Codice Civile art. 123 - Simulazione (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Simulazione (1).

[I]. Il matrimonio può essere impugnato da ciascuno dei coniugi quando gli sposi abbiano convenuto di non adempiere agli obblighi e di non esercitare i diritti da esso discendenti [1414].

[II]. L'azione non può essere proposta decorso un anno dalla celebrazione del matrimonio ovvero nel caso in cui i contraenti abbiano convissuto come coniugi successivamente alla celebrazione medesima [119 2, 120 2, 124 4, 296 4].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 18 l. 19 maggio 1975, n. 151.

Inquadramento

Il regime giuridico introdotto dall'art. 123 è tuttora oggetto di distoniche interpretazioni dottrinali ed è al centro di diverse letture. Sin dall'introduzione della norma (ad opera della l. n. 151/1975) non sono mancate osservazioni critiche finanche sulla utilità della disciplina e sulla sua coerenza sistematica.

L'opinione preferibile intravede nell'art. 123 un avvicinamento alla disciplina canonica (che prevede la simulazione nel matrimonio) mediante creazione di un regime speciale e autonomo rispetto a quello generalmente previsto dall'art. 1414 per i contratti in generale.

Simulazione

Con l'introduzione ad opera della l. n. 151/1975, art. 18 l. n. 151/1975 della norma contenuta nell'art. 123, il legislatore, intervenendo in una materia sulla quale, con particolare riferimento all'impugnabilità o meno, nel silenzio della legge, del matrimonio per simulazione, esistevano ampi contrasti in dottrina e in giurisprudenza, ha previsto che il matrimonio può essere impugnato da ciascuno dei coniugi «quando gli sposi abbiano convenuto di non adempiere agli obblighi e di non esercitare i diritti da esso discendenti». La norma richiamata, al secondo comma, prevede poi, evidentemente al fine di conciliare la prevista impugnazione per simulazione con l'esigenza della certezza dei rapporti giuridici inerenti agli status, che «l'azione non può essere proposta decorso un anno dalla celebrazione del matrimonio ovvero nel caso in cui i contraenti abbiano convissuto come coniugi successivamente alla celebrazione medesima». Viene così tipizzato un regime speciale, settoriale e autonomo che si distingue da quello generale e conserva una propria autonomia. L'autonomia è in primis strutturale: la simulazione matrimoniale non coincide perfettamente con quella contrattuale in quanto l'accordo simulatorio deve avere ad oggetto l'esclusione degli obblighi e dei diritti nascenti dal vincolo. Il patto deve essere anteriore alla celebrazione dell'unione e, soprattutto, deve avere carattere assoluto non essendo operativa la disciplina in esame ove si tratti di accordo solo parziale. In particolare, il patto preventivo di non adempiere al solo obbligo di reciproca fedeltà non costituisce simulazione ex art. 123. La prova della simulazione può essere fornita con ogni mezzo. Ma quale vizio colpisce il matrimonio simulato? Coerentemente con lo schema generale contrattuale, dovrebbe ritenersi si tratti di nullità ammettendo, poi, per la specialità del regime di cui si è detto, la sussistenza di una ipotesi eccezionale di nullità sanabile là dove il termine decadenziale spiri senza instaurazione del giudizio impugnatorio. Non mancano voci che, invece, propendono per la annullabilità oppure addirittura per la configurabilità del negozio indiretto.

La natura del tutto eccezionale del regime in esame conduce a esprimere preferenza per la tesi che predica una ulteriore ipotesi di annullabilità (Bianca C. M., 734) tenuto conto di: legittimazione attiva relativa, riservata ai coniugi; sanabilità del vizio, per effetto del decorso del termine o la convivenza; produzione di effetti giuridici del matrimonio.

Decadenza

L'azione non può essere proposta decorso un anno dalla celebrazione del matrimonio ovvero nel caso in cui i contraenti abbiano convissuto come coniugi successivamente alla celebrazione medesima. Le ipotesi della convivenza e del decorso del termine annuale sono formulate in via alternativa, nel senso che la convivenza esclude assolutamente la proponibilità dell'azione, che, in ogni caso, non può essere esercitata dopo il decorso di un anno.

La Suprema Corte ha escluso che questa ipotesi di decadenza si ponga in contrasto con la Charta Chartarum. In particolare, ha affermato essere manifestamente infondata l'eccezione di illegittimità costituzionale, per contrarietà all'art. 2 Cost., dell'art. 123 c.c. nella parte in cui stabilisce che il matrimonio simulato non può essere impugnato decorso un anno dalla celebrazione indipendentemente dalla mancata convivenza tra i coniugi, «posto che non viene in considerazione il diritto di formare una nuova famiglia (avuto riguardo all'eventualità di contrarre nuove nozze), quanto la possibilità, di segno opposto, di rescindere il vincolo già contratto» (Cass. n. 16221/2015).

Ove nel corso del giudizio deceda la parte convenuta, i suoi eredi possono costituirsi nel giudizio, atteso che così come l'art. 127 c.c. autorizza gli eredi della parte che abbia impugnato il matrimonio a proseguire l'azione già esperita dal de cuius, per la medesima ragione deve intendersi autorizzato l'erede del de cuius convenuto nel giudizio di simulazione a resistere all'azione proposta contro di lui prima della sua morte(Cass. n. 17909/2022).

Unione civile

La norma in commento è applicabile anche all'unione civile poiché richiamata dall'art. 1 comma 20, l. n. 76/2016.

Bibliografia

Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta ( a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

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