Codice Penale art. 679 - Omessa denuncia di materie esplodenti.Omessa denuncia di materie esplodenti. [I]. Chiunque omette di denunciare all'Autorità che egli detiene [435, 697 1] materie esplodenti di qualsiasi specie, ovvero materie infiammabili, pericolose per la loro qualità o quantità, è punito con l'arresto da tre a dodici mesi o con l'ammenda fino a 371 euro (1). [II]. Soggiace all'ammenda fino a 247 euro chiunque, avendo notizia che in un luogo da lui abitato si trovano materie esplodenti, omette di farne denuncia all'Autorità [697 2] (1). [III]. Nel caso di trasgressione all'ordine, legalmente dato dall'Autorità, di consegnare, nei termini prescritti, le materie esplodenti, la pena è dell'arresto da tre mesi a tre anni o dell'ammenda da 37 euro a 619 euro [680, 698] (1). (1) A parte i successivi aggiornamenti dell'ammenda, tanto la pena detentiva quanto la pena pecuniaria erano state triplicate in forza dell'art. 34 l. 18 aprile 1975, n. 110, il quale ha prescritto, altresì, che «in ogni caso l'arresto non può essere inferiore a tre mesi». L'ammenda risulta ora ulteriormente raddoppiata ad opera dell'art. 113 4 l. 24 novembre 1981, n. 689. InquadramentoLa contravvenzione prevista dall'art. 679, nelle sue diverse tre ipotesi, mira a tutelare la pubblica incolumità; in quest'ottica la dottrina ha ritenuto che le condotte incriminate devono riferirsi ad una quantità sufficiente di materie esplodenti, tale da rendere possibile un pericolo per la pubblica incolumità (Manzini, Trattato, X, 488). La Corte di Cassazione ha, al riguardo, precisato che il reato di omessa denuncia di materie esplodenti è posto a tutela diretta dell'interesse dell'autorità di pubblica sicurezza ad essere informata della detenzione di sostanze che, in quanto esplosive o infiammabili, possono essere pericolose per la vita o l'integrità fisica di una cerchia indeterminata di persone (Cass. I, n. 11464/2011). Circa i rapporti fra la normativa in materia di armi e la contravvenzione prevista dall'art. 679, la Corte di Cassazione ha precisato che la parte precettiva degli artt. 1 e 2 l. n. 895/1967, essendo meramente riproduttiva dell'analogo precetto di cui agli artt. 678 e 679, almeno per quanto attiene alle attività di fabbricazione, deposito, messa in vendita e detenzione di esplosivi, deve ritenersi sostitutiva della parte precettiva degli artt. 678 e 679. A ciò consegue che le ipotesi contravvenzionali suddette, non essendo state espressamente abrogate, continueranno ad essere applicabili sia con riferimento a tutte quelle attività che, pur avendo ad oggetto esplosivi, non siano prevista dalla l. n. 895/1967, come ad esempio nel caso della gestione di un deposito di esplosivi che non osservi le prescritte cautele, sia con riferimento alla detenzione delle sostanze destinate alla composizione e fabbricazione degli esplosivi (Cass. I, n. 650/1983). Elemento materialeNella norma incriminatrice sono previste tre diverse ipotesi di reato, tutte di carattere omissivo. In primo luogo nell'art. 679 comma 1 c.p., è punita l'omessa denuncia di detenzione di materie esplodenti di qualsiasi specie, o materie infiammabili, pericolose per la loro quantità o qualità. La dottrina ha precisato che la norma è volta a sanzionare la violazione dell'obbligo di denuncia previsto dall'art. 38 r.d. n. 773/1931 (t.u.l.p.s.), aggiungendo nella previsione della fattispecie incriminatrice le materie infiammabili; tali sono, secondo la dottrina, le materie, liquide o gassose, che si accendono rapidamente o che presentano facilità ad incendiarsi (Manzini, Trattato, X). La denuncia deve essere ripetuta in qualsiasi luogo in cui le materie esplodenti vengano trasportate. Con riferimento ai rapporti con la normativa in materia di armi ed in particolare alla previsione contenuta nell'art. 2 l. n. 895/1967, per individuare il residuo campo di applicazione della norma contravvenzione di cui all'art. 679 comma 1 c.p. occorre rifarsi a quanto detto, in relazione all'art. 678 c.p., relativamente alla distinzione fra materie esplodenti ed esplosivi con particolare riferimento al requisito della micidialità. Ed a questo riguardo la giurisprudenza ha sempre ritenuto che è compito del giudice di merito accertare le caratteristiche del materiale detenuto e quindi verificare se esso abbia o meno micidialità, anche se potenziale e subordinata al modo di impegno (Cass. I, n. 7376/1993; Cass. I, n. 6132/2009). L'ipotesi prevista dal comma 2 dell'art. 679 c.p. sanziona la condotta di colui che, avendo notizia che in un luogo da lui abitato si trovino materie esplodenti, omette di farne denuncia all'autorità. Ed al riguardo la dottrina ha precisato che il suddetto obbligo incombe soltanto su colui che abita, anche solo temporaneamente, nel luogo ove si trovano le materie esplodenti (Manzini, Trattato, X). Come ha avuto modo di precisare la Corte di Cassazione l'ipotesi in esame si distingue da quella prevista dall'art. 20 comma 6 l. 18 aprile 1975, n. 110, essendo diverso, nelle due fattispecie astratte, il pericolo per la sicurezza pubblica, quale determinato dal luogo in cui gli esplosivi si trovano o vengono rinvenuti (Cass. I, n. 5168/1982). L'art. 679 comma 3 c.p. sanziona la condotta di colui che, trasgredisce all'ordine, legalmente dato dall'autorità, di consegnare, nei termini prescritti, le materie esplodenti. Elemento psicologicoLa dottrina ha ritenuto trattarsi, in tutte le ipotesi previste dalla norma incriminatrice, di reato doloso, che presuppone la conoscenza dei presupposti del fatto (Manzini, Trattato, X). Rapporti con altri reatiCome si è visto per l'art. 678, anche la contravvenzione prevista dall'art. 679 ricorre nelle ipotesi in cui le materie esplodenti detenute manchino, per qualità e quantità, dei requisiti della micidialità; ove, quindi ricorrano detti requisiti saranno configurabili le ipotesi delittuose previste dalla l. n. 895/1967. Così ad esempio la Cassazione, tempo addietro, ha avuto modo di precisare che la detenzione della cosiddetta gelatina, cioè un miscuglio di nitroglicerina e nitrocellulosa avente aspetto gelatinoso, integra il delitto previsto dall'art. 2 l. n. 895/1967, norma che, in virtù del rapporto di specialità stabilito negli artt. 15 e 16, deve prevalere sulla norma generale dell'art. 679 (Cass. I, n. 8402/1972). Al contrario con riferimento alla cosiddetta bomba carta, che, per la sua limitata carica esplosiva destinata ad avere un effetto detonante, più che un effetto dirompente, si è ritenuto che la detenzione della stessa integri la contravvenzione prevista dall'art. 679 in relazione alla previsione contenuta nell'art. 47 t.u.l.p.s.; ciò non toglie, ha precisato la Corte di Cassazione, che, per la natura e quantità della carica esplosiva e per le modalità della sua confezione, anche la bomba carta può avere un effetto esplodente e diventare un congegno esplosivo, la cui detenzione è punita ai sensi dell'art. 2 della legge speciale (Cass. I, n. 1456/1974; Cass. I, n. 6132/2009). La contravvenzione prevista dall'art. 679 si distingue da quella di cui all'art. 678 perché, mentre quest'ultima è diretta a salvaguardare la pubblica incolumità in relazione ai pericoli che possono derivare dalla fabbricazione, importazione, trasporto o mera detenzione di materiale esplodente, senza licenza o senza rispettarne le condizioni, la prima, invece, è diretta a rendere edotta l'autorità di pubblica sicurezza dell'esistenza di materiali esplodenti o infiammabili, pericolosi per la loro quantità e qualità, così da metterla in condizioni di intervenire, indipendentemente dal possesso o meno della licenza in capo al detentore (Cass. I, n. 11176/2015 ); a ciò consegue che i due reati, stante la diversità dei beni giuridici tutelati, costituiti dalla corretta informativa dell'autorità di pubblica sicurezza circa l'esistenza, in un determinato territorio, di materiali esplodenti, nell'ipotesi prevista dall'art. 679, e dall'incolumità pubblica, nell'ipotesi prevista dall'art. 678, possono concorrere ( Cass. I, n. 30016/2020). CircostanzeLa circostanza aggravante prevista dall'art. 34 della l. 18 aprile 1975 n. 110 trova applicazione alle contravvenzioni di cui agli artt. 678 e 679 c.p., aventi ad oggetto materie esplodenti, essendo queste le uniche contravvenzioni contemplate dal codice penale che riguardano direttamente sostanze deflagranti, nulla rilevando in contrario il fatto che, di regola, il termine esplosivi esprima un concetto diverso da quello espresso con la locuzione materie esplodenti (Cass. I, n. 5604/1997; Cass. I, n. 41336/2003; Cass. I, n. 15902/2015). CasisticaDetenzione di miccia a lenta combustione La miccia a lenta combustione è compresa tra le munizioni di sicurezza ed i giocattoli pirici ed è un prodotto che, non ricadendo fra le sostanze esplodenti di cui alla normativa speciale, rientra fra le materie esplodenti la cui detenzione va denunciata all'autorità e la cui inosservanza è punita a norma dell'art. 679 c.p. (Cass. I, n. 11351/1992; Cass. I, n. 18189/2009). Detenzione di materiale infiammabile in contenitore non omologato Integra il reato previsto dall'art. 679 c.p. la detenzione di gasolio agricolo in un contenitore non omologato ai prescritti requisiti di sicurezza, poiché tale condotta elude la verifica di rispondenza delle caratteristiche del deposito a quelle prescritte dalla normativa di cui al d.m. interno 19 marzo 1990 in funzione di prevenzione dei possibili infortuni derivanti dalla custodia di materiali pericolosi (Cass. I, n. 4700/2013). Profili processuali
Il reato di omessa denuncia di materie esplodenti è procedibile d'ufficio.
BibliografiaDelpino, La disciplina penale di armi, munizioni ed esplosivi, Napoli, 1984; Vigna-Bellagamba, Armi, munizioni ed esplosivi, Milano, 1996. |