Codice Civile art. 56 - Ritorno dell'assente o prova della sua esistenza.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Ritorno dell'assente o prova della sua esistenza.

[I]. Se durante il possesso temporaneo l'assente ritorna o è provata l'esistenza di lui, cessano gli effetti della dichiarazione di assenza, salva, se occorre, l'adozione di provvedimenti per la conservazione del patrimonio a norma dell'articolo 48.

[II]. I possessori temporanei dei beni devono restituirli; ma fino al giorno della loro costituzione in mora [1219] continuano a godere i vantaggi attribuiti dagli articoli 52 e 53, e gli atti compiuti ai sensi dell'articolo 54 restano irrevocabili.

[III]. Se l'assenza è stata volontaria e non è giustificata, l'assente perde il diritto di farsi restituire le rendite riservategli dalla norma dell'articolo 53.

Inquadramento

La dichiarazione di assenza ha carattere temporaneo e pone riparo all'incertezza dei rapporti giuridici determinata dalla scomparsa della persona fisica che vi è coinvolta. Si tratta, pertanto, di una pronuncia cedevole e destinata a perdere i suoi effetti ove venga meno la sua ragione giustificatrice. Questa pronuncia rientra nell'ambito delle sentenze cd. determinative la cui caratteristica è quella di poter essere riviste e modificate qualora si verifichi un mutamento della situazione di fatto da cui hanno tratto linfa (tipico è il caso delle pronunce in materia di famiglia: es. l'assegno di mantenimento ex art. 156). Nel caso dell'assenza, la pronuncia cessa di avere efficacia ove l'assente faccia ritorno nella sua sede o ne sia provata l'esistenza; in quest'ultimo caso, peraltro, salva la possibilità di adottare provvedimenti per la conservazione del patrimonio a norma dell'art. 48. L'art. 56 regola anche gli effetti che la perdita di efficacia della pronuncia di assenza ha riguardo alle persone che erano state immesse nel possesso temporaneo dei beni. Nel caso in cui, invece, si abbia la prova della morte dell'assente, allora troverà applicazione l'art. 57 con l'apertura della successione a vantaggio di coloro che al momento della morte erano suoi eredi o legatari.

Ritorno dell'assente o prova della sua esistenza

La dichiarazione di assenza è sottoposta a un regime di cedevolezza: in particolare, i suoi effetti vengono meno automaticamente, ope legis, ove si scopra l'esistenza dell'assente, in modo certo e univoco, oppure là dove l'assente faccia ritorno nella sua sede. La cessazione degli effetti si ha anche se ancora non sia avvenuta l'immissione in possesso, riferendosi l'art. 56 comma 1, solo a una delle ipotesi plausibili (quella della già intervenuta immissione temporanea nel possesso dei beni dell'assente). Nel caso in cui l'assente ritorni, il venir meno dell'efficacia è assoluto, nel senso che si disperdono tutte le misure protettive poste in essere a suo tempo; nel caso in cui il governo dei beni dell'assente ritornato sia inadeguato come sintomo di fragilità, soccorrono le misure protettive di cui agli artt. 404 e ss. (ad es., amministrazione di sostegno), ma non anche quelle di cui all'art. 48 che presuppongono la scomparsa della persona fisica. Il ritorno dell'assente non deve avvenire necessariamente nella sua sede originaria (ad es., la residenza): ove ritorni in altro luogo, comunque viene meno l'esigenza della dichiarazione di assenza poiché si ha prova che l'assente esiste e non è scomparso. La data del ritorno dell'assente o quella della notizia della sua esistenza, costituiscono il dies a quo a partire dal quale la sentenza cessa di avere efficacia: non è richiesta una nuova pronuncia e nemmeno è richiesto un formale atto di revoca della dichiarazione di assenza emessa. Tuttavia, gli immessi possono non avere notizia del ritorno o della esistenza del dichiarato assente: ecco perché, nei loro riguardi, il nuovo stato di fatto deve essere fatto valere con una iniziativa o un atto di impulso del titolare dei diritti (travolto dalla dichiarazione di assenza) che assume la forma della costituzione in mora ex art. 56 comma 2. I possessori temporanei dei beni, fino al giorno della loro costituzione in mora, continuano a godere i vantaggi attribuiti dagli artt. 52 e 53, e gli atti compiuti ai sensi dell'art. 54 restano irrevocabili. Ricevuta la diffida devono, però, restituire il patrimonio di cui stanno godendo e, ove non vi provvedano, sono tenuti a tutte le restituzioni oltre al risarcimento del danno eventualmente causato. Se l'assenza è stata volontaria e non è giustificata, l'assente perde il diritto di farsi restituire le rendite riservategli dalla norma dell'art. 53. La ratio racchiusa nell'art. 56 comma 2, è estensibile agli altri soggetti che hanno tratto vantaggi dalla dichiarazione di assenza: ne consegue che la diffida dovrà essere rivolta anche a coloro i quali sono stati liberati dalle obbligazioni. Cessata l'assenza, l'eventuale matrimonio del coniuge dell'assente, diventa impugnabile ex art. 117.

Gli effetti della sentenza ex art. 725 c.p.c. possono, come detto, venir meno anche solo perché si è avuta notizia della esistenza dell'assente: in questo caso, il Tribunale può essere richiesto (dagli interessati o dal p.m.) di nominare in favore dell'assente un curatore speciale ex art. 48, ad esempio già solo per provvedere all'atto di costituzione in mora di cui all'art. 56 comma 2 (Cian, Trabucchi, a cura di, Commentario breve al codice civile, Padova, 2011, 151).

Contestazioni

Ove sorgano contestazioni in merito alla notizia dell'esistenza dell'assente o comunque sulla intervenuta cessazione degli effetti della sentenza ex art. 473bis.6, il conflitto va risolto a mezzo di un procedimento ordinario di cognizione.

Comunione legale dei coniugi

Ai sensi dell'art. 191, la comunione si scioglie per la dichiarazione di assenza di uno dei coniugi. La dottrina si interroga circa gli effetti che l'art. 56 abbia sull'intervenuto scioglimento della comunione legale. Secondo alcuni, i coniugi dovrebbero stipulare una nuova convenzione matrimoniale ad hoc; secondo altri, il regime legale si ripristinerebbe ope legis ed ex nunc.

Bibliografia

Callegari, Assenza in Nss. D. I., I, 2, Torino, 1957; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Giorgianni, La dichiarazione di morte presunta, Milano, 1943; Jannuzzi - Lorefice, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004; Jannuzzi - Lorefice, La volontaria giurisdizione, Milano, 2006; Montei, Detenzione, in Nss. D. I., V, Torino, 1960; Omodei - Salé, La detenzione e le detenzioni: unità e pluralismo nelle situazioni di fatto contrapposte al possesso, Padova, 2012; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Preite, Cagnazzo, Atti notarili - Volontaria giurisdizione 1 - Il procedimento. Incapaci, scomparsa, assenza e dichiarazione di morte presunta, Torino, 2012; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Zaccaria, Faccioli, Omodei Salè, Tescaro, Commentario all'ordinamento dello stato civile, Sant'Arcangelo di Romagna, 2013.

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