Codice Civile art. 189 - Obbligazioni contratte separatamente dai coniugi (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Obbligazioni contratte separatamente dai coniugi (1).

[I]. I beni della comunione [177], fino al valore corrispondente alla quota del coniuge obbligato, rispondono, quando i creditori non possono soddisfarsi sui beni personali, delle obbligazioni contratte, dopo il matrimonio, da uno dei coniugi per il compimento di atti eccedenti l'ordinaria amministrazione senza il necessario consenso dell'altro [180 2, 184].

[II]. I creditori particolari di uno dei coniugi, anche se il credito è sorto anteriormente al matrimonio [187], possono soddisfarsi in via sussidiaria [1944 2, 2268] sui beni della comunione, fino al valore corrispondente alla quota del coniuge obbligato. Ad essi, se chirografari, sono preferiti i creditori della comunione [192 2].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 68 l. 19 maggio 1975, n. 151. L'art. 55 della stessa legge, ha modificato l'intitolazione di questa Sezione e soppresso la suddivisione in paragrafi.

Inquadramento

Dal combinato disposto degli art. 186 e 189 è possibile ricavare la nozione di “debito personale” ossia di obbligazione contratta personalmente da uno dei coniugi fuori dai casi di cui all'art. 186. Il coniuge risponde del debito personale con i suoi beni personali: tuttavia, ove i beni personali non siano sufficienti, i creditori particolari possono soddisfarsi in via sussidiaria sulla comunione, sino al valore corrispondente alla quota del coniuge obbligato.

È bene precisare, per questa ultima ipotesi, che la natura di comunione senza quote della comunione legale dei coniugi comporta che l'espropriazione, per crediti personali di uno solo dei coniugi, di un bene (o di più beni) in comunione abbia ad oggetto il bene nella sua interezza e non per la metà, con scioglimento della comunione legale limitatamente al bene staggito all'atto della sua vendita od assegnazione e diritto del coniuge non debitore alla metà della somma lorda ricavata dalla vendita del bene stesso o del valore di questo, in caso di assegnazione (Cass. n. 6575/2013).

Regime giuridico

La disposizione dell'art. 189 si differenzia sistematicamente da quella relativa alle obbligazioni contratte congiuntamente da entrambi i coniugi, per le quali soccorre la diversa previsione dell'art.186 lett. d). In base alla disciplina contenuta nell'art. 189 cit., i beni della comunione garantiscono integralmente le obbligazioni contratte congiuntamente dai coniugi: questa disciplina va inquadrata nella distinzione tra debiti della comunione e debiti personali, senza che abbia rilevanza il profilo della responsabilità se contrattuale o aquiliana.

L'importante pertanto è la qualificazione di debito della comunione o di debito personale di uno dei coniugi e non se il debito di uno dei coniugi sia a titolo contrattuale o derivante da gestione di affari o da indebito arricchimento o da fatto dannoso (Cass. S.U., n. 7640/1998). L'art. 189 enuclea due precise regole giuridiche, in virtù delle quali, la comunione legale è suscettibile di rispondere dei debiti personali: per un primo caso, sono prese di mira le obbligazioni contratte dopo il matrimonio; nel secondo caso, vengono in rilievo le obbligazioni assunte prima del matrimonio. In primo luogo, i beni della comunione rispondono delle obbligazioni contratte, dopo il matrimonio, da uno dei coniugi per il compimento di atti eccedenti l'ordinaria amministrazione senza il necessario consenso dell'altro: ciò è possibile, però, quando i creditori non possono soddisfarsi sui beni personali e, comunque, entro un limite normativo ossia fino al valore corrispondente alla quota del coniuge obbligato. In secondo luogo, i creditori particolari di uno dei coniugi, anche se il credito è sorto anteriormente al matrimonio, possono soddisfarsi in via sussidiaria sui beni della comunione, fino al valore corrispondente alla quota del coniuge obbligato. Ad essi, se chirografari, sono preferiti i creditori della comunione. Si tratta del regime evocato, in deroga, sia dall'art. 187 che dall'art. 188 La breve illustrazione fatta sin qui delle norme contenute nell'art. 189 lumeggia come nella disciplina del diritto di famiglia, introdotta dalla l. n. 151/1975, l'obbligazione assunta da un coniuge, per soddisfare bisogni familiari, non ponga l'altro coniuge nella veste di debitore solidale, non sussistendo alcuna deroga rispetto alla regola generale secondo cui il contratto non produce effetti rispetto ai terzi; tale principio opera indipendentemente dal fatto che i coniugi si trovino in regime di comunione dei beni, essendo la circostanza rilevante solo sotto il diverso profilo dell'invocabilità da parte del creditore della garanzia dei beni della comunione o del coniuge non stipulante, nei casi e nei limiti di cui agli artt. 189 e 190 (Cass. n. 10116/2015). Nondimeno, è stato affermato dalla Suprema Corte (ed anche con riguardo al regime generale delle obbligazioni contrattuali: cfr. Cass. n. 1451/2015), che rimane salva l'ipotesi in cui si possa ritenere che, per il principio dell'apparenza, il contraente che ha contrattato con uno dei due coniugi dovesse fare ragionevole affidamento che questi agisse anche in nome e per conto dell'altro coniuge (Cass. n. 87/1998). E ciò nella sussistenza del ragionevole convincimento del terzo, derivante da errore scusabile, che lo stato di fatto rispecchi la realtà giuridica, per cui egli facendo in buona fede affidamento su una situazione giuridica non vera, ma solo apparente, e comportandosi in aderenza a essa, ha diritto di contare sulla manifestazione apparente, sebbene non conforme alla realtà.

Obbligazioni contratte nell'interesse dei figli

L'obbligo imposto dall'art. 147 ad entrambi i coniugi di mantenere, istruire ed educare la prole si riverbera nei rapporti esterni, con la conseguenza che ove trattisi di obbligazioni derivanti dal soddisfacimento di esigenze primarie della famiglia, deve riconoscersi il potere dell'uno e dell'altro coniuge di fronte ai terzi, in virtù di una mandato tacito, di compiere gli atti occorrenti e di assumere le correlative obbligazioni con effetti vincolanti per entrambi, in deroga al principio secondo cui soltanto il coniuge che ha personalmente stipulato l'obbligazione risponde del debito contratto.

La Suprema Corte, tuttavia, ha espressamente limitato detta enunciazione all'ipotesi in cui si tratti di esigenze primarie (es. salute, istruzione, etc.), escludendola altrimenti (Cass. n. 25026/2008). 

Nella disciplina del diritto di famiglia, introdotta dalla l. n. 151 del 1975, l'obbligazione assunta da un coniuge, per soddisfare bisogni familiari, non pone l'altro coniuge nella veste di debitore solidale, difettando una deroga rispetto alla regola generale secondo cui il contratto non produce effetti rispetto ai terzi. Tale principio, peraltro, opera indipendentemente dal fatto che i coniugi si trovino in regime di comunione dei beni, rilevando la circostanza solo sotto il diverso profilo della possibilità, da parte del creditore, di invocare la garanzia dei beni della comunione o del coniuge non stipulante, nei casi e nei limiti di cui agli artt. 189 e 190 c.c. (Cass. n. 37612/2021).

Onere della prova

Nella disciplina del diritto di famiglia, in relazione alle obbligazioni contratte da uno solo dei coniugi nell'interesse della famiglia, il creditore che, ai sensi dell'art. 189, voglia agire anche nei confronti del coniuge dello stipulante, deve dimostrare non solo che il convenuto è coniuge dello stipulante, ma anche che i beni della comunione non sono sufficienti ad estinguere l'obbligazione e che l'unico debitore principale, il coniuge stipulante, non abbia adempiuto l'obbligazione, assunta esclusivamente a suo carico (Cass. n. 3471/2007).

Bibliografia

Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

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