Codice Civile art. 160 - Diritti inderogabili (1).Diritti inderogabili (1). [I]. Gli sposi non possono derogare né ai diritti né ai doveri previsti dalla legge per effetto del matrimonio [143 3, 147, 148]. (1) Articolo così sostituito dall'art. 42 l. 19 maggio 1975, n. 151. InquadramentoL'opinione degli Autori converge nel ritenere che l'art. 160 non si riferisca ai diritti e doveri di carattere personale dovendosi dunque interpretare l'articolo — anche per la sua collocazione topografica — come diretto a regolare i soli diritti e doveri di carattere patrimoniale. In particolare, il riferimento alle situazioni di vantaggio e obbligo nascenti dal vincolo matrimoniale richiama la rubrica del capo IV («dei diritti e dei doveri che nascono dal matrimonio») e comprende, dunque, tutte quelle regole scandite dagli artt. 143 e ss. in merito alla reciproca assistenza economica, in merito alla contribuzione verso i figli e in merito al sostegno patrimoniale per la vita comune. Limite della inderogabilitàI coniugi non possono derogare a quelle regole che presidiano ex lege lo statuto matrimoniale nell'interesse delle parti deboli del rapporto, non esclusi i figli. Al lume di questa considerazione, si reputa contrastante con l'art. 160 il patto che escluda il diritto di uno dei coniugi a ricevere assistenza economica ex art. 143. Peraltro, a questa norma si riconducono anche le vicende successive al vincolo ossia l'assegno di mantenimento (art. 156) e quello divorzile (art. 5 l. n. 898/1970). In merito all'assegno di mantenimento, si esclude (per contrasto con l'art. 160) la rinuncia preventiva all'eventuale futuro assegno di mantenimento. Allorché, però, la situazione giuridica soggettiva è nella disponibilità dell'avente diritto, la rinuncia viene consentita. Un caso particolare è ad esempio quello affrontato da Cass. n. 12781/2014 in cui la Suprema Corte ha affermato che, in materia di separazione consensuale, i coniugi possono prevedere, in favore della moglie, un assegno di mantenimento con un termine di scadenza, a partire dal quale più nulla è dovuto dal marito alla stessa. Il patto così siglato dai coniugi, dalla data di scadenza, ha valore di rinuncia all'assegno di mantenimento. Va però rilevato che la rinuncia all'assegno di mantenimento ha conseguenze diverse nel giudizio di separazione e in quello di divorzio in quanto il diniego dell'assegno divorzile non può fondarsi sul rilievo che negli accordi di separazione i coniugi pattuirono che nessun assegno fosse versato dal marito per il mantenimento della moglie, dovendo comunque il giudice procedere, in quella sede, alla verifica del rapporto delle attuali condizioni economiche delle parti con il pregresso tenore di vita coniugale. Si approda al tema della indisponibilità “ora per allora” dell'assegno di divorzio. Al riguardo, la giurisprudenza è orientata a ritenere gli accordi assunti prima del matrimonio o magari in sede di separazione consensuale, e in vista del futuro divorzio, nulli per illiceità della causa, perché in contrasto con i principi di indisponibilità degli status e dello stesso assegno di divorzio (Cass. n. 6857/1992). Tale orientamento è criticato da parte della dottrina, in quanto trascurerebbe di considerare adeguatamente non solo i principi del diritto di famiglia, ma la stessa evoluzione del sistema normativo, ormai orientato a riconoscere sempre più ampi spazi di autonomia ai coniugi nel determinare i propri rapporti economici, anche successivi alla crisi coniugale. Giurisprudenza successiva della Suprema Corte ha invece sostenuto che tali accordi non sarebbero di per sé contrari all'ordine pubblico: più specificamente il principio dell'indisponibilità preventiva dell'assegno di divorzio dovrebbe rinvenirsi nella tutela del coniuge economicamente più debole, e l'azione di nullità (relativa) sarebbe proponibile soltanto da questo (al riguardo, tra le altre, Cass. n. 8109/2000). Infine, giurisprudenza ha affermato essere valido l'impegno negoziale assunto dai nubendi in caso di fallimento del matrimonio (nella specie trasferimento di un immobile di proprietà della moglie al marito, quale indennizzo delle spese, da questo sostenute, per ristrutturare altro immobile destinato ad abitazione familiare di proprietà della moglie medesima), in quanto contratto atipico con condizione sospensiva lecita, espressione dell'autonomia negoziale dei coniugi diretto a realizzare interessi meritevoli di tutela, ai sensi dell'art. 1322, comma 2, essendo il fallimento del matrimonio non causa genetica dell'accordo, ma mero evento condizionale (Cass. n. 23713/2012). Ambito di negoziabilitàLo spazio di autonomia rimesso ai coniugi, nei limiti dell'art. 160, è non solo nei contenuti ma anche nei tipi. Gli sposi, come possono liberamente scegliere fra gli istituti previsti dalla legge circa il regime patrimoniale della famiglia, cosi possono apportare deroghe ai tipi del codice, purché le modificazioni o variazioni non contrastino con la natura del regime adottato o con norme cogenti, o con i principi generali sull'ordinamento della famiglia (così, già in passato, Cass. n. 3111/1969). Certo è, come ben evidenzia la dottrina, che la regolamentazione delle situazioni familiari, sia patrimoniali che personali, non si mostra più appannaggio esclusivo dell'istituzione pubblica, dell'autorità giudiziaria per intendersi, in ogni punto e dettaglio, ma risulta sempre più aperta alla volontà dei privati , da intendersi come preminente nella costruzione dei loro assetti; con il limite, ovviamente, del contrasto con profili indefettibili, di cui costituisce un ripetuto esempio l'interesse dei minori. Nella compagine matrimoniale, inoltre, è venuta meno la grave disarmonia di posizioni giuridiche che differenziava il “marito” e la “moglie” e così quella soglia di disparità che imponeva di tutelare il coniuge debole per evitare che fosse vittima di accordi solo formali, poiché imposti dal coniuge forte. La famiglia si fonda oggi sull'uguaglianza dei coniugi e la società ospita coppie formate da persone in grado di autodeterminarsi e quindi autoregolarsi, con la garanzia del controllo giudiziale ex post (es. patti frutto di violenze). I nuovi assetti legislativi hanno inoltre “spinto” verso un modello di matrimonio come “fatto privato” e non più come solo atto pubblico, al punto che il vincolo coniugale si può sciogliere davanti a un ufficiale di Stato Civile. Il riconoscimento del diritto del singolo a regolarsi secondo le proprie scelte di vita ha finanche trovato affermazione con le disposizioni anticipate di trattamento, nella l. n. 219/2017. Patti in vista del divorzioLe Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 18287/2018) hanno attribuito all'assegno divorzile una funzione compensativo-perequativa e non più solo alimentare. In questo modo, si riapre il dibattito attorno ai patti in vista del divorzio, intesi a regolare ora per allora l'assegno di divorzio o aspetti dell'assetto patrimoniale successivo alla disgregazione definitiva del vincolo. Il dibattito si riapre per le seguenti ragioni. La giurisprudenza consolidata della Suprema Corte è nel senso della nullità degli accordi con i quali i coniugi fissano, in genere in sede di separazione, il regime giuridico-patrimoniale in vista di un futuro ed eventuale divorzio (da ultimo in questo senso Cass. n. 20745/2022). Il costume pretorio cennato perviene a queste conclusioni giudicando illecita la causa dell'accordo, poiché avente ad oggetto un diritto indisponibile: l'assioma fondante questa costruzione è, infatti, che l'assegno di divorzio ha natura assistenziale e dunque non può essere oggetto di pattuizioni dispositive, ricadendo nel contenuto precettivo del divieto di cui all'art. 160. Alcuni autori ritengono che per la parte riequilibratrice, l'assegno di divorzio è disponibile e, dunque, le parti possono includerlo in accordi di separazione, che sono in genere la sede naturale per organizzare la crisi familiare (Buffone, Misura alimentare e perequazione: le Sezioni Unite cercano di risolvere il “millennium problem” dell'assegno divorzile, in giustiziacivile.com, 2018). BibliografiaAvagliano, famiglia e accordi per la crisi, tra matrimoni, unioni civili e convivenze in Riv. not. 2017, 2, 251; Bargelli, L’autonomia privata nella famiglia legittima: il caso degli accordi conclusi in occasione o in vista del divorzio, in Riv. crit. dir. priv. 2001, 303 ss; Buffone, Misura alimentare e perequazione: le Sezioni Unite cercano di risolvere il “millennium problem” dell’assegno divorzile in giustiziacivile.com, 1 agosto 2018; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Sesta, Impresa familiare e convivente in Guida dir. 2004, 3, 67 |