Codice Penale art. 643 - Circonvenzione di persone incapaci.

Roberto Carrelli Palombi di Montrone

Circonvenzione di persone incapaci.

[I]. Chiunque, per procurare a sé o ad altri un profitto, abusando dei bisogni, delle passioni o della inesperienza di una persona minore, ovvero abusando dello stato d'infermità o deficienza psichica di una persona, anche se non interdetta o inabilitata, la induce a compiere un atto, che importi qualsiasi effetto giuridico per lei o per altri dannoso, è punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 206 euro a 2.065 euro [644, 649].

competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.)

arresto: facoltativo

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

La dottrina individua il bene giuridico protetto dal delitto previsto di cui all'art. 643 nell'interesse pubblico concernente l'inviolabilità del patrimonio che lo Stato vuole proteggere contro azioni fraudolente che consistono nell'abusare di situazioni di particolare debolezza fisica o psichica in cui possono venirsi a trovare determinati soggetti (Manzini, Trattato). Da parte di altra dottrina viene posto al centro dell'attenzione nella definizione del bene giuridico protetto dall'art. 643 l'interesse del minorato alla libera esplicazione della sua attività, ritenendosi che il delitto sia più legato alla tutela della sfera di libertà di autodeterminazione della persona che non alla sfera dei suoi interessi patrimoniali (Ronco).

Soggetti

Soggetto attivo

Trattasi di un reato comune, anche se è stato evidenziato il frequente collegamento che nella pratica può verificarsi fra la fattispecie incriminatrice in esame e l'art. 649 c.p. che prevede una serie di ipotesi di non punibilità per fatti commessi ai danni di congiunti, venendosi così a creare di fatto una delimitazione dei possibili soggetti attivi del reato. Si è parlato, al riguardo, di requisiti negativi speciali di legittimazione al reato (Marini 1999).

Soggetto passivo

Sono previste tre categorie di soggetti passivi: minori, persone in stato di infermità e persone in stato di deficienza psichica; la sussistenza di una delle predette condizioni viene, quindi, a porsi come un presupposto della condotta. Si discute se il reato possa configurarsi nei confronti di soggetti del tutto incapaci d'intendere e di volere, come ad esempio bambini piccoli o infermi totali di mente, nei confronti dei quali, appunto, non potrebbe ipotizzarsi alcuna forma di condizionamento della libertà di autodeterminazione (Antolisei, PS). Viene, al riguardo, osservato che, su questo specifico punto, non sussistono espresse limitazioni normative e che il fatto andrebbe esente da pena tutte le volte in cui non fosse riconducibile alle ipotesi di furto, violenza privata o estorsione (Siniscalco).

Con riguardo ai minori di età, si è precisato che la norma non li tutela in quanto tali, ma solo in quanto il soggetto attivo abusi effettivamente della loro inesperienza, dei loro bisogni e delle loro passioni, occorrendo, infatti, per l'integrazione del reato lo sfruttamento in concreto dello stato di menomazione intellettuale, volitiva o affettiva derivante, appunto, dalla minore età (Ronco).

Quanto allo stato d'infermità, si tratta di un concetto essenzialmente clinico nel quale è compresa tanto la malattia mentale, come le psicosi maniaco depressive o le schizofrenie, quanto le anomalie mentali, come in caso di personalità psicopatica o di reazioni psicogene. In proposito la dottrina segnala la relatività di una nozione di normalità psichica, in quanto si fa riferimento alle nozioni di benessere e buon inserimento sociale, che sono parametri generici e non strettamente adattabili alle realtà diversificate e problematiche degli individui (Bandini-Lagazzi).

La giurisprudenza ha precisato che l'art 643 non richiede che l'incapace sia privo della capacità d' intendere e di volere in maniera totale ovvero permanente, essendo sufficiente che lo stato di infermità psichica sia limitato ad alcune manifestazioni, anche solo ricorrenti, delle quali l'agente abbia abusato mediante induzione a compiere un atto che un individuo di media normalità psichica non avrebbe acconsentito a compiere (Cass. V, n. 9263/1979).

La deficienza psichica costituisce un'ipotesi alternativa allo stato d'infermità; in tal senso si è espressa la giurisprudenza affermando che ler la esistenza dello stato di infermità o deficienza psichica, richiesto dall'art 643 per il delitto di circonvenzione di persona incapace, non occorre una vera e propria malattia mentale, ma basta uno stato di deficienza del potere di critica e di indebolimento di quello volitivo, tali da rendere possibile l'altrui opera di suggestione. L'incapacità psichica del soggetto può, infatti, derivare anche da cause non patologiche, perché la legge distingue la infermità psichica dalla deficienza psichica (Cass. V, n. 2237/1978).

La Cassazione ha precisato che il terzo eventualmente danneggiato in conseguenza degli atti dispositivo compiuti dall'incapace non assume la veste di persona offesa, che spetta solo all'incapace circonvenuto e, pertanto, non ha diritto di avere avviso della proposizione della richiesta di archiviazione (Cass. II, n. 20809/2016).

Si è precisato che la nozione non può essere intesa in senso clinico, in quanto le due nozioni di infermità e di deficienza psichica, in ambito psichiatrico, sostanzialmente, si equivalgono, facendo riferimento a determinate patologie riconducibili all'ampio genus delle infermità; deve quindi farsi riferimento con il termine stato di deficienza psichica ad un concetto giuridico (Bandini-Lagazzi).

La giurisprudenza ha, al riguardo, precisato che per l'esistenza di uno stato di infermità o di deficienza psichica di una persona non occorre una vera e propria malattia mentale, ma occorre pur sempre un'effettiva e notevole menomazione delle facoltà intellettive o volitive, tale da rendere possibile la suggestione del minorato da parte di altri; si è ritenuto, quindi, che vi debba essere un'assoluta certezza sulla sussistenza dell'incapacità del soggetto passivo, costituendo essa il presupposto del reato (Cass. II, n. 9661/1992); così nel caso di specie pur avendo la perizia psichiatrica dimostrato che il soggetto passivo, al momento dei fatti, era capace di avere cura dei propri interessi economici, escludendo il decadimento delle sue facoltà intellettive e volitive il reato era stato ritenuto sussistente in quanto erano stati individuati altri elementi per ritenerlo affetto da indebolimento mentale e comunque facilmente suggestionabile. Il principio è stato nel senso che, in tema di circonvenzione di persone incapaci, lo stato di infermità o di deficienza psichica della persona, pur non dovendo necessariamente consistere in una vera e propria malattia mentale, deve comunque provocare una incisiva menomazione delle facoltà intellettive e volitive, tale da rendere possibile la suggestione del minorato da parte di altri, in quanto l'incapacità del soggetto passivo costituisce un presupposto del reato della cui sussistenza, pertanto, vi deve essere l'assoluta certezza (Cass. II, 5791/2016). Ed ancora si è detto che il delitto di circonvenzione di persone incapaci può essere commesso in danno — oltre che di minori — di persona in stato di infermità psichica, cioè affetta da un vero e proprio stato patologico, conosciuto e codificato dalla scienza medica o da una condizione soggettiva, che, sebbene non patologica, menomi le facoltà intellettive e volitive del soggetto quale conseguenza di una anomalia mentale, non importa se in modo definitivo o temporaneo; ovvero in danno di un soggetto in stato di deficienza psichica, intendendosi per tale sia una alterazione dello stato mentale, ontologicamente meno grave e aggressiva dell'infermità, dipendente da particolari situazioni fisiche (età avanzata, fragilità di carattere), o da anomale dinamiche relazionali, idonee a determinare una incisiva menomazione delle facoltà intellettive e volitive, inficiando il potere di autodeterminazione, di critica e di difesa del soggetto passivo dall'altrui opera di suggestione (Cass. II, n. 36424/2015). A questo riguardo, pur dovendo la situazione di deficienza psichica del soggetto passivo avere natura oggettiva, non è necessaria l'immediata percepibilità di essa da parte di tutti, in quanto la relativa consapevolezza è richiesta soltanto in capo all'autore del reato che abbia instaurato con la persona offesa una conoscenza significativa, grazie alla quale abbia avuto contezza della condizioni di fragilità che affliggevano la vittima (Cass. II, n. 4592/2021).

Con riguardo alle modalità di accertamento delle condizioni di incapacità del soggetto ritenuto vittima del reato, la Cassazione ha avuto modo di precisare che non è atto irripetibile l’accertamento tecnico, mediante consulenza, sullo stato psichico di una persona, semprechè riguardi una condizione costante e non contingente e quindi non suscettibile di modificazione (Cass, V, n. 40450/2019); viceversa ove lo stato psichico oggetto di accertamento sia mutevole, l’accertamento è certamente irripetibile e deve essere compiuto nelle forme prevista dall’art. 360 c.p.p., prevedendosi la partecipazione della difesa dell’indagato ed il suo consulente eventualmente nominato (Cass. II, n. 7349/2023).

Si è anche ritenuto che al fine di accertare lo stato di deficienza psichica della vittima, può assumere rilievo anche la passione morbosa che essa nutre per l'agente, poiché la tenace presenza di un'idea dominante, carica di contenuto emotivo, e la forte tensione affettiva possono, specie in persone anziane o in soggetti dalla personalità debole, avere un effetto deviante del pensiero critico ed un'azione nettamente inibitrice sulla volontà (Cass. III, n. 38705/2018).

Quindi non si esige che il soggetto passivo versi in stato di incapacità di intendere e di volere, essendo sufficiente anche una minorata capacità psichica, con compromissione del potere di critica ed indebolimento di quello volitivo, tale da rendere possibile l'altrui opera di suggestione e pressione (Cass. II, n. 3209/2013). Si è detto, infatti, che la norma intende tutelare non tanto le persone parzialmente o totalmente incapaci dall'abuso che l'agente possa compiere per tale loro incapacità, quanto piuttosto ha inteso salvaguardare quei soggetti che, a cagione della loro età o del loro stato di infermità o di deficienza psichica, che li rendono particolarmente assoggettabili alle pressioni, agli stimoli ed agli impulsi che altri eserciti su di loro, siano facilmente determinabili e coscientemente indotti al compimento di atti pregiudizievoli (Cass. II, n. 7101/1988).

Il delitto di circonvenzione di incapace è configurabile qualora la persona offesa sia da anni affetta da morbo di Alzheimer, trattandosi di una patologia ingravescente che determina la sussistenza di uno stato di infermità e deficienza psichica tale da rendere non indispensabile verificare la condizione della vittima al momento dell'atto dispositivo (Cass. II, n. 9734/2017).

Elemento materiale

La Cassazione, per la configurabilità del delitto di circonvenzione di incapaci ritiene necessarie le seguenti condizioni: a) l'instaurazione di un rapporto squilibrato fra vittima ed agente, in cui quest'ultimo abbia la possibilità di manipolare la volontà della vittima, che, in ragione di specifiche situazioni concrete, sia incapace di opporre alcuna resistenza per l'assenza o la diminuzione della capacità critica; b) l'induzione a compiere un atto che importi per il soggetto passivo o per altri qualsiasi effetto giuridico dannoso; c) l'abuso dello stato di vulnerabilità che si verifica quando l'agente, consapevole di detto stato, ne sfrutti la debolezza per raggiungere il suo fine e cioè quello di procurare a sé o ad altri un profitto; d) la oggettiva riconoscibilità della minorata capacità, in modo che chiunque possa abusarne per raggiungere i suoi fini illeciti (Cass. II, n. 19834/2019). Ed al riguardo le condotte di abuso e di induzione consistono rispettivamente in qualsiasi pressione morale idonea al risultato avuto di mira dall'agente e in tutte le attività di sollecitazione e suggestione capaci di far sì che il soggetto passivo presti il suo consenso al compimento dell'atto dannoso (Cass. II, n. 31320/2008). Con specifico riferimento all'induzione, la stessa implica il compimento di attività di sollecitazione e suggestione capaci di far sì che il soggetto passivo presti il suo consenso al compimento dell'atto dannoso, con la conseguenza che, ai fini dell'integrazione del reato, non è sufficiente che l'agente si limiti a trarre giovamento dalle menomate condizioni psichiche del soggetto passivo (Cass. II, n. 1419/2013). Inoltre perché si configuri l'induzione penalmente rilevante ai sensi dell'art. 643, non è richiesto l'uso di mezzi coattivi o di artifici o raggiri, ma è pur sempre necessaria un'attività apprezzabile di pressione morale, di suggestione o di persuasione, cioè di spinta psicologica che non può ravvisarsi nella pura e semplice richiesta rivolta al soggetto passivo di compiere un atto giuridico (Cass. II, n. 28080/2015).

Certo la condotta di induzione può concretizzarsi anche attraverso comportamenti che implicano il ricorso a forme di violenza morale che si è materializzata in atti di intimidazione del soggetto passivo idoeni a ridurne o eliminarne la capacità di autodeterminarsi, atti che, pur senza trascendere nella violenza fisica o nella minaccia, che caratterizzano il delitto di estorsione, rendono la suggestione e la conseguente induzione meno facilmente resistibile da parte della vittima (Cass. II, n.18997/2021).

Si è affermato che il reato sussiste qualora venga dimostrato che l'agente abbia indotto la vittima al compimento di atti per lei dannosi, abusando del suo stato di infermità o di deficienza psichica, anche se la persona offesa si era comportata in modo analogo quando era ancora "compos sui", essendo impossibile stabilire, a causa del sopravvenuto stato di privazione della capacità di discernimento, se la vittima avrebbe continuato a tenere la stessa condotta. In relazione al caso di specie si è precisato che gli stessi atti, normali ed incensurabili prima del sopraggiungere dello stato di incapacità, provato l'abuso, diventano anomali e penalmente rilevanti se compiuti nel predetto stato, a seguito di una costante attività di suggestione e di pressione morale posta in essere dall'imputato (Cass. II, n. 1923/2015).

L'evento del reato è costituito dal compimento da parte del soggetto passivo di un atto che importi un qualsiasi effetto giuridico danno per se stesso o per altri.

La dottrina, al riguardo, ha fatto riferimento a qualsiasi comportamento negoziale o non negoziale che rientra nelle diverse categorie degli atti giuridici e che sia conseguenza di una manifestazione di volontà o di conoscenza da parte del circonvenuto (Fiandaca-Musco, PS II, 203).

Secondo la Cassazione non occorre che l'effetto dannoso consegua all'atto indotto come sua conseguenza giuridica immediata e che, quindi, l'attitudine a determinare un danno o un pericolo di danno costituisca una manifestazione tipica dell'atto stesso, ma è sufficiente che questo, determinato dal dolo o dalla frode dell'agente, sia idoneo ad ingenerare un pregiudizio o un pericolo di pregiudizio per il soggetto passivo che l'ha posto in essere o per altri, legittimamente viene sussunta in tale figura criminosa, ai fini del sequestro probatorio, l'ipotesi in cui una persona in stato di deficienza psichica venga nominata amministratore di una società commerciale ed indotta a sottoscrivere in tale qualità numerosi assegni di rilevante importo e documenti vari (Cass. II, n. 2063/2000).

Va però precisato che, ai fini della configurabilità del reato, è necessario, da un lato, che il depauperamento delle consistenze patrimoniali della vittima sia effettivo e, dall'altro, che il profitto realizzato dall'agente sia caratterizzato da ingiustizia, in quanto, diversamente, non vi può essere frode patrimoniale (Cass. II, n. 22481/2021).

Elemento psicologico

Per la sussistenza del reato, sul piano psicologico, è richiesto il dolo specifico nel senso che l'agente, non solo deve rappresentarsi l'età del soggetto passivo o lo stato di infermità o di deficienza psichica di cui sia affetto e deve essere consapevole dell'abuso e dell'induzione a compiere un atto per lo stesso pregiudizievole, ma deve anche avere l'intento di procurare a sé o ad altri un profitto.

La dottrina ha, al riguardo, precisato che il profitto non dovrà avere necessariamente un carattere patrimoniale, potendo consistere in una qualsiasi utilità anche di carattere meramente affettivo o morale (Siniscalco).

La Cassazione ha affermato, poi, che il profitto a cui fa riferimento l'art. 643, anche se tale norma non lo dice espressamente, dev'essere ingiusto, in quanto, diversamente, non vi può essere frode patrimoniale; sicché il delitto dev'essere escluso quando nulla è stato frodato o si volle frodare (Cass. II, n. 9991/1983).

Consumazione

Il reato di circonvenzione di incapace ha natura di reato di pericolo e si consuma nel momento in cui viene compiuto l'atto capace di procurare un qualsiasi effetto giuridico dannoso per la persona offesa o per altri (Cass. IV, n. 27412/2008). 

La Cassazione ha precisato che nella circonvenzione di incapace, reato a condotta plurima, qualora i momenti della « induzione » e della « apprensione » non coincidono, il reato si consuma all'atto della « apprensione », che produce il materiale conseguimento del profitto ingiusto nel quale si sostanzia il pericolo insito nella « induzione » (Cass. II, 20669/2017); così in una fattispecie concreta si è stabilito che il reato si fosse consumato al momento della stipula di un atto pubblico per iltrasferimento di un bene immobile in relazione al quale era stata in precedenza stipulata una scrittura privata; nell'occasione si è rilevato che che l'attro pubblico fosse necessario per conseguire, attraverso la trascrizione, gli effetti giuridici della vendita, in modo da rendere il trasferimento di proprietà opponibile a chiunque (Cass. II, n. 34912/2021). Anche in caso di induzione alla redazione di un testamento olografo, si è ritenuto che il reato si consuma con la pubblicazione dello stesso, verificandosi in tale momento la situazione di pericolo determinata dall'induzione, considerandosi invece estraneo al perfezionamento dell'illecito il conseguimento del profitto, che consegue all'accettazione dell'eredità ed attienne esclusivamente al profilo soggettio del dolo specifico (Cass. II, n. 10165/2021).  

Si ritiene ammissibile il tentativo, trattandosi di un reato con evento naturalistico connesso ad una condotta che ben può essere realizzata anche solo parzialmente (Siniscalco).

Rapporti con altri reati

Circa i rapporti con il delitto di truffa, la Cassazione ha precisato che non viola il principio di correlazione tra accusa e sentenza il ritenere la sussistenza del reato di truffa invece dell'ipotesi delittuosa, inizialmente contestata, di circonvenzione di persona incapace, in quanto l'esclusione dell'ulteriore originario addebito di aver abusato dello stato di infermità psichica della persona offesa non snatura il contenuto essenziale del fatto contestato, né arreca pregiudizio alla difesa dell'imputato (Cass. III, n. 7705/2018).

Con riferimento, poi, ai rapporti con il delitto di estorsione, si è detto che tra i delitti di cui all'art. 643 e 629, pur potendo essere soggetto passivo di quest'ultimo reato anche la persona che versi nello stato di deficienza psichica, non è ammissibile alcun concorso, anche se tra di essi è comune il perseguimento di un profitto, in quanto si differenziano per il mezzo adoperato dall'agente che, nella circonvenzione di incapaci è costituito dall'opera di suggestione o di induzione e nell'estorsione, invece, dall'uso della violenza o minaccia. Ne consegue che la necessaria esistenza di un nesso causale tra l'evento e uno degli indicati comportamenti dell'agente determina la configurabilità dell'uno o dell'altro titolo di reato (Cass. II, 21977/2017).

Si è però precisato che non costituisce contestazione di un fatto "diverso", bensì di un fatto "nuovo" per il quale non è ammessa la modifica dell'imputazione a norma dell'art. 516 c.p.p., la trasformazione dell'originaria imputazione di circonvenzione di incapaci in quella di tentata estorsione, attesa la diversità radicale della condotta nelle due fattispecie delittuose (Cass. II, n. 16821/2019).

Quanto alla differenza con il delitto di procurato stato di incapacità, la Cassazione ha precisato che, ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 613, è necessario che il soggetto passivo sia stato posto in stato di incapacità di intendere e di volere, cioè in quello stato in cui il soggetto, a norma dell'art. 85, se commette un fatto preveduto dalla legge come reato, non è imputabile. Ciò distingue questa ipotesi criminosa dal delitto di cui all'art. 643, che si riferisce ad uno stato di infermità o deficienza psichica, che non richiede una completa assenza delle facoltà mentali o una totale Mancanza della capacità di intendere e di volere mentre è invece, sufficiente che ricorra una minorata capacità psichica, uno stato di menomazione del potere di critica e di indebolimento di quello volitivo, tale da rendere possibile l'altrui opera di suggestione o da agevolare l'induzione svolta dal soggetto attivo per raggiungere il suo fine illecito (Cass. II, n. 6610/1984).

Si è precisato che i reati di circonvenzione di incapaci e di utilizzo indebito di mezzo di pagamento sono strutturalmente diversi per oggetto della tutela e tipologia di condotta, non essendo, di conseguenza, suscettibili di compenetrazione, ma solo di unificazione sotto il vincolo della continuazione in presenza di un medesimo disegno criminoso; a ciò consegue che ove vengano realizzati contemporaneamente gli elementi costitutivi di entrambi i reati, è configurabile il concorso formale degli stesasi e non un’ipotesi di concorso apparente di norme (Cass. II, n. 31859/2020).

Casistica

Incapace agli effetti del delitto di circonvenzione e capace di testimoniare

L'accertamento delle condizioni di deficienza psichica nel soggetto vittima del delitto di circonvenzione di persone incapaci non impedisce che lo stesso sia sentito come testimone e che siano utilizzate probatoriamente le sue dichiarazioni, attesa la differenza tra la capacità per gestire il patrimonio e quella richiesta per riferire in modo veritiero determinati fatti storici (Cass. II, n. 6078/2009).

Apertura di un libretto cointestato ad autore e vittima

Costituisce un atto con effetti pregiudizievoli e, quindi, idoneo ad integrare la fattispecie di circonvenzione di persone incapaci l'apertura di un libretto cointestato ad autore e vittima, essendo sufficiente che l'atto sia idoneo a ingenerare un pregiudizio o un pericolo di pregiudizio per il soggetto passivo che l'ha posto in essere o per altri (Cass. II, n. 12406/2009).

Ordine di bonifico

Integra l'elemento costitutivo dell'atto con effetti pregiudizievoli per la persona offesa nella fattispecie criminosa di circonvenzione di incapaci l'ordine impartito dalla stessa persona offesa alla propria banca di trasferire ad un terzo beneficiario una somma di danaro, a prescindere dalla effettiva esecuzione dell'ordine stesso (Cass. II, n. 48908/2009).

Promessa di una bustina di droga a soggetto in crisi di astinenza

Ricorre il delitto di circonvenzione di incapace e non già quello di estorsione nell'ipotesi in cui l'imputato, dietro promessa di una bustina di droga, induca un soggetto che versi in stato di agitazione per crisi di astinenza, a sottoscrivere una reintegrazione di debito e a firmare cambiali (Cass. I, n. 8069/1986).

Condotta di induzione al matrimonio di persona incapace ed azione di nullità del matrimonio

In ipotesi di sentenza di condanna definitiva per il reato previsto dall'art. 643, per avere il coniuge imputato indotto l'incapace a contrarre matrimonio, il pubblico ministero non può promuovere, ai sensi dell'art.125 c.c., l'azione di nullità del matrimonio, dopo la morte del coniuge persona offesa. Nella fattispecie concreta la Cassazione ha annullato senza rinvio l'ordinanza del giudice delle indagini preliminari, in funzione di giudice dell'esecuzione, che aveva accolto l'istanza del pubblico ministero di dichiarazione di nullità del matrimonio sul presupposto che "l'ordinamento giuridico non può consentire al condannato di godere i frutti del delitto", ancorchè il giudice della cognizione avesse già rimesso le parti innanzi al giudice civile ai sensi dell'art. 263 comma 3 c.p.p. (Cass. I, n. 34638/2016).

Induzione alla costituzione di un trust

Integra l'elemento oggettivo del reato di circonvenzione di persone incapaci l'induzione del soggetto passivo alla costituzione di un "trust", in quanto detto negozio giuridico, determinando la costituzione di una proprietà temporale in capo al "trustee" svincolata dal potere di disporre dei beni conferiti in modo pieno ed esclusivo, provoca un effetto pregiudizievole per il disponente e per gli altri aventi diritto al trasferimento dei beni per eventi successori (Cass. II, n. 18295/2017).

Terzo danneggiato dagli atti dispositivi dell’incapace

 Il terzo eventualmente danneggiato in conseguenza degli atti dispositivi compiuti dall'incapace medesimo non assume la veste di persona offesa, che spetta soltanto all'incapace circonvenuto e, pertanto, non ha diritto di avere avviso della proposizione della richiesta di archiviazione (Cass. II, n. 20809/2016).

Circonvenzione di incapace commessa con minacce in danno del fratello convivente.

E' stata ritenuta applicabile la causa di non punibilità prevista dall'art. 649 c.p. in una fattispecie concreta nella quale era stato ritenuto integrato il reato di circonvenzione di incapaci commesso con minacce in danno del fratello convivente (Cass. II, n. 6886/2022); la Cassazione, in proposito, si è rifatto al consolidato orientamento, in base al quale la minaccia o la mera violenza psichica non esclude la configurabilità della causa di non punibilità e della perseguibilità a querela per i reati contro il patrimonio commessi in danno dei prossimi congiunti, in quanto la clausola negativa prevista dall'art. 649 co. 3 c.p. opera solo quando il fatto sia commesso con violenza fisica (Cass. II, n. 32354/2013; Cass. VI, 16469/2021).

Profili processuali

La procedibilità è d'ufficio. È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da € 206,00 ad € 2.065,00.

Bibliografia

Bandini-Lagazzi, L'indagine psichiatrico forense sull'anziano vittima di circonvenzione di incapaci, in Riv. it. med. leg. 1990, 770; Marini, Delitti contro il patrimonio, 1999; Marini, Incapaci (circonvenzione di), in Dig. d. pen., VI, Torino, 1992, 310; Pedrazzi, Sul soggetto passivo della circonvenzione di incapaci, in Rit. it. dir e proc. pen. 1977, 359; Ronco, Circonvenzione di incapaci, in Enc. giur. Treccani, VI, Roma 1988, 8; Silvestri, Circonvenzione di incapace, invalidità del contratto e potere del giudice penale di disporre la restituzione alla parte civile del bene trasferito, in Cass. pen. 2009, 3497; Siniscalco, Circonvenzione di persone incapaci, in Enc. dir., VII, Milano, 1960, 50.

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