Codice Penale art. 691 - Somministrazione di bevande alcooliche a persona in stato di manifesta ubriachezza (1).

Roberto Carrelli Palombi di Montrone

Somministrazione di bevande alcooliche a persona in stato di manifesta ubriachezza (1).

[I]. Chiunque somministra bevande alcooliche a una persona in stato di manifesta ubriachezza, è punito con l'arresto da tre mesi a un anno.

[II]. Qualora il colpevole sia esercente un'osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o bevande, la condanna importa la sospensione dall'esercizio [35].

(1) V. art. 4 d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, in tema di competenza penale del giudice di pace. V. inoltre la norma transitoria di cui all'art. 64 d.lg. n. 274, cit. Per le ipotesi di reato attribuite alla competenza del giudice di pace si applica la sanzione dell'ammenda da 516 euro a 2.582 euro o quella della permanenza domiciliare da 15 a 45 giorni o del lavoro di pubblica utilità da 20 giorni a 6 mesi.

Inquadramento

Anche l'art. 691 c.p., come la norma precedente, è volto alla prevenzione dell'alcolismo e dei delitti commessi in stato di ubriachezza. La dottrina ha individuato una ratio specifica nell'art. 691 c.p. che sta nell'impedire di aggravare la già precaria situazione del soggetto che versa in stato di manifesta ubriachezza (Bertozzi).

Soggetto attivo

Soggetto attivo del reato previsto dall'art. 691 c.p. può essere chiunque. Anche in questo caso il soggetto ubriaco non concorre nel reato, in quanto è soltanto soggetto passivo dello stesso, salva la sua responsabilità per altri reati.

Solo ai fini dell'applicazione della sanzione accessoria prevista dall'art. 691 comma 2 c.p., è richiesta la qualità di esercente dell'osteria o di altro pubblico spaccio di cibi e bevande.

Elemento materiale

L'elemento materiale del reato consiste nel somministrare, a titolo gratuito o oneroso, bevande alcoliche ad una persona che si trovi in stato di manifesta ubriachezza, tale cioè da essere percepita immediatamente da chiunque. Quindi il reato non sussiste se le bevande alcoliche vengono somministrate ad una persona che non presenti in quel momento tale stato di manifesta alterazione delle proprie capacita fisico psichiche, a nulla rilevando che il suddetto stato sia insorto successivamente.

Si è affermato che, ai fini della configurabilità del reato, per "manifesta ubriachezza" deve intendersi uno stato di ebbrezza facilmente percepibile da chiunque in base a segni o comportamenti esteriori, quali la presenza di alito fortemente alcolico, di un'andatura barcollante e di una pronuncia incerta e balbettante (Cass. V, n. 27896/2021).

Elemento soggettivo

Il reato è punito sia a titolo di dolo che di colpa, integrata dall'avere colposamente ignorato, sulla base del criterio della diligenza dell'uomo medio, che la persona alla quale venivano somministrate bevande alcoliche si trovava in stato di ubriachezza.

Rapporto con altri reati

La dottrina ha precisato che se il fatto di cui all'art. 691 è stato commesso dolosamente, cioè al fine di porre l'ubriaco, senza il suo consenso, in condizione di incapacità di intendere e di volere, ricorre il delitto di cui all'art. 613.

Profili processuali

Il reato è procedibile d'ufficio.

 

Trattamento sanzionatorio

Il reato è punito con la sanzione dell'arresto da tre mesi ad un anno.

Nel caso in cui il colpevole sia un esercente un'osteria o un altro pubblico spaccio di cibi e bevande è prevista la pena accessoria della sospensione dell'esercizio.  

La Cassazione ha chiarito che nel caso di condanna per il reato di cui all'art. 691, si applica, qualora il colpevole sia esercente un'osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o bevande, la pena accessoria della sospensione dall'esercizio, prevista dall'art. 691 comma 2, indipendentemente dall'entità della pena inflitta, essendo tale ultima previsione speciale rispetto a quella dell'art. 35 c.p. (Cass. V, n. 49499/2013).

Bibliografia

Bertozzi, Alcune riflessioni sull'art. 691 c.p., in Riv. pen., 1981, 490; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino, 1981; Vigna-Bellagamba, Le contravvenzioni nel codice penale, Milano, 1974.

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