Codice Civile art. 330 - Decadenza dalla responsabilità genitoriale sui figli (1) (2).

Giusi Ianni

Decadenza dalla responsabilità genitoriale sui figli (1) (2).

[I]. Il giudice può pronunziare la decadenza dalla responsabilità genitoriale (2) quando il genitore viola o trascura i doveri ad essa inerenti [147; 570 c.p.] o abusa dei relativi poteri [320, 324; 571, 572 c.p.] con grave pregiudizio del figlio.

[II]. In tale caso, per gravi motivi, il giudice può ordinare l'allontanamento del figlio dalla residenza familiare [333; 38, 51 att.] ovvero l'allontanamento del genitore o convivente che maltratta o abusa del minore (3).

(1) Articolo così sostituito dall'art. 152 l. 19 maggio 1975, n. 151.

(2) L'art. 50, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito alla parola «potestà», le parole: «responsabilità genitoriale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014.

(3) Comma così modificato dall'art. 37 1 l. 28 marzo 2001, n. 149. Il testo originario recitava: «In tale caso, per gravi motivi, il giudice può ordinare l'allontanamento del figlio dalla residenza familiare».

Inquadramento

La norma disciplina la conseguenza più grave della violazione o dell'abuso da parte del genitore dei doveri e dei diritti nascenti dalla titolarità della responsabilità genitoriale, vale a dire la decadenza da tale titolarità, che può essere pronunciata dal Tribunale per i minorenni (art. 38 disp. att.) compiuti i dovuti accertamenti.

Presupposti per la decadenza dalla responsabilità genitoriale

La norma in commento configura due casi in cui è possibile pronunciare nei confronti del genitore o dei genitori la decadenza dalla responsabilità genitoriale: la violazione o l'elusione dei doveri ovvero l'abuso dei poteri inerenti la medesima responsabilità genitoriale. In entrambi casi, tuttavia, è necessario, per aversi la sanzione della decadenza, che la condotta del genitore si sia risolta in un grave pregiudizio per il figlio  non essendo sufficiente il mero inadempimento dei genitori (Cass. n. 14145/2017).

Si è ritenuto, peraltro, che possa essere causa di decadenza dalla responsabilità genitoriale anche il comportamento pregiudizievole del genitore in danno dell'altro genitore, quando sia tale da alterare pesantemente l'atmosfera familiare nel suo complesso, così ripercuotendosi sull'equilibrio psico-fisico del minore (Trib. min. Torino 6 febbraio 1982).

Invece, è stato considerato illegittimo il provvedimento di revoca della responsabilità genitoriale dei genitori biologici ove il progressivo allontanamento del minore - collocato in affido etero-familiare - dai genitori medesimi sia stato dettato dall'oggettiva mancanza di tempestiva e continuativa predisposizione di interventi adeguati da parte dei Servizi territoriali, incaricati dal giudice di rendere operativa la relazione con il minore (Cass. n. 33147/2022).

L'allontanamento dalla residenza familiare

In presenza di gravi motivi, l'autorità giudiziaria, nel pronunciarsi sulla decadenza dalla responsabilità genitoriale, può ordinare l'allontanamento del minore dalla residenza familiare, ovvero l'allontanamento del genitore che maltratta o abusa del minore. L'allontanamento del minore, peraltro, deve considerarsi, anche nei casi più gravi, come misura di carattere eccezionale, a cui ricorrere solo quando all'interno del nucleo familiare non vi siano altri soggetti idonei a garantire la tutela del minore.

La giurisprudenza europea ha osservato che anche quando l'allontanamento del minore dalla residenza familiare appare come una misura proporzionata e necessaria in correlazione con le indagini penali relative agli abusi sessuali subiti dallo stesso, l'affidamento ai servizi sociali deve essere eseguito con modalità coerenti con il fine ultimo di ricongiungere il minore con i suoi familiari; pertanto può configurarsi una violazione dell'art. 8 della convenzione (che tutela il diritto dell'individuo al rispetto della propria vita familiare) nel caso di prolungata sospensione dei contatti e di inadeguata organizzazione degli incontri tra il minore e i familiari (Corte Edu 2 novembre 2006).

Competenza

Anche a seguito della riforma operata con l. n. 219/2012 e delle modifiche di cui al d.lgs. n. 149/2022, i provvedimenti di cui all'art. 330 – almeno fino all'istituzione del Tribunale Unico per le Persone, i Minorenni e le Famiglie, prevista a partire dal 24.12.2024 – restano di competenza del Tribunale per i minorenni. Tale regola di competenza è stata fatta salva anche dalla Corte Costituzionale (Corte Cost. n. 134/2016), che ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale sollevata dal Tribunale di Firenze. Quanto al rapporto tra i procedimenti exartt. 330/333 c.c. e i giudizi di separazione o divorzio, già il d.lgs. n. 154/2013 aveva stabilito che in pendenza di un giudizio di separazione, di divorzio o di un procedimento ex art. 316 , e fino alla sua definitiva conclusione, le azioni dirette ad ottenere provvedimenti limitativi o ablativi della responsabilità genitoriale dovessero essere proposte dinanzi al giudice ordinario, da individuarsi nel Tribunale se fosse stato in corso il giudizio di primo grado, ovvero nella corte d'appello in composizione ordinaria, in pendenza del termine per l'impugnazione o sia stato interposto appello (Cass. 3490/2021; Cass. n. 17931/2016; Cass. n. 1349/2015). Se, invece, la domanda ex artt. 330 o 333 fosse stata proposta antecedentemente all'instaurazione del giudizio di separazione o divorzio o di regolamentazione dell'affido di figlio nato da convivenza more uxorio sarebbe rimasta ferma la giurisdizione del giudice minorile (Cass. n. 20202/2018), stante il carattere tassativo delle competenze attribuite al tribunale per i minorenni (Cass. 16340/2021). L'art. 38 disp. Att. c.c. è stato tuttavia modificato dall'art. 1, comma 28, l. 206/2021 che, con decorrenza dal 22 giugno 2022, ha stabilito che anche ove successivamente all'instaurazione dinanzi al Tribunale per i minorenni di cui un procedimento ex artt. 330/333 c.c. venga promosso giudizio di separazione, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, ovvero giudizio ai sensi degli articoli 250, quarto comma, 268,277, secondo comma, e 316 del codice civile, ovvero procedimento per la modifica delle condizioni dettate da precedenti provvedimenti a tutela del minore, anche la domanda di ablazione/limitazione della responsabilità genitoriale diviene di competenza del Tribunale ordinario, sicché “in questi casi il tribunale per i minorenni, d'ufficio o su richiesta di parte, senza indugio e comunque entro il termine di quindici giorni dalla richiesta, adotta tutti gli opportuni provvedimenti temporanei e urgenti nell'interesse del minore e trasmette gli atti al tribunale ordinario, innanzi al quale il procedimento, previa riunione, continua”. La previsione è rimasta ferma anche a seguito della nuova modifica dell'art. 38 disp. att. c.c. da parte del d.lgs. n. 149/2022. Non incide sulla competenza del Tribunale per i minorenni a conoscere della domanda ex artt. 330/333 c.c., la pendenza del giudizio di riconoscimento della paternità, che non determina l'attrazione al tribunale ordinario dei procedimenti ablativi o limitativi della responsabilità genitoriale (Cass. n. 20248/2021).

Nei giudizi aventi ad oggetto provvedimenti limitativi o eliminativi della responsabilità genitoriale, ai sensi degli artt. 330 e ss. c.c., è necessario che il giudice di merito, in forza del combinato disposto dell'art. 336, commi 1 e 4, c.c. provveda a nominare al minore, ex art. 78 c.p.c., un curatore speciale, il quale, a sua volta, procederà a munire il minore medesimo di un difensore, ai sensi dell'art. 336, comma 4, c.c. La violazione di tale disposizione, secondo la giurisprudenza di legittimità, determina la nullità del procedimento di secondo grado, ex art. 354, comma 1, c.p.c., con rimessione della causa al primo giudice, ai sensi dell'art. 383, comma 3, c.p.c., perché provveda all'integrazione del contraddittorio (Cass. 40490/2021). La necessità di nomina, a pena di nullità, di un curatore speciale con riguardo ai casi in cui il pubblico ministero abbia chiesto la decadenza dalla responsabilità genitoriale di entrambi i genitori, o in cui uno dei genitori abbia chiesto la decadenza dell'altro è stata, peraltro, codificata dalla l. 206/2021, che ha modificato l'art. 78 c.p.c. con decorrenza dal centottantesimo giorno successivo alla sua entrata in vigore. Il contenuto del novellato art. 78 c.p.c. è stato poi trasposto nel nuovo art. 473-bis.8 c.p.c., nell'ambito del rito uniforme in materia di persone, famiglie e minori introdotto dal d.lgs. n. 149/2022, con effetto dal 28 febbraio 2023 e con riferimento ai procedimenti introdotti successivamente a tale data.

È considerato sempre proponibile il regolamento di competenza d'ufficio, in applicazione analogica dell'art. 45 c.p.c., anche in presenza di un conflitto positivo solo virtuale, trattandosi di materia nella quale il giudice dispone di poteri officiosi d'iniziativa, ai fini tanto dell'instaurazione e della prosecuzione del procedimento quanto della pronuncia di merito (Cass. n. 2073/2020).

Per i restanti profili procedurali si rinvia al commento dell'art. 336.

Bibliografia

Bellelli, I doveri del figlio verso i genitori nella legge di riforma della filiazione, in Dir. famiglia fasc.2, 2013, 645; Buffone, Le novità del «decreto filiazione», Milano, 2014, 1 e ss.; Collura-Zatti, Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012, 1449 e ss; Dogliotti, La filiazione fuori dal matrimonio, Milano, 2015, 197 e ss.; Figone, La riforma della filiazione e della responsabilità genitoriale, Torino, 2014, 1 e ss.; Montecchiari, La potestà dei genitori, Milano, 2006, 223 e ss; Ruscello, La potestà dei genitori. Usufrutto legale, Milano, 2010, 1 e ss.

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