Codice Penale art. 720 - Partecipazione a giuochi d'azzardo (1).Partecipazione a giuochi d'azzardo (1). [I]. Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, o in circoli privati di qualunque specie, senza esser concorso nella contravvenzione preveduta dall'articolo 718, è colto mentre prende parte al giuoco di azzardo [721, 723 3], è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a 516 euro. [II]. La pena è aumentata [64]: 1) nel caso di sorpresa in una casa da giuoco [721] o in un pubblico esercizio; 2) per coloro che hanno impegnato nel giuoco poste rilevanti [719 n. 3, 722]. (1) V. sub art. 718. InquadramentoCon riguardo all'oggetto giuridico della contravvenzione prevista dall'art. 720 valgono le considerazioni svolte in relazione all'art. 718, essendo unico il bene e gli interessi tutelati dalle norme del codice penale in tema di repressione del gioco d'azzardo. La Corte costituzionale ha più volte dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate con riferimento all'art. 3 Cost. degli artt. 718 e 720, che incriminano l'esercizio del gioco d'azzardo e la partecipazione ad esso, laddove le stesse attività sono consentite nelle case da gioco di alcune località italiane (Corte cost. n. 80/1972, C. cost. n. 194/1972, Corte cost. n. 90/1973, Corte cost. n. 69/1974). Soggetto attivoSoggetto attivo del reato è il soggetto che, fuori dalle ipotesi di concorso con il tenitore o l'agevolatore, è sorpreso mentre partecipa al gioco d'azzardo, ponendo in essere la condotta descritta dalla norma incriminatrice. Si tratta di un'ipotesi di reato a concorso necessario, cioè caratterizzato da una pluralità di soggetti attivi. Ad essa sono applicabili tutte le norme sul concorso di persone nel reato contenute negli artt. 110 e ss. e quindi anche l'aggravante di cui all'art. 112 n. 1 (Cass. VI, n. 2679/1974). La pluralità dei giocatori dovrà ravvisarsi anche se al gioco tenuto da altri partecipa un solo giocatore, essendo in questa ipotesi la punibilità fondata sulla base di diversi titoli di reato. Elemento materialeDottrina e giurisprudenza sono concordi nell'individuare l'elemento materiale del reato nel fatto di chi partecipa al gioco d'azzardo cioè di chi, scommettendo o puntando, distribuendo o ricevendo carte per giocare, o in altro modo, partecipa al gioco da altri tenuto (Vigna-Bellagamba, 164) (Cass. III, n. 1983/1984). La Cassazione ha precisato che, in tema di partecipazione a giochi d'azzardo, il gioco si considera tenuto (e di conseguenza il giocatore è «colto» mentre vi prende parte) anche nell'ipotesi in cui vi sia una momentanea sospensione o interruzione, eventualmente derivante dall'intervento della forza pubblica, e si riscontrino elementi tali da non porre in dubbio che venisse praticato immediatamente prima (Cass. III, n. 11013/1999). Ed ancora si è affermato che, ai fini della contravvenzione di partecipazione a gioco d'azzardo, si deve ritenere colto in flagrante sia chi sia sorpreso mentre giuoca sia chi, immediatamente dopo il giuoco, è inseguito o sorpreso con cose o tracce del reato; nel caso di specie, appunto, erano stati considerati partecipanti al gioco le persone soprese in un vano, arredato solo con un tavolo e numerose sedie, ove erano stati rinvenuti vari oggetti indicativi del gioco della “basetta” (Cass. III, n. 8442/1999). A questo riguardo occorre chiarire che la giurisprudenza ha affermato che nei giochi d'azzardo la flagranza costituisce condizione oggettiva di punibilità. Ma, in proposito, la Cassazione ha affermato che la flagranza è quella propria e non la cosiddetta «quasi-flagranza», che si verifica quando il soggetto è colto con cose, dalle quali appaia che poco prima ha partecipato al gioco. A ciò consegue che la partecipazione non può ritenersi avvenuta, quando si è esaurita definitivamente prima della sorpresa da parte della polizia, anche se il soggetto è presente sul luogo ed ha con sé cose od altri oggetti, che denunciano la sua pregressa partecipazione. Viceversa, come prima si anticipava, il gioco si considera tenuto nell'ipotesi di momentanea sospensione o d'interruzione per l'intervento degli agenti; è, però, necessario che sussistano elementi tali da non porre in dubbio che immediatamente prima si praticasse un gioco d'azzardo. A tale prova può pervenirsi, considerando le modalità d'effettuazione dello stesso. Ne deriva che il semplice permanere nel luogo, ove prima dell'intervento della polizia, si svolgeva il gioco, anche in presenza di tracce e strumenti da gioco in atto, ma non riferibili, pur in via indiretta e mediata, all'imputato, non dimostra la suddetta partecipazione (Cass. III, n. 4006/1997). Si è anche precisato che per la partecipazione non è sufficiente che il gioco sia stato predisposto, occorrendo che ne sia iniziato lo svolgimento, in quanto è previsto che il giocatore sia colto mentre prende parte al gioco, non essendo, invece, punibile il semplice assistere al gioco praticato da altri (Ranucci, III, 3). Sul luogo pubblico o parto al pubblico o sul circolo privato, all'interno del quale deve tenersi il gioco, valgono le considerazioni svolte in relazione all'art. 718; così anche in questo caso la partecipazione al gioco d'azzardo potrà essere punibile anche se avvenga all'interno di una casa privata adibita al gioco d'azzardo, sempre che non si tratti di evento isolato ed occasionale (Cass. VI, n. 4090/1974). Elemento soggettivoPer l'integrazione del reato, da un punto di vista psicologico, è sufficiente la coscienza e volontà di partecipare al gioco d'azzardo tenuto o agevolato da altri, indipendentemente dal dolo o dalla colpa. Valgono anche qui le considerazioni svolte in relazione all'art. 718. ConsumazioneIl reato si consuma nel momento in cui ha inizio la partecipazione al gioco d'azzardo e può assumere carattere permanente, perdurando la condotta antigiuridica per tutto il tempo della partecipazione (Mazza, 417). Circostanze aggravantiPer la circostanza aggravante prevista dall'art. 720 comma 2 n. 1, valgono le considerazioni già svolte in relazione all'art. 719 e quanto si dirà con riguardo all'art. 721. Va precisato però che non sono applicabili due aggravanti, laddove il giocatore partecipi in una casa da gioco tenuta in un pubblico esercizio (Manzini, X, 1014). Pure sulla nozione di posta rilevante si è detto in relazione all'art. 719. Qui va aggiunto che l'aggravante può essere applicata solo nei confronti di chi ha effettivamente impegnato nel gioco poste rilevanti (Manzini, X, 1015). Rapporto con altri reatiLa giurisprudenza ha escluso qualsiasi violazione del principio di correlazione fra accusa contestata e sentenza nell'ipotesi in cui la condotta di tenuta od organizzazione del gioco d'azzardo, di cui all'art. 718, sia, all'esito del giudizio, qualificata come condotta di partecipazione prevista dall'art. 720, ritenendo che il fatto contestato fosse rimasto sostanzialmente invariato per il rapporto di continenza che lega la condotta del tenutario o dell'organizzatore del gioco d'azzardo a quella di chi partecipa semplicemente al gioco. Ciò in quanto il principio di correlazione fra accusa contestata e sentenza risulta violato allorché vi sia una sostanziale immutazione del fatto contestato, tale cioè da pervenire ad una sostituzione dell'oggetto dell'imputazione capace di compromettere l'esercizio del diritto di difesa; ciò, appunto, non avviene quando la condotta inizialmente contestata resta identificabile in quella ritenuta in sentenza, come avviene quando fra le due condotte vi è un rapporto di continenza (Cass. III, n. 11861/1999). Circa i rapporti con il delitto di truffa, la giurisprudenza ha ritenuto che gli artifici posti in essere dal baro per volgere a proprio profitto l'esito del giuoco integrano gli estremi di una distinta attivita delittuosa, ad fallendum et decipiendum alterum adhibita, che comporta il concorso materiale tra il reato contravvenzionale inerente al giuoco d'azzardo e il delitto di truffa (Cass. II, n. 625/1970). Profili processualiIl reato è procedibile d'ufficio. È ammessa l'oblazione, ai sensi dell'art. 162-bis. BibliografiaAriolli, L'esercizio del gioco d'azzardo: caratteri identificativi, principio di uguaglianza e libero convincimento del giudice, in Cass. pen. 1995, 3217; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino, 1981; Mazza, Giochi d'azzardo e proibiti nel diritto penale, in Dig. D. pen., V, Torino, 1991; Pioletti, Giochi vietati, in Enc. dir., Milano, XIX, 1970, 71. Ranucci, Gioco d'azzardo e giochi vietati, in Enc. giur., XV, Roma, 1989; Vigna-Bellagamba, Le contravvenzioni nel codice penale, Milano, 1974. |