Codice Civile art. 484 - Accettazione col beneficio di inventario.

Mauro Di Marzio

Accettazione col beneficio di inventario.

[I]. L'accettazione col beneficio d'inventario [470, 490 ss.] si fa mediante dichiarazione [1350 n. 13], ricevuta da un notaio o dal cancelliere del tribunale del circondario in cui si è aperta la successione [456], e inserita nel registro delle successioni conservato nello stesso tribunale [52, 53 att.] (1).

[II]. Entro un mese dall'inserzione, la dichiarazione deve essere trascritta, a cura del cancelliere, presso l'ufficio dei registri immobiliari del luogo in cui si è aperta la successione [456, 495, 2648, 2830].

[III]. La dichiarazione deve essere preceduta o seguita dall'inventario, nelle forme prescritte dal codice di procedura civile [769 ss. c.p.c.].

[IV]. Se l'inventario è fatto prima della dichiarazione, nel registro deve pure menzionarsi la data in cui esso è stato compiuto.

[V]. Se l'inventario è fatto dopo la dichiarazione, l'ufficiale pubblico che lo ha redatto deve, nel termine di un mese, far inserire nel registro l'annotazione della data in cui esso è stato compiuto [495].

(1) Comma così modificato dall'art. 143 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51.

Inquadramento

L'accettazione può essere pura e semplice o con beneficio di inventario (art. 470). Quest'ultima consente all'erede di tenere separato il patrimonio personale da quello del defunto (art. 490) e, in tal modo, limita intra vires (e cum viribus) la sua responsabilità per le passività ereditarie.

Peraltro l'accettazione con beneficio, che, secondo l'art. 470, comma 2, «può farsi nonostante qualunque divieto del testatore», è per il chiamato un diritto il sorgere del quale non è «subordinato ad alcun presupposto di fatto e perciò neppure a quello della insufficienza delle attività a coprire il passivo» (Cass. n. 11084/1993).

Dell'accettazione beneficiata, in quanto diretta ad evitare la confusione del patrimonio del de cuius con quello dell'erede, può avvalersi esclusivamente quest'ultimo, non i legatari (Cass. n. 2689/1978).

Forma

Mentre l'accettazione pura e semplice può essere espressa o tacita, quella beneficiata richiede l'osservanza delle formalità previste dalla disposizione in commento. Sul piano formale, l'accettazione beneficiata si distingue dall'accettazione pura e semplice non soltanto perché la prima deve essere necessariamente espressa, ma anche perché, a differenza dell'altra (v. art. 475), richiede necessariamente l'atto pubblico, quale la dichiarazione ricevuta, alternativamente, da un notaio o dal cancelliere del tribunale del circondario in cui si è aperta la successione.

L'individuazione del luogo dell'aperta successione rileva ai soli fini della dichiarazione di accettazione beneficiata dinanzi al cancelliere, mentre essa può essere rilasciata a qualunque notaio, tenuto conto che l'art. 484 si riferisce al circondario del tribunale e non al distretto notarile, anche se la successione si sia aperta al di fuori del distretto in cui egli ricopre le funzioni. La dichiarazione di accettazione beneficiata può essere resa, all'estero, al console (v. art. 46 d.lgs. n. 71/2011, ed in precedenza art. 41 d.P.R. n. 200/1967).

La norma in commento pone un requisito di forma ad substantiam (Cicu, in Tr. C.M., 190; Prestipino, 260; Cariota Ferrara, 470; Ferri, in Comm. S.B., 333). Sicché l'accettazione beneficiata che ne sia mancante — ad esempio perché resa ad un cancelliere territorialmente incompetente, ovvero perché effettuata non con atto pubblico, ma con scrittura privata autenticata — è nulla (v. per il caso di un'accettazione beneficiata «raccolta dal pretore, anziché dal cancelliere della pretura» Cass. n. 4780/1988).

Sorge in proposito la questione se un'accettazione nulla come accettazione beneficiata valga come accettazione pura e semplice. In questo senso si è pronunciata la giurisprudenza (Cass. n. 4780/1988), sul rilievo che il sistema della legge terrebbe ferma l'accettazione, comunque manifestata, anche tacitamente, senza che su di essa, una volta verificatasi, possano influire le vicende del beneficio di inventario.

Di contrario avviso è la dottrina, la quale richiama la disciplina della conversione del negozio nullo (art. 1424), ed osserva che l'accettazione beneficiata nulla può convertirsi in accettazione pura e semplice soltanto se, avuto riguardo allo scopo perseguito dal dichiarante, si possa ritenere che egli l'avrebbe voluta se avesse conosciuto la nullità (Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 265; Prestipino, 261; Ferri, in Comm. S. B., 333).

Pubblicità

L'art. 484 prevede un duplice ordine di adempimenti dettati a fine di pubblicità dell'accettazione beneficiata. Essa va inserita nel registro delle successioni e trascritta presso l'ufficio del registro del luogo in cui si è aperta la successione. La pubblicità ha lo scopo di rendere nota ai creditori ereditari e ai legatari la limitazione della responsabilità dell'erede beneficiato (Lorefice, 273), il che permette loro di opporsi alla liquidazione individuale, ex art. 498.

L'iscrizione si effettua nel registro delle successioni tenuto presso la cancelleria del tribunale nel cui circondario si è aperta la successione, ai sensi dell'art. 52 disp. att. Ove necessaria, l'istanza di iscrizione, oltre che dalla parte personalmente, può essere effettuata dal notaio, ai sensi dell'art. 1 l. n. 89/1913. A tal fine, non occorre un'apposita procura ed egli può rivolgersi a qualsiasi ufficio giudiziario, senza limiti di territorio. Ai sensi del combinato disposto degli artt. 1, comma 1, n. 3, l. n. 89/1913, 2 r.d. n. 1326/1914 e art. 52 disp. att., il notaio deve depositare entro dieci giorni la copia autentica dell'atto di accettazione (v. Pret. Verbania 4 gennaio 1995). Si ritiene che il termine non sia perentorio, salva l'eventuale responsabilità risarcitoria.

Effettuata l'iscrizione nel registro delle successioni, l'accettazione beneficiata deve essere oggetto di trascrizione presso l'ufficio dei registri immobiliari del luogo in cui si è aperta la successione. La lettera della legge non lascia dubbi sull'obbligatorietà della trascrizione anche nel caso che nel patrimonio relitto non vi siano beni immobili, essendo collegata al decorso del termine per l'opposizione alla liquidazione individuale (art. 495). Né la trascrizione dell'atto di accettazione beneficiata esclude o rende superflua quella prevista dagli artt. 2648 e 2685, salvo che tutti gli immobili e i mobili registrati si trovino nel territorio della conservatoria competente per la trascrizione dell'accettazione (Prestipino, 260).

A differenza dell'iscrizione, che va compiuta d'ufficio o ad istanza di parte, la trascrizione deve sempre essere eseguita d'ufficio dal cancelliere. In caso di dichiarazione di accettazione beneficiata rivolta al notaio, il cancelliere va messo dalla parte interessata in condizione di effettuare la trascrizione, anche per quanto attiene agli aspetti legati all'applicazione dell'art. 39 disp. att. c.p.c., dettato per le spese.

Il termine fissato dall'art. 484 per la trascrizione dell'accettazione beneficiata è di un mese: non si tratta di termine perentorio, ma il cancelliere può essere chiamato a rispondere dei danni.

Assieme alla pubblicità dell'accettazione beneficiata, l'art. 484, comma 4 e 5, prevede un sistema di pubblicità dell'inventario, il quale deve precedere o seguire l'accettazione. Nel primo caso, nel registro delle successioni, con l'inserzione dell'accettazione, va fatta menzione della data in cui l'inventario è stato compiuto; in caso di inventario eretto dopo l'accettazione il pubblico ufficiale procedente, deve, nel termine di un mese, far inserire nel registro delle successioni l'annotazione della data in cui esso è stato compiuto.

L'osservanza dei requisiti di pubblicità e, in particolare, l'inserzione nel registro delle successioni, avrebbe secondo un'opinione carattere costitutivo dell'acquisto della qualità di erede beneficiato (Cariota Ferrara, 470). In senso opposto la dottrina del tutto prevalente (per tutti Cicu, in Tr. C.M., 192; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 266; Prestipino, 260; Ferri, in Comm. S.B., 333).

In quest'ultimo senso la giurisprudenza, secondo cui l'omessa trascrizione dell'accettazione di eredità con beneficio di inventario non rende inefficace la dichiarazione, né produce la decadenza dal beneficio (Cass. n. 1620/1954).

Rapporti tra accettazione beneficiata e inventario

Tra l'accettazione con beneficio di inventario e la formazione dell'inventario esiste un collegamento esteriore evidente, poiché, secondo il comma 3, l'accettazione deve essere preceduta o seguita dall'inventario, nelle forme prescritte dal c.p.c.

Si discute, in dottrina, se l'acquisto della qualità di erede beneficiato discenda esclusivamente dalla dichiarazione prevista dalla legge o sia condizionato alla formazione dell'inventario. Secondo alcuni, si tratterebbe di una fattispecie complessa tale da richiedere anche l'erezione dell'inventario (Cariota Ferrara, 468; Cicu, in Tr. C. M., 193). Di conseguenza, «la mancata redazione dell'inventario, cui equivale la sua redazione tardiva o la sua nullità... produce... non la decadenza dal beneficio, ma il suo mancato conseguimento» (Lorefice, 276).

Secondo altri, l'attuazione del beneficio di inventario presuppone una fattispecie che si articola in due distinti momenti — la dichiarazione di accettazione col beneficio d'inventario e la redazione dell'inventario — che, sebbene entrambi necessari, svolgono una funzione diversa, sicché la dichiarazione varrebbe di per sé a determinare la particolare posizione dell'erede beneficiato (Natoli, 175; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 267; Ferri, in Comm. S.B., 334).

In giurisprudenza il quesito ha trovato nel corso del tempo alterne risposte. La tesi secondo cui all'inventario la legge fa ricorso per integrare il negozio produttivo della limitazione di responsabilità del successore è stata accolta in una pronunce assai remota (Cass. n. 718/1946). In seguito sembrava essersi stabilizzato l'indirizzo secondo cui il mancato compimento dell'inventario nei termini previsti dagli artt. 485 e 487 si configurasse come causa di decadenza del beneficio e non come condizione per l'acquisto del relativo diritto (Cass. n. 329/1977; Cass. n. 11084/1993; Cass. n. 3842/1995). Da ultimo, però, si è detto che l'art. 484 individua una fattispecie a formazione progressiva, per la cui realizzazione sono indispensabili, in quanto costitutivi della fattispecie stessa, sia la dichiarazione di volersi avvalere del beneficio d'inventario, sia l'effettivo inventario. Da ciò consegue che la dichiarazione non incide sulla limitazione della responsabilità dell'accettante intra vires hereditatis, che è condizionata anche alla preesistenza o alla tempestiva sopravvenienza dell'inventario, mancando il quale l'accettante è considerato erede puro e semplice, non perché abbia perduto ex post il beneficio, ma perché non lo ha conseguito ab initio (Cass. n. 16739/2005; Cass. n. 11030/2003).

Bibliografia

Azzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Di Marzio, L'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario, Milano, 2013; Ferrario Hercolani, L'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario, in Tratt. dir. successioni e donazioni diretto da Bonilini, I, Milano, 2009; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Lorefice, L'accettazione con beneficio d'inventario, in Rescigno (a cura di), Successioni e donazioni, I, Padova, 1994; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, II, L'amministrazione nel periodo successivo all'accettazione dell'eredità, Milano, 1969; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981; Ravazzoni, Beneficio di inventario, in Enc. giur., I, Roma, 1988; Zaccaria, Rapporti obbligatori e beneficio di inventario, Torino, 1994.

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