Codice Civile art. 410 - Doveri dell'amministratore di sostegno (1).Doveri dell'amministratore di sostegno (1). [I]. Nello svolgimento dei suoi compiti l'amministratore di sostegno deve tener conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario. [II]. L'amministratore di sostegno deve tempestivamente informare il beneficiario circa gli atti da compiere nonché il giudice tutelare in caso di dissenso con il beneficiario stesso. In caso di contrasto, di scelte o di atti dannosi ovvero di negligenza nel perseguire l'interesse o nel soddisfare i bisogni o le richieste del beneficiario, questi, il pubblico ministero o gli altri soggetti di cui all'articolo 406 possono ricorrere al giudice tutelare, che adotta con decreto motivato gli opportuni provvedimenti. [III]. L'amministratore di sostegno non è tenuto a continuare nello svolgimento dei suoi compiti oltre dieci anni, ad eccezione dei casi in cui tale incarico è rivestito dal coniuge, dalla persona stabilmente convivente, dagli ascendenti o dai discendenti. (1) Articolo inserito dall'art. 3, comma 1, l. 9 gennaio 2004, n. 6, che ha inserito l'intero Capo in testa al titolo XII. Questo articolo, fino all'abrogazione ex art. 77 l. 4 maggio 1983, n. 184 era parte del titolo XI. InquadramentoLa norma disciplina i doveri che fanno capo all'amministratore di sostegno nell'esercizio delle sue funzioni. I doveri dell'amministratore di sostegnoIl legislatore è chiaro nello stabilire che l'amministratore di sostegno, nello svolgimento del suo ufficio, debba tenere conto dei bisogni e delle aspirazioni del beneficiario e abbia un vero e proprio obbligo di dialogo con il beneficiario, che deve essere costantemente informato sugli atti che devono essere compiuti dall'amministratore, informando immediatamente il giudice tutelare di eventuali dissensi manifestati dal beneficiario. La norma è stata, nel tempo, sospettata di incostituzionalità, nella parte in cui non subordina al consenso dell'interessato il compimento dei singoli atti gestionali, o comunque non attribuisce efficacia paralizzante al suo dissenso in ordine a tale attivazione e al compimento di tali atti; essa, tuttavia, è stata sempre fatta salva dal giudice delle leggi (Corte cost. n. 4/2007 e n. 292/2007 ). Il dissenso del beneficiario, quindi, non può essere mai tale da paralizzare il potere di decisione del giudice tutelare, che aprirà ugualmente la procedura di amministrazione di sostegno ove lo ritenga necessario per la sua tutela e adotterà i provvedimenti necessari ove informato dall'amministratore circa il dissenso rispetto ad eventuali atti gestionali (Buffone, La protezione giuridica dell'adulto incapace: l'anziano e l'amministrazione di sostegno, in Giur. mer., fasc.12, 2011, 2907). Il giudice tutelare deve essere informato (dal P.M. o dagli altri soggetti legittimati a domandare l'apertura della procedura) anche di eventuali situazioni di conflitto di interesse o di mala gestio da parte dell'amministratore e anche in tal caso dovrà adottare i provvedimenti più opportuni per la tutela del beneficiario (ad esempio, la nomina di un curatore speciale per il compimento di un atto determinato; la convocazione a chiarimenti dell'amministratore ovvero, nei casi più gravi, la revoca dell'amministratore che non eserciti al meglio il suo mandato). L'amministratore di sostegno, in ogni caso, non è tenuto a continuare nello svolgimento dei suoi compiti oltre dieci anni, ad eccezione dei casi in cui tale incarico è rivestito dal coniuge, dalla persona stabilmente convivente, dagli ascendenti o dai discendenti. BibliografiaBibliografia: Bonilini-Chizzini, L'amministrazione di sostegno, Padova, 2007, 1 e ss.; Buffone, Volontaria giurisdizione. Tutela dei soggetti deboli, Milano, 2012, 1 e ss.; Correnti, Fineschi, Frati, Gulino, Direttive anticipate di trattamento e amministrazione di sostegno: la corte di cassazione richiede lo stato d'incapacità attuale e non futuro, in Resp. civ. e prev., fasc. 2, 2014, 695; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004, 319 e ss.; Tagliaferri, L' amministrazione di sostegno nell'interpretazione della giurisprudenza, Piacenza, 2010, 1 e ss. |