Codice Civile art. 460 - Poteri del chiamato prima dell'accettazione.Poteri del chiamato prima dell'accettazione. [I]. Il chiamato all'eredità può esercitare le azioni possessorie [1168 ss.; 703 ss. c.p.c.] a tutela dei beni ereditari, senza bisogno di materiale apprensione [1146]. [II]. Egli inoltre può compiere atti conservativi, di vigilanza e di amministrazione temporanea [486], e può farsi autorizzare dall'autorità giudiziaria a vendere i beni che non si possono conservare o la cui conservazione importa grave dispendio [747-748 c.p.c.]. [III]. Non può il chiamato compiere gli atti indicati nei commi precedenti, quando si è provveduto alla nomina di un curatore dell'eredità a norma dell'articolo 528. InquadramentoLa figura del chiamato all'eredità si colloca nel periodo di tempo tra l'apertura della successione e l'accettazione. La sua peculiarità sta nella precarietà, poiché essa è di regola destinata ad essere assorbita dall'accettazione o dalla rinuncia all'eredità. Prevale in dottrina l'opinione (Grosso-Burdese, in Tr. Vas., 1977, 158) secondo cui il chiamato all'eredità non debba essere considerato alla stregua di un curatore di diritto della medesima, come tale tenuto a porre in essere gli atti contemplati dalla norma. D'altronde, proprio perché il chiamato può compiere tali atti nella sua qualità, in base ai poteri conferitigli dall'art. 460, resta escluso che gli stessi comportino accettazione tacita dell'eredità (v. in diverse fattispecie Cass. n. 5463/1995; Cass. n. 11408/1998; Cass. n. 7125/1993; Cass. n. 9228/1991; Cass. n. 10060/2018). Azioni possessorieSecondo l'opinione prevalente è da escludere che il chiamato, in quanto legittimato all'esercizio delle azioni possessorie, divenga sol per questo, in conseguenza della apertura della successione, possessore dei beni ereditari (Grosso-Burdese, in Tr. Vas., 1977, 151). La S.C. ha tuttavia affermato che il chiamato all'eredità subentra al defunto nel possesso dei beni ereditari senza necessità di materiale apprensione, come si desume dalla norma in commento, che lo legittima, anche prima dell'accettazione, alla proposizione delle azioni possessorie a tutela degli stessi (Cass. n. 1741/2005). Secondo la norma il chiamato all'eredità è legittimato all'esercizio di azioni possessorie anche senza bisogno di materiale apprensione dei beni ereditari. D'altro canto, l'immissione nel possesso dei beni ereditari non comporta di per sé accettazione dell'eredità, atteso che detta norma attribuisce al chiamato in quanto tale il potere di esercitare le azioni possessorie a tutela degli stessi beni (Cass. n. 3018/2005). La legittimazione all'esercizio delle azioni possessorie spetta al chiamato anche nei confronti di altro chiamato (Cass. n. 1741/2005; Cass. n. 11914/2000). Il chiamato può inoltre proseguire l'azione possessoria già intentata dal de cuius (Cass. n. 4991/2002). Oltre alle azioni possessorie in senso stretto, al chiamato sono date anche le azioni nunciatorie, denuncia di nuova opera e di danno temuto, quantomeno come esplicazione dei poteri conservativi riconosciutigli dall'art. 460 (Ferri, in Comm. S.B., 1997, 135). La legittimazione alle azioni possessorie non compete invece al legatario, che deve chiedere il possesso all'erede, ex art. 649, comma 3 (Cass. n. 2745/1969). Atti conservativi, di vigilanza e amministrazioneIl chiamato può porre in essere tutte le misure dirette a salvaguardare il patrimonio ereditario dai pericoli che possono minacciare lo stato giuridico o la sostanza degli elementi che lo compongono ed a mantenere tali elementi uniti per la destinazione che ad essi assegna la legge (Natoli, 161). È stato detto così che il chiamato, oltre che a prendere possesso dei beni ereditari e ad esercitare le azioni possessorie, è legittimato a provvedere a raccogliere e ad immagazzinare i frutti naturali dei beni caduti in successione, nonché ad effettuare le riparazioni necessarie ad evitare il depauperamento o perimento dei beni ereditari e, come tali, urgenti (Natoli, 169). Egli può provvedere alla rinnovazione di ipoteca, all'ammortamento di titoli di credito, alla richiesta di duplicato di titoli al portatore; può inoltre interrompere la prescrizione, costituire in mora, porre in essere l'atto impedivo di una decadenza a condizione che si tratti di atti indilazionabili (Natoli, 172). Si colloca al di fuori della norma la voltura di una concessione edilizia già richiesta dal de cuius (Cass. n. 263/2013). Vanno poi menzionati gli atti giuridici che mirano ad impedire l'applicazione di sanzioni destinate a gravare sull'eredità, quali la denuncia di successione ed il pagamento della relativa imposta (Cass. n. 5463/1995; Cass. n. 4756/1999), e così pure il pagamento, ad opera di uno dei chiamati all'eredità, di una sanzione pecuniaria elevata nei confronti del de cuius, per contravvenzione al codice della strada, trattandosi di atto meramente conservativo e comunque compatibile, in tesi, con un'ipotesi di adempimento del terzo ex art. 1180 c.c. (Cass. II, n. 20878/2020), ma non 'instaurazione e gestione di un contenzioso con il fisco (Cass. n. 5463/1995). Quanto al pagamento dei debiti ereditari, è stato escluso che comporti accettazione il pagamento con denaro proprio (Cass. n. 8123/1987). Comporta di regola accettazione dell'eredità, viceversa, il pagamento con denaro dell'eredità, ma si ritiene che il chiamato possa pagare i debiti occasionati dalla amministrazione che egli stesso pone in essere e possa effettuare i pagamenti urgenti, come, ad esempio, quelli per prestazioni alimentari, per spese funerarie, per l'assistenza prestata al defunto, per salari da corrispondersi ai dipendenti dell'azienda caduta in successione (Natoli, 177). Secondo una diffusa opinione il chiamato può ottenere provvedimenti cautelari a tutela dell'eredità (Grosso-Burdese, in Tr. Vas., 1977, 154). Gli atti di amministrazione, motivati da ragioni di urgenza, devono necessariamente avere carattere di temporaneità, giacché l'amministrazione presuppone normalmente il possesso e, dunque, se non fosse temporanea, condurrebbe immancabilmente all'acquisto dell'eredità (Ferri, in Comm. S. B., 1997, 142). La norma si riferisce non solo all'amministrazione ordinaria, ma anche a quella straordinaria, tant'è che menziona la vendita delle cose che non si possono conservare e quella delle cose la cui conservazione importi grave dispendio, sempre previa autorizzazione ex art. 747 c.p.c. Si è ritenuto che il chiamato possa procedere alla riscossione di debiti ereditari quando ciò trovi giustificazione in speciali ragioni di urgenza (Natoli, 211). Nomina del curatoreLe ipotesi di amministrazione dei beni ereditari da parte del chiamato o del curatore dell'eredità giacente sono alternative, disponendo la norma che non può il chiamato compiere gli atti indicati nei commi precedenti quando si è provveduto alla nomina di un curatore dell'eredità ai sensi dell'art. 528 (Cass. n. 9228/1991). BibliografiaAlbanese, Il tempo e il luogo di apertura della successione, in Vita not. II, 2008, 405; Ballarino, Il nuovo regolamento europeo sulle successioni, in Riv. dir. int. 2013, 1116; Bonilini (a cura di), Trattato di diritto delle successioni e donazioni. I. La successione ereditaria, Milano 2009; Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Cuffaro e Delfini (a cura di), Delle successioni, I, in Comm. c.c. diretto da Gabrielli, Torino, 2010; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, I, L'amministrazione durante il periodo antecedente all'accettazione dell'eredità, Milano, 1968; Vidiri, La decorrenza del termine di prescrizione del diritto di accettazione dell'eredità: una problematica da sempre discussa, in Giust. civ. 2013, I, 2517 |