Codice Civile art. 19 - Limitazioni del potere di rappresentanza.Limitazioni del potere di rappresentanza. [I]. Le limitazioni del potere di rappresentanza, che non risultano dal registro indicato nell'articolo 33 (1), non possono essere opposte ai terzi, salvo che si provi che essi ne erano a conoscenza [1396, 2207 2, 2298, 2384]. (1) L'art. 33 è stato abrogato dall'art. 11 d.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361. Il registro delle persone giuridiche è ora previsto e regolato dagli artt. 1-4 d.P.R. n. 361, cit. InquadramentoA lume delle considerazioni sin qui già svolte, l'ente riconosciuto è iscritto nel registro delle persone giuridiche istituito presso le Prefetture. La funzione del registro non è solo quella di far acquistare personalità giuridica all'ente ma pure di garantire la pubblicità in favore dei terzi. Sotto questo aspetto, l'iscrizione nel registro delle imprese può avere effetti in punto di opponibilità. Ai sensi dell'art. 19, infatti, le limitazioni del potere di rappresentanza, che non risultano dal registro, non possono essere opposte ai terzi, salvo che si provi che essi ne erano a conoscenza. L'articolo in esame muove dal presupposto che nell'atto costitutivo siano indicati gli amministratori che godono del potere di rappresentanza esterna dell'ente: i terzi legittimamente fanno affidamento su questa indicazione che, se omessa, equivale al riconoscimento di un generale potere di rappresentanza in capo a tutti gli amministratori (Cian, Trabucchi, 111). Accanto al conferimento del potere rappresentativo, l'ente può prevedere dei particolari limiti: ad esempio, limitare l'impegno dell'ente verso l'esterno, riguardo agli atti di ordinaria amministrazione. Tali limiti vanno anch'essi resi noti mediante loro menzione negli atti iscritti presso il registro delle persone giuridiche. Le limitazioni possono anche riguardare l'eventuale rappresentanza processuale: in difetto di specificazioni, essa spetta all'amministratore che goda della rappresentanza sostanziale (Cass. n. 4962/1978). La norma esclude l'inopponibilità là dove il terzo abbia comunque avuto notizia della limitazione: la conoscenza del limite è incompatibile con la tutela del terzo che non potrà vantare un affidamento incolpevole e comunque non potrà dirsi in buona fede. Non mancano pronunce di legittimità tese ad escludere la tutela del terzo anche in caso di “conoscibilità” ossia dove si dimostri che il terzo fosse in grado di conoscere la limitazione con l'uso della normale diligenza (Cass. n. 2965/1990). Iscrizione del registro: coordinamento normativoL'art. 33 prevedeva che presso ogni provincia fosse istituito un pubblico registro delle persone giuridiche. Nel registro, tra le altre cose, dovevano essere indicati il cognome e il nome degli amministratori con la menzione di quelli ai quali fosse attribuita la rappresentanza. Il d.P.R. n. 361/2000, ha abrogato il registro provinciale di cui all'art. 33, istituendo un registro delle persone giuridiche, istituito presso le prefetture. L'art. 19 prevede che le limitazioni del potere di rappresentanza, che non risultano dal registro indicato nell'art. 33, non possono essere opposte ai terzi, salvo che si provi che essi ne erano a conoscenza. L'articolo continua a citare l'art. 33 che, però, è stato abrogato (art. 11, lett. d d.P.R. n. 361/2000). Ebbene, in virtù dell'art. 8 d.P.R. n. 361/2000, i richiami a norme abrogate dallo stesso d.P.R. n. 361/2000, «contenuti nel codice civile e nelle leggi speciali s'intendono riferiti alle corrispondenti disposizioni del regolamento medesimo». Alla luce della norma appena menzionata, l'art. 33 citato dall'art. 19 deve intendersi riferito all'art. 4 d.P.R. n. 361/2000 ove è, infatti, previsto che nel registro devono essere indicati la data dell'atto costitutivo, la denominazione, lo scopo, il patrimonio, la durata, qualora sia stata determinata, la sede della persona giuridica e il cognome, il nome e il codice fiscale degli amministratori, con menzione di quelli ai quali è attribuita la rappresentanza. Regime giuridicoIl potere rappresentativo è conferito all'amministratore dallo statuto o dall'atto costitutivo: in ogni caso, deve risultare dai documenti presentati al momento della iscrizione nel registro delle persone giuridiche. Nella prassi, è frequente la designazione anche di un organo di direzione principale (il presidente) e di un suo sostituto: il vicario. Quest'ultimo è autorizzato ad esercitare tutte le attribuzioni proprie del sostituito, senza necessità di apposita delega, specificando il «titolo» (assenza, impedimento temporaneo o altro) che legittima l'esercizio della potestà; quando, tuttavia, tale esplicitazione non emerga in alcun modo dall'atto, deve presumersi (con presunzione iuris tantum) che l'esercizio della potestà di sostituzione sia avvenuto nel rispetto delle condizioni previste dalla norma o dallo statuto, con la conseguenza che sono i terzi che ne abbiano concreto e tutelato interesse a dover dedurre e provare l'insussistenza delle condizioni previste per l'esercizio della potestà di sostituzione (Cass. n. 12919/2010). La giurisprudenza ha chiarito, al riguardo, che mentre i limiti del potere rappresentativo possono essere conosciuti dal terzo che contratta con il vicario del rappresentante dell'ente o dell'associazione, attraverso la lettura dello statuto o delle certificazioni delle camere di commercio, solo il vicario (per il principio di vicinanza della prova) è a conoscenza delle specifiche circostanze che costituiscono il presupposto fattuale per invocare la legittimazione rappresentativa sussidiaria (Cass. n. 13774/2014). L'art. 19 è norma da considerarsi eccezionale e, pertanto, non è applicabile, in via di interpretazione estensiva o per analogia, alle associazioni non riconosciute, in quanto per esse non è stabilita alcuna forma di pubblicità. Ne consegue che l'eccesso di potere rappresentativo dell'organo dell'associazione che ha agito nei confronti dei terzi, per essere l'esercizio di detto potere in base allo statuto dell'ente subordinato alla previa delibera di altro organo, rende il negozio inopponibile all'ente, indipendentemente dalla conoscenza del difetto del potere rappresentativo da parte dell'altro contraente (Cass. n. 7724/2000). L'atto concluso dal rappresentante esorbitando dal potere conferito è annullabile. BibliografiaBarba A., Pagliantini S. (a cura di), Commentario del codice civile, Torino, 2014; Casetta, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2014; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cerrina Feroni G., Fondazione e banche. Modelli ed esperienze in Europa e negli Stati Uniti, Torino, 2011; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Galgano, Trattato di Diritto Civile, Padova, 2014; Iorio, Le trasformazioni eterogenee e le fondazioni, Milano, 2010; Lipari, Diritto Civile, Milano, 2009; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Petrelli G., Formulario notarile commentato, Milano, 2011; Sarale, Trasformazione e continuità dell'impresa, Milano, 1996, 88; Sesta M., Codice delle successioni e donazioni, I, Milano, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015;. Zoppini, Le fondazioni, Napoli, 1995. |