Codice Civile art. 334 - Rimozione dall'amministrazione (1).

Giusi Ianni

Rimozione dall'amministrazione (1).

[I]. Quando il patrimonio del minore è male amministrato, il tribunale può stabilire le condizioni [38, 51 att.] a cui i genitori devono attenersi nell'amministrazione o può rimuovere entrambi o uno solo di essi dall'amministrazione stessa, e privarli, in tutto o in parte, dell'usufrutto legale [324].

[II]. L'amministrazione è affidata ad un curatore, se è disposta la rimozione di entrambi i genitori.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 156 l. 19 maggio 1975, n. 151.

Inquadramento

A differenza degli artt. 330 e 333 che tutelano il minore da comportamenti pregiudizievoli dei suoi interessi personali, l'art. 334 configura dei rimedi azionabili in presenza di condotte dei genitori pregiudizievoli degli interessi patrimoniali dei figli.

La rimozione dall'amministrazione del patrimonio del minore

In ipotesi di cattiva amministrazione del patrimonio del minore, il tribunale per i minorenni (competenza determinata ex art. 38 disp. att.) può stabilire condizioni e impartire prescrizioni ai genitori (ad esempio, imponendo loro la prestazione di una cauzione, ovvero la necessità dell'autorizzazione del giudice tutelare anche per gli atti di ordinaria amministrazione) e, nei casi più gravi, rimuovere entrambi o uno di essi dall'amministrazione, privandoli, altresì, in tutto o in parte, della titolarità dell'usufrutto legale. Con riferimento a tale ultima ipotesi, se il provvedimento di rimozione riguarda uno solo dei genitori, il potere di amministrazione (così come, eventualmente, la titolarità dell'usufrutto legale) si concentrerà in capo all'altro genitore esercente la responsabilità genitoriale; se, invece, il provvedimento di rimozione riguarda entrambi i genitori ovvero l'unico genitore esercente la responsabilità genitoriale, verrà nominato un curatore speciale per la tutela degli interessi patrimoniali del minore.

La rimozione, per mala gestio, di uno o di entrambi i genitori dall'amministrazione del patrimonio del figlio minore, ai sensi dell'art. 334 c.c., presuppone la realizzazione di condotte concretamente pregiudizievoli per il minore o tali da rendere serio e concreto il rischio patrimoniale secondo una valutazione improntata a criteri di oggettività, non essendo sufficienti situazioni di pericolo meramente potenziale o fondate su convinzioni o interessi soggettivi di colui che reclami l'intervento del giudice (Cass. n. 18777/2018). In caso di affido al curatore speciale dell'amministrazione del patrimonio del minore la rappresentanza processuale del minore medesimo, con riguardo ai rapporti patrimoniali, spetta al solo curatore (Cass. n. 248/1984).

I provvedimenti di cui all'art. 334  c.c., ai sensi dell'art. 38 disp. att. c.c., nel testo sostituito dall'art. 3 della l. n. 219 del 2012 e poi modificato dalla l. n. 206/2021, sono riservati alla competenza del tribunale per i minorenni, salvo che sia in corso tra i genitori o sia instaurato successivamente un giudizio di separazione o di divorzio o un giudizio ai sensi dell'art. 316 c.c., perché in tali ipotesi la competenza spetta al tribunale ordinario.

Bibliografia

Bellelli, I doveri del figlio verso i genitori nella legge di riforma della filiazione, in Dir. famiglia fasc.2, 2013, 645; Buffone, Le novità del «decreto filiazione», Milano, 2014, 1 e ss.; Collura-Zatti, Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012, 1449 e ss; Dogliotti, La filiazione fuori dal matrimonio, Milano, 2015, 197 e ss.; Figone, La riforma della filiazione e della responsabilità genitoriale, Torino, 2014, 1 e ss.; Montecchiari, La potestà dei genitori, Milano, 2006, 223 e ss; Ruscello, La potestà dei genitori. Usufrutto legale, Milano, 2010, 1 e ss.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario