Codice Civile art. 337 septies - Disposizioni in favore dei figli maggiorenni (1).Disposizioni in favore dei figli maggiorenni (1). [I]. Il giudice, valutate le circostanze, può disporre in favore dei figli maggiorenni non indipendenti economicamente il pagamento di un assegno periodico. Tale assegno, salvo diversa determinazione del giudice, è versato direttamente all'avente diritto. [II]. Ai figli maggiorenni portatori di handicap grave si applicano integralmente le disposizioni previste in favore dei figli minori. (1) Articolo inserito dall'art. 55, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154. Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica è entrata in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. InquadramentoRiprendendo la disciplina dettata dall'art. 155-quinquies, il nuovo art. 337-septies riconosce anche ai figli maggiorenni il diritto al mantenimento da parte dei genitori, fino a che non acquistino l'indipendenza economica. Sono, invece, integralmente equiparati ai figli minori, almeno a fini economici, i portatori di handicap grave, indipendentemente dall'età. Il mantenimento del figlio maggiorenneL'obbligo di mantenimento gravante sul genitore non cessa con il raggiungimento della maggiore età da parte del figlio, occorrendo, a tal fine, che il figlio consegua l'indipendenza economica. Anche in favore del figlio maggiorenne, quindi, il giudice può disporre il versamento di un assegno periodico da parte dei genitori, da versarsi direttamente in favore del beneficiario (ove non sia diversamente disposto). Si ritiene, quindi, ammissibile nel giudizio di separazione o divorzio l'intervento del figlio maggiorenne che abbia delle rivendicazioni economiche (Cass. n. 4296/2012). L'obbligo di mantenimento, tuttavia, non può protrarsi illimitatamente nel tempo: esso, quindi, cessa ove il figlio contragga matrimonio o, comunque, costituisca un nuovo nucleo familiare (Cass. n. 1830/2011); ovvero qualora il figlio ingiustificatamente rifiuti un'occasione di lavoro e di guadagno o sia colpevolmente inerte nel conseguimento di un titolo di studio o di una possibile occupazione remunerativa (Cass. n. 27377/2013; Cass. n. 21752/2020). Si è chiarito, in particolare, che il dovere di mantenimento del figlio maggiorenne cessa non solo quando il genitore onerato dia prova che il figlio abbia raggiunto l'autosufficienza economica, ma anche quando lo stesso genitore provi che il figlio, pur posto nelle condizioni di addivenire ad una autonomia economica, non ne abbia tratto profitto, sottraendosi volontariamente allo svolgimento di una attività lavorativa adeguata e corrispondente alla professionalità acquisita (Cass. n. 1858/2016; Cass. n. 5088/2018; Cass. n. 8892/2024). Più di recente si è chiarito che l'esigenza di una vita dignistosa, qualora il figlio abbia ampiamente superato la maggiore età e non abbia reperito, pur spendendo il conseguito titolo professionale sul mercato del lavoro, una occupazione lavorativa stabile o che, comunque, lo remuneri in misura tale da renderlo economicamente autosufficiente, non può essere soddisfatto in perpetuo mediante l'attuazione dell'obbligo di mantenimento del genitore, dovendosi a quel punto fare ricorso ai diversi strumenti di sostegno sociale al reddito, ferma restando l'obbligazione alimentare da azionarsi nell'ambito familiare per supplire ad ogni più essenziale esigenza di vita dell'individuo bisognoso (Cass. n. 29264/2022). Tale principio non soffre eccezioni ove il figlio (ultra)maggiorenne non autosufficiente risulti affetto da qualche patologia, ma non tale da integrare la condizione di grave handicap che comporterebbe automaticamente l'obbligo di mantenimento (Cass. n. 23133/2023) . Ove, invece, sia il figlio maggiorenne a fare richiesta dell'assegno di mantenimento, egli deve provare non solo la mancanza di indipendenza economica - che è la precondizione del diritto preteso – ma anche di avere curato, con ogni possibile impegno, la propria preparazione professionale o tecnica e di avere, con pari impegno, operato nella ricerca di un lavoro (Cass. n. 17183/2020; Cass. n. 16327/2023). Non vale, invece, ad escludere l'obbligo di mantenimento l'eventuale percezione, da parte del figlio maggiorenne, di una pensione di invalidità o di una indennità di accompagnamento, tenuto conto della finalità meramente assistenziale delle suddette provvidenze (App. Catania 29 gennaio 2015). Il figlio portatore di handicap graveCon riferimento ai figli portatori di handicap grave il legislatore prevede l'applicabilità delle norme riguardanti la prole minorenne, indipendentemente dalla loro età. L'handicap è grave quando la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione (Cass. n. 12977/2012; Cass. 21819/2021). La giurisprudenza di legittimità, tuttavia, ha chiarito che il richiamo riguarda le sole disposizioni di natura economica previste in favore dei figli minori, nonché quelle in tema di visite, di cura e di mantenimento da parte dei genitori non conviventi, di assegnazione della casa coniugale, restando escluse quelle sull'affidamento, condiviso od esclusivo (Cass. n. 2670/2023; Cass. n. 12977/2012 cit.). In caso contrario, si dovrebbe concludere che il figlio portatore di handicap, ancorché maggiorenne, sia da considerarsi automaticamente privo della capacità di agire, mentre ciò potrà essere accertato eventualmente, in via parziale o totale, nei giudizi specifici di interdizione, inabilitazione od amministrazione di sostegno. Nel procedimento di separazione o di divorzio è, quindi, inammissibile la domanda di affidamento del figlio maggiorenne portatore di handicap grave, dovendosi procedere alla nomina di una figura di sostegno nell'interesse di questi. Conseguentemente, gli atti vanno trasmessi ex artt. 406 e 417 al P.m. affinché valuti la possibilità di promuovere il relativo procedimento. (Trib. Treviso, 1 aprile 2016). BibliografiaBellelli, I doveri del figlio verso i genitori nella legge di riforma della filiazione, in Dir. famiglia fasc.2, 2013, 645; Buffone, Le novità del «decreto filiazione», Milano, 2014, 1 e ss.; Collura-Zatti, Trattato di diritto di famiglia, Milano, 2012, 1449 e ss; Dogliotti, La filiazione fuori dal matrimonio, Milano, 2015, 197 e ss.; Figone, La riforma della filiazione e della responsabilità genitoriale, Torino, 2014, 1 e ss.; Montecchiari, La potestà dei genitori, Milano, 2006, 223 e ss; Ruscello, La potestà dei genitori. Usufrutto legale, Milano, 2010, 1 e ss. |