Codice Penale art. 638 - Uccisione o danneggiamento di animali altrui (1).

Roberto Carrelli Palombi di Montrone

Uccisione o danneggiamento di animali altrui (1).

[I]. Chiunque senza necessità uccide o rende inservibili o comunque deteriora animali che appartengono ad altri [727] è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato (2), a querela della persona offesa [120], con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 309 euro (3).

[II]. La pena è della reclusione da sei mesi a quattro anni, e si procede d'ufficio, se il fatto è commesso su tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o in mandria, ovvero su animali bovini o equini, anche non raccolti in mandria [625 n. 8].

[III]. Non è punibile chi commette il fatto sopra volatili sorpresi nei fondi da lui posseduti e nel momento in cui gli recano danno [649].

(1) V. art. 4 d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, in tema di competenza penale del giudice di pace. V. inoltre la norma transitoria di cui all'art. 64 d.lg. n. 274, cit. Per le ipotesi di reato attribuite alla competenza del giudice di pace si applica la sanzione della multa da 258 euro a 2.582 euro o quella della permanenza domiciliare da 6 a 30 giorni o del lavoro di pubblica utilità da 10 giorni a 3 mesi.

(2) Le parole «, salvo che il fatto costituisca più grave reato» sono state inserite dall'art. 1 2 l. 20 luglio 2004, n. 189.

(3) Per l'aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71, d.lg. 6 settembre 2011, n. 159, che ha sostituito l'art. 7 1 l. 31 maggio 1965, n. 575.

competenza: Giudice di pace (primo comma); Trib. monocratico (secondo comma e in caso di aggravanti ex 43 d.lg. n. 274 del 2000)

arresto: facoltativo (secondo comma)

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: consentite (secondo comma)

procedibilità: a querela di parte (primo comma); d'ufficio (secondo comma)

Inquadramento

L'oggetto giuridico del reato previsto dall'art. 638 c.p. è rappresentato dall'interesse pubblico all'inviolabilità del patrimonio, nel senso che si ritiene che di esso facciano parte gli animali, in quanto appartenenti ad una persona fisica o giuridica (Manzini, 629). Si è detto anche che l'art. 638 c.p. rappresenta un'ipotesi speciale di danneggiamento avente come oggetto esclusivo e come elemento specializzante rispetto all'art. 635 c.p. gli animali (FiandacaMusco, 262). Altra parte della dottrina riconosce al reato una natura plurioffensiviva nel senso che esso sarebbe rivolto anche alla tutela del patrimonio zootecnico nazionale (Antolisei, 427).

Soggetti

 

Soggetto attivo

Trattasi di un reato comune che può essere commesso da chiunque, con esclusione solo del soggetto al quale gli animali appartengono, in quanto nei confronti degli animali propri è configurabile esclusivamente il reato di maltrattamento di animali previsto dall'art. 727 c.p. Manzini, 626).

Soggetto passivo

Soggetto passivo è il proprietario o il soggetto che abbia un diritto reale o personale di godimento sull'animale altrui e potrà trattarsi di una persona fisica o giuridica, pubblica o privata.

Elemento materiale

La condotta punita consiste, alternativamente, nell'uccidere, rendere inservibili o comunque deteriorare senza necessità animali appartenenti ad altri. Trattarsi di un reato a forma libera, in quanto la condotta è stata fissata dal legislatore solo con riguardo all'evento naturalistico che consegue ad essa ed essendo indifferenti i mezzi utilizzati dal soggetto agente (Marini, 370). Esso può essere commesso anche mediante omissione, quando sussista un dovere giuridico di impedire l'evento, come nell'ipotesi della mancata alimentazione di animali da parte di chi abbia il dovere giuridico di farlo (Manzini, 631). Deve trattarsi di animali altrui, domestici o in cattività, con esclusione di quelli qualificabili come res nullius (Manzini, 630).

Il fatto deve essere commesso “senza necessità”; si è ritenuto, al riguardo, che il termine abbia un significato più ampio rispetto a quello relativo alla scriminante dello stato di necessità, nel senso che in esso sono ricomprese anche quelle altre situazioni che determinino l'uccisione o il danneggiamento di un animale per evitare un pericolo imminente o per impedire l'aggravamento di un danno, giuridicamente apprezzabile, alla persona propria o altrui (Manzini, 636).

In tale direzione si è espressa anche la Cassazione affermando che la situazione di necessità che esclude la configurabilità del delitto di danneggiamento o uccisione di animali altrui, comprende non solo lo stato di necessità di cui all'art. 54 c.p., ma anche ogni altra situazione che induca all'uccisione o al danneggiamento dell'animale per prevenire od evitare un pericolo imminente o per impedire l'aggravamento di un danno giuridicamente apprezzabile alla persona, propria o altrui, o ai propri beni, quando tale danno l'agente ritenga altrimenti inevitabile (Cass. II, n. 43722/2010). Si è anche, al riguardo, ritenuto che l'esimente dello stato di necessità postula che l'azione sia indotta da un pericolo imminente di un danno grave alla persona e non può essere invocata per escludere la punibilità per colui che uccide animali appartenenti a specie protette allo scopo di tutelare la vita di altro animale appartenente a specie protetta e utilizzato come richiamo (Cass. I, n. 26103/2005).

Ai fini della configurabilità del reato previsto dall’art. 638 è necessario e sufficiente, quanto all’elemento materiale, che vi sia stata, senza necessità, l’uccisione, il deterioramento o il danneggiamento di un animale altrui e, con riguardo al dolo, che l’azione sia stata commessa con la coscienza e la volontà di produrre uno degli eventi innanzi indicati; per quanto attiene alle ipotesi del danneggiamento è idonea a configurare tale elemento la sussistenza di un danno giuridicamente apprezzabile (Cass. II, n. 47694/2014).                                                                                                       

Elemento psicologico

L'elemento psicologico del reato di cui all'art. 638 è il dolo generico, costituito dalla coscienza e volontà di danneggiare, cagionando la morte, l'inservibilità o il deterioramento, l'animale altrui, con la consapevolezza di agire senza necessità.

Nel concetto di necessità previsto dall’art. 638  è compreso non solo lo stato di necessità previsto dalla stessa norma, ma anche ogni altra situazione che induca all’uccisione o al danneggiamento dell’animale per evitare un pericolo imminente o per impedire l’aggravamento di un danno giuridicamente apprezzabile alla propria persona o altrui o ai beni , quando tale danno l’agente ritenga altrimenti inevitabile (Cass. II, n. 43722/2010).           

Consumazione

Trattasi di un reato istantaneo, che però può assumere anche natura permanente come nel caso di un'insufficiente alimentazione di animali produttiva di un graduale e grave deperimento degli stessi (Mantovani, 119). Si è detto che si tratta di un reato materiale, di danno, realizzabile anche mediante omissione e normalmente plurisussistente (Mantovani, 119).

La condotta, per l'integrazione del reato, deve produrre un danno giuridicamente apprezzabile che può consistere tanto nel lucro cessante determinato dall'utilizzabilità dell'animale, quanto nella diminuzione del valore venale dello stesso o nel pregiudizio derivante dalla sua perdita.

È configurabile il tentativo.

Causa di non punibilità

L'art. 638 comma 3 c.p. prevede una speciale causa di non punibilità per chi abbia commesso il fatto su volatili sorpresi nei fondi da lui posseduti e nel momento in cui gli recano danno. La dottrina, al riguardo, ha parlato di una presunzione legislativa di uno stato di necessità nei casi di minaccia di danni alla produzione; la ricorrenza di tale causa di non punibilità dovrà essere oggetto di valutazione, di volta in volta, da parte del giudice (Antolisei, 428); essa ha carattere oggettivo e quindi si applica anche ai concorrenti nel reato; mira a prevenire il danno e quindi non è più applicabile, ove il danno si sia già verificato.

Circostanze aggravanti

Nell'art. 638 comma 2 c.p. sono previste due circostanze aggravanti di carattere oggettivo che determinano anche la procedibilità d'ufficio del reato. Esse consistono nel fatto commesso su tre o più capi di bestiame raccolti in gregge o mandria e nel fatto commesso su bovini o equini anche non raccolti in gregge e mandria. Si mira in questo modo a proteggere in modo più energico la pastorizia e l'agricoltura (Antolisei, 427) e si tiene conto anche del maggior danno patrimoniale arrecato o del maggiore valore economico di alcune categorie di animali (FiandacaMusco, 263).

Rapporti con altri reati

Quanto ai rapporti con la fattispecie di cui all'art. 544-ter , la Cassazione ha precisato il concetto di deterioramento di cui all'art. 638 implica la sussistenza di un danno giuridicamente apprezzabile, mentre per le lesioni all'integrità fisica di cui all'art. 544-ter è necessario il verificarsi di una malattia atta a determinare un'alterazione anatomica o funzionale — anche non definitiva — dell'organismo (Cass. II, n. 47391/2011). In proposito si era anche affermato che in tema di delitti contro il sentimento per gli animali, le nuove fattispecie previste dal Titolo IX bis del Libro II c.p., inserito dalla l. 20 luglio 2004, n. 189, si differenziano dalla fattispecie di uccisione o danneggiamento di animali altrui (art. 638) non solo per la diversità del bene oggetto di tutela penale (bene protetto per l'art. 638 è la proprietà privata dell'animale, mentre per le nuove fattispecie è il sentimento per gli animali), ma anche per la diversità dell'elemento soggettivo, in quanto nelle nuove fattispecie la consapevolezza dell'appartenenza dell'animale ad un terzo — persona offesa è elemento costitutivo del reato (Cass. III, n. 24734/2010).

Il reato si distingue dal maltrattamento di animali previsto dall'art. 727 per il diverso bene giuridico tutelato, in quanto il primo è volto a proteggere il diritto patrimoniale sugli animali, mentre la contravvenzione prevista dall'art. 727 tutela il sentimento di pietà verso gli animali.

Quanto ai rapporti con il delitto di furto, si è precisato che il delitto di uccisione di animali presuppone che il colpevole abbia ucciso animali di cui non si sia impossessato. Se vi è stato impossessamento è ravvisabile solo il reato di furto ed è irrilevante la successiva uccisione degli animali (Cass. II, n. 9983/1983).

Profili processuali

L'art. 638 comma 1 è procedibile a querela di parte. È procedibile d'ufficio se ricorre la circostanza aggravante prevista dall'art. 638 comma 2 c.p.

Il delitto è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino ad € 309,00. Se ricorre la circostanza aggravante prevista dall'art. 638 comma 2 c.p. è prevista la pena della reclusione da sei mesi a quattro anni.

Bibliografia

Antolisei, Manuale di diritto penale parte speciale, Milano, 1997; Fiandaca - Musco, Diritto penale, parte speciale II, Bologna, 1997; Mantovani, Danneggiamento, in Nss. d. I., 1960; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino, 1981; Marini, Delitti contro il patrimonio, Torino, 1999; Piraino, Le differenze fra i reati di cui agli artt. 544-bis e 544-ter c.p. e quello di cui all'art. 638 c.p., in Cass. pen. 2012, 982.

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