Codice Civile art. 415 - Persone che possono essere inabilitate.

Giusi Ianni

Persone che possono essere inabilitate.

[I]. Il maggiore di età infermo di mente, lo stato del quale non è talmente grave da far luogo all'interdizione, può essere inabilitato [417 ss., 429].

[II]. Possono anche essere inabilitati coloro che, per prodigalità o per abuso abituale di bevande alcooliche o di stupefacenti, espongono sé o la loro famiglia a gravi pregiudizi economici.

[III]. Possono infine essere inabilitati il sordo (1) e il cieco dalla nascita o dalla prima infanzia, se non hanno ricevuto un'educazione sufficiente, salva l'applicazione dell'articolo 414 quando risulta che essi sono del tutto incapaci di provvedere ai propri interessi (2).

(1) L'espressione «sordo» è stata sostituita al termine «sordomuto» dall'art. 1 l. 20 febbraio 2006, n. 95.

(2) V. art. 1 l. 3 febbraio 1975, n. 18.

Inquadramento

La norma disciplina i presupposti per il ricorso all'istituto dell'inabilitazione, comportante una limitazione della capacità di agire intermedia tra l'interdizione e l'amministrazione di sostegno. I presupposti per l'accesso all'istituto sono rimasti immutati anche a seguito dell'entrata in vigore della l. n. 6/2004.

I soggetti che possono essere inabilitati

Possono essere interdette solo le persone maggiorenni, non anche i minori di età, che versano già in uno stato di incapacità assoluta di agire ed hanno già ex lege un rappresentante legale che li sostituisce nel compimento degli atti giuridici (genitore o tutore) e neppure gli emancipati, per cui è delineato un regime di parziale incapacità analogo, dal punto di vista degli effetti giuridici, a quello dell'inabilitato.

Cause di inabilitazione sono:

- lo stato di infermità mentale, consistente in una alterazione delle facoltà mentali, anche non legata ad una precisa patologia, in un grado tale da determinare nel soggetto un'incapacità parziale di curare i propri interessi, da accertarsi in concreto e all'attualità rispetto all'adozione del provvedimento giudiziale (Cass. n. 2078/1971);

- la prodigalità (quale comportamento abituale caratterizzato da larghezza nello spendere, nel regalare o nel rischiare eccessivamente rispetto alle proprie condizioni socio-economiche e al valore oggettivamente attribuibile al denaro, indipendentemente da una sua derivazione da specifica malattia o comunque infermità, e, quindi, anche quando si traduca in atteggiamenti lucidi, espressione di libera scelta di vita, purché sia ricollegabile a motivi futili. Cass. n. 5492/2018) o l'abuso abituale di sostanze alcooliche o stupefacenti, ove concorra, in relazione a tali situazioni, un'esposizione dello inabilitando o della sua famiglia a gravi pregiudizi economici;

- alcune menomazioni fisiche (la sordità o cecità dalla nascita o dalla prima infanzia) ove il soggetto non abbia ricevuto un'educazione sufficiente da provvedere autonomamente ai propri affari e fermo il ricorso all'istituto dell'interdizione qualora la menomazione sia tale da impedire completamente la cura degli interessi.

Peraltro, come già osservato per l'interdizione, anche l'inabilitazione si presenta a seguito dell'entrata in vigore della l. 6/2004 quale misura di protezione di carattere residuale, di cui il Tribunale può fare applicazione solo una volta esclusa la possibilità di fare ricorso alla meno afflittiva misura dell'amministrazione di sostegno (Cass. n. 17962/2015; Cass. n. 5492/2018)

Bibliografia

Bonilini-Chizzini, L'amministrazione di sostegno, Padova, 2007, 1 e ss.; Buffone, Volontaria giurisdizione. Tutela dei soggetti deboli, Milano, 2012, 1 e ss.; Correnti, Fineschi, Frati, Gulino, Direttive anticipate di trattamento e amministrazione di sostegno: la corte di cassazione richiede lo stato d'incapacità attuale e non futuro, in Resp. civ. e prev., fasc. 2, 2014, 695; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004, 319 e ss.; Tagliaferri, L' amministrazione di sostegno nell'interpretazione della giurisprudenza, Piacenza, 2010, 1 e ss.

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