Codice Civile art. 247 - Legittimazione passiva (1) (2).Legittimazione passiva (1) (2). [I]. Il presunto padre, la madre ed il figlio sono litisconsorti necessari nel giudizio di disconoscimento [102 c.p.c.]. [II]. Se una delle parti è minore o interdetta, l'azione è proposta in contraddittorio con un curatore nominato dal giudice davanti al quale il giudizio deve essere promosso [78 2 c.p.c.]. [III]. Se una delle parti è un minore emancipato o un maggiore inabilitato [390, 424], l'azione è proposta contro la stessa assistita da un curatore parimenti nominato dal giudice [78 2 c.p.c.]. [IV]. Se il presunto padre o la madre o il figlio sono morti l'azione si propone nei confronti delle persone indicate nell'articolo precedente o, in loro mancanza, nei confronti di un curatore parimenti nominato dal giudice. (1)L’art. 7, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito il Titolo, modificando la rubrica del Titolo (la precedente era «Della filiazione»), e sostituendo la «Sezione III: " «Dell’azione di disconoscimento e delle azioni di contestazione e di reclamo di legittimità» con: «Capo III. "Dell’azione di disconoscimento e delle azioni di contestazione e di reclamo dello stato di figlio"» (2) Articolo così sostituito dall'art. 98 l. 19 maggio 1975, n. 151. InquadramentoL'art. 247 è rimasto inalterato, pur dopo l'intervento della l. n. 219/2012 e del d.lgs. n. 154/2013. La norma enuncia il principio secondo cui, nel giudizio di disconoscimento di paternità, si viene a porre in essere un litisconsorzio necessario tra padre, madre e disconoscendi. Oltre al presunto padre, alla madre e al figlio, deve partecipare al giudizio di disconoscimento anche il p.m., ai sensi dell'art. 70 n. 3 c.p.c. Il padre biologico è, invece, estraneo al giudizio di disconoscimento. Regime giuridicoNel giudizio di disconoscimento, il presunto padre, la madre ed il figlio sono litisconsorti necessari: il p.m. interviene a pena di nullità, ai sensi dell'art. 70, comma 1, n. 3, c.p.c., trattandosi di azione di stato, ma non può proporre impugnazione, avendo il relativo potere carattere eccezionale ed essendo esercitabile soltanto nei casi previsti dalla legge (Cass., n. 6302/2007; Cass., n. 13281/2006; Cass. n. 14315/2001). La giurisprudenza ha esaminato la questione relativa alla possibilità per un soggetto indicato come vero padre biologico, o per gli eredi dello stesso, di intervenire, o di proporre opposizione ai sensi dell'art. 404 c.p.c., nel giudizio di disconoscimento di paternità promosso da colui che solo all'esito del positivo esperimento di tale azione potrà chiedere il riconoscimento di paternità. Secondo la Suprema Corte, la paternità non può essere messa in discussione e neppure difesa da colui che è indicato come padre biologico effettivo, il quale, allorché deduca che l'esito (positivo) dell'azione di disconoscimento di paternità si riverbera sull'azione di riconoscimento della paternità intentata nei suoi confronti, si limita in realtà a far valere un pregiudizio di mero fatto, laddove il rimedio contemplato dall'art. 404 c.p.c. presuppone in capo all'opponente un diritto autonomo la cui tutela sia però incompatibile con la situazione giuridica risultante dalla sentenza impugnata (Cass. n. 487/2014; cfr. anche Cass. n. 14315/2001, secondo cui il padre naturale non è legittimato neppure ad intervenire in appello in un giudizio di disconoscimento della paternità, essendo tale legittimazione riconosciuta a chi potrebbe proporre opposizione ai sensi dell'art. 404 c.p.c., rimedio esperibile solo da chi faccia valere un diritto autonomo e incompatibile col rapporto giuridico accertato o costituito dalla sentenza opposta, e quindi solo a favore di chi sia pregiudicato in un suo diritto). È stato anche rilevato che tra il procedimento di disconoscimento della paternità di figlio nato da matrimonio e quello instaurato per il riconoscimento della paternità di figlio nato fuori dal matrimonio non sussiste un nesso di pregiudizialità, dal momento che il solo oggetto di quest'ultimo giudizio è costituito per il dedotto padre biologico dal suo diritto ad escludere la paternità naturale ex adverso pretesa, non anche da quello a vedere affermata la paternità disconosciuta nell'altro procedimento (Cass. n. 12167/2005). D'altra parte, né colui che sia indicato come padre vero biologico, né i suoi eredi, sono legittimati passivi nel giudizio di disconoscimento della paternità e la sentenza che accoglie la domanda di disconoscimento è opponibile nei confronti di tali soggetti, anche se non hanno partecipato al relativo giudizio (Cass. n. 430/2012). BibliografiaAuletta, Diritto di famiglia, Torino, 2014; Bianca C. M., Istituzioni di diritto privato, Milano, 2014; Buffone, Le novità del “decreto filiazione”, Milano, 2014; Cian-Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Finocchiaro F., in Comm. S. B., artt. 84-158, Bologna-Roma, 1993; Jemolo, in La famiglia e il diritto, in Ann. fac. giur. Univ. Catania, Napoli, 1949, 57; Oberto, La comunione legale tra i coniugi, in Tr. C.M., Milano, 2010; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015. |