Codice Civile art. 316 bis - Concorso nel mantenimento 1 .

Giusi Ianni

Concorso nel mantenimento 1.

[I]. I genitori devono adempiere i loro obblighi nei confronti dei figli in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la loro capacità di lavoro professionale o casalingo. Quando i genitori non hanno mezzi sufficienti, gli altri ascendenti, in ordine di prossimità, sono tenuti a fornire ai genitori stessi i mezzi necessari affinché possano adempiere i loro doveri nei confronti dei figli.

[II]. In caso di inadempimento il presidente del tribunale o il giudice da lui designato, su istanza di chiunque vi ha interesse, sentito l'inadempiente ed assunte informazioni, può ordinare con decreto che una quota dei redditi dell'obbligato, in proporzione agli stessi, sia versata direttamente all'altro genitore o a chi sopporta le spese per il mantenimento, l'istruzione e l'educazione della prole2.

[III]. Il decreto, notificato agli interessati ed al terzo debitore, costituisce titolo esecutivo, ma le parti ed il terzo debitore possono proporre opposizione nel termine di venti giorni dalla notifica.

[IV]. L'opposizione è regolata dalle norme che disciplinano il procedimento relativo allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie3.

[V]. Le parti ed il terzo debitore possono sempre chiedere, con le medesime forme [del processo ordinario], la modificazione e la revoca del provvedimento4.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 40, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

[2] Comma modificato dall'art. 1, comma 4, lett. b), n. 1, d.lgs.  10 ottobre 2022, n. 149, che ha aggiunto le parole «o il giudice da lui designato» dopo le parole «In caso di inadempimento il presidente del tribunale»  (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il citato decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

[3] Comma modificato dall'art. 1, comma 4, lett. b), n. 2, d.lgs.  10 ottobre 2022, n. 149, che ha sostituito le parole «che disciplinano il procedimento relativo allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie» alle parole «relative all'opposizione al decreto di ingiunzione, in quanto applicabili» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il citato decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". 

[4] Comma modificato dall'art. 1, comma 4, lett. b), n. 3, d.lgs.  10 ottobre 2022, n. 149, che ha aggiunto la parola «medesime» e ha soppresso le parole «del processo ordinario» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il citato decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

Inquadramento

La norma in questione, pur essendo stata formalmente introdotta dal d.lgs. n. 154/2013, che l'ha sistematicamente inserita dopo la norma sulla responsabilità genitoriale e quale effetto di essa, ricalca sostanzialmente, in forza del predetto intervento normativo, la disciplina prima dettata dall'art. 148 in tema di doveri nascenti dal matrimonio. Conseguenza della nuova collocazione sistematica è che la regolamentazione del dovere di mantenimento fino a quel momento prevista solo per i figli nati in costanza di matrimonio doveva ritenersi estesa anche ai figli nati al di fuori di esso.

Il dovere di mantenimento dei genitori

I genitori, come stabilito in generale dall'art. 30 Cost. e oggi dal novellato art. 315-bis, hanno il dovere di mantenere, istruire ed educare i figli. Tale dovere deve essere adempiuto da ciascun genitore in proporzione alle rispettive sostanze e secondo le rispettive capacità di lavoro professionale e casalingo. Come chiarito, peraltro, dalla giurisprudenza di legittimità in relazione alla previgente disciplina di cui all'art. 148, il legislatore, nello stabilire il principio del concorso dei genitori in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la loro capacità di lavoro professionale o casalingo, non detta un criterio automatico per la determinazione dell'ammontare dei rispettivi contributi, fornito dal calcolo percentuale dei redditi dei due soggetti (cosa che, altrimenti, finirebbe per penalizzare il coniuge più debole), ma prevede un sistema più completo ed elastico di valutazione, che tenga conto non solo dei redditi, ma anche di ogni altra risorsa economica e delle cennate capacità di svolgere un'attività professionale o domestica, e che si esprima sulla base di un'indagine comparativa delle condizioni — in tal senso intese — dei due obbligati (Cass. n. 10901/1991).

Quanto alle spese straordinarie, la giurisprudenza di legittimità esclude che esista un obbligo di concertazione preventiva fra i coniugi al fine di poter effettuare quegli esborsi che corrispondano al "maggiore interesse" dei figli: nel caso, quindi, di mancata concertazione preventiva e di rifiuto di provvedere al rimborso della quota di spettanza da parte del coniuge che non le ha effettuate, il giudice è tenuto a verificare la rispondenza delle spese all'interesse del minore mediante una valutazione sulla commisurazione dell'entità della spesa rispetto all'utilità che ne deriva ai minori e sulla sostenibilità della spesa stessa se rapportata alle condizioni economiche dei genitori (Cass. n. 5490/2018 Cass. n. 4182/2016).

Poichè durante il matrimonio ciascun coniuge è tenuto a contribuire alle esigenze della famiglia in misura proporzionale alle proprie sostanze, secondo quanto previsto dagli artt. 143 e 316-bis, comma 1, a seguito della separazione non sussiste il diritto al rimborso di un coniuge nei confronti dell'altro per le spese sostenute in modo indifferenziato per i bisogni della famiglia (Cass. n. 21100/2023Cass. n. 10927/2018).

A seguito, invece, di separazione/divorzio o cessazione di convivenza more uxorio la decisione del Tribunale relativa all'obbligo di mantenimento a carico del genitore non affidatario o collocatario non ha effetti costitutivi, bensì meramente dichiarativi di un diritto che, nell'an, è direttamente connesso allo status genitoriale. Tale pronuncia, pertanto, retroagisce naturalmente al momento della domanda, senza necessità di apposita statuizione sul punto (Cass. n. 8816/2020). La decisione sul mantenimento resta efficace finché non intervenga la modifica da parte dell'autorità giudiziaria e anche il provvedimento di revisione produce effetti dalla data della domanda, rimanendo ininfluente il momento in cui sono maturati i presupposti per la modificazione o la soppressione dell'obbligo (Cass. 4224/2022).

Il concorso degli ascendenti

Per il caso in cui i genitori non abbiano mezzi sufficienti per il mantenimento dei figli, il legislatore configura un'obbligazione sussidiaria degli ascendenti, i quali, in ordine di prossimità, sono tenuti a fornire ai genitori quanto necessario per l'adempimento dei loro doveri nei confronti dei figli. Come chiarito dalla giurisprudenza, agli ascendenti non ci si può rivolgere per un aiuto economico per il solo fatto che uno dei due genitori non dia il proprio contributo al mantenimento dei figli, se l'altro genitore è in grado di mantenerli (Cass. n. 13345/2023;Cass. 10419/2018; Cass. n. 20509/2010).

Inadempimento e profili procedurali

L'art. 316-bis, ricalcando quanto già previsto dall'art. 148, configura una speciale tutela monitoria per l'ipotesi di inadempimento da parte del soggetto obbligato al mantenimento, stabilendo che in tal caso chiunque ne abbia interesse (quindi il genitore o l'ascendente adempiente o lo stesso figlio se maggiorenne) può rivolgersi al Presidente del Tribunale – che può a sua volta delegare altro giudice, in forza delle modifiche alla norma apportate dal d.lgs. n. 149/2022 - al fine di ottenere che una quota dei redditi del soggetto obbligato, in proporzione all'obbligo su di lui gravante, sia versato direttamente in favore di chi sopporta le spese per il mantenimento della prole. Il soggetto inadempiente (genitore o ascendente) è litisconsorte necessario del giudizio. Per giustificare la tutela in esame non occorre la prova di un inadempimento assoluto o particolarmente grave e reiterato nel tempo, potendo anche il semplice ritardo costituire adeguato fondamento della emissione del decreto exart. 316-bis (Trib. Roma 11765/2016). Il decreto emesso dal Presidente del Tribunale è suscettibile di opposizione secondo le regole proprie del nuovo procedimento uniforme relativo allo stato delle persone, ai minorenni e alle famiglie, in forza delle modifiche apportate alla norma dal d.lgs. n. 149/2022, sempre con decorrenza dal 28 febbraio 2023 e con riferimento ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Sulla base, invece, della formulazione antecedente alle predette modifiche – comunque destinata a trovare ancora applicazione per i procedimenti introdotti fino al 28 febbraio 2023 – il procedimento di opposizione era regolato in conformità alle norme stabilite per l'opposizione a decreto ingiuntivo (dinanzi, quindi, allo stesso ufficio che lo ha emesso: Cass. n. 9132/2007). Il decreto emesso ai sensi dell’art. 316 bis c.c. diventa definitivo se non opposto (Cass. n. 13579/1999) ma può essere modificato o revocato al variare delle condizioni che ne hanno giustificato l'emanazione. A seguito delle modifiche apportate dal d.lgs. n. 149/2022 anche il procedimento per la modifica o revoca segue le medesime forme del rito unico in materia di persone e famiglia. La Corte costituzionale ha precisato, altresì, che il decreto ingiuntivo emesso ai sensi dell'art. 148 c.c. (oggi art. 316 bis c.c. è titolo per iscrivere ipoteca giudiziale sui beni dell'obbligato, ma non già sui beni del debitore di questi (Corte cost. n. 236/2002). Il PM, in ogni caso, non è parte necessaria del procedimento (Cass. n. 8382/2000).

Bibliografia

Bellelli, I doveri del figlio verso i genitori nella legge di riforma della filiazione, in Dir. famiglia fasc.2, 2013, 645; Buffone, Le novità del «decreto filiazione», Milano, 2014, 1 e ss.; Collura-Zatti, Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012, 1449 e ss; Dogliotti, La filiazione fuori dal matrimonio, Milano, 2015, 197 e ss.; Figone, La riforma della filiazione e della responsabilità genitoriale, Torino, 2014, 1 e ss.; Montecchiari, La potestà dei genitori, Milano, 2006, 223 e ss; Ruscello, La potestà dei genitori. Usufrutto legale, Milano, 2010, 1 e ss.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario