impugnazione di pronunciarsi sulle statuizioni civili Si è ritenuto che nel caso in cui sia intervenuta, in primo o secondo grado, una sentenza di condanna relativa ad una delle fattispecie criminose abrogate dal d.lgs. 15 gennaio 2016 n. 7, il giudice dell'impugnazione, nel dichiarare che il fatto non è più previsto dalla legge come reato, è tenuto a pronunciarsi sulle questioni civili (Cass. V, n. 14041/2016; Cass. II, n. 21598/2016). Ma in senso contrario altra sezione della Corte di Cassazione ha affermato che, in tema di giudizio di cassazione, l'annullamento senza rinvio della sentenza di condanna nella parte relativa ad una delle fattispecie criminose abrogate dal d.lgs. 15 gennaio 2016 n.7, determina la preclusione a decidere in merito ai collegati effetti civili. A tale conclusione si è pervenuti sulla base della regola generale del collegamento necessario tra condanna e statuizioni civili del giudice penale e della tassatività della previsione di deroga contenuta nell'art. 578 c.p.p. nonchè della diversa disciplina sancita dall'art. 9 del d.lgs. n. 8/2016 per gli illeciti oggetto di depenalizzazione, non prevista per le ipotesi di "abolitio criminis" dal d.lgs. n. 7/2016, nè ad esso applicabile in via analogica (Cass. V, n. 15634/2016; Cass. V. n. 16147/2016). Rapporto fra procedimento disciplinare nei confronti di un detenuto e procedimento penale per il reato di danneggiamento. Non operatività del divieto del principio del ne bis in idem Recentemente la Cassazione ha annullato una sentenza di primo grado con la quale era stato dichiarato non doversi procedere nei confronti dell'imputato, accusato del reato di danneggiamento, per ne bis in idem, avendo lo stesso già subito un procedimento disciplinare per la violazione prevista dall'art. 81 comma 2 d.P.R. n. 230/2000. Nell'occasione la Cassazione, richiamando la propria precedente giurisprudenza (Cass. II, n. 43435/2017) ed operando un'analitica ricostruzione delle decisioni delle Corti sovranazionali che si sono occupate del principio del divieto del bis in idem (Corte EDU 21/2/1984, Ozturk c. Germania; Corte EDU 10/2/2009, Sergey Zolotukhin c. Russia; Corte EDU 4/3/2014, Grande Stevens c. Italia) nonché delle precedenti proprie decisioni che hanno affrontato la problematica dei rapporti fra procedimenti penali e procedimenti disciplinari (Cass. civ. S.U., n. 4004/2014; Cass. civ. II, n. 2927/2017; Cass. III, n. 36350/2015, Cass. II, n. 9184/2016), ha affermato il seguente principio di diritto: “Non è configurabile il divieto di bis in idem nel caso di soggetto detenuto, già sanzionato disciplinarmente ex art. 81 comma 2 d.P.R. n. 230 del 2000, successivamente chiamato a rispondere per lo stesso fatto del reato di cui all'art. 635: il divieto di bis in idem fra procedimento disciplinare e procedimento penale non è stato fin qui affermato dalla Corte EDU, che anzi lo ha espressamente escluso, come peraltro già chiarito nel Rapporto esplicativo al Protocollo 7 e, comunque, alla sanzione disciplinare de qua, in applicazione dei cc.dd. criteri Engel, non può essere attribuita natura penale” (Cass. II, n. 23043/2018; Cass. II, n. 10399/2024). Danneggiamento aggravato dall’esposizione alla pubblica fede. Forzatura della porta di ingresso di un’abitazione affacciata sulla pubblica via Si è ritenuto che integra un'ipotesi di danneggiamento aggravato, commesso su cose esposte alla pubblica fede, la forzatura della porta di ingresso di un'abitazione affacciata sulla pubblica via, a nulla rilevando che all'interno sia presente il proprietario, giacché questi non può esercitare alcuna vigilanza sulla porta stessa, costantemente affidata all'altrui senso di rispetto (Cass. I, n. 8634/2018). Nella stessa direzione si è affermato che integra l'ipotesi di danneggiamento aggravato, commesso su cose esposte alla pubblica fede, la forzatura di un cancello di accesso ad un box/garage, poiché al suo interno non è presente il titolare, considerato che la "ratio" della maggiore tutela accordata alle cose esposte per necessità, per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede va individuata nella minorata possibilità di difesa connessa alla particolare situazione dei beni, in quanto posti al di fuori della sfera di diretta vigilanza del proprietario e, quindi, affidati interamente all'altrui senso di onestà e rispetto (Cass. II, n. 51438/2017). Imbrattamento dei vetri esterni di un mezzo pubblico Si è ritenuto integrato il delitto di danneggiamento aggravato nella condotta consistita nell’aver deteriorato mediante scritte indelebili le vetture di un treno della metropolitana , evidenziandosi come la condotta ascritta non avesse soltanto determinato l’impedimento della visuale da parte dei passeggeri per via di disegni oscuranti realizzati sui vetri della vettura, ma avesse posto altresì in pericolo la sicurezza dei trasporti, sicurezza di cui costituisce componente la piena visibilità; ciò in quanto, in mancanza della visibilità, il bene è inidoneo al servizio e non ne può proseguire l’utilizzo prima del suo ripristino (Cass. II, n. 37876/2020); l’affermazione è in linea con la precedente giurisprudenza in base alla quale il reato di danneggiamento di cui all’art. 635 c.p. veniva distinto da quello di deturpamento o imbrattamento di cui all’art. 639 c.p., in quanto il primo produce una modificazione della cosa altrui che ne diminuisce in modo apprezzabile il valore o ne impedisce anche parzialmente l’uso, rendendo necessario un intervento ripristinatorio dell’essenza e della funzionalità della cosa; il secondo reato invece produce solo un’alterazione temporanea e superficiale della cosa, il cui aspetto originario, quale che sia il danno economico, è facilmente reintegrabile (Cass. V, n. 38574/2014). Profili processualiLa procedibilità è d'ufficio. Nel decreto legislativo n. 150/2022, in attuazione della legge 27 settembre 2021 n. 134 recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari, viene prevista la procedibilità a querela di parte per le ipotesi prevista nell'art. 635 comma 1. Con l’art. 1 del decreto legislativo n. 31/2024 la procedibilità a querela di parte è stata estesa anche alle ipotesi previste dallo stesso art. 635 comma 2 numero 1), limitatamente ai fatti commessi su cose esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede ai sensi dell’art. 625, comma 1, n. 7). La procedibilità è di ufficio se il fatto è commesso in occasione del delitto previsto dall'art. 331 c.p. ovvero se la persona offesa è incapace, per età o per infermità. Il suddetto decreto, ai sensi dell'art. 6 del d.l. n. 162/2022 convertito nella legge n. 199/2022, è entrato in vigore il 30 dicembre 2022. Nella parte in cui comporta la procedibilità a querela di parte per fattispecie in precedenza procedibili di ufficio, secondo quanto stabilito dalle disposizioni transitorie ad hoc di cui all'art. 85, comma 1, d.lgs. n. 150 del 2022, e di quelle introdotte dalla l. n.199 del 2022 (sostituendo nel corpo del predetto art. 85 il comma 2, ed introducendovi, inoltre, i nuovi commi 2-bis e 2-ter), la predetta modifica, immediatamente operante per i reati commessi a partire dal 30/12/2022, data di vigenza della novella, opererà, per i reati commessi fino al 29/12/2022, divenuti procedibili a querela di parte in forza delle nuove disposizioni, nei termini di seguito indicati: A) nei casi in cui non pende il procedimento penale: - se il soggetto legittimato a proporre querela ha avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato”, il termine per proporre querela (di mesi tre, ex art. 124 c.p., non toccato dall'intervento novellatore) decorre dal 30/12/2022, data di entrata in vigore della novella, e scade, pertanto, il 30/03/2023; - in forza della predetta disposizione, letta a contrario, se il soggetto legittimato a proporre querela non ha avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato”, il medesimo termine per proporre querela decorre, secondo la disciplina ordinaria, in parte qua non modificata, dal momento in cui ne abbia avuto conoscenza; B) nei casi in cui pende il procedimento penale: - avendo il soggetto legittimato a proporre querela necessariamente avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato”, il termine trimestrale per proporre querela decorre dal 30/12/2022, data di entrata in vigore della novella, e scade il 30/03/2023: diversamente rispetto a quanto previsto dall'originario comma 2 della disposizione, nessun onere di informare la p.o. di tale facoltà incombe sul giudice procedente, presumendosi, pertanto, che la p.o. debba avere conoscenza della novella. Durante la pendenza del termine per proporre querela, si applica quanto disposto dall'art. 346 c.p.p. in tema di atti compiuti in mancanza di condizioni di procedibilità. Per entrambe le ipotesi previste nell'art. 635 commi 1 e 2 è stabilita la sanzione della reclusione da sei mesi a tre anni. L'art. 635 comma 3, riprendendo lo stesso testo contenuto nella norma previgente ed introdotto dall'art. 3, comma 2 lett. b) l. 15 luglio 2009, n. 94, stabilisce che, per le ipotesi previste nei commi precedenti, la sospensione condizionale della pena è subordinata all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, ovvero, se il condannato non si oppone, alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato e comunque non superiore alla durata della pena sospesa, con le modalità che il giudice dovrà indicare nella sentenza di condanna. Con il Decreto- legge 15 settembre 2023, n. 123, conv., con modif., in legge 13 novembre 2023, n. 159 (così detto Decreto Caivano), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 216 del 15 settembre 2023, rubricato "Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla poverta' educativa e alla criminalita' minorile, nonche' per la sicurezza dei minori in ambito digitale.", all'art. 5 comma 2 si stabilisce che: « 2. Fino a quando non è proposta querela o non è presentata denuncia per taluno dei reati di cui agli articoli 581,582,610,612 e 635 del codice penale, commessi da minorenni di età superiore agli anni quattordici nei confronti di altro minorenne, è applicabile la procedura di ammonimento di cui all'articolo 8, commi 1 e 2, del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38». BibliografiaBerghella - Blaiotta, Diritto penale dell’informatica e beni giuridici, in Cass. pen. 1995, 2337; De Matteis, sub art. 635 bis, in Lattanzi - Lupo Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, XII, Milano, 2010; Marini, Delitti contro il patrimonio, Torino, 1999; Palmieri, Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici, lavoratore dipendente, casella di posta elettronica aziendale, in Foro It., 2017, II, 106; Pedrone - Stanchi, La cancellazione di file aziendali è reato di danneggiamento, in Guida dir. 2014, 14, 21; Pica, Diritto penale delle tecnologie informatiche, Torino, 1999. |