Codice Civile art. 191 - Scioglimento della comunione (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Scioglimento della comunione (1).

[I]. La comunione si scioglie per la dichiarazione di assenza o di morte presunta di uno dei coniugi [48 ss., 58 ss.], per l'annullamento [117 ss.], per lo scioglimento o per la cessazione degli effetti civili del matrimonio [149], per la separazione personale [150, 151], per la separazione giudiziale dei beni [193], per mutamento convenzionale del regime patrimoniale [163], per il fallimento di uno dei coniugi.

[II]. Nel caso di separazione personale, la comunione tra i coniugi si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati, ovvero alla data di sottoscrizione del processo verbale di separazione consensuale dei coniugi dinanzi al presidente, purché omologato. L'ordinanza con la quale i coniugi sono autorizzati a vivere separati è comunicata all'ufficiale dello stato civile ai fini dell'annotazione dello scioglimento della comunione (2).

[III]. Nel caso di azienda di cui alla lettera d) dell'articolo 177, lo scioglimento della comunione può essere deciso, per accordo dei coniugi, osservata la forma prevista dall'articolo 162.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 70 l. 19 maggio 1975, n. 151. L'art. 55 della stessa legge, ha modificato l'intitolazione di questa Sezione e soppresso la suddivisione in paragrafi.

(2) Comma inserito dall'art. 2 l. 6 maggio 2015, n. 55. Ai sensi del successivo art. 3: «Le disposizioni ... si applicano ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, anche nei casi in cui il procedimento di separazione che ne costituisce il presupposto risulti ancora pendente alla medesima data».

Inquadramento

L'art. 191 regola i casi di scioglimento della comunione legale con una dizione imprecisa: infatti, ciò che viene meno nelle ipotesi indicate dalla norma in rassegna è il regime di comunione legale e non anche quello di contitolarità dei beni, per cui è necessaria la divisione.

Cessa il regime della comunione legale nelle seguenti ipotesi: per la dichiarazione di assenza o di morte presunta di uno dei coniugi, per l'annullamento, per lo scioglimento o per la cessazione degli effetti civili del matrimonio, per la separazione personale, per la separazione giudiziale dei beni, per mutamento convenzionale del regime patrimoniale, per il fallimento di uno dei coniugi. La disposizione è stata modificata, in tempi recenti, dalla l. n. 55/2015 (cd. legge sul divorzio breve).

Regime giuridico ex lege n. 55/2015

La l. n. 55/2015 (cd. legge sul divorzio breve) ha modificato l'art. 191 prevedendo, nel nuovo comma II, che, nel caso di separazione personale, la comunione tra i coniugi si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati. L'art. 3 l. n. 55/2015 ha previsto che le nuove disposizione si applichino ai procedimenti in corso. Gli interpreti hanno offerto soluzioni diversificate in merito alla corretta ermeneutica da offrire all'art. 3 l. n. 55/2015, con riguardo all'art. 191. Secondo taluni, infatti, l'applicabilità “immediata” ai processi pendenti determinerebbe la cessazione del regime di comunione legale in tutte le procedure in corso alla data di entrata in vigore della nuova normativa, a prescindere dal momento storico di pronuncia della autorizzazione ex art. 708 c.p.c. Per altri, questo momento comunque sarebbe da individuare quanto meno nella data del 26 maggio 2015. La tesi preferibile è altra. La normativa regola gli effetti giuridici dell'ordinanza emessa all'esito dell'udienza di comparizione (nella parte in cui i coniugi sono autorizzati a vivere separati) pertanto l'art. 191 comma 2 si applica a tutte le autorizzazioni pronunciate dal 26 maggio 2015 in poi, a prescindere dal fatto che il processo sia stato iscritto in data anteriore.

Questa tesi ha trovato il conforto in dottrina: si è affermato che, in virtù della disposizione generale di cui all’art. 11 Preleggi, e tenuto conto del tenore dell’art. 3 l. n. 55/2015, il nuovo art. 191 comma 2 non può non operare se non per le ordinanze presidenziali pronunciate dopo l’entrata in vigore della l. 55/2015; anche tenuto conto degli effetti che, una diversa impostazione, avrebbe sui terzi in buona fede. Ha trovato anche avallo in giurisprudenza (Trib. Milano 3 giugno 2015): “per effetto della legge 55 del 2015, il nuovo art. 191 comma 2, in materia di cessazione della comunione legale, si applica a tutte le ordinanze presidenziali ex art. 708 c.p.c. pronunciate dal 26 maggio 2015 in poi, a prescindere dal fatto che il processo sia stato iscritto in data anteriore; la norma, però, non ha effetto retroattivo riguardo, invece, alle ordinanze pronunciate in data anteriore al 26 maggio 2015”.

Se nel corso di una separazione giudiziale, iniziata prima della riforma con un’autorizzazione a vivere separati non «munita» (per essere stata emanata prima della riforma del 2015 sul «divorzio breve») dell’effetto ora descritto dalla norma in esame, le parti decidessero di pervenire ad una separazione consensuale, non vi sarebbe ragione per non applicare l’effetto predetto, a decorrere dalla sottoscrizione del verbale di separazione consensuale» (Oberto G., «Divorzio breve», separazione legale e comunione legale tra coniugi in giacomooberto.com).

Cessazione del regime della comunione legale

La norma contenuta nell'art. 2 l. n. 55/2015 anticipa il momento della cessazione della comunione legale.

Discorrere di “scioglimento” è, invero, improprio poiché la comunione si scioglie solo quando viene meno lo stato di contitolarità dei diritti che ne costituiscono l'oggetto: la separazione, pertanto, più che lo “scioglimento” della comunione legale produce la cessazione dei suoi effetti (ossia la cessazione pro futuro del regime di comunione legale e l'instaurarsi del regime di comunione ordinaria per i beni già oggetto del precedente regime patrimoniale). Prima delle modifiche apportate dalla l. n. 55/2015, il testo dell''art. 191 è stato interpretato al lume dei chiarimenti offerti dalla Corte Costituzionale (Corte cost. n. 795/1988); la comunione legale, pertanto cessava: in caso di separazione giudiziale, ex nunc con il passaggio in giudicato della sentenza; in caso di separazione consensuale, ex nunc con la definitività del decreto di omologazione (Servetti, Lo scioglimento della comunione legale, in Il nuovo diritto di famiglia, Trattato, diretto da Ferrando, II, Rapporti personali e patrimoniali, Bologna, 2008, 618). La l. n. 55/2015 aggiunge un nuovo comma 2 all'art. 191 e regolamenta, in modo diverso, il dies a quo della cessazione della comunione legale: nel caso di separazione giudiziale, la comunione tra i coniugi si scioglie nel momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati; nel caso di separazione consensuale, la comunione si scioglie alla data di sottoscrizione del processo verbale di separazione consensuale dei coniugi dinanzi al presidente, purché omologato. Queste modifiche sono destinate a creare dei seri problemi poiché non si curano di affrontare, in modo efficace e razionale, la tutela dei terzi che, a questo punto, quanto meno nella prima fase temporale non avranno alcuna notizia della intervenuta cessazione della comunione legale. Nemmeno è chiaro come andranno risolti i casi in cui il processo, in cui contenuta l'ordinanza venga travolto da vicende anomale o comunque non si concluda con una sentenza di merito. L'ordinanza va, ora, comunicata all'ufficiale dello Stato Civile: questo adempimento va letto in senso funzionale e, pertanto, è dovuto solo se i coniugi sono in regime di comunione legale. Nulla dice la norma circa lo scioglimento della comunione legale in caso di negoziazione assistita o accordo concluso davanti al Sindaco. Quanto alla negoziazione assistita, l'art. 6 comma 4 d.l. n. 132/2014 (conv. in l. 162/2014), prevede che «l'accordo raggiunto a seguito della convenzione produce gli effetti e tiene luogo dei provvedimenti giudiziali che definiscono i procedimenti di separazione personale». Quanto agli accordi conclusi davanti al Sindaco, l'art. 12 comma 3 d.l. n. 132 /2014 (conv. in l. n. 162/2014), prevede che «l'accordo tiene luogo dei provvedimenti giudiziali che definiscono i procedimenti di separazione personale». Ne consegue che questi accordi «producono gli effetti e tengono luogo dei provvedimenti giudiziali» che sostituiscono e, dunque, «ereditano» il medesimo regime giuridico. Quindi, la comunione legale si scioglierà dalla data certificata nella negoziazione (purché l'accordo sia munito di autorizzazione o nullaosta) o dalla data che contiene il patto in caso di accordo concluso davanti al Sindaco.

Bibliografia

Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

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