Codice Civile art. 377 - Atti compiuti senza l'osservanza delle norme dei precedenti articoli.InquadramentoLa norma individua le conseguenze configurabili nel caso in cui il tutore ponga in essere uno degli atti menzionati dagli artt. 374 e 375 (ratione temporis vigente per i procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023) senza rispettare i regimi autorizzatori ivi previsti. Trattasi di disciplina che riproduce quella dettata dall'art. 322 in tema di responsabilità genitoriale. Gli atti compiuti dal tutore in mancanza delle prescritte autorizzazioniLa norma in commento, nel disporre che gli atti compiuti in violazione delle prescrizioni di cui agli artt. 374, 375 e 376, sono annullabili su istanza del tutore, del minore (divenuto maggiorenne), dei suoi eredi o aventi causa, afferisce ai soli atti negoziali stipulati nell'interesse del minore, mentre qualora il tutore promuova un giudizio senza l'autorizzazione del giudice tutelare o del Tribunale (salvi i casi in cui tale autorizzazione non sia necessaria, ai sensi dell'art. 374), la conseguenza individuata dalla giurisprudenza è quella della nullità del processo, rilevabile anche d'ufficio dal giudice, determinandosi un vizio di legittimazione processuale non attinente a materia disponibile (Cass. n. 14869/2000). Prima di adottare una simile statuizione, tuttavia, è da ritenere che il giudice debba, anche d'ufficio, assegnare al tutore un termine perentorio per munirsi delle prescritte autorizzazioni, ai sensi dell'art. 182 c.p.c. (la norma stabilisce che qualora il termine sia rispettato ciò determina la sanatoria del vizio con effetto ex tunc). L'azione di annullamento disciplinata dall'art. 377 è, invece, sottoposta a termine di prescrizione quinquennale che, per il minore, inizia a decorrere dal raggiungimento della maggiore età, secondo la regola generale posta dall'art. 1442 (Cass. n. 12117/2014). La legittimazione all'esperimento dell'azione compete al tutore, al minore divenuto maggiorenne, ai suoi eredi o aventi causa (ricadendo in tale ultima categoria coloro che abbiano acquistato diritti incompatibili con gli effetti dell'atto da annullare). Trattandosi, inoltre, di annullabilità e non di nullità, la patologia negoziale non potrà essere invocata dall'altro contraente (Cass. n. 7044/1988) o da altri soggetti interessati diversi da quelli specificamente indicati dall'art. 377 né potrà essere rilevata d'ufficio dal giudice in un eventuale processo. L'atto annullabile, inoltre, sempre secondo le regole generali, produrrà i suoi effetti fino all'intervento della sentenza costitutiva di annullamento. Ricorrendo, infine, un'ipotesi di annullamento dovuto ad incapacità legale, troveranno applicazione, quanto agli effetti dell'annullamento, gli artt. 1443 e 1445. BibliografiaCividali, La tutela. un istituto da rinnovare e adeguare a nuove realtà, in Dir. famiglia, fasc.2, 2003, 453; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004, 259 e ss.; Veronesi, Titolo del Libro: L'intervento del giudice nell'esercizio della potestà dei genitori, Milano, 2008, 178 e ss. |