Codice Penale art. 731 - [Inosservanza dell'obbligo dell'istruzione elementare dei minori 1 .] 2[[I]. Chiunque, rivestito di autorità o incaricato della vigilanza sopra un minore, omette, senza giusto motivo, d'impartirgli o di fargli impartire l'istruzione elementare è punito con l'ammenda fino a 30 euro 3.]
[1] V. art. 4 d.lg. 28 agosto 2000, n. 274, in tema di competenza penale del giudice di pace. V. inoltre la norma transitoria di cui all'art. 64 d.lg. n. 274, cit. Per le ipotesi di reato attribuite alla competenza del giudice di pace si applicano le pene pecuniarie vigenti (art. 521 d.lg., cit.). [2] Articolo abrogato dall'art. 12, comma 3, d.l. 15 settembre 2023, n. 123, conv., con modif., in l. 13 novembre 2023, n.159. [3] V. artt. 11-113 d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297. InquadramentoTradizionalmente si affermava che lo scopo della contravvenzione prevista dall'art. 731 era quello di combattere l'analfabetismo nella direzione di garantire il superiore fine della formazione morale e culturale della popolazione (Manzini X, 1162). Oggi la contravvenzione prevista dall'art. 731 deve essere inquadrata nell'ambito dei diritti e doveri relativi all'istruzione stabiliti dagli artt. 30, 33 e 34 Cost., quale espressione del più generale dovere di solidarietà economico sociale previsto dall'art. 2 Cost. (Mazza). Si ritiene, quindi, che la norma persegue lo scopo di tutelare il diritto soggettivo del minore all'istruzione sancito da numerose convenzioni internazionali. Al riguardo la giurisprudenza ha affermato che l'art. 731 ha carattere meramente sanzionatorio ed è compreso tra le norme penali in bianco e cioè di quelle norme il cui precetto è integrato dalle leggi extra penali che si susseguono nel tempo, fermo restando il bene giuridico tutelato che, nel caso di specie, è individuabile nell'adempimento dell'obbligo scolastico (Cass. III, n. 358/1988). Più recentemente si è affermato che il reato di cui all'art. 731 ha natura plurioffensiva, atteso che tutela non soltanto l'interesse pubblico dello Stato all'ottemperanza all'obbligo scolastico, ma anche il diritto soggettivo del minore a ricevere una adeguata istruzione, diritto costituzionalmente garantito dall'art. 30 comma 1 Cost. (Cass. III, n. 13977/2004). La Corte Costituzione ha ritenuto inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’art. 731 c.p. sollevata, in riferimento agli artt. 3, 30 e 34 comma 2 Cost., nella parte in cui sanziona l’inosservanza dell’obbligo di impartire o far impartire l’istruzione elementare e non anche l’analogo inadempimento riguardo alla scuola media inferiore di 1°grado ed ai primi due anni dell’istruzione secondaria superiore. La questione sollevata viene ritenuta inammissibile sul presupposto che il remittente chiedeva un intervento additivo in malam partem, domandano in sostanza di estendere l’ambito di applicazione di una norma incriminatrice Corte cost. 219/2020. Soggetto attivoTrattasi di un reato proprio che può essere commesso esclusivamente da chi sia rivestito di autorità o incaricato della vigilanza di una persona minore. La dottrina ha precisato che non ogni autorità o persona incaricata alla vigilanza può essere soggetto attivo del reato, ma soltanto quella, in relazione alla quale è previsto l'obbligo di provvedere all'istruzione del minore; a ciò consegue la rilevanza, ai fini dell'individuazione del soggetto attivo del reato, delle norme extrapenali che prevedono tale obbligo (Manzini X, 1160). In tale direzione si fa riferimento alla previsione contenuta nell'art. 113 d.lgs. 16 aprile 1994 n. 297, che stabilisce che rispondono dell'adempimento dell'obbligo scolastico i genitori dell'obbligato e chiunque a qualsiasi titolo ne faccia le veci. L'obbligo grava su entrambi i genitori indifferentemente e cumulativamente e non muta in caso di separazione coniugale o di divorzio, anche se il figlio minore sia stato affidato all'altro coniuge. A questo riguardo la Cassazione ha affermato che Ne deriva che è configurabile il reato di cui all'art. 731 a carico del genitore non affidatario, anche quando il minore non frequenti la scuola per comportamento addebitabile, in primo luogo, all'affidatario, ma il comportamento di costui non abbia trovato nell'adeguato interessamento del primo alcun rimedio (Cass. III, n. 4478/1990). Elemento materialeCome si è già anticipato l'art. 731costituisce una norma penale in bianco, nel senso che il precetto della stessa è integrato dalle leggi extrapenali che stabiliscono l'obbligo scolastico. In tale direzione la Cassazione ha affermato che l'espressione «istruzione elementare», correlativa alla legislazione vigente all'epoca di entrata in vigore del codice, non ha significato tassativo; a ciò consegue che la norma punisce l'inosservanza dell'Obbligo scolastico, tanto elementare che post-elementare, poiché, in virtù dell'art. 8 della legge 31 dicembre 1962, n. 1859 («istituzione ed ordinamento della scuola media statale») l'obbligo stesso è stato esteso all'istruzione di scuola media (Cass. III, n. 358/1988). Al riguardo l'art. 8 comma 1 l. n. 1859/1962, poi riprodotto nell'art. 112 d.lgs. n. 297/1994, stabiliva che ha adempiuto all'obbligo scolastico l'alunno che ha conseguito il diploma di licenza della scuola media, prevedendo, altresì, che è esonerato dall'obbligo chi, pur non avendo conseguito il diploma, al compimento del quindicesimo anno di età, dimostri di avere osservato per almeno otto anni le norme sull'obbligo scolastico. Ed in proposito tempo addietro la Cassazione ebbe modo di chiarire che l'art. 8 l. 31 dicembre 1962, n.1859 subordina l'esenzione dall'obbligo della istruzione successiva a quella elementare a due concomitanti condizioni e cioè al compimento del quindicesimo anno di età e all'avere in precedenza seguito i corsi delle scuole elementari per almeno otto anni. Il fatto che la licenza elementare sia stata conseguita a distanza di otto anni dal compimento dell'età in cui e sorto l'obbligo della istruzione elementare non equivale a prova dell'effettiva iscrizione e frequenza per il periodo continuativo richiesto dalla legge (Cass. VI, n. 1988/1967). Nella materia è successivamente intervenuta la legge 20 gennaio 1999 n. 9 che ha elevato l'obbligo di istruzione da otto a dieci anni; quindi la legge quadro in materia di riordino dei cicli dell'istruzione 10 febbraio 2000 n. 30, all'art. 1 comma 3, ha previsto che l'obbligo scolastico inizia al terzo anno e termina al quindicesimo anno di età. Detta legge è stata abrogata dalla l. 28 marzo 2003 n. 53 recante delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e sui livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, delega cui è stata data attuazione, per la parte che qui rileva con il d.lgs. 15 aprile 2005 n. 76. La Cassazione ha comunque chiarito che non configura il reato di cui all'art. 731 la violazione dell'obbligo di fare frequentare ai minori la scuola media superiore (Cass. III, n. 44168/2008). L'elemento materiale del reato consiste nell'omettere di impartire o di fare impartire al minore l'istruzione. Detto obbligo viene assolto in via principale attraverso l'istruzione pubblica o quella ad essa formalmente equiparata, ma può essere adempiuto anche attraverso l'istruzione privata, essendo, al riguardo, previsto l'obbligo di comunicare tempestivamente all'autorità la dimostrazione della propria capacità tecnica ed economica di avvalersi di tale capacità. La condotta, per essere penalmente rilevante, deve essere stata posta in essere dal soggetto obbligato in assenza di un giusto motivo; in proposito la Cassazione ha affermato che l'art. 731, relativo all'inosservanza dell'Obbligo dell'istruzione dei minori, richiamato dall'art. 8 della legge 31 dicembre 1962 n. 1859, non contiene un incondizionato precetto, in quanto l'ipotesi contravvenzionale ivi prevista perde il carattere di antigiuridicità ove ricorrano giusti motivi atti a provare l'inattuabilità dell'ottemperanza dell'obbligo fra i predetti motivi deve ritenersi ricompresa la notevole e disagiata distanza intercorrente fra la scuola e l'abitazione dell'alunno (Cass. VI, n. 131/1969). E più recentemente si è chiarito che in tema di inosservanza dell'obbligo dell'istruzione elementare dei minori, integrano «giusti motivi» di esclusione della punibilità tutte quelle circostanze che rendono oggettivamente inattuabile l'adempimento dell'obbligo di istruzione quali: a) la mancanza assoluta di scuole o di insegnanti; b) lo stato di salute dell'alunno; c) la disagiata distanza tra scuola ed abitazione, se mancano mezzi di trasporto e le condizioni economiche dell'obbligato non consentono l'utilizzo di mezzi privati; d) il rifiuto volontario, categorico ed assoluto del minore, non superabile con l'intervento dei genitori e dei servizi sociali (Cass. III, n. 37400/2007). La giurisprudenza ha poi riconosciuto che la volontà del minore, contraria a ricevere l'istruzione obbligatoria, costituisca «giusto motivo», idoneo ad escludere l'antigiuridicità dell'ipotesi contravvenzionale di cui all'art. 731 ascritta al genitore. Ha precisato, però che deve trattarsi di rifiuto categorico ed assoluto, cosciente e volontario, dell'obbligato; il rifiuto deve poi permanere dopo che i genitori abbiano usato ogni argomento persuasivo ed ogni altro espediente educativo di cui siano capaci secondo il proprio livello socio-economico e culturale ed abbiano fatto ricorso, se le circostanze ambientali lo consentano, agli organi di assistenza sociale (Cass. III, n. 5023/1987). In ogni caso ricade sull'imputato l'onere di dimostrare la riconducibilità della violazione a giusti motivi (Cass. III, n. 16438/2011). Elemento soggettivoIl reato, sul piano soggettivo, può essere integrato indifferentemente dal dolo o dalla colpa. Si è, in proposito, affermato che l'ignoranza sull'età del minore o l'ignoranza sull'obbligo di impartire o fare impartire l'istruzione, non vale ad escludere la punibilità, trattandosi di norme integratrici del precetto penale (Manzini X, 1172). La Cassazione ha affermato che ai fini dell'integrazione del reato di inosservanza dell'obbligo di istruzione dei minori la mancata conoscenza, da parte dei genitori, della omessa frequentazione scolastica dei propri figli non esclude l'elemento soggettivo, incombendo comunque su di essi uno specifico dovere, morale e giuridico, di vigilanza (Cass. III, n. 16438/2011). ConsumazioneTrattasi di reato a natura omissiva che viene a compimento quando il minore raggiunge l'età stabilita, senza che il soggetto preposto all'adempimento dell'obbligo abbia provveduto ad impartire o a fare impartire l'istruzione. È altresì un reato permanente, in quanto la situazione antigiuridica permane fino a quando non venga adempiuto l'obbligo. Rapporti con altri reatiLa contravvenzione prevista dall'art. 731 può concorrere con il delitto di violazione degli obblighi di assistenza familiare previsto dall'art. 570, sempre che si tratti di omissione dolosa, come anche può concorrere con i delitti di maltrattamenti in famiglia di cui all'art. 572 e di abbandono di minori di cui all'art. 591. CasisticaRifiuto del minore di ricevere l'istruzione obbligatoria Costituisce «giusto motivo», idoneo ad escludere l'antigiuridicità del mancato adempimento da parte del genitore dell' obbligo scolastico del figlio minore, il rifiuto di questi di ricevere l'istruzione obbligatoria, sempre che si tratti di rifiuto categorico, assoluto, cosciente e volontario e che tale rifiuto permanga anche dopo che i genitori abbiano usato ogni argomento persuasivo ed ogni altro espediente educativo di cui siano capaci, secondo il proprio livello socio-economico e culturale ed abbiano fatto ricorso, se le circostanze ambientali lo consentano, agli organi di assistenza sociale (Cass. III, n. 25890/2009). Protratta assenza del minore dalle lezioni Non ricorre la fattispecie criminosa dell'inosservanza dell'obbligo dell'istruzione elementare dei minori se il pur protratto periodo di assenza dalle lezioni non abbia impedito al minore di essere promosso alla classe superiore con ammissione a frequentare il relativo anno scolastico (Cass. III, n. 35705/2010). Profili processualiIl reato è procedibile d'ufficio. È ammessa l'oblazione ai sensi dell'art. 162 c.p. BibliografiaAntolisei, Manuale di diritto penale parte speciale II, Milano, 1999; Artusi, Sui limiti di applicabilità dell'obbligo di istruzione elementare (art. 731 c.p.), in Giur. it. 2011, 6, 1375; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino 1981; Mazza, Significato della locuzione “senza giusto motivo” nell'incriminazione dell'inosservanza dell'obbligo di istruzione elementare dei minori, in Giur. cost. 1976, 620); Vigna-Bellagamba, Le contravvenzioni nel codice penale, Milano, 1974. |