Codice Civile art. 232 - Presunzione di concepimento durante il matrimonio (1) (2).Presunzione di concepimento durante il matrimonio (1) (2). [I]. Si presume concepito durante il matrimonio il figlio nato quando non sono ancora trascorsi trecento giorni dalla data dell'annullamento, dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio (3). [II]. La presunzione non opera decorsi trecento giorni dalla pronuncia di separazione giudiziale [151], o dalla omologazione di separazione consensuale [158], ovvero dalla data della comparizione dei coniugi avanti al giudice quando gli stessi sono stati autorizzati a vivere separatamente nelle more del giudizio di separazione [707, 711 c.p.c.] o dei giudizi previsti nel comma precedente [126]. (1) L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo VII, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), quella del Capo (la precedente era «Della filiazione legittima»), e sopprimendo la «Sezione I: "Dello stato di figlio legittimo"». (2) Articolo così sostituito dall'art. 90 l. 19 maggio 1975, n. 151. (3) L’art. 9, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il comma. Il testo precedente recitava: «Si presume concepito durante il matrimonio il figlio nato quando sono trascorsi centottanta giorni dalla celebrazione del matrimonio e non sono ancora trascorsi trecento giorni dalla data dell'annullamento, dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoIl figlio si presume concepito durante il matrimonio quando al momento della nascita non sono ancora trascorsi trecento giorni dalla data dell'annullamento, dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio. La presunzione, tuttavia, non opera decorsi trecento giorni dalla pronuncia di separazione giudiziale o dalla omologazione di separazione consensuale ovvero dalla data della comparizione dei coniugi avanti al giudice quando gli stessi sono stati autorizzati a vivere separatamente nelle more del giudizio di separazione o dei giudizi di annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio. Regime giuridicoL'originaria previsione dell'art. 232 prevedeva che “si presume concepito durante il matrimonio il figlio nato quando sono trascorsi centottanta giorni dalla celebrazione del matrimonio e non sono ancora trascorsi trecento giorni dalla data dell'annullamento, dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio”. La nuova previsione, per effetto delle modifiche apportate dal d.lgs. n. 154/2013, recita, invece, “si presume concepito durante il matrimonio il figlio nato quando non sono ancora trascorsi trecento giorni dalla data dell'annullamento, dello scioglimento o della cessazione degli effetti civili del matrimonio”. Con l'eliminazione del termine minimo di centottanta giorni di cui all'originaria formulazione della norma, per l'operare della presunzione di paternità, ciò che conta è la nascita in costanza di matrimonio e si presumeranno figli del marito anche i figli nati entro i primi centottanta giorni dalla celebrazione del vincolo matrimoniale (Sesta, 952). L'intento del Legislatore delegato, secondo i commentatori, è stato quello di una semplificazione, estendendo una fictio, la presunzione di concepimento durante il matrimonio a chi sia nato da genitori coniugati anche in presenza del cd. matrimonio riparatore (Figone, La riforma della filiazione e della responsabilità genitoriale, Torino, 2014, 16). Per effetto della riscrittura dell'art. 232, il Legislatore ha abrogato l'art. 233. La norma prevedeva che il figlio nato prima che siano trascorsi centottanta giorni dalla celebrazione del matrimonio «è reputato legittimo se uno dei coniugi, o il figlio stesso, non ne disconoscono la paternità». DecorrenzaIl periodo di trecento giorni dallo scioglimento del matrimonio, che l'art. 232, comma 1, contempla nel fissare la presunzione di concepimento durante il matrimonio del figlio nato entro detto arco di tempo, va computato, in caso di divorzio, a partire dal passaggio in giudicato della relativa pronuncia, non dalla sua annotazione nei registri dello stato civile, posto che quest'ultimo adempimento spiega rilevanza ai diversi fini della efficacia dell'atto rispetto ai terzi e comunque non incide sui presupposti sui quali si fonda quella presunzione (Cass. n. 2916/1992). BibliografiaAuletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Buffone, Le novità del “decreto filiazione”, Milano, 2014; Cian-Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi, in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015. |