Codice Civile art. 162 - Forma delle convenzioni matrimoniali (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Forma delle convenzioni matrimoniali (1).

[I]. Le convenzioni matrimoniali debbono essere stipulate per atto pubblico [2699] sotto pena di nullità.

[II]. La scelta del regime di separazione può anche essere dichiarata nell'atto di celebrazione del matrimonio [107 2, 215].

[III]. Le convenzioni possono essere stipulate in ogni tempo, ferme restando le disposizioni dell'articolo 194 (2).

[IV]. Le convenzioni matrimoniali non possono essere opposte ai terzi quando a margine dell'atto di matrimonio non risultano annotati la data del contratto, il notaio rogante e le generalità dei contraenti, ovvero la scelta di cui al secondo comma [2647].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 43 l. 19 maggio 1975, n. 151.

(2) Comma così sostituito dall'art. 1 l. 10 aprile 1981, n. 142. Il testo precedente recitava: «Le convenzioni possono essere stipulate in ogni tempo, ferme restando le disposizioni dell'articolo 194. Dopo la celebrazione del matrimonio possono essere mutate soltanto previa autorizzazione del giudice». V. l'art. 2 l. n. 142, cit.

Inquadramento

La convenzione matrimoniale è l'accordo diretto a modificare il regime della comunione legale, anche già solo escludendolo in favore della separazione dei beni (Cian, Trabucchi, 297). Più semplicemente, allorché si discorre di convenzioni matrimoniali, si fa riferimento patti diretti a regolare il regime patrimoniale della famiglia. Si tratta di un negozio giuridico a carattere contrattuale, bilaterale e solenne. L'art. 162 ne regola il profilo formale. Le convenzioni matrimoniali devono essere stipulate per atto pubblico sotto pena di nullità ma ove si tratti di optare per il regime della separazione dei beni, la convenzione è validamente perfezionata con la relativa dichiarazione resa dagli sposi nell'atto di celebrazione del matrimonio. Le convenzioni possono essere stipulate in ogni tempo ma non possono essere opposte ai terzi quando a margine dell'atto di matrimonio non risultano annotati la data del contratto, il notaio rogante e le generalità dei contraenti, ovvero la scelta per il regime della separazione dei beni.

Forma e opponibilità

Le convenzioni matrimoniali sono contratti solenni e, pertanto, devono essere stipulate per atto pubblico sotto pena di nullità. Durante la celebrazione del matrimonio, tuttavia, ai coniugi è data facoltà di optare per la separazione dei beni. L'art. 162 comma 3, esclude che la convenzione matrimoniale possa essere opposta ai terzi quando a margine dell'atto di matrimonio non risultano annotati la data del contratto, il notaio rogante e le generalità dei contraenti, ovvero la scelta di cui all'art. 162 comma 2. Ove la comunione sia stata costituita prima della riforma del diritto di famiglia attuata con la l. n. 151 del 1975, essa è condizionata soltanto alla annotazione a margine dell'atto di matrimonio prevista, per le convenzioni matrimoniali, dall'art. 162 c.c., senza che sia necessaria anche la trascrizione della relativa convenzione a norma dell'art. 2647 c.c., poichè l'art. 227 della l. n. 151 del 1975 non ha previsto l'ultrattività delle precedenti norme per tale comunione, come invece ha disposto per le doti e i patrimoni familiari. (Cass. n. 2104/1990; Cass .n. 17207/2021).

Fondo patrimoniale

La costituzione del fondo patrimoniale di cui all'art. 167 va compresa tra le convenzioni matrimoniali ed è dunque soggetta alle disposizioni dell'art. 162 circa le forme delle convenzioni medesime, ivi incluso il terzo comma «che ne condiziona l'opponibilità ai terzi all'annotazione del relativo contratto a margine dell'atto di matrimonio, mentre la trascrizione del vincolo per gli immobili, ai sensi dell'art. 2647, resta degradata a mera pubblicità-notizia» (inidonea ad assicurare detta opponibilità) e non sopperisce al difetto di annotazione nei registri dello stato civile, che non ammette deroghe o equipollenti, restando irrilevante la conoscenza che i terzi abbiano acquisito altrimenti della costituzione del fondo. Ne consegue che, in mancanza di annotazione del fondo patrimoniale a margine dell'atto di matrimonio, il fondo medesimo non è opponibile ai creditori che — come appunto nella specie — abbiano iscritto ipoteca sui beni del fondo essendo irrilevante la trascrizione del fondo nei registri della conservatoria dei beni immobili.

Alle dette conclusioni sono pervenute le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 21658/2009) sulla base delle seguenti considerazioni. L'abrogazione ad opera della l. n. 151/1975, art. 206, comma 4 del previdente dell'art. 2647, comma 4 — che considerava la trascrizione del vincolo familiare requisito di opponibilità ai terzi — rende evidente l'intento del legislatore di degradare la trascrizione del fondo a pubblicità notizia e di riservare l'opponibilità del vincolo ai terzi all'annotazione di cui all'art. 162, u.c. L'annotazione a margine dell'atto di matrimonio della data del contratto, del notaio rogante e delle generalità dei contraenti che hanno partecipato alla costituzione del fondo patrimoniale mira a tutelare, ancor più che per il passato, i terzi che pongono in essere rapporti giuridici con i coniugi. La detta funzione attribuita dalla annotazione ex art. 162 — consentire al terzo di ottenere una completa conoscenza circa la condizione giuridica dei beni cui il vincolo del fondo si riferisce attraverso la lettura del relativo contratto — e l'eliminazione dell'2647, u.c. consentono di affermare che la detta annotazione costituisce l'unica formalità pubblicitaria rilevante agli effetti della opponibilità della convenzione ai terzi e che la trascrizione del vincolo ex 2647 è stata degradata al rango di pubblicità-notizia. Il fondo patrimoniale risulta quindi sottoposto ad una doppia forma di pubblicità: annotazione nei registri dello stato civile (funzione dichiarativa); trascrizione (funzione di pubblicità notizia). Infatti quando la legge non ricollega alla trascrizione un particolare effetto ben determinato, si è in presenza di una pubblicità notizia. Il legislatore tutte le volte in cui ha voluto attribuire alla pubblicità determinati effetti lo ha detto esplicitamente, mentre laddove non ha detto nulla deve ritenersi trattarsi di pubblicità notizia. In definitiva, in base al descritto quadro normativo, il terzo interessato deve non solo consultare i registri immobiliari al fine di verificare la situazione relativa ad un determinato bene immobile, ma anche verificare se il titolare è coniugato e, in caso positivo, controllare se a margine dell'atto di matrimonio sia stata annotata una convenzione derogatoria. A conferma di quanto precede va segnalata la sentenza Corte cost. n. 111/1995, con la quale la Corte ha dichiarato infondata, in riferimento agli artt. 3 e 29 Cost., la questione di legittimità costituzionale del combinato disposto degli art. 162, u.c., artt. 2647 e 2915, nella parte in cui non prevedono che, per i fondi patrimoniali costituiti sui beni immobili a mezzo di convenzione matrimoniale, l'opponibilità ai terzi sia determinata unicamente dalla trascrizione dell'atto sui registri immobiliari, anziché pure dalla annotazione a margine dell'atto di matrimonio. Ha osservato il giudice delle leggi che la necessità di effettuare ricerche sia presso i registri immobiliari, sia presso i registri dello stato civile (questi ultimi meno accessibili e sia pur meno affidabili) costituisce un onere che, sebbene fastidioso, non può dirsi eccessivamente gravoso, non soltanto rispetto al principio di tutela in giudizio, ma anche rispetto all'art. 29 Cost., che semmai tutela gli aspetti etico-sociali della famiglia e non è quindi, utilmente invocabile come parametro del contrasto, ed all'art. 3 Cost., in quanto una duplice forma di pubblicità (cumulativa, ma a fini ed effetti diversi) per la costituzione dei fondi in parola trova giustificazione nel generale rigore necessario alle deroghe al regime legale e nell'esigenza di contemperare gli interessi contrapposti della conservazione del patrimonio per i figli fino alla maggiore età dell'ultimo di essi e dell'impedimento di un uso distorto dell'istituto a danno delle garanzie dei creditori.

Unione civile

La disposizione qui in commento è tra quelle espressamente richiamate dall'art. 1 comma 20, l. n. 76/2016,  e, quindi, è applicabile all'unione civile. Sono pure applicabili alle unioni civili, gli articoli successivi: artt.  162, 163, 164, 166.

Bibliografia

Avagliano, famiglia e accordi per la crisi, tra matrimoni, unioni civili e convivenze in Riv. not.  2017, 2, 251; Bargelli, L’autonomia privata nella famiglia legittima: il caso degli accordi conclusi in occasione o in vista del divorzio, in Riv. crit. dir. priv. 2001, 303 ss; Buffone, Misura alimentare e perequazione: le Sezioni Unite cercano di risolvere il “millennium problem” dell’assegno divorzile in giustiziacivile.com, 1 agosto 2018; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Sesta, Impresa familiare e convivente in Guida dir.  2004, 3, 67.

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