Codice Penale art. 635 quinquies - Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblico interesse 1Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblico interesse1 [I]. Salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, chiunque, mediante le condotte di cui all'articolo 635-bis ovvero attraverso l'introduzione o la trasmissione di dati, informazioni o programmi, compie atti diretti a distruggere, danneggiare o rendere, in tutto o in parte, inservibili sistemi informatici o telematici di pubblico interesse ovvero ad ostacolarne gravemente il funzionamento e' punito con la pena della reclusione da due a sei anni. [II]. La pena e' della reclusione da tre a otto anni: 1) se il fatto e' commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio, o da chi esercita, anche abusivamente, la professione di investigatore privato, o con abuso della qualita' di operatore del sistema; 2) se il colpevole per commettere il fatto usa minaccia o violenza ovvero se e' palesemente armato; 3) se dal fatto deriva la distruzione, il deterioramento, la cancellazione, l'alterazione o la soppressione delle informazioni, dei dati o dei programmi informatici. [III]. La pena e' della reclusione da quattro a dodici anni quando taluna delle circostanze di cui ai numeri 1) e 2) del secondo comma concorre con taluna delle circostanze di cui al numero 3). competenza: Trib. monocratico (udienza prelim. 1° e 2° comma); Trib. collegiale (3° comma) arresto: facoltativo fermo: non consentito (1o comma); consentito (2° e 3° comma) custodia cautelare in carcere: consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d’ufficio [1] Articolo inserito dall'art. 5 l. 18 marzo 2008, n. 48. Per la confisca di danaro, beni o altre utilità di non giustificata provenienza, nel caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta, v. art. 12-sexies d.l. 8 giugno 1992, n. 306, conv., con modif., in l. 7 agosto 1992, n. 356, aggiunto dall'art. 2 d.l. 20 giugno 1994, n. 399, conv., con modif., in l. 8 agosto 1994, n. 501. Successivamente modificato dall'art. 2 d.lg. 15 gennaio 2016, n. 7. Il testo recitava: «Se ricorre la circostanza di cui al numero 1) del secondo comma dell'articolo 635 ovvero se il fatto è commesso con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata» V. sub art. 635 e da ultimo, sostituito dall'art. 16, comma 1, lett. r), l. 28 giugno 2024, n. 90. Il testo dell'articolo era il seguente: «Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o comunque di pubblica utilità. – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque commette un fatto diretto a distruggere, deteriorare, cancellare, alterare o sopprimere informazioni, dati o programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o ad essi pertinenti, o comunque di pubblica utilità, è punito con la reclusione da uno a quattro anni. - Se dal fatto deriva la distruzione, il deterioramento, la cancellazione, l’alterazione o la soppressione delle informazioni, dei dati o dei programmi informatici, la pena è della reclusione da tre a otto anni. - Se il fatto è commesso con violenza alla persona o con minaccia ovvero con abuso della qualità di operatore del sistema, la pena è aumentata» . InquadramentoSi rimanda a quanto sopra riportato in relazione all'art. 635–bis con riguardo alla completa riformulazione della fattispecie criminosa di cui all'art. 635 ad opera del d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7. Il reato di danneggiamento di danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità è stato introdotto dall'art. 5 comma 2 l. 18 marzo 2008 n. 48 recante “Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica fatta a Budapest il 23 novembre 2001 e norme di adeguamento interno”. Anche in questo caso si tratta di un reato plurioffensivo che lede, oltre all'interesse patrimoniale del titolare del sistema informatico o telematico, l'interesse collettivo al corretto funzionamento dei suddetti sistemi. Soggetto attivoTrattasi di un reato comune che può essere commesso chiunque. Nell'art. 635-quinquies comma 3 è presa in considerazione, quale soggetto, attivo, specificamente la figura dell'operatore del sistema, prevedendosi una circostanza aggravante se il fatto è commesso da un soggetto che svolge tale funzione. Elemento materialeCome nella fattispecie prevista dall'art. 635-ter, anche nel reato di cui all'art. 635-quinquies è stata prevista l'anticipazione della punibilità allo stadio del tentativo per quelle condotte dirette a produrre la distruzione, il danneggiamento, l'inservibilità anche parziale o l'ostacolo al funzionamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità. Si tratta, quindi anche in questo caso, di un delitto di attentato volto a punire il compimento di atti idonei e diretti in modo non equivoco a danneggiare i suddetti beni. Elemento psicologicoTrattasi di un delitto doloso e tuttora per la sua integrazione è necessario il dolo generico consistente nella coscienza e volontà di distruggere, danneggiare, rendere in tutto o in parte inservibili o ostacolare gravemente il funzionamento dei predetti beni informatici, cui deve accompagnarsi, nell'ipotesi aggravata prevista dall'art 635-quinquies comma 3, la violenza alla persona o la minaccia o la qualità di operatore del sistema. ConsumazioneCome sopra si diceva, trattasi di un reato a consumazione anticipata che si perfeziona con il compimento dell'azione descritta nella fattispecie incriminatrice. Di conseguenza non è configurabile il tentativo, trattandosi di un reato di pericolo. Circostanze aggravantiL'art. 635-quinquies comma 2 prevede un aggravamento della pena qualora l'evento danno si verifichi; la disposizione, quindi, viene a configurare una figura autonoma di reato, qualificabile come delitto aggravato dall'evento. L'art. 635-quinquies comma 3, nella sua nuova formulazione introdotta dall'art. 2 comma 1 lett. p) d.lgs. 15 gennaio 2016 n. 7, prevede come circostanza aggravante, in primo luogo, la commissione del fatto con violenza alla persona o con minaccia. Valgono, al riguardo, le considerazioni svolte in relazione all'art. 635. Per il resto nella disposizione è rimasto il riferimento, quale ulteriore fattispecie di circostanza aggravante del fatto previsto dall'art. 635-quinquies comma 1, alla commissione del fatto con abuso della qualità di operatore del sistema. Valgono, al riguardo, le considerazioni svolte in relazione all'art. 635-bis. CasisticaDanneggiamento di sistema di vigilanza e videoregistrazione in dotazione ad un ufficio giudiziario La Cassazione ha ritenuto che il sistema di vigilanza e videoregistrazione in dotazione ad un ufficio giudiziario (nella specie Procura della Repubblica) composto di videocamere che non solo registrano le immagini, trasformandole in dati memorizzati e trasmessi ad altra componente del sistema secondo un programma informatico — attribuendo alle predette immagini la data e l'orario e consentendone la scansione in fotogrammi — ma che si avvale anche di un hard disk che riceve e memorizza tutte le immagini, rendendole estraibili e riproducibili per fotogrammi è riconducibile all'oggetto della condotta del reato di cui all'art. 635-quinquies (danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità), considerato che il complesso di apparecchiature che lo compongono presenta tutte le caratteristiche del sistema informatico quale delineato dalla Convenzione di Budapest che sottolinea la sinergia dei diversi componenti elettronici, definendo sistema informatico qualsiasi apparecchiatura o gruppo di apparecchi interconnessi o collegati, uno o più dei quali, secondo un programma, svolge un trattamento automatico di dati (Cass. II, n. 9870/2011). Profili processualiIl reato è procedibile d'ufficio. Il reato previsto dall'art. 635-quinquies comma 1 è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Se ricorre una delle circostanze aggravanti previste nel comma 2 è prevista la pena della reclusione da uno a quattro anni. È prevista la pena della reclusione da tre ad otto anni se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema informatico o telematico di pubblica utilità. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violenza alla persona o minaccia o con l'abuso della qualità di operatore del sistema. BibliografiaDe Matteis, sub art. 635 quinquies, in Lattanzi - Lupo Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, XII, Milano, 2010; Dolcini - Marinucci, Codice penale commentato, Milano, 2011; Pica, Diritto penale delle tecnologie informatiche, Torino, 1999; Resta, Cybercrime e cooperazione internazionale nell'ultima legge della legislatura, in Giur. merito, 2008, 2147. |