Codice Penale art. 636 - Introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo (1).Introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo (1). [I]. Chiunque introduce o abbandona animali in gregge o in mandria nel fondo altrui è punito con la multa da 10 euro a 103 euro (2). [II]. Se l'introduzione o l'abbandono di animali, anche non raccolti in gregge o in mandria, avviene per farli pascolare nel fondo altrui, la pena è della reclusione fino a un anno o della multa da 20 euro a 206 euro. [III]. Qualora il pascolo avvenga, ovvero dalla introduzione o dall'abbandono degli animali il fondo sia stato danneggiato, il colpevole è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da 51 euro a 516 euro [649]. [IV]. Il delitto è punibile a querela della persona offesa [120, 639-bis] (3). (1) V. art. 4 d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, in tema di competenza penale del giudice di pace. V. inoltre la norma transitoria di cui all'art. 64 d.lg. n. 274, cit. Per le ipotesi di reato attribuite alla competenza del giudice di pace si applica la sanzione della multa da 774 euro a 2.582 euro o quella della permanenza domiciliare da 20 a 45 giorni o del lavoro di pubblica utilità da 1 a 6 mesi. (2) Per l'aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71, d.lg. 6 settembre 2011, n. 159, che ha sostituito l'art. 7 1 l. 31 maggio 1965, n. 575. (3) Comma aggiunto dall'art. 96 l. 24 novembre 1981, n. 689. competenza: Giudice di pace; Trib. monocratico (ipotesi aggravata ex art. 639-bis) arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: a querela di parte; d'ufficio (ipotesi aggravata ex art. 639-bis) InquadramentoTradizionalmente la norma era rivolta a tutelare l'agricoltura ed il patrimonio forestale, essendo, all'epoca della sua introduzione, frequente il fenomeno del pascolo abusivo. Con la l. n. 689/1981 è stata introdotta la procedibilità a querela di parte anche in considerazione della mutata realtà economica e della perdita di rilevanza pratica della fattispecie di reato prevista dall'rt. 636 (Fiandaca — Musco, 261). La giurisprudenza ha chiarito che L'art. 636 tutela non solo il diritto di proprietà ma anche il possesso, così che il reato può ben essere commesso dal proprietario in danno del possessore (Cass. II, n. 8754/1981). SoggettiSoggetto attivo Trattasi di un reato comune che può essere commesso da chiunque non risulti già possessore dell'immobile. Quindi il reato potrà essere commesso anche dal proprietario dell'immobile, laddove non abbia anche il possesso dello stesso. Il reato può essere commesso anche dall'affittuario di un terreno che lo danneggi facendovi pascolare le proprie bestie (Cass. II, n. 6407/1981). Il soggetto attivo non è necessariamente il proprietario o il custode degli animali, potendo essere anche un terzo, che risponderà del reato in concorso con il primo (Marini, 3336). Soggetto passivo Soggetto passivo, titolare del diritto di querela, è il titolare del potere di godimento del fondo. Elemento materialeNell'art. 636 sono previste due distinte ipotesi di reato: da un lato l'introduzione o l'abbandono di animali in gregge o in mandria nel fondo altrui per uno scopo diverso dal pascolo abusivo previsto nel primo comma dell'art. 636; quindi l'introduzione o l'abbandono di animali, anche non raccolti in gregge o mandria, al fine di farli pascolare, prevista come ipotesi autonoma di reato dall'art. 636 comma 2. In questa direzione si è espressa la Cassazione, affermando che l'art 636 prevede due distinte ipotesi di reato: la prima relativa alla introduzione o abbandono di animali «in gregge o in mandria» nel fondo altrui per uno scopo diverso da quello del pascolo abusivo; la seconda relativa all'introduzione o abbandono di animali «anche non raccolti in gregge o in mandria» a scopo di pascolo. La seconda ipotesi non costituisce una aggravante della prima, ma e un distinto titolo di reato. L'ultimo capoverso dell'art 636 prevede alternativamente il verificarsi del pascolo e il danno derivante dalla introduzione o dall'abbandono degli animali e rappresenta una aggravante sia del reato previsto dal primo comma, sia del reato previsto dal secondo comma (Cass. II, n. 3588/1977). Il principio è stato ribadito affermandosi che l'introduzione o abbandono nel fondo altrui di animali «anche non raccolti in gregge o in mandria», a scopo di pascolo, costituisce una fattispecie autonoma di reato e non una circostanza aggravante dell'ipotesi di cui al comma primo dell'art. 636 (Cass. II, n. 43273/2010). Con riguardo all'ipotesi prevista dall'art. 636 comma 2, la giurisprudenza ha precisato che l'ipotesi della semplice introduzione di animali nel fondo altrui si realizza quando l'azione non abbia cagionato altro danno che quello derivante in modo necessario dalla stessa introduzione del gregge o della mandria nel fondo altrui a scopo di pascolo(calpestio, rassodamento del terreno, deposito di lordure). Verificandosi un qualsiasi altro evento dannoso (in particolare per ciò che attiene alle opere esistenti nel fondo, alle colture, alle seminagioni)si realizza la distinta ipotesi prevista dal terzo comma del citato articolo, ancorché il danno arrecato al fondo sia di minore entità (Cass. II, n. 4788/1972). La Cassazione ha ritenuto che l'introduzione degli animali nel fondo altrui, ai fini delle varie ipotesi di reato previste dall'art. 636, può avvenire in qualsiasi modo e pertanto non solo con la introduzione diretta, ma anche con l'abbandono in liberta e senza custodia delle proprie mucche, sapendo che esse, guidate del loro istinto, si introdurranno nei fondi vicini (Cass. II, n. 3063/1968). Si è ancora ritenuto che il reato sussiste non soltanto nel caso in cui l'agente introduca direttamente gli animali nel fondo altrui, ma anche nel caso di sconfinamento degli animali in conseguenza del loro abbandono (Cass. II, n. 1561/1969). Il fondo altrui potrà anche essere il fondo condominiale, in comproprietà del soggetto attivo e di altri, giacché in tale ipotesi si lede il diritto di comproprietà altrui (Cass. II, n. 350/1961). Si è anche ritenuto che se l'utente di uso civico di pascolo che esercita, come tale, la facoltà di condurre il bestiame a pascolare l'erba su un determinato terreno, nel fare ciò esorbita dal suo diritto e cagiona un danno al fondo, risponde di danneggiamento a seguito di pascolo, ai sensi dell'art. 636, ultimo comma (Cass. II, n. 12802/2013). Elemento psicologicoLa Cassazione ha affermato che ad integrare l'elemento soggettivo del delitto previsto dall'art. 636 è sufficiente il dolo generico nell'ipotesi prevista dal comma 1, mentre è necessario quello specifico nell'ipotesi di pascolo abusivo, prevista dal comma 2, non potendosi prescindere dalla consapevolezza dell'illegittimità della condotta che è esclusa quando il pascolo avviene con la coscienza, in capo all'agente, di esercitare un diritto (Cass. II, n. 35746/2006; Cass. II, n. 44937/2010). Ed al riguardo la Corte di Cassazione ha avuto modo di precisare che avere lasciato un gregge incustodito, agevolandone l'introduzione nel fondo altrui non esclude la sussistenza del dolo specifico, in quanto l'abbandono di pecore in accertate condizioni ambientali obiettivamente favorevoli all'ingresso nel fondo della persona offesa, dolosamente effettuato nella certezza che gli animali guidati dall'istinto avrebbero invaso il terreno del proprietario confinante per pascolarvi, costituisce una modalità della condotta compatibile con la coscienza e volontà dell'agente di compiere l'azione contestata perseguendo il fine di realizzare il pascolo abusivo (Cass. II, n. 33744/2015).
ConsumazioneIl reato, nelle due ipotesi previste dal primo e dal comma 2, nel momento e nel luogo in cui avvengono l'introduzione o l'abbandono degli animali. Si è poi ribadito che il delitto di cui all’art. 636 può essere consumato non solo con l’introduzione diretta degli animali nei fondi vicini, ma anche con il loro abbandono in libertà e senza custodia, nella consapevolezza che essi vi si introdurranno guidati dall’istinto, essendo in tal caso configurabile l’elemento psicologico del reato nella forma del dolo eventuale (Cass. II, n. 5200/2016). Si è ancora detto che l'introduzione dei propri animali al pascolo nel fondo altrui, più volte ed in giorni diversi, costituisce reato continuato e non permanente, trattandosi di fattispecie istantanea che si consuma nel momento e nel luogo in cui si è verificata l'introduzione (Cass. II, n. 38703/2015). Il delitto previsto dall'art 636 cpv. è reato di pericolo, e si perfeziona con il semplice fatto della introduzione o dell'abbandono di animali nel fondo altrui, a scopo di pascolo (dolo specifico); la fattispecie prevista nel comma 3 dello stesso articolo (prima ipotesi) costituisce invece un reato di danno, che si perfeziona col verificarsi dell'evento del pascolo, produttivo per se stesso di un pregiudizio patrimoniale (Cass. II, n. 99/1966). CircostanzeNell'art. 636 comma 3 sono previste due distinte circostanze aggravanti ad effetto speciale: in primo luogo ove il pascolo abusivo sia effettivamente avvenuto ed in secondo luogo all'introduzione ed all'abbandono degli animali sia conseguito il danneggiamento del fondo. La Cassazione ha, in proposito, affermato che si realizza la ipotesi prevista dall'art. 636 cpv. quando l'azione del colpevole non abbia cagionato altro danno che quello derivante in modo necessario dalla stessa introduzione del gregge a scopo di pascolo (calpestio e conseguente rassodamento del terreno, deposito di lordure, eccetera); verificandosi un qualsiasi altro evento dannoso (in particolare per ciò che attiene alle opere esistenti sul fondo, alle colture, alle seminazioni, eccetera) si realizza la distinta ipotesi prevista dal comma 3 dello stesso articolo, ancorché il danno arrecato al fondo sia di minima entità (Cass. II, n. 216/1966). Rapporti con altri reatiSi è ritenuto che il reato di invasione di terreni o edifici possa concorrere con quello di introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo. (nella specie sono stati ravvisati entrambi i reati per avere l'imputato invaso arbitrariamente un terreno del demanio comunale, tenuto in fida da una cooperativa agricola, introducendovi animali bovini a scopo di pascolo. La Cassazioneha ritenuto ammissibile la Costituzione di parte civile della cooperativa ai fini del risarcimento dei danni (Cass. II, n. 13727/1980). CasisticaRelazione fra la sentenza e l'accusa contestata La Cassazione ha ritenuto che, quando viene dedotto in citazione un reato più grave non sono escluse, ma sono virtualmente comprese nell'imputazione altresì le ipotesi di reati meno gravi ricollegabili a quella del reato maggiore. Difatti in tali situazioni, non può parlarsi di mutamento del fatto, e il giudice è libero di dare a questo la definizione giuridica che ritiene più appropriata. Così, in applicazione di tali principi, si è ritenuto che nel caso di contestazione del reato di introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui e pascolo abusivo, se viene esclusa la volontarietà dell'introduzione o dell'abbandono, può pronunciarsi condanna per introduzione o abbandono di animali dovuta a colpa, che rende configurabile l'ipotesi contravvenzionale dell'omessa custodia e mal governo di animali previsto dall'art. 672 c.p. (Cass. VI, n. 1858/1972). Pascolo abusivo e violenza privata contro l'avente diritto La Cassazione ha affermato che nel delitto di rapina, che costituisce una specifica figura di reato complesso, «si consumano», a norma dell'art. 84 c.p., solamente i reati di furto e di violenza privata; e poiché al primo reato non possono essere equiparati altri delitti contro il patrimonio, nel caso in cui taluno, sorpreso con il proprio gregge in un fondo altrui, Usi minaccia all'avente diritto per costringerlo a consentire la continuazione del pascolo, non si ha rapina ma concorso del delitto di pascolo abusivo con il delitto di violenza privata (Cass. II, n. 660/1964). Profili processualiLa procedibilità è a querela di parte; si procede d'ufficio solo se si tratti di acque, terreni, fondi ed edifici pubblici o destinati ad uso pubblico, cioè nelle ipotesi previste dall'art. 639-bis. Per l'ipotesi prevista dall'art. 636 comma 1 è prevista la sanzione della multa da € 10,00 ad € 103,00. La fattispecie prevista dall'art. 636 comma 2 è punita con la sanzione della reclusione fino ad un anno o della multa da € 20,00 ad € 206,00. Ove ricorra l'ipotesi di cui all'art. 636 comma 3 dovrà applicarsi la sanzione della reclusione fino a due anni e della multa da € 51,00 ad € 516,00. BibliografiaAntolisei, Manuale di diritto penale parte speciale, Milano, 1997; Fiandaca - Musco, Diritto penale, parte speciale II, Bologna, 1997; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino, 1981; Marini, Delitti contro il patrimonio, Torino, 1999. |