Codice Civile art. 7 - Tutela del diritto al nome .Tutela del diritto al nome. [I]. La persona, alla quale si contesti il diritto all'uso del proprio nome o che possa risentire pregiudizio dall'uso che altri indebitamente ne faccia, può chiedere giudizialmente la cessazione del fatto lesivo, salvo il risarcimento dei danni. [II]. L'autorità giudiziaria può ordinare che la sentenza sia pubblicata in uno o più giornali [120 c.p.c.]. InquadramentoL'art. 7 enuclea le azioni a difesa del diritto al nome che sono essenzialmente quattro: 1) l'azione di accertamento nei casi in cui il diritto risulti controverso; 2) l'azione di reclamo, nel caso in cui l'uso del nome venga da altri contestato; 3) l'azione inibitoria, per l'ipotesi in cui un terzo utilizzi il nome in modo indebito; 4) l'azione risarcitoria, per il caso in cui il diritto al nome sia stato leso (Sesta, 253). La giurisprudenza ha, tradizionalmente, interpretato l'elencazione di cui all'art. 7 come tassativa (Cass. n. 2242/1971). Tuttavia, come ha messo bene in evidenza la dottrina, il ventaglio di strumenti rimediali previsti dal codice civile non esaurisce affatto la tutela del nome, già solo potendosi citare, quanto alla legislazione speciale, la rettifica o la reazione in sede penale (Breccia, 380). La tutela del diritto al nome non è riservata alle sole persone fisiche ma si estende anche alla denominazione delle persone giuridiche e anche alla identità delle associazioni non riconosciute che beneficiano della possibilità di chiedere la cessazione di fatti di usurpazione (cioè di indebita assunzione di nomi e denominazioni altrui quali segni distintivi), la connessa reintegrazione patrimoniale, nonché il risarcimento del danno ex art. 2059, comprensivo di qualsiasi conseguenza pregiudizievole della lesione dei diritti immateriali della personalità, compatibile con l'assenza di fisicità e costituzionalmente protetti, quali sono il diritto al nome, all'identità ed all'immagine dell'ente (Cass. n. 23401/ 2015). Sotto diverso profilo va evidenziato come, sebbene l'art. 7 c.c. possa essere invocato per reagire a indebite utilizzazioni commerciali del proprio nome, laddove finalità informative, didattiche o culturali coesistono con finalità di lucro, il giudice è chiamato od operare - in particolare quando il nome di un personaggio famoso venga utilizzato, senza il consenso dell'interessato - un bilanciamento tra i diversi interessi, riferibili, da un lato, al diritto al rispetto del nome e dell'identità personale e, dall'altro, alla libertà d'impresa e al diritto ad essere informati (Cass. n. 9289/2024). Azione di accertamentoL'azione di accertamento presuppone uno stato di incertezza in ordine alla identificazione di una persona (Dogliotti, in Tr. Res., 1999, 173), a prescindere dal fatto che all'origine della incertezza stessa vi sia un comportamento colposo o doloso altrui (Alpa — Ansaldo, in Comm. S.,1996, 291). Con questo rimedio, lo stato di incertezza viene rimosso: si tratta, in genere, dell'accertamento che prelude a una azione di rettificazione. La dottrina qualifica questa azione, assieme alla rettifica, come forma di tutela nell'interesse privato per distinguerla dalle azioni poste a tutela del nome nell'interesse pubblico (Breccia, 380). Azione di reclamoL'azione di reclamo pone rimedio ai casi di contestazione dell'uso del nome da parte del titolare: si tratta di una azione di condanna che può concludersi con un ordine di cessazione del fatto lesivo e l'eventuale pubblicazione della decisione su uno o più giornali. Questa azione può concorrere con quella risarcitoria ma si tratta di rimedi autonomo: ne consegue, che l'azione di reclamo può essere esperita a prescindere dalla sussistenza di un nocumento. L'azione può essere esperita dalla persona, alla quale si contesti il diritto all'uso del proprio nome e, dunque, legittimato attivo è il titolare della situazione giuridica soggettiva. Il fondamento dell'interesse ad agire è nella molestia che la contestazione del terzo già in sé arreca a chi porti il nome, a prescindere dalla concorrente sussistenza di un nocumento (Bianca C. M., 193). Azione inibitoriaL'azione di «proibizione» (Sesta, 254) interviene in presenza di un pregiudizio concreto: da ciò si differenzia dall'azione di mero accertamento. La dottrina, tuttavia, tende a escludere il requisito della attualità della lesione dell'interesse ritenendo sufficiente la semplice eventualità che il nocumento abbia a prodursi in futuro (Breccia, 386). Questa misura rimediale mira ad ottenere un ordine di cessazione della condotta che costituisce utilizzo indebito del nome: un uso, dunque, privo di legittimazione (es. usurpazione). In questo caso, il titolare del diritto al nome risente un pregiudizio per effetto dell'uso che altri (sine titulo) faccia del suo nome. La tutela si realizza compiutamente solo se, per il futuro, la condotta usurpativa cessa: da qui, il ricorso del Legislatore alla inibitoria. Merita di essere segnalato come, in ipotesi del genere, dalla pronuncia condannatoria e di proibizione sorga in capo al destinatario della decisione un obbligo di «non facere» il cui rispetto può essere oggi garantito con il ricorso a una misura accessoria di costrizione, ex art. 614-bis c.p.c.. Azione di risarcimento del dannoL'azione risarcitoria risponde al regime giuridico generale (artt. 2043, 2059) ma trae linfa dallo strappo di un diritto specifico: quello al nome. Il risarcimento del danno accordato dall'art. 7, si colloca, sistematicamente, nell'ambito delle sanzioni (civili) riparatorie (Bianca C. M., 2014, 5). Si tratta, dunque, di una tutela rimediale con carattere compensativo in quanto tende a reintegrare il danno provocato dalla violazione della situazione giuridica soggettiva. La matrice squisitamente compensativa della tutela rimediale in parola esclude che il danneggiato possa trarre vantaggio dal fatto illecito essendogli precluso di incamerare più di quanto sia necessario per ricondurlo allo status quo ante (ossia la situazione precedente l'illecito). Ciò vuol dire che, in taluni casi, ove già la pubblicazione della sentenza di favore abbia concorso a riparare il danno, il tantundem monetario residuo dovrà tenerne conto. BibliografiaBaratta R., Diritto internazionale privato, Milano, 2010; Bartolini, La commorienza del beneficiario e del contraente-assicurato, in Dir. prat. ass. 1959, 122; Bianca C. M., Diritto civile, I. La norma giuridica. I soggetti, Milano, 2002; Birkhoff J. M., Nozioni di medicina legale. Uno strumento per le professioni medico-sanitarie e giuridiche, Milano, 2011, 52; Breccia, Immagini del diritto privato, I, Teoria generale, fonti, diritti, Torino, 2013; Buffa, Caracuta, Anelli, Il lavoro minorile: problematiche giuridiche, Matelica, 2005; Buffone, Se la favola di Andrea diventa un incubo in Cendon, Buffone, Saccà, Una bimba in Italia può chiamarsi Andrea?”, in Il civilista 2009, 6; Buffone, Anche quando il cognome maritale appaia «famoso» perché ha consentito e consente la frequentazione di ambienti mondani di alto livello o di rango sociale o di censo molto elevati, ciò non basta alla donna divorziata per poterlo conservare in Dir. fam. e pers. 2012, fasc. 2, I, 737; Buffone, Nascita indesiderata: così i nodi del danno arrivano al pettine, in Guida dir. 2015, 14; Buffone, La nuova identità con o senza intervento chirurgico, in Guida dir. 2015, 31, 14; Busnelli, Lo statuto del concepito, in Dem. dir. 1988, 231; Cassano (a cura di), Nuovi diritti della persona e risarcimento del danno, Torino, 2003; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Falzea, Il soggetto nel sistema dei fenomeni giuridici, Milano, 1939; Falzea A., Capacità (teoria generale), in Enc. dir., VI, Milano, 1960; Finocchiaro G., Diritto all'anonimato: anonimato, nome e identità personale, Padova, 2008; Lipari, Diritto civile, 1, Milano, 2009; Malagoli Togliatti M., Lubrano Lavadera A. (a cura di), Bambini in Tribunale: l'ascolto dei figli contesi, Milano, 2011; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Pizzorusso, Romboli, Brescia, Rescigno, Capacità giuridica, in Dig. civ., II, Torino, 1988; Rescigno, Capacità giuridica, in Dig. civ., II, Torino, 1988; Rossi S., Corpo umano (atti di disposizione sul) in Dig. civ., Torino, 2010; Santoro Passarelli, Dottrina generali del diritto civile, Napoli, 1985; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Tozzi, La circolazione dei diritti della persona, Torino, 2013; Trabucchi, «Buon costume», in Enc. dir., VI, Milano, 1959, 700. |