Codice Civile art. 14 - Atto costitutivo.InquadramentoIl Capo II del Titolo II del Libro I è dedicato alle associazioni e alle fondazioni: ossia, ad enti non lucrativi, in genere aventi personalità giuridica. Associazioni e fondazioni rientrano nell'ambito degli enti: le fondazioni e le associazioni, se riconosciute, sono persone giuridiche. Le associazioni sono enti associativi poiché vedono al loro vertice un gruppo di soggetti portatori di un interesse comune; le fondazioni sono enti amministrativi, poiché hanno al vertice della loro organizzazione, delle specifiche figure dette amministratori, ai quali spettano i poteri decisionali e di rappresentanza dell'ente (Bianca C. M., 2014, 128). Il d.P.R. n. 361/2000 regola i procedimenti per il riconoscimento della personalità giuridica in capo agli enti privati e, dunque, ad associazioni e fondazioni. In linea di principio, gli enti de quibus acquistano la personalità giuridica mediante il riconoscimento determinato dall'iscrizione nel registro delle persone giuridiche, istituito presso le prefetture (art. 1, d.P.R. n. 361/2000). Il riconoscimento presuppone che lo scopo sia possibile e lecito e che il patrimonio risulti adeguato alla realizzazione dello scopo (art. 3, d.P.R. n. 361/2000): esso muove da una domanda del fondatore o dei rappresentanti; tuttavia, il riconoscimento delle fondazioni istituite per testamento può essere concesso dal prefetto, d'ufficio, in caso di ingiustificata inerzia del soggetto abilitato alla presentazione della domanda. Fondazioni e Associazioni non possono avere come fine quello della divisione degli utili ricavati dall'attività (cd. lucro soggettivo): per tale ragione, è invalsa in loro favore la definizione enti non profit (Cian, Trabucchi, 101). Ciò non vuol però dire che gli enti non lucrativi non possano svolgere attività commerciale o, comunque, di natura imprenditoriale: sta, invece, a significare che l'attività stessa non può essere lo strumento per creare profitto in favore degli associati ma può rappresentare il mezzo attraverso il quale finanziare ogni esigenza tesa a realizzare lo scopo ideale (Galgano, 219). L'opinione prevalente, anche della giurisprudenza, è nel senso che gli enti assumano la qualità di imprenditore commerciale e siano sottoposti alle relative norme nel caso in cui esercitino un'attività commerciale in via esclusiva o principale (a partire da: Cass. n. 5770/1979). Associazioni e FondazioniTradizionalmente si individua l'associazione come universitas personarum e la fondazione, invece, come universitas bonorum. L'associazione è un'organizzazione stabile di persone per il perseguimento di uno scopo non lucrativo (Bianca C. M., 2014, 145). Si caratterizza, in positivo, per essere una compagine collettiva a rilevanza esterna; si caratterizza, in negativo, per non essere né una società, né un consorzio. Proprio la rilevanza esterna distingue l'associazione dagli altri contratti con comunione di scopo (Cian, Trabucchi, 100). Sotto l'aspetto strutturale, l'associazione si caratterizza come contratto plurilaterale con comunione di scopo: le prestazioni di ciascuna delle parti sono dirette al conseguimento di uno scopo comune (v. art. 1420). Lo scopo comune esclude che l'associazione sia qualificabile come contratto di scambio. Si tratta, però, anche di un contratto di organizzazione: le singole prestazioni degli associati si inseriscono in una stabile forma organizzativa caratterizzata da organi necessari per il perseguimento dello scopo (Galgano, 217). La Dottrina richiama, in materia di contratto con comunione di scopo, le precipue norme di cui agli artt. 1420, 1446, 1459, 1466. Come già evidenziato, anche i partiti politici sono ricondotti allo schema dell'associazione (v. Cass. n. 15497/2018). La fondazione è un complesso di beni destinati al perseguimento di uno scopo, con la mediazione di un autonomo centro soggettivo di imputazione (Zoppini, 83). È definito come ente amministrativo dotato di personalità giuridica e senza scopo di lucro (Bianca C. M., 2014, 135). Nello spirito del codice civile, si percepisce una certa diffidenza per la fondazione, poiché integrante un patrimonio sostanzialmente svincolato da un effettivo titolare; ciò nondimeno il Legislatore ha invece valorizzato la forma fondazionale, dando la stura a fondazioni bancarie, fondazioni universitarie, fondazioni enti-lirici. L'originaria diffidenza si apprezza nella necessità del riconoscimento che funge anche da condicio sine qua non per la soggettività giuridica. CostituzioneAi sensi dell'art. 24, le associazioni e le fondazioni devono essere costituite con atto pubblico. Per quanto riguarda l'associazione, l'atto costitutivo deve indicare la denominazione, lo scopo, il patrimonio, i modi e i criteri di utilizzazione delle rendite, la sede, l'organizzazione. Può anche contenere regole relative alla estinzione e alla trasformazione. La parte normativa dell'atto costitutivo è lo “statuto” (Bianca C. M., 2014, 145). Lo Statuto prende di mira la struttura dell'ente, la sua attività e le sue vicende. Sotto un profilo squisitamente tecnico-giuridico, l'atto costitutivo dell'associazione è un contratto: come si è già evidenziato, un contratto plurilaterale diretto al perseguimento di uno scopo collettivo comune (Cian, Trabucchi, 103). Sempre sotto una lente classificatoria, il contratto costitutivo ha natura consensuale ed è a titolo oneroso; inoltre, è un contratto di durata con efficacia variabile (può essere sia obbligatoria che reale) a cui si applicano le specifiche norme per i contratti plurilaterali nonché le altre norme sui contratti in genere, ove compatibili. In particolare, si applicano direttamente: l'art. 1420 in materia di nullità; l'art. 1446 in materia di annullabilità; l'art. 1459 in materia di risoluzione; l'art. 1466 in materia di impossibilità. Costituzione della fondazione La fondazione si costituisce, invece, mediante un negozio unilaterale non recettizio e può anche essere costituita mediante testamento. L'atto di costituzione è del fondatore che manifesta la volontà di dar vita a un ente che dovrà provvedere alla realizzazione dello scopo da lui determinato. L'atto costitutivo è formato sotto la condizione legale del riconoscimento da parte dell'autorità amministrativa. Al riguardo, la giurisprudenza ha chiarito che il negozio di fondazione integra un atto di autonomia privata, che non partecipa della natura del provvedimento amministrativo di riconoscimento, ma è regolato in relazione alla sua validità ed efficacia dalle norme privatistiche e genera rapporti di diritto privato e posizioni di diritto soggettivo (Cass. S.U., n. 3892/2004). La dottrina reputa che, in caso di scheda testamentaria, l'atto costitutivo possa essere integrato anche da un testamento olografo. Si intende oggi superata la ricostruzione che propende per la distinzione tra atto di fondazione e atto di dotazione, intesi come negozio principale e negozio accessorio, distinzione che aveva altresì indotto a considerare il trasferimento patrimoniale attuato con l'atto di dotazione come un'istituzione di erede, o un legato, se l'atto di fondazione sia contenuto in un testamento, ovvero quale donazione, se la fondazione venga costituita per atto tra vivi. L'atto di fondazione è, invece, ad un tempo, atto di disposizione patrimoniale, mediante il quale il fondatore si spoglia della proprietà di beni che assoggetta ad un vincolo di destinazione allo scopo; nonché atto di organizzazione della struttura preordinata alla realizzazione dello scopo stesso. L'atto enunciativo dello scopo, determinativo della struttura organizzativa ad attributivo dei necessari mezzi patrimoniali, è unico sotto un profilo funzionale, come unico è il conferimento dell'associato rispetto all'adesione al contratto di associazione. Da ciò consegue che l'effetto della dotazione dell'ente trova la sua autonoma giustificazione causale non nello spirito di liberalità del fondatore, quanto nella destinazione di beni per lo svolgimento, in forma organizzata, dello scopo statutario. L'atto di dotazione trova, cioè, la sua causa nel negozio di fondazione, rappresentandone un elemento inscindibile ed imprescindibile, né la volontà di destinare i beni allo scopo della fondazione può distinguersi dalla volontà di creare l'ente. L'atto di attribuzione di beni ad una costituenda fondazione deve, quindi, considerarsi lo strumento necessario per l'attuazione del fine, perciò inscindibilmente connesso col negozio di fondazione e privo di una propria autonomia (a partire da: Cass. n. 2958/1967, successivamente confermata da Cass. n. 16409/2017). Atto di costituzione della fondazione e donazione Ci si è chiesti se l'atto costitutivo di una fondazione sia assimilabile a un atto di donazione, con ogni conseguenza in punto di regime. L'opinione contraria è espressa dalla giurisprudenza (a partire da Cass. n. 24813/2008, confermata successivamente da Cass. n. 16409/2017) osservando che l'atto pubblico costitutivo di una fondazione, ai sensi dell'art. 14, non dà luogo ad un atto di donazione, avendo esso struttura di negozio unilaterale ed autonoma causa, consistente nella destinazione di beni per lo svolgimento, in forma organizzata, dello scopo statutario. Inoltre, l'unicità dell'atto di fondazione e dell'atto di dotazione patrimoniale in favore dello stesso, quale componente di un complesso tipo negoziale munito di una propria autonomia causale, e la sua struttura essenzialmente unilaterale, inducono a non ravvisare alcuna automatica traslazione della disciplina in tema di donazione all'atto costitutivo di fondazione. Codice del terzo settore: rapportiCon l'approvazione del “Codice del terzo settore” (d.lgs. n. 117/2017, come da ultimo modificato dal d.lgs. n. 105/2018) si è aperto un canale di riconoscimento delle associazioni e delle fondazioni e di attribuzione della personalità giuridica. Accanto allo strumento concessorio derivante dal codice civile e normato da ultimo con il d.P.R. n. 361/2000 si è introdotto un riconoscimento di tipo normativo che demanda al notaio la verifica della sussistenza dei presupposti di legge e quindi la iscrizione nel registro unico nazionale del terzo settore presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. L'art. 4 d.lgs. n. 117/2017, come modificato dal d.lgs. n. 105/2018, stabilisce che sono enti del terzo settore anche le “fondazioni e gli altri enti di carattere privato diversi dalle società costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento , in via esclusiva o principale, di una o più attività di interesse generale in forma di azione volontaria o di erogazione di denaro, beni o servizi, o di mutualità o di produzione o scambi di beni o servizi, ed iscritti nel registro unico nazionale del terzo settore”. L'articolo 22 precisa peraltro che gli enti del terzo settore acquistano la personalità giuridica mediante l'iscrizione al registro unico in deroga al d.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361. La riforma non ha riguardato quindi la revisione del codice civile e non ha modificato il meccanismo previsto dal d.P.R. n. 361. Ne deriva che le norme del nuovo codice sono direttamente applicabili esclusivamente agli enti del terzo settore (Cons. St., parere 11 luglio 2018, affare 862/2018). BibliografiaBarba A., Pagliantini S. (a cura di), Commentario del codice civile, Torino, 2014; Casetta, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2014; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cerrina Feroni G., Fondazione e banche. Modelli ed esperienze in Europa e negli Stati Uniti, Torino, 2011; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Galgano, Trattato di Diritto Civile, Padova, 2014; Iorio, Le trasformazioni eterogenee e le fondazioni, Milano, 2010; Lipari, Diritto Civile, Milano, 2009; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Petrelli G., Formulario notarile commentato, Milano, 2011; Sarale, Trasformazione e continuità dell'impresa, Milano, 1996, 88; Sesta M., Codice delle successioni e donazioni, I, Milano, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015;. Zoppini, Le fondazioni, Napoli, 1995. |