Codice Penale art. 659 - Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone.Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone. [I]. Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a 309 euro [657, 660, 703]. [II]. Si applica l'ammenda da 103 euro a 516 euro a chi esercita una professione o un mestiere rumoroso contro le disposizioni della legge o le prescrizioni dell'Autorità. [III]. Nell'ipotesi prevista dal primo comma, la contravvenzione è punibile a querela della persona offesa, salvo che il fatto abbia ad oggetto spettacoli, ritrovi o trattenimenti pubblici, ovvero sia commesso nei confronti di persona incapace, per età o per infermità.1 [1] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 1, lett. a), d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150. Per l'entrata in vigore delle modifiche disposte dal citato d.lgs. n. 150/2022, vedi art. 99-bis, come aggiunto dall'art. 6, comma 1, d.l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv., con modif., in l. 30 dicembre 2022, n. 199. Ai sensi, inoltre, dell’art. 85 d.ls. n. 150, cit., come da ultimo modificato dall’art. 5-bis, d.l. n. 162, cit., in sede di conversione « 1. Per i reati perseguibili a querela della persona offesa in base alle disposizioni del presente decreto, commessi prima della data di entrata in vigore dello stesso, il termine per la presentazione della querela decorre dalla predetta data, se la persona offesa ha avuto in precedenza notizia del fatto costituente reato.- 2. Fermo restando il termine di cui al comma 1, le misure cautelari personali in corso di esecuzione perdono efficacia se, entro venti giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, l'autorità giudiziaria che procede non acquisisce la querela. A questi fini, l'autorità giudiziaria effettua ogni utile ricerca della persona offesa, anche avvalendosi della polizia giudiziaria. Durante la pendenza del termine indicato al primo periodo i termini previsti dall'articolo 303 del codice di procedura penale sono sospesi». InquadramentoLa contravvenzione prevista dall'art. 659 c.p. mira a tutelare l'ordine pubblico inteso sotto lo specifico profilo della tranquillità e della quiete delle persone, intese sia come collettività che come singoli. In tale direzione la giurisprudenza ha precisato che la tutela dell'ordine pubblico può estendersi alla tranquillità del privato dal momento che la violazione di quest'ultima può avere riflessi negativi sulla tranquillità pubblica (Cass. I, n. 2486/1993). Con specifico riferimento all'ipotesi prevista dall'art. 659 comma 1 c.p., la giurisprudenza ha avuto modo di chiarire che l'interesse protetto deve essere individuato nel bene della quiete pubblica, la cui offesa si concreta nel disturbo alle occupazioni ed al riposo delle persone, considerate non individualmente ma come collettività (Cass. IV, n. 657/1966). La dottrina ha individuato l'interesse protetto dalla norma nella tranquillità pubblica intesa come condizione psicologica collettiva scevra da motivi di allarme, di commozione o anche di molestia (Chiarotti). La giurisprudenza ha avuto modo di chiarire che il bene giuridico della tranquillità pubblica o privata, che può essere leso dalle condotte consumative del reato di cui all'art. 659 c.p., permane anche in presenza di altre condotte dirette ad attaccarlo, nel senso che esso non è passibile di distruzione. Detto principio ha imposto di ritenere che l'azione di disturbo è punibile anche in presenza di altri comportamenti commessi integranti la violazione della medesima norma penale, anche se gli stessi non vengano perseguiti dagli organi competenti (Cass. I, n. 2355/1997). Elemento materialeL'elemento materiale del reato nell'ipotesi prevista dall'art. 659 comma 1 c.p. consiste nella realizzazione di emissioni sonore scaturenti dai mezzi tassativamente indicati nella norma incriminatrice, cioè da rumori, schiamazzi, abuso di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche o strepiti di animali, che rechino disturbo al riposo ed alle occupazione delle persone. Si tratta, quindi, di condotte tassative, nel senso che restano fuori dalla tutela pena apprestata dalla norma in esame quei disturbi arrecati con altri mezzi, salva la possibile integrazione di altre ipotesi di reato. La giurisprudenza per valutare l'esistenza di un reale disturbo alle occupazioni o al riposo delle persone ha fatto riferimento al criterio della normale tollerabilità, nel senso che, per l'integrazione del reato, è richiesto che gli schiamazzi o rumori superino i limiti della normale tollerabilità e siano obiettivamente idonei a recare disturbo ad una pluralità di persone (Cass. I, n. 4140/1993). La normale tollerabilità dovrà, poi, essere accertata in relazione alla sensibilità media del gruppo sociale in cui il fenomeno si è verificato, non essendo sufficiente ad integrare il reato le lamentele di una o più persone (Cass. I, n. 6761/1996). Di conseguenza la contravvenzione non sussiste allorquando si sia arrecato disturbo ai soli occupanti di un appartamento all'interno del quale erano stati percepiti i rumori, e non anche ad altri soggetti del medesimo stabile o delle zone circostanti; difatti in una tale fattispecie il disturbo, effettivo o potenziale, non ha riguardato la tranquillità di un numero indeterminato di persone, ma soltanto alcuni soggetti definiti; a ciò consegue che il fatto potrà al più costituire un illecito civile fonte di risarcimento del danno, ma non vale ad integrare la contravvenzione prevista dall'art. 659 c.p. (Cass., n. 1406/1997). Ed ancora si è precisato che, per la configurabilità del reato, è richiesto che i lamentati rumori abbiano attitudine a propagarsi ed a costituire un disturbo per una potenziale pluralità di persone, a nulla rilevando poi che alcune non siano state effettivamente disturbate (Cass. I, n. 1394/1999). Ciò in quanto si verte in tema di reato di pericolo, per cui non è necessaria la realizzazione di un evento naturalistico, essendo sufficiente, ai fini dell'integrazione del reato, la realizzazione di una condotta idonea a determinare quell'effetto (Cass. I, n. 54/1993; Cass. I, n. 1284/1996; Cass. I, n. 44905/2011). Quindi non sono necessarie né la vastità dell'area interessata dalle emissioni sonore, né il disturbo di un numero rilevante di persone, essendo sufficiente che i rumori siano idonei ad arrecare disturbo ad un gruppo indeterminato di persone, anche se raccolte in un ambito ristretto, come un condominio (Cass. III, n. 18521/2018). Da un punto di vista oggettivo la Cassazione ha avuto modo di precisare che per riposo non deve intendersi esclusivamente quello notturno, dovendosi in esso ricomprendere anche il riposo in senso lato, costituito ad esempio da una pausa del lavoro o dall'ozio realizzabile anche in ore diurne e che può essere turbato dalla produzione di rumori che superino il limite come sopra individuato nella normale tollerabilità (Cass. I, n. 1005/1996). Il reato potrà essere integrato anche nell'ipotesi in cui le emissioni sonore che superino il limite della normale tollerabilità siano conseguenti all'esercizio di un'attività pur non di per sé stessa rumorosa e svolta nel rispetto delle licenze ed autorizzazioni (Cass. I, n. 1372/1997). La Cassazione ha ritenuto che nell'ipotesi di emissioni sonore prodotte da un impianto stereo attivato da un soggetto minorenne imputabile ad un volume tale da arrecare disturbo al riposo ed alle occupazioni dei vicini, si configura, ai sensi dell'art. 40 c.p., la concorrente responsabilità per il reato di cui all'art. 659 anche del genitore, titolare di una posizione di garanzia nei confronti del figlio minore ex art. 2048 c.c., salvo che provi di non avere potuto impedire il fatto (Cass. n. 53102/2016). La fattispecie di cui all'art. 659 comma 2 c.p. La fattispecie prevista nell'art. 659 comma 2 costituisce un'ipotesi autonoma di reato che può anche concorrere con quella prevista nel comma 1. Essa consiste nella violazione delle disposizioni di legge o delle prescrizioni dell'autorità che disciplinano l'esercizio di una professione o di un mestiere, come ad esempio nel caso dello svolgimento di attività rumorosa in orari diversi da quelli previsti dalla legge o dai regolamenti che disciplinano l'esercizio di una specifica attività (Cass. I, n. 382/1999). La norma è stata considerata una fattispecie incompleta che è destinata ad essere integrata attraverso le prescrizioni contenute in leggi o provvedimenti amministrativi diretti a regolamentare le modalità di esercizio di attività di lavoro rumorose; pertanto in caso di assenza di tali dettami, la condotta non varrà ad integrare il reato, non ponendosi in violazione di specifiche prescrizioni, fatta salva la tutela civile di chi dovesse ritenersi leso da rumori esorbitanti la normale tollerabilità (Cass. I, n. 712/1992; Cass. I, n. 8700/1993). La legge, l'ordinanza o l'altro provvedimento amministrativo concorre, quindi a determinare l'ambito della condotta penalmente rilevante, nel senso che deve essere diretta a disciplinare e determinare le modalità, spaziali e temporali, dell'esercizio dell'attività di lavoro rumoroso, essendo invece irrilevanti le disposizioni dettate per altri scopi, la cui violazione concreterà, ove ne ricorrano le condizioni, altri reati o infrazioni amministrative, ma non la contravvenzione di cui all'art. 659 (Cass. V, n. 8177/1986). Per l'integrazione del reato, quindi, è richiesto che il competente organo del comune abbia emanato, in riferimento alla norma primaria contenuta nell'art. 66 r.d. n. 773/1931 (t.u.l.p.s.), nelle forme e secondo il procedimento stabilito dall'ordinamento, un regolamento o un'ordinanza che fissi l'orario di lavoro per l'esercizio delle professioni e dei mestieri rumorosi (Cass. IV, n. 7666/1985). In ogni caso l'esistenza di un'autorizzazione amministrativa all'esercizio di un'attività rumorosa non esclude la configurabilità del reato, in quanto l'esercizio dell'attività autorizzata deve pur sempre esplicarsi nell'ambito delle leggi e delle prescrizioni a tutela della quiete pubblica (Cass. I, n. 11868/1995). E comunque il giudice potrà disapplicare l'atto amministrativo illegittimo, ove le emissioni rumorose derivanti dall'esercizio di una professione o di un mestiere regolamentati dall'autorità comunale superi i limiti della normale tollerabilità, secondo l'accezione contenuta nell'art. 844 c.c. (Cass. I, n. 9286/1985). La contravvenzione prevista dall'art. 659 comma 2 rappresenta una forma di reato di pericolo presunto, ove l'evento perturbante è presunto iuris et de iure, essendo sufficiente, ai fini dell'integrazione dell'illecito, il solo esercizio irregolare della professione o del mestiere rumoroso contro le disposizioni di legge o le prescrizioni dell'autorità, non occorrendo la prova dell'idoneità del rumore a turbare la tranquillità pubblica, come invece richiesto per l'integrazione della fattispecie prevista nel comma 1 dell'art. 659 (Cass. I, n. 9728/1998; Cass. I, n. 39852/2012). Elemento psicologicoLa contravvenzione, in entrambe le ipotesi previste dall'art. 659, sarà punibile indifferentemente a titolo di dolo o di colpa. Si è al riguardo precisato che non occorre l'intenzione dell'agente di arrecare disturbo alla quiete pubblica, essendo sufficiente la volontarietà della condotta, desunta da circostanze obiettive (Cass. I, n. 11868/1995). Si è ritenuto, però non sussistere l'elemento psicologico del reato, neppure nella forma della colpa, nella condotta del soggetto che, titolare di uno stabilimento industriale, abbia adottato, anche con notevole anticipo rispetto alle ditte concorrenti e con notevole dispendio di energie in termini economici, tecnologie di intervento altamente qualificate per prevenire le immissioni (Cass. I, n. 4880/1996). ConsumazioneIl reato previsto nel primo comma dell'art. 659 rappresenta una fattispecie solo eventualmente permanente, nel senso che essa può venire a consumazione anche con un'unica condotta rumorosa o di schiamazzo, ove la stessa si sia rivelata idonea ad arrecare disturbo alle occupazioni o al riposo di un numero indeterminato di individui (Cass. III, n. 8351/2014). Anche l'ipotesi prevista nel secondo comma può avere natura eventualmente permanente, nel senso che l'azione od omissione può essere ininterrottamente continuativa con possibilità del soggetto di farla cessare (Cass. I, n. 5956/1986; Cass. I, n. 714/1992). Rapporti con altri reatiLa Cassazione ha chiarito che l'esercizio di una attività o di un mestiere rumoroso, integra: A) l'illecito amministrativo di cui all'art. 10, comma 2, l. 26 ottobre 1995, n. 447, qualora si verifichi esclusivamente il mero superamento dei limiti di emissione del rumore fissati dalle disposizioni normative in materia; B) il reato di cui al comma 1 dell'art. 659, qualora il mestiere o la attività vengano svolti eccedendo dalle normali modalità di esercizio, ponendo così in essere una condotta idonea a turbare la pubblica quiete; C) il reato di cui al comma 2 dell'art. 659, qualora siano violate specifiche disposizioni di legge o prescrizioni della Autorità che regolano l'esercizio del mestiere o della attività, diverse da quelle relativa ai valori limite di emissione sonore stabiliti in applicazione dei criteri di cui alla l. n. 447/1995 (Cass. III, n. 56430/2017). La Cassazione ha definito in modo chiaro e preciso il rapporto che deve sussistere fra l'illecito amministrativo introdotto dalla legge quadro sull'inquinamento acustico e le due ipotesi di reato contravvenzionale previste nell'art. 659, individuandosi l'ambito di operatività di ciascuna norma: segnatamente si è detto che, in tema di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone, è integrato illecito amministrativo di cui all'art. 10 comma 2 l. 26 ottobre 1995 n. 447, qualora si verifichi esclusivamente il mero superamento dei limiti di emissione del rumore fissati dalle disposizioni normative in materia; è integrato il reato di cui all'art. 659 comma 1, qualora il mestiere o le attività vengano svolti eccedendo dalle normali modalità di esercizio, ponendo così in essere una condotta idonea a turbare la pubblica quiete; è integrato infine il reato di cui all'art. 659 comma 2, qualora siano violate specifiche disposizioni di legge o prescrizioni dell'Autorità che regolano l'esercizio del mestiere o dell'attività, diverse da quelle relative ai valori limite di emissione sonora stabiliti in applicazione di criteri di cui alla l. n. 447/1995 (Cass. III, n. 42026/2014; Cass. III, n. 5735/2015). Ed a tale impostazione ha recentemente trovato ulteriore conferma, ribadendosi che l'ambito di operatività dell'illecito amministrativo di cui all'art. 10 comma 2 l. n. 447/1995 è limitato alla sola ipotesi in cui si verifichi il mero superamento dei limiti di emissione fissati secondo i criteri stabiliti dalla citata legge quadro sull'inquinamento acustico attuato mediante quelle sorgenti che sono individuate nella legge medesima (Cass. III, n. 25424/2015). Quanto, poi, ai rapporti fra la fattispecie prevista dal primo comma e quella del secondo comma dell'art. 659, la Cassazione ha precisato che il reato di cui all'art. 659 comma 1 resta assorbito in quello di cui all'art. 659 comma 2 laddove il disturbo venga arrecato nel normale esercizio di un mestiere rumoroso, mentre il primo reato risulta integrato in via autonoma se l'esercizio del predetto mestiere eccede le sue normali modalità o ne costituisce un uso smodato (Cass. III, n. 37313/2014). Recentemente si è ancora affermato che Il mancato rispetto dei limiti di emissione del rumore stabiliti dal d.P.C.M. 1 marzo 1991 può integrare la fattispecie di reato prevista dall'art. 659 comma 2, allorquando l'inquinamento acustico è concretamente idoneo a recare disturbo al riposo e alle occupazioni di una pluralità indeterminata di persone, non essendo in tal caso applicabile il principio di specialità di cui all'art. 9 l. n. 689/1981 in relazione all'illecito amministrativo previsto dall'art. 10, comma 2, l. n. 447/1995 (Cass. III, n. 15919/2015). Si è ritenuto configurabile il reato di cui all'art. 659 e non quello di cui all'art. 674 nel caso di uso improprio e molesto di armi giocattolo che, non espellendo proiettili di alcuna specie, provochino soltanto il rumore conseguente all'esplosione delle cartucce a salve e una trascurabile emissione di gas e fumo dovuti alla combustione pirica (Cass. I, n. 1076/1994). CasisticaSuperamento dei limiti di normale tollerabilità La norma incriminatrice di cui all'art. 659 c.p. — disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone — mira a tutelare, oltre all'ordine pubblico, anche la tranquillità pubblica, con la conseguenza che il reato in esame si configura solo quando i rumori prodotti siano potenzialmente idonei a disturbare il riposo e le occupazioni di un numero intermedio di persone. Ne deriva che la valutazione circa l'entità del fenomeno rumoroso va fatta in rapporto alla media sensibilità del gruppo sociale in cui tale fenomeno si verifica, e le lamentele di una o più singole persone non sono, di per sé sole, sufficienti ad integrare la materialità del reato in questione (Cass. I, n. 6761/1996). Attività che si svolge in ambito condominiale Perché sussista la contravvenzione di cui all'art. 659 c.p. relativamente ad un'attività che si svolge in ambito condominiale, è necessaria la produzione di rumori idonei ad arrecare disturbo o a turbare la quiete e le occupazioni non solo degli abitanti dell'appartamento sovrastante o sottostante la fonte di propagazione, ma di una più consistente parte degli occupanti il medesimo edificio (Cass. I, n. 45616/2013). Suono delle campane di una chiesa Premesso che l'attività sacerdotale può essere qualificata come professione, in quanto consiste in un'attività prevalentemente intellettuale fondata su studi specifici che, di fatto, costituisce fonte di reddito per chi la esercita, la Cassazione ha escluso che essa possa essere di per sé rumorosa, anche con riguardo al suono delle campane finalizzato al richiamo dei fedeli al culto, in quanto lo scampanio rientra nelle consuetudini della vita della comunità e costituisce fatto periodico e di breve durata, normalmente privo di intensità tale da porre problemi di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone (Cass. I, n. 848/1995). Viceversa, ove siano stati superati, attraverso altoparlanti sistemati sul campanile di una chiesa che diffondano rintocchi di campane o altre emissioni sonore connesse allo svolgimento di funzioni religiose, i limiti di accettabilità fissati dal d.P.C.M. 14 novembre 1997, si è ritenuto integrata la contravvenzione di cui all'art. 659 c.p. (Cass. I, n. 443/2000). Impianti di climatizzazione e gruppo elettrogeno Si è ritenuto integrata la fattispecie contravvenzionale prevista dall'art. 659 c.p. nella condotta idonea ad arrecare disturbo al riposo ed alle occupazioni di un numero indeterminato di persone, che sia posta in essere nello svolgimento di un'attività di per sé rumorosa, costituita dal funzionamento di impianti di climatizzazione e di un gruppo elettrogeno da cui provenivano rumori che, per intensità e durata, superavano i limiti della normale tollerabilità, anche se non erano superati i limiti di rumorosità fissati dall'art. 4 d.P.C.M. 14 novembre 1997 (Cass. I, n. 23130/2006). Attività di discoteca Integra il reato previsto dall'art. 659 c.p. l'esercizio di una discoteca i cui rumori, in ora notturna, provocano disturbo al riposo delle sole persone abitanti nell'edificio in cui è ubicato il locale, se il fastidio non è limitato agli appartamenti attigui alla sorgente rumorosa, in quanto la propagazione delle emissioni sonore estesa all'intero fabbricato è sintomatica di una diffusa attitudine offensiva e dell'idoneità a turbare la pubblica quiete (Cass. III, n. 23529/2014). Potere gerarchico del datore di lavoro. Condanna di un lavoratore per esecuzione di attività rumorose Il potere gerarchico del datore di lavoro, al quale il dipendente è sottoposto, non si estende anche alle direttive che abbiano ad oggetto comportamenti contra legem, perché a tale specie di ordini il lavoratore ha facoltà, normativamente tutelata, di opporre il suo legittimo rifiuto. In applicazione di tale principio si è ritenuta la responsabilità penale per il reato di cui all'art. 659 di un lavoratore che aveva eseguito lavorazioni rumorose contro le prescrizioni dell'ordinanza sindacale (Cass. I, n. 2530/1989). Depenalizzazione In tema di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone, il reato di cui all'art. 659 non può ritenersi abrogato per effetto della l. 28 aprile 2014, n. 67, posto che tale atto normativo ha conferito al Governo una delega, implicante la necessità del suo esercizio per la depenalizzazione di tale fattispecie e che, pertanto, quest'ultima, fino alla emanazione dei decreti delegati, non potrà essere considerata violazione amministrativa (Cass. III, n. 23944/2015). Declaratoria di non punibilità per particolare tenuità del fatto La esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto di cui all'art. 131-bis non può essere dichiarata rispetto al reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone in caso di reiterazione della condotta, in quanto si configura un'ipotesi di "comportamento abituale", ostativa al riconoscimento del beneficio (Cass. III, n. 48315/2016). Profili processualiIl reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone in entrambe le ipotesi previste era in precedenza procedibile d'ufficio. La c.d. “Riforma cartabia” ( decreto legislativo n. 150/2022 di attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134 recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari) ha previsto la procedibilità a querela della persona offesa per l'ipotesi prevista dal primo comma, permanendo la procedibilità di ufficio nel caso in cui il fatto abbia ad oggetto spettacoli, ritrovi o trattenimenti pubblici, ovvero sia commesso nei confronti di persona incapace, per età o infermità; il suddetto decreto, ai sensi dell'art. 6 del d.l. n. 162/2022, conv., nella l. n. 199/2022, è entrato in vigore il 30 dicembre 2022. Nella parte in cui comporta la procedibilità a querela di parte per fattispecie in precedenza procedibili di ufficio, secondo quanto stabilito dalle disposizioni transitorie ad hoc di cui all'art. 85, comma 1, D. Lgs. n. 150 del 2022, e di quelle introdotte dalla l. n.199 del 2022 (sostituendo nel corpo del predetto art. 85 il comma 2, ed introducendovi, inoltre, i nuovi commi 2-bis e 2-ter), la predetta modifica, immediatamente operante per i reati commessi a partire dal 30/12/2022, data di vigenza della novella, opererà, per i reati commessi fino al 29/12/2022, divenuti procedibili a querela di parte in forza delle nuove disposizioni, nei termini di seguito indicati: A) nei casi in cui non pende il procedimento penale: - se il soggetto legittimato a proporre querela ha avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato” (ovvero sempre, tenuto conto della struttura del reato in esame), il termine per proporre querela (di mesi tre, ex art. 124 c.p., non toccato dall'intervento novellatore) decorre dal 30/12/2022, data di entrata in vigore della novella, e scade, pertanto, il 30/03/2023. B) nei casi in cui pende il procedimento penale: - avendo il soggetto legittimato a proporre querela necessariamente avuto in precedenza notizia “del fatto costituente reato”, il termine trimestrale per proporre querela decorre dal 30/12/2022, data di entrata in vigore della novella, e scade il 30/03/2023: diversamente rispetto a quanto previsto dall'originario comma 2 della disposizione, nessun onere di informare la p.o. di tale facoltà incombe sul giudice procedente, presumendosi, pertanto, che la p.o. debba avere conoscenza della novella. Durante la pendenza del termine per proporre querela, si applica quanto disposto dall'art. 346 c.p.p. in tema di atti compiuti in mancanza di condizioni di procedibilità. È ammessa l'oblazione ai sensi dell'art. 162-bis c.p. Si deve però al riguardo precisare che l'oblazione è applicabile ai reati eventualmente permanenti, come sono classificabile entrambe le ipotesi previste nell'art. 659 c.p., solo se la permanenza sia cessata (Cass. S.U., n. 10/1999; Cass. I, n. 7758/2012). Le modalità di accertamento Quanto alle concrete modalità di accertamento del reato, sotto l'aspetto del superamento del limite della normale tollerabilità, si è ritenuto necessario procedere ad un rigoroso accertamento tecnico rivolto alla valutazione globale delle circostanze che abbiano accompagnato le irradiazioni acustiche nella specifica situazione di tempo e di luogo, non essendo stato considerato a tal fine sufficiente l'apprezzamento delle sensazioni e delle reazioni prodotte in alcuni soggetti, che erano stati escussi come testi (Cass. I, n. 9461/1994). Si è però anche precisato che l'effettiva idoneità dell'emissioni sonore ad arrecare pregiudizio ad un numero indeterminato di persone costituisce un accertamento di fatto rimesso all'apprezzamento del giudice di merito, il quale non è tenuto a basarsi esclusivamente sull'espletamento di specifiche indagini tecniche, ben potendo fondare il proprio convincimento su altri elementi probatori in grado di dimostrare la sussistenza di un fenomeno in grado di arrecare oggettivamente disturbo alla pubblica quiete (Cass. I, n. 20954/2011; Cass. III, n. 11031/2015). Misure cautelari reali La Cassazione ha escluso la sussistenza della correlazione fra la cosa e la commissione del reato, correlazione che legittima l'assoggettamento della cosa stessa a sequestro preventivo, con riferimento ad una fattispecie relativa a locali adibiti a pubblico esercizio, il cui gestore era stato chiamato a rispondere della contravvenzione di cui all'art. 659, in relazione, più che ad attività svolte all'interno del suddetto locale, al comportamento che, all'esterno del medesimo, era tenuto dai numerosi avventori; ciò in quanto per la sottoposizione di una cosa a sequestro preventivo occorre, non soltanto che essa sia utilizzata per porre in essere il fatto illecito, ma che essa rappresenti un mezzo indispensabile per l'attuazione o la protrazione della condotta criminosa (Cass. I, n. 4648/1993). Danno risarcibile Profili processuali La Cassazione ha precisato che fra i danni risarcibili cagionato da un reato è da ricomprendere anche quello biologico, il cui riconoscimento trae origine dall'art. 32 Cost.; nel caso di specie detto danno era stato ravvisato nella prolungata assenza di regolare sonno in conseguenza di rumori continui ed eccessivo che erano stati considerati tali da integrare il reato di cui all'art. 659 (Cass. I, n. 9811/1987). BibliografiaArchidiacono, Brevi considerazioni in tema di disturbo delle occupazioni o del riposo ed attività lavorativa, in Giur. merito 1987, 683; Chiarotti, Disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone, in Enc. dir., vol. XIII, Milano, 1964, 342; De Falco, La tutela normativa dell'inquinamento acustico. I reati di cui all'art. 659 c.p. ed i nuovi illeciti amministrativi, in Cass. pen. 1998, 90; De Vero, La tutela penale dell'ordine pubblico, Milano, 1988; Fiandaca-Tessitore, Inquinamento acustico e tutela penale, in Foro it. 1982, II, 484; Ramacci, Inquinamento acustico: è ancora applicabile l'art. 659 c.p. dopo l'entrata in vigore della legge 44/1995?, in Nuovo dir. 1996, 789; Ramacci, Inquinamento acustico: la Cassazione individua l'ambito di applicazione della legge quadro e dell'art. 659 c.p., in Riv. pen. 1997, 372; Vigna-Bellagamba, Le contravvenzioni nel codice penale, Milano, 1974. |