Codice Civile art. 29 - Divieto di nuove operazioni.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Divieto di nuove operazioni.

[I]. Gli amministratori non possono compiere nuove operazioni, appena è stato loro comunicato il provvedimento che dichiara l'estinzione della persona giuridica [27] o il provvedimento con cui l'autorità, a norma di legge, ha ordinato lo scioglimento dell'associazione, o appena è stata adottata dall'assemblea la deliberazione di scioglimento dell'associazione medesima [21 3]. Qualora trasgrediscano a questo divieto, assumono responsabilità personale e solidale [18, 1292 s., 2279, 2449].

Inquadramento

L'art. 29 tipizza i casi di estinzione della persona giuridica (v. sub art. 27): l'art. 29 ne registra alcune delle principali conseguenze ossia lo stato di “mera transizione” in cui versa l'ente, tra la comunicazione della intervenuta estinzione e la definitiva scomparsa della persona giuridica. In questo lasso di tempo, infatti, si assiste ad una mera gestione di conservazione del patrimonio e di liquidazione.

Ciò vuol dire che la dichiarazione di estinzione non comporta automaticamente la “scomparsa giuridica” dell'ente ma segna il passaggio alla fase della liquidazione, sicché permane la soggettività giuridica dell'ente stesso che resta titolare sino all'esaurimento delle operazioni di liquidazione dei rapporti giuridici, attivi e passivi che ad esso fanno capo (Cass. n. 6099/1993 in materia di soppressione ex lege). Per effetto delle modifiche apportate dal d.P.R. n. 361/2000, la p.a. competente (la prefettura, la regione ovvero la provincia autonoma competente), dopo aver accertato, su istanza di qualunque interessato o anche d'ufficio, l'esistenza di una delle cause di estinzione della persona giuridica, dà comunicazione della dichiarazione di estinzione agli amministratori e al presidente del tribunale ai fini di cui all'art. 11 delle disposizioni di attuazione del codice civile (art. 6 d.P.R. n. 361/2000). Solo una volta che sia chiusa la procedura di liquidazione, il presidente del tribunale provvede alla apposita comunicazione ai competenti uffici per la conseguente cancellazione dell'ente dal registro delle persone giuridiche. Una volta che siano stati raggiunti dalla comunicazione, a cura della p.a., della dichiarazione di estinzione, gli amministratori non possono compiere nuove operazioni: l'operatività del divieto decorre, invece, dal momento stesso dell'adozione della relativa delibera, nel caso in cui l'estinzione dipenda dalla deliberazione di scioglimento dell'associazione adottata dall'assemblea. Qualora trasgrediscano a questo divieto, assumono responsabilità personale e solidale.

Divieto di nuove operazioni

L'art. 29 è, sostanzialmente, una norma di divieto: la condotta che viene ostacolata dalla disposizione in esame è preclusa immediatamente, in coincidenza con il dies a quo tipizzato dal Legislatore: dalla comunicazione della dichiarazione di estinzione oppure dall'adozione della deliberazione di scioglimento adottata dall'assemblea, gli amministratori non possono più porre in essere nuove operazioni.

Per “nuove operazioni” si intende far riferimento a tutti quegli atti che non siano compatibili con la finalità della liquidazione o, se disposta, della materiale consegna dei beni all'ente successore, potendo compiere validamente solo atti di ordinaria amministrazione, tendenti alla mera gestione e conservazione del patrimonio (Galgano, in Comm. S. B., 1988, 420). Le linee interpretative sin qui illustrate mettono già esse in risalto le difficoltà tese alla individuazione del discrimen tra ciò che non si può fare e ciò che si può fare: andrà, allora, fatta una valutazione caso per caso; tuttavia, si osserva che tale divieto dovrebbe alludere in ogni caso ad una gestione conservativa, che miri a funzionalizzare la condotta dell'organo gestorio rispetto all'obiettivo di assicurare un passaggio ai liquidatori del patrimonio non modificato nella sua consistenza complessiva (Ubertazzi, in Aida, 2013, 90). Se ciò è vero, deve allora ritenersi consentito agli amministratori portare a termine le operazioni in corso, in assonanza con quanto previsto in materia di società dove il secco divieto di nuove operazioni è sostituito da una più generica restrizione del potere gestorio in tutto quanto necessario per conservare l'integrità ed il valore del patrimonio sociale (cfr. art. 2486). Diverse sono le interpretazioni offerte a margine del divieto contenuto nell'art. 29 cit.: secondo taluni, esso configurerebbe, in caso di violazione, un difetto di rappresentante da ricondurre all'art. 1398; questa tesi, però, non è in sintonia con il concetto di immedesimazione organica che sovrintende all'agire degli enti. Autorevolmente, si sostiene che l'amministratore che ponga in essere nuove operazioni, violando l'art. 29,realizzi un difetto di legittimazione della persona giuridica in conseguenza del quale, nessun vincolo si crea in capo all'ente (Cian, Trabucchi, 123). Questa tesi è avallata dalla maggior parte dei commentatori e si spinge fino a teorizzare anche l'impossibilità della ratifica e, soprattutto, l'impossibilità di assegnare alcuna incidenza all'eventuale stato di ignoranza del terzo, il quale potrà ricevere tutela agendo direttamente contro l'amministratore agente. L'art. 29, per la sua portata generale, è ritenuto applicabile anche alle associazioni non riconosciute (Tamburrino, in Comm. Utet, 1997, 535).

Secondo l'orientamento prevalente della giurisprudenza, il divieto per gli amministratori di compiere nuove operazioni previsto dall'art. 29 non si estende all'impugnazione giurisdizionale del provvedimento di messa in liquidazione, giacché tale attività rientra tra quelle di mera gestione e di conservazione del patrimonio dell'ente (Cass. n. 26066/2017).

Associazioni non riconosciute

In materia di estinzione delle associazioni non riconosciute, manca una normativa giuridica specifica per tutti gli enti privi di riconoscimento.

Secondo la giurisprudenza, in assenza di una diversa volontà espressa degli associati, deve farsi allora ricorso alle disposizioni che regolano casi analoghi per le associazioni riconosciute (artt. 27,29 e 30), secondo cui dopo lo scioglimento dell'associazione non potranno compiersi nuove operazioni e dovrà procedersi alla liquidazione, con la possibilità di avvalersi a detti effetti, in via analogica e con gli opportuni limiti e adattamenti del caso, delle disposizioni di cui agli artt. 11-21 disp. att. (Cass. n. 1838/1977; Cass. n. 2572/1973).

Provvedimento autoritativo

L'art. 29 prevede anche, come ipotesi rilevante, quella dell'adozione da parte della p.a. del provvedimento autoritativo di scioglimento dell'ente: si è detto, però, che questo potere è da stimarsi oggi non più esistente per effetto della declaratoria di incostituzionalità dell'art. 210 r.d. n. 773/1931 (cd. Tulps) ad opera della sentenza Corte cost. n. 114/1967 (v. sub art. 27). La finalità sostanziale della norma contenuta nell'art. 29 è quella di far decorrere il divieto di nuove operazioni delle ente, dalla conoscenza in capo agli amministratori della intervenuta estinzione: da qui la scelta di collegare l'operatività del divieto stesso ora dalla comunicazione fatta dalla P.A., ora dalla deliberazione di scioglimento adottata dall'ente.

Bibliografia

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