Codice Civile art. 231 - Paternità del marito (1) (2).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Paternità del marito (1) (2).

[I]. Il marito è padre del figlio concepito o nato durante il matrimonio

(1) L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo VII, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), quella del Capo (la precedente era «Della filiazione legittima»), e sopprimendo la «Sezione I: "Dello stato di figlio legittimo"».

(2) L’art. 8, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito l'articolo. Il testo precedente recitava: «Il marito è padre del figlio concepito durante il matrimonio». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

Inquadramento

La filiazione è il rapporto intercorrente tra la persona fisica e coloro che l'hanno concepita (Bianca, 769): il rapporto di filiazione può anche avere origine dall'adozione e da pratiche medicalmente assistite (l. n. 40/2004).

Infatti, “il dato della provenienza genetica non costituisce un imprescindibile requisito della famiglia” e quindi del rapporto di filiazione (Corte cost. n. 162/2014 Corte cost. n. 272/2017).

In ogni caso, colui che è partorito o adottato acquisisce lo stato di figlio che è uno status familiare. Il rapporto di filiazione si accerta, in primis, mediante l'atto di nascita che è l'accertamento amministrativo della nascita della persona e del suo stato di figlio. Al momento della nascita, l'ufficiale di stato civile registra come genitori coloro che sono indicati come tali da chi denunzia la nascita stessa. Il figlio può essere nato all'interno del matrimonio o fuori da esso. Se il figlio è nato in costanza di matrimonio, l'ufficiale registra i coniugi come genitori in mancanza di una loro dichiarazione. Relativamente al padre, trova applicazione la presunzione legale di paternità secondo la quale chi è nato o concepito in costanza di matrimonio si presume figlio del marito della madre (Bianca C. M., 783).

Le norme in materia di filiazione devono oggi essere lette tenuto conto del fatto che la determinazione del rapporto di filiazione è ormai divenuta estremamente complessa, in ragione dell'evoluzione scientifica-tecnologica e del progresso sociale e culturale. Infatti, accanto alla procreazione naturale, si annovera l'adozione (l. n. 184/1983) e la procreazione medialmente assistita, così registrandosi una tripartizione in materia di origine della filiazione (App. Napoli, n. 145/2018).

Regime giuridico

La previsione dell'art. 231 c.c. recitava, originariamente, che “il marito è padre del figlio concepito durante il matrimonio”. Per effetto della riscrittura, nella complessa opera di riforma della l. n. 219/2012 e del d.lgs. n. 154/2013, la norma recita ora che “il marito è padre del figlio concepito o nato durante il matrimonio”. La lett. d) dell'art. 2 l. n. 219/2012 demandava alla decretazione delegata di provvedere alla “estensione della presunzione di paternità del marito rispetto ai figli comunque nati o concepiti durante il matrimonio e ridefinizione della disciplina del disconoscimento di paternità, con riferimento in particolare all'art. 235, comma 1, n. 1), 2) e 3), nel rispetto dei princìpi costituzionali”. Quanto al primo aspetto, i revisori introducono, come visto, nella presunzione di paternità, oltre al figlio concepito in costanza di matrimonio, anche quello che sia nato durante lo stesso (v. nuovo art. 231 comma 1). Ne consegue un ritocco alla disciplina della presunzione di concepimento: si presume concepito durante il matrimonio il figlio nato quando non sono ancora trascorsi trecento giorni dalla data dell'annullamento, dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio. Quale corollario della nuova disciplina, viene abrogato l'art. 233. Ovviamente la nuova disciplina non entra in regime di interferenza con le altre norme applicabili sedes materiae: resta, pertanto, fermo il diritto della madre a manifestare, eventualmente, la volontà di non essere nominata all'atto della nascita (art. 30 d.P.R. n. 396/2000), salvo il caso in cui si tratti di figlio nato a seguito dell'applicazione di tecniche di procreazione medicalmente assistita (caso in cui la madre perde il diritto a manifestare la volontà di non essere nominata; v. art. 9 l. n. 40/2004).

È opportuno ricordare che, sul punto, si attende l'intervento del legislatore: come noto, la Corte cost. n. 278/2013, sollecitata dalla Corte dei Diritti Fondamentali (Corte Edu, 25 settembre 2012, Godelli c/ Italia) ha, infatti, dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 28, comma 7, l. n. 184/1983 (Diritto del minore ad una famiglia), come sostituito dall'art. 177, comma 2, d.lgs. n. 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali), nella parte in cui non prevede — attraverso un procedimento, stabilito dalla legge, che assicuri la massima riservatezza — la possibilità per il giudice di interpellare la madre — che abbia dichiarato di non voler essere nominata ai sensi dell'art. 30, comma 1, d.P.R. n. 396/2000 (Regolamento per la revisione e la semplificazione dell'ordinamento dello stato civile, a norma dell'art. 2, comma 12, l. n. 127/1997) — su richiesta del figlio, ai fini di una eventuale revoca di tale dichiarazione.

Presunzione legale di paternità

Per effetto della presunzione legale di paternità, di cui all'art. 231 c.c., chi nasce da donna coniugata si presume senz'altro figlio del marito; chi nasce da donna che è separata o non più coniugata (es. vedova o divorziata), si presume figlio del marito o dell'ex marito se è stato concepito durante la convivenza matrimoniale: si presume concepito durante la convivenza matrimoniale chi nasce entro trecento giorni dalla separazione o dallo scioglimento del vincolo matrimoniale. Se i genitori non sono uniti in matrimonio, la loro indicazione all'ufficiale dello Stato Civile deve essere fatta personalmente (o mediante consenso espresso per atto pubblico). L'atto di nascita, in questo caso, può contenere la dichiarazione di riconoscimento. In mancanza dell'atto di nascita, la filiazione è legalmente provata dal possesso di stato (art. 236 c.c.).

Per la costante giurisprudenza di Cassazione, la presunzione ex art. 231 può essere vinta e rimossa soltanto con l'azione di disconoscimento di cui all'art. 235 e, quindi, da parte dei soggetti, nei termini ed alle condizioni all'uopo previste (Cass. n. 9379/2012). Va però precisato che la presunzione di paternità di cui all'art. 231 c.c. non opera per il semplice fatto della procreazione da donna coniugata, ma solo quando vi siano anche un atto di nascita di figlio o, in difetto, il relativo possesso di stato, mentre, quando risulti che la madre abbia dichiarato il figlio come nato fuori da matrimonio, difettando l'operatività di detta presunzione e dello status di figlio nato in costanza di unione, non è necessario il disconoscimento ai sensi dell'art. 235, né si frappone alcun ostacolo all'azione per la dichiarazione giudiziale della paternità di persona diversa dal marito (Cass. n. 8059/1997).

Il caso del cd. scambio di embrioni

Nell'ipotesi non prevista dalla legge in cui un embrione, creato in vitro con ovociti e seme di una coppia identificata, venga impiantato per mero errore nell'utero di una donna estranea alla coppia, i minori venuti alla luce a conclusione della gravidanza acquisiscono lo status di figli di chi li ha partoriti, non potendosi riconoscere secondo l'ordinamento vigente né alcun rapporto di filiazione legale con gli identificati genitori genetici né una legittimazione di costoro per promuovere l'azione di disconoscimento della paternità. Non è rilevante e appare manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 269 nella parte in cui non prevede alcuna eccezione al principio per il quale la madre è colei che partorisce il figlio, dell'art. 239 comma 1 nella parte in cui limita la possibilità di reclamare lo stato di figlio ai soli casi di supposizione di parto o di sostituzione di neonato e dell'art. 243-bis nella parte in cui limita la legittimazione a proporre l'azione di disconoscimento di paternità (Trib. Roma, 8 agosto 2014).

Bibliografia

Auletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Buffone, Le novità del “decreto filiazione”, Milano, 2014; Cian-Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi, in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

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