Codice Civile art. 52 - Effetti della immissione nel possesso temporaneo.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Effetti della immissione nel possesso temporaneo.

[I]. L'immissione nel possesso temporaneo dei beni deve essere preceduta dalla formazione dell'inventario dei beni [769 ss. c.p.c.].

[II]. Essa attribuisce a coloro che l'ottengono e ai loro successori l'amministrazione dei beni dell'assente, la rappresentanza di lui in giudizio e il godimento delle rendite dei beni nei limiti stabiliti nell'articolo seguente [725 c.p.c.].

Inquadramento

L'immissione nel possesso temporaneo dei beni attribuisce a coloro che l'ottengono e ai loro successori l'amministrazione dei beni dell'assente, la sua rappresentanza in giudizio nonché il godimento delle rendite dei beni stessi nei limiti tracciati dal codice civile. Al riguardo, gli ascendenti, i discendenti e il coniuge immessi nel possesso temporaneo dei beni ritengono a loro profitto la totalità delle rendite mentre gli altri devono riservare all'assente il terzo delle rendite (art. 53). I possessori (temporanei) versano in una situazione analoga a quelle in cui si sarebbero trovati in caso di morte del loro dante causa, con i limiti ad hoc previsti dalla disciplina codicistica a tutela dell'assente.

Vi è, però, che i contenuti di questa situazione giuridica e la sua stessa natura sono discussi in dottrina. La situazione giuridica in cui versano i soggetti immessi temporaneamente nei beni dell'assente è paragonata dalla dottrina all'usufrutto (Romagnoli, in Comm. S. B., 1970, 107).

Immissione temporanea nel possesso dei beni dell'assente

L'immesso ha poteri di godimento e disposizione orientati non solo dall'interesse altrui (quello dell'assente) ma anche dall'interesse proprio (Jannuzzi — Lorefice, 2006, 479). Ha facoltà molto ampie riguardo ai beni e dispone di un godimento che si spinge fino alla fruizione delle rendite. Tuttavia, il possesso dei beni, sub specie di godimento, non consente di disporne liberamente (Cass. n. 536/1981). In dottrina è discussa la natura giuridica della situazione di vantaggio che fa capo a lui. Si tratta, infatti, di una situazione in cui la qualifica possessoria del soggetto del potere di fatto appare incerta perché l'inquadramento della situazione stessa operato dal legislatore è inappropriato (Omodei — Salé, 2012). Sebbene nelle norme di cui agli artt. 50 e ss. si parli sempre di «possesso» si è osservato che il «possesso», nel contesto in esame, sembra rivestire carattere essenzialmente strumentale rispetto allo svolgimento della funzione amministrativa di cui risulta investito l'immesso con riferimento ai beni dell'assente, ciò che dovrebbe, pertanto, condurre a ritenere che ci si trovi, piuttosto, in un presenza di una fattispecie qualificabile come detenzione (Montei, 564). Alcuni autori paragonano la situazione dell'immesso a quello dell'usufruttuario mentre altri, più semplicemente, lo considerano come un sostituto dell'assente. Questa ultima tesi muove dalla interpretazione letterale dell'inciso “immissione nel possesso” stante a significare che ad un soggetto si attribuisce il potere di comportarsi, rispetto a un bene materiale, come se ne fosse proprietario: ne conseguirebbe che l'immesso configura la sostituzione di un soggetto ad un altro nell'esercizio del diritto di proprietà o di altri diritti reali. Suggestivamente, alcune voci di dottrina ritengono che l'immissione temporanea nel possesso dei beni realizzi una ipotesi di proprietà temporanea. L'opinione preferibile (anche se avversata in dottrina) muove dall'inquadramento della vicenda facente capo alla dichiarazione di assenza in termini di successione provvisoria e, pertanto, afferma che il titolo dell'immissione in possesso è quello stesso che si avrebbe in caso di morte: vocazione cioè legittima o testamentaria; i diritti dei chiamati avrebbero, dunque, la stessa natura, rivelandosi come diritti di eredi o di legatari (Callegari, 1125). Questa tesi è criticata osservando che non si può dire che si è succeduti ad altri se contemporaneamente si dice che vengono amministrati i beni di questi altri e parlare di rappresentanza esclude ogni idea di successione. È ben vero che il linguaggio adottato dal Legislatore è equivoco ma questo si concilia con il fenomeno eccezionale che il diritto si trova a dover regolare ossia la situazione di una persona che attualmente non esiste più, trattata come se esistesse ancora. Che l'intera trama dell'istituto debba essere letta in chiave successoria è testimoniato in modo chiaro dall'art. 50, comma 1, che, per effetto della dichiarazione di assenza, consente «l'apertura degli atti di ultima volontà dell'assente». Ciò che ne segue è una successione fittizia nell'interesse dei terzi in cui i diritti che ne discendono sono quelli della successione governati da un regime di temporaneità (con le sue peculiarità) che provoca connotazioni del tutti peculiari. Una conferma si trae pure dall'art. 117 comma 3. In questa norma, si esclude l'impugnabilità del coniuge dell'assente finché dura l'assenza: nessuno dubita che la seconda unione sia a tutti gli effetti un matrimonio, seppur suscettibile di caducazione ove l'assente faccia ritorno. È in chiave di “diritti suscettibili di caducazione” che va letta l'intera disciplina dell'assenza.

Inventario

L'immissione nel possesso temporaneo dei beni deve essere preceduta dalla formazione dell'inventario dei beni (art. 52 comma 1): si tratta, dunque, di una condizione necessaria affinché l'immissione stessa si realizzi.

Va detto che l'obbligo dell'inventario grava solo sui presunti eredi e non anche sui soggetti menzionati dall'art. 50 comma 4 e con la facoltà di essere liberati dalle obbligazioni verso l'assente.

Tuttavia, questa cautela può essere introdotta dal Tribunale, come strumento opportuno rientrante tra quelli di cui all'art. 50 comma 5 (Cian, Trabucchi, 148).

Bibliografia

Callegari, Assenza in Nss. D. I., I, 2, Torino, 1957; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Giorgianni, La dichiarazione di morte presunta, Milano, 1943; Jannuzzi - Lorefice, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004; Jannuzzi - Lorefice, La volontaria giurisdizione, Milano, 2006; Montei, Detenzione, in Nss. D. I., V, Torino, 1960; Omodei - Salé, La detenzione e le detenzioni: unità e pluralismo nelle situazioni di fatto contrapposte al possesso, Padova, 2012; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Preite, Cagnazzo, Atti notarili - Volontaria giurisdizione 1 - Il procedimento. Incapaci, scomparsa, assenza e dichiarazione di morte presunta, Torino, 2012; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Zaccaria, Faccioli, Omodei Salè, Tescaro, Commentario all'ordinamento dello stato civile, Sant'Arcangelo di Romagna, 2013.

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