Codice Penale art. 640 bis - Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche 1 2 .

Roberto Carrelli Palombi di Montrone

Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche1 2.

[I]. La pena è della reclusione da due a sette anni e si procede d'ufficio se il fatto di cui all'articolo 640 riguarda contributi, sovvenzioni, 3finanziamenti, mutui agevolati ovvero altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o dell'Unione europea [316-bis] 45.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 22 l. 19 marzo 1990, n. 55.

[2] In tema di responsabilità amministrativa degli enti v. art. 24 d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231.

[3] La parola «sovvenzioni,» è stata inserita dall'art. 28-bis, comma 1, lett. d), d.l. 27 gennaio 2022, n. 4, conv., con modif., in l. 28 marzo 2022, n. 25, in sede di conversione. Precedentemente la medesima modifica era stata disposta dall'art. 2, comma 1, lett. d), d.l. 25 febbraio 2022, n. 13, abrogato dall'art. 1, comma 2, l. n. 25/2022, cit. Ai sensi del medesimo comma 2, restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo d.l. n.13/2022, cit.

[4] Per l'aumento delle pene, qualora il fatto sia commesso da persona sottoposta a misura di prevenzione, v. art. 71 d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159, che ha abrogato la disciplina di cui all'art. 7, comma 1, l. 31 maggio 1965, n. 575.

[5] Comma modificato dall'art. 30, comma 1,  l. 17 ottobre 2017, n. 161, che ha sostituito le parole «da due a sette anni» alle parole «da uno a sei anni» . Successivamente, ai sensi dell'art. 7, comma 1, d.lgs. 14 luglio 2020, n. 75, in vigore dal 30 luglio 2020, il riferimento alle parole «Comunità europee» deve intendersi ora come riferimento alle parole «Unione europea».

 

competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.)

arresto: facoltativo

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

L'art. 640-bis. è stato introdotto dalla l. 19 marzo 1990 n. 55 con la finalità di prevenire la diffusione di fenomeni di illecita captazione abusiva di finanziamenti ed altre erogazioni pubbliche (Fiandaca-Musco, PS II 1992, 154). Si è parlato, al riguardo, di reato ad offensività duplice, perché attraverso la tutela da condotte fraudolente del patrimonio pubblico destinato al sovvenzionamento di attività private viene indirettamente tutelato anche il bene giuridico, di rilevanza costituzionale, del buon andamento della pubblica amministrazione. Con la l. 28 marzo 2022, n. 25, di conversione del d.l. 27 gennaio 2022, n. 4, nel testo dell’art. 640 bis c.p., dopo la parola “contributi” è stata inserita la parola “sovvenzioni. Di conseguenza sarà applicabile l’aumento di pena previsto nella norma anche laddove il fatto di cui all’art. 640 c.p. riguardi  sovvenzioni pubbliche.

Circa la natura della fattispecie, ipotesi autonoma o circostanza aggravante, il contrasto insorto nella giurisprudenza della Corte di Cassazione è stato risolto dalle Sezioni Unite nel senso che trattasi di circostanza aggravante del delitto di truffa di cui all'art. 640 e non figura autonoma di reato (Cass. S.U., n. 26351/2002; Conf. Cass. II, n. 48394/2019). 

Elemento materiale

L'elemento materiale del reato coincide con quello della truffa, a cui si aggiunge l'elemento specializzante dell'oggetto materiale sul quale deve cadere l'azione truffaldina rappresentato da contributi, finanziamenti, mutui agevolati ovvero altre erogazioni dello stesso tipo concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee.

In tal senso si è espressa la giurisprudenza, affermando che, in materia di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, l'elemento specializzante rispetto al reato di truffa è costituito dall'oggetto materiale della frode, cioè da ogni attribuzione economica agevolata erogata da parte dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee, comunque denominata: «contributi e sovvenzioni» (erogazioni a fondo perduto), finanziamenti (cessioni di credito a condizioni vantaggiose per impieghi determinati), mutui agevolati (caratterizzati, rispetto all'ipotesi precedente, dalla maggior ampiezza dei tempi di restituzione). Si è ritenuto, quindi che, dal punto di vista oggettivo sia richiesta, per la sussistenza del reato, la presenza di artifici e raggiri idonei ad indurre in errore l'ente erogatore (Cass. III, n. 11831/1999).

La giurisprudenza ha chiarito che per «erogazioni pubbliche», cui si riferisce l'art. 640-bis, debbono intendersi soltanto quelle finalizzate alla realizzazione di opere o allo svolgimento di attività di interesse pubblico, rimanendone quindi escluse le indennità di natura previdenziale o assistenziale (come quella prevista per le lavoratrici madri), la cui fraudolenta percezione può rendere configurabile il reato di truffa aggravata in danno dello Stato o di altro ente pubblico, ai sensi dell'art.640, comma 2, n. 1 (Cass. I, n. 2286/1999). Si è, inoltre, ritenuto che il concetto di contributo, finanziamento o mutuo agevolato, richiamato dall'art. 640-bis, va ricompreso nella generica accezione di sovvenzione, concretizzandosi in una attribuzione pecuniaria che trova il suo fondamento e la sua giustificazione nell'attuazione di un interesse pubblico. Ne consegue che le somme provenienti da un pubblico finanziamento, anche in ragione dell'obbligo di rendiconto e di restituzione degli eventuali residui di gestione, continuano ad essere di proprietà pubblica anche nel momento in cui entrano nella disponibilità materiale dell'ente privato finanziato, rimanendo integro il vincolo originario della loro destinazione al fine per il quale sono state erogate (Cass. II, n. 19539/2011).

La Cassazione ha affermato che, in tema di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis), integrano gli artifici e raggiri, idonei ad indurre in inganno l'ente erogatore, le false dichiarazioni del privato — che richieda alla Regione un contributo straordinario per l'abbattimento di tutti i bovini della sua stalla, affetti da brucellosi — in ordine all'intervenuto abbattimento di tutti gli animali presenti nella stalla, mentre in realtà alcuni erano stati tenuti in vita e occultati alla visita degli ispettori (Cass. V, n. 21083/2004).

Si è ritenuto che nel delitto di cui all'art. 640-bis il danno patrimoniale dell'ente pubblico si identifica non con il lucro cessante, bensì soltanto con il «danno emergente» sorto al momento della elargizione in denaro in conseguenza di una falsa prospettazione riguardante la spesa. Ne consegue che è ravvisabile il suddetto delitto nell'ipotesi in cui, al di là della effettiva realizzazione dei lavori finanziati, siano state prospettate modalità di esecuzione degli stessi del tutte diverse da quelle utilizzate (Cass. VI, n. 938/2003). Nella stessa direzione, successivamente, si è affermato che nel delitto di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche il danno patrimoniale dell'ente pubblico è qualificato dalle finalità pubblicistiche e perciò sussiste allorché le stesse risultino vanificate, identificandosi con il «danno emergente» sorto al momento della elargizione in denaro in conseguenza di una falsa prospettazione riguardante la spesa (Cass. II, n. 2892/2011).

Il delitto di truffa aggravata ex art. 640-bis non è configurabile qualora le somme, costituenti il profitto del reato, vengano destinate all'ente pubblico di cui il soggetto agente faccia parte, in quanto uno degli elementi costitutivi del reato è il procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto e nella nozione di «altri» non può essere considerato lo stesso ente per il quale la persona fisica agisca ed operi (Cass. II n. 4416/2015). Nel caso concreto si trattava del sequestro preventivo di una somma di denaro nei confronti di un Comune, quale profitto del reato di truffa perpetrata dal Sindaco e dai Consiglieri ai danni della Regione.

La condotta del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche può essere integrata anche da fatti consistenti in una immutatio veri di per sé non costituente il reato di falso (Cass. II, n. 35197/2013); nel caso di specie la Corte ha reputato significativa l'indicazione, tra le spese per le quali era stata richiesta l'erogazione di un contributo regionale, di esborsi per consulenza riguardanti un oggetto diverso da quello indicato, in relazione ai quali il contributo non sarebbe stato erogabile.

Consumazione

La Cassazione ha ritenuto che il momento consumativo del delitto di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche coincide con quello della cessazione dei pagamenti, che segna anche la fine dell'aggravamento del danno, in ragione della natura di reato a consumazione prolungata (Cass. II, n. 26256/2007. In applicazione di tale principio è stata esclusa l'illegittimità del sequestro per equivalente finalizzato alla confisca, che era stato disposto nonostante che il contratto di mutuo allo scopo fosse precedente all'entrata in vigore della l. n. 300/2000, che ha inserito nel codice penale l'art. 640 quater. Nello stesso senso si è affermato che il delitto di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche si consuma già nel momento del versamento da parte dell'ente erogante dei finanziamenti richiesti attraverso la presentazione di un preventivo di spesa artatamente «gonfiato», anche quando sia previsto a carico del richiedente l'obbligo di successiva rendicontazione sull'effettivo impiego delle somme percepite (Cass. II, n. 4839/2010).

Recentemente la Cassazione ha stabilito che la condotta si perfeziona non già con l'approvazione del finanziamento pubblico, ma solo con la presentazione di rendiconti supportati da falsi documenti giustificativi, perché da tale momento è consentito il trattenimento da parte del soggetto privato delle somme illecitamente percepite, in relazione sia alle anticipazioni già ricevute che al saldo finale (Cass. VI, n. 12278/2020).

Rapporti con altri reati

Le sezioni unite della Cassazione hanno evidenziato il rapporto di sussidiarietà esistente fra il reato di cui all'art. 316- ter  e quello di cui all'art. 640- bis. In tal senso si è detto che integra il reato di indebita percezione di elargizioni a carico dello Stato previsto dall'art. 316-ter comma 1, e non quello di truffa aggravata ai sensi dell'art. 640-bis, l'indebito conseguimento, nella misura superiore al limite minimo in esso indicato, del cosiddetto reddito minimo di inserimento previsto dal D.Lgs. 18 giugno 1998 n. 237 (Cass.  S.U., n. 16568/2007). Nell'occasione la Cassazione ha ritenuto che nel reato di cui all'art. 316-ter restano assorbiti solo i delitti di falso di cui agli artt. 483 e 489, ma non le altre falsità, eventualmente commesse al fine di ottenere l'erogazione, le quali, all'occorrenza, concorrono con il primo reato. Il principio è stato poi ribadito dalle stesse sezioni unite nel senso che integra il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato la falsa attestazione circa le condizioni reddituali per l'esenzione dal pagamento del ticket per prestazioni sanitarie e ospedaliere che non induca in errore ma determini al provvedimento di esenzione sulla base della corretta rappresentazione dell'esistenza dell'attestazione stessa (Cass. S.U., n. 7537/2010). La Corte, al riguardo, ha precisato che si ha erogazione, pur in assenza di un'elargizione, quando il richiedente ottiene un vantaggio economico che viene posto a carico della comunità. Si è, in proposito, ulteriormente precisato che la semplice presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non vere non integra necessariamente la fattispecie di cui all'art. 316-ter, ma quando ha natura fraudolenta può configurare gli artifizi e raggiri descritti nel paradigma della truffa e, unitamente al requisito dell'induzione in errore, può comportare la qualificazione del fatto ai sensi dell'art. 640 e 640-bis (Cass. II, n. 33841/2011).In linea con il principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite si è ribadito cche integrano il reato di indebita percezione di erogazioni a carico di enti pubblici, previsto dall'art. 316-ter c.p., la condotta di chi rende dichiarazioni mendaci e compie attestazioni non veritiere in ordine alle proprie condizioni personali, familiari e patrimoniali, al fine di ottenere un contributo economico erogato da un ente locale per lo svolgimento di attività socialmente utili, rinvenendosi il tratto distintivo rispetto al reato di malversazione a danno dello Stato, previsto dall'art. 316-bis c.p., nella mancata violazione di un vincolo di destinazione gravante sulle somme elargite e quello rispetto al reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, previsto dall'art. 640-bis c.p., nei connotati della condotta, che, in tal caso, implica l'induzione in errore dell'ente erogatore e la determinazione di un danno per lo stesso (Cass. VI, n. 51962/2018; Cass. II, 8756/2020).

La Cassazione ha recentemente precisato la natura residuale del reato di cui all'art. 316 ter c.p. rispetto alla truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, emergendo ciò dalla lettera inequivocabile della norma che si apre proprio con una clausola di riserva (Cass. II, n. 40015/2024). Segnatamente l'art. 640 bis ha trovato applicazione nelle ipotesi della percezione di bonus da parte di soggetti non aventi diritto e cioè quando, alla richiesta di riconoscimento di un credito fiscale o altro beneficio economico previsto dalla legge, non corrisponda l'effettiva esecuzione delle opere dichiarate; ciò in quanto il riconoscimento del credito da parte dell'ente pubblico è avvenuto a seguito dell'induzione in errore dello stesso in seguito alla trasmissione di fatture false attestanti l'esecuzione di opere in realtà mai effettuate.

In applicazione dei sopra riportati principi, la Cassazione ha giudicato corretta la qualificazione giuridica operata dai giudici di merito in una fattispecie concreta relativa alla liquidazione di fatture emesse da un esercente che beneficia del bonus “carta docente”; segnatamente si è ritenuto che i fatti integrassero il delitto di cui all'art. 316-ter c.p. e non quello di cui all'art. 640-bis c.p., difettando da parte della Pubblica Amministrazione un'effettiva attività di riscontro in ordine alla sussistenza delle condizioni previste per l'erogazione del beneficio (Cass. VI, n. 30770/2023).

Si è ritenuto che il reato di malversazione in danno dello Stato (art. 316-bis ) può concorrere con quello di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art.640 bis), in quanto il primo tutela la P.A. da atti contrari agli interessi della collettività, anche di natura non patrimoniale, mentre il secondo tutela il patrimonio da atti di frode, aggravata nel caso di conseguimento di erogazioni pubbliche (Cass. II, n. 29512/2015).

Viene ammessa la possibilità del concorso formale fra il reato di turbata libertà degli incanti e quello di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, attesa la loro diversa obiettività giuridica (essendo rivolto l'uno alla tutela del regolare svolgimento dei pubblici incanti e delle licitazioni private, l'altro alla difesa della integrità patrimoniale del soggetto passivo), e differenziandosi inoltre gli stessi sotto il profilo degli elementi strutturali che li compongono (Cass. II, n. 30050/2014).

Integra il delitto di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e non quello previsto dall'art. 2 l. n. 898/1986 la formazione e l'utilizzazione di false bolle di consegna di prodotti agricoli eccedentari presso i centri di raccolta gestiti dall'Aima, per ottenere i contributi comunitari a sostegno dell'agricoltura (Cass. I, n. 49086/2012).

Circa i rapporti fra l'art. 640-bis e la frode comunitaria, la Cassazione ha ritenuto che la condotta di chi consegue indebitamente sovvenzioni comunitarie mediante esposizione di dati e notizie falsi sia perseguibile ai sensi dell'art. 640-bis ove al mendacio si accompagni un quid pluris, cioè un'attività fraudolenta che vada ben oltre la semplice esposizione dei dati falsi, sì da vanificare o comunque rendere meno agevole l'attività di controllo della richiesta da parte delle autorità preposte; quando invece la condotta si esaurisca nella esposizione dolosa di dati non veritieri viene ad essere realizzato l'illecito amministrativo — se la somma percepita è inferiore ai venti milioni — ovvero la speciale ipotesi criminosa — se trattasi di erogazioni di importo superiore — di cui all'art. 2 l. 23 dicembre 1986 n. 898, come modificata dall'art. 73 l. 19 febbraio 1992, n. 142 (Cass. II, n. 375/1997).

Casistica

 

Erogazione di contributi previdenziali sulla base di un'autocertificazione falsa

In tema di indebita percezione di erogazioni pubbliche, la produzione all'ente erogatore di una falsa autocertificazione finalizzata a conseguire indebitamente contributi previdenziali integra il reato di cui all'art. 316-ter, anziché quello di truffa aggravata, qualora l'ente assistenziale non venga indotto in errore, in quanto chiamato solo a prendere atto dell'esistenza dei requisiti autocertificati e non a compiere una autonoma attività di accertamento (Cass. II, n. 49642/2014).

Profitto del reato consistente nella tariffa incentivante per l'energia prodotta da pannelli solari

In tema di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, il profitto del reato di cui all'art. 640-bis c.p., commesso dal soggetto che abbia falsamente dichiarato che l'energia elettrica è stata prodotta da pannelli solari di provenienza industriale europea per conseguire indebitamente oltre alla «tariffa incentivante» anche la prescritta maggiorazione del 10%, deve essere quantificato nella misura dell'intera somma percepita e non soltanto della anzidetta maggiorazione, in quanto la non veridicità della dichiarazione comporta ex art. 21 d.m. 5 maggio 2011 la decadenza dal diritto all'intero beneficio e non solo all'incremento economico, con ripetizione di quanto già eventualmente incassato (Cass. II, n. 13928/2015).

Reato commesso in concorso da un privato e da una s.r.l.

Il sequestro preventivo, preordinato alla confisca di beni per un valore equivalente al profitto del reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, può essere emesso nei confronti della persona fisica concorrente con una società a r.l., pur se il profitto sia stato interamente acquisito dalla società concorrente, che non è estranea al reato ed ha un titolo autonomo di responsabilità, dal momento che vige, data la natura sanzionatoria della confisca per equivalente, il principio solidaristico secondo cui l'intera azione delittuosa e l'effetto conseguente sono imputati a ciascun concorrente (Cass. II, n. 31989/2006).

Profili processuali

Il reato è procedibile d'ufficio. È punito con la pena della reclusione da due a sette anni. La pena originariamente prevista della reclusione da uno a sei anni è stata sostituita con quella ora indicata dall'art. 30 comma 1 della l. 17 ottobre 2017 n. 161, recante “Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al d.lgs. 6 settembre 2011 n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale ed altre disposizioni. Delega al Governo per la tutela del lavoro nelle aziende sequestrate e confiscate.” che ha modificato in tal senso l'art. 640-bis c.p.

Bibliografia

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