Codice Civile art. 490 - Effetti del beneficio d'inventario.Effetti del beneficio d'inventario. [I]. L'effetto del beneficio d'inventario consiste nel tener distinto il patrimonio del defunto da quello dell'erede [2941 n. 5]. [II]. Conseguentemente: 1) l'erede conserva verso la eredità tutti i diritti e tutti gli obblighi che aveva verso il defunto, tranne quelli che si sono estinti per effetto della morte [448]; 2) l'erede non è tenuto al pagamento dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei beni a lui pervenuti [564]; 3) i creditori dell'eredità e i legatari hanno preferenza sul patrimonio ereditario di fronte ai creditori dell'erede [495, 499, 502]. Essi però non sono dispensati dal domandare la separazione dei beni, secondo le disposizioni del capo seguente, se vogliono conservare questa preferenza anche nel caso che l'erede decada dal beneficio d'inventario [493, 494, 505] o vi rinunzi. InquadramentoQuando il chiamato all'eredità accetta puramente e semplicemente, il patrimonio del defunto e quello dell'erede si fondono in un'entità unica. Al contrario, l'effetto fondamentale del beneficio di inventario consiste proprio nel tener distinto il patrimonio del defunto da quello dell'erede, che pure è titolare delle due masse. Nondimeno è indubbio che «l'erede con beneficio di inventario, come l'erede puro e semplice, subentra nella posizione del de cuius» (Cass. n. 6683/1992), con l'unica differenza, appunto, che il patrimonio del defunto è tenuto distinto da quello dell'erede (Cass. n. 6488/2007; Cass. n. 16046/2001). Come l'accettazione pura e semplice, anche quella con beneficio di inventario è quindi irrevocabile (semel heres, semper heres), sicché l'erede beneficiato non può rinunciare all'eredità (Cass. n. 7695/1992). Ed inoltre se l'erede beneficiato «continua la persona del de cuius» (Cass. n. 1280/1965), l'eredità beneficiata «non ha carattere di soggetto giuridico» (Cass. n. 6683/1992). L'eredità beneficiata come patrimonio separatoCon la previsione dell'accettazione con beneficio di inventario la legge intende «evitare che in caso di eredità oberata di debiti, o di incertezza che lo sia, il chiamato sia indotto a rinunziare, sicché il compito della liquidazione venga a gravare sullo Stato» (Cicu, in Tr. C. M., 262). Secondo l'opinione dominante, la separazione dei patrimoni, prevista dalla norma in commento, è al tempo stesso la causa efficiente della limitazione di responsabilità ed il mezzo tecnico attraverso il quale tale limitazione viene realizzata (Prestipino, 286). L'eredità beneficiata costituisce in definitiva patrimonio separato, facente pur sempre capo all'erede e priva di qualunque personalità (Natoli, 135; Azzariti, Martinez e Azzariti, 95; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 451; Cariota Ferrara, 612; Lorefice, 271). Nel medesimo senso è la giurisprudenza, la quale ha in più occasioni ripetuto che, intervenuta l'accettazione dell'eredità con beneficio, il chiamato è senz'altro erede, «acquistando pertanto tutti i diritti caduti nella successione e divenendo soggetto passivo delle relative obbligazioni, pur non essendo egli tenuto al pagamento dei debiti ereditari oltre il valore dei beni pervenutigli» (Cass. n. 1280/1965; Cass. n. 6683/1992). L'accettazione dell'eredità col beneficio d'inventario, dunque, determinando la limitazione della responsabilità dell'erede per i debiti del de cuius entro il valore dei beni ereditari, non esclude che l'erede beneficiato divenga a sua volta debitore, ma comporta soltanto «una posizione dell'erede del debitore di fronte alle ragioni del creditore del defunto quantitativamente diversa e più favorevole» (Cass. n. 2442/1987; conf. Cass. n. 4633/1992; Cass. n. 1114/1982; Cass. n. 3713/1977; Cass. n. 112/1964). Sicché Cass. n. 23398/2022 ha cassato la sentenza di rigetto della domanda del creditore nei confronti dell'erede beneficiato, motivata dall'assunto che il primo non avesse azione di accertamento e condanna in danno del coerede, sia pure nei limiti dell'accettazione condizionata. Rapporti tra erede ed ereditàQuanto al precetto secondo cui cui l'erede conserva verso l'eredità tutti i diritti e tutti gli obblighi che aveva verso il defunto, tranne quelli che si sono estinti per effetto della morte (art. 490, comma 2, n. 1), occorre premettere che esso ha un'applicazione soltanto eventuale, per l'ipotesi che tra il defunto e l'erede esistessero rapporti giuridici. In questo caso, l'effetto del beneficio di inventario sta nell'impedire la confusione dei medesimi che vi sarebbe stata in caso di accettazione pura e semplice, con conseguente estinzione, ai sensi dell'art. 1253. Sul piano pratico, in caso di preesistenti debiti dell'erede beneficiato nei confronti del defunto, il debitore dovrà integrare il patrimonio ereditario di quanto era debitore verso il de cuius, ma solo nei limiti del necessario al soddisfacimento dei creditori ereditari e dei legatari (Ferri, in Comm. S. B., 371). In difetto, egli sarà responsabile nei loro confronti anche con i propri beni personali, «venendo a configurarsi, in proposito, un credito a essi spettante nei suoi confronti, in sostituzione del credito del de cuius» (Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 453). Nel caso, poi, che l'erede fosse stato contemporaneamente creditore e debitore del defunto, sarà possibile la compensazione dei relativi valori e, non avvalendosene l'erede, essa potrà essere fatta valere in via surrogatoria sia dai creditori ereditari che da quelli personali dell'erede (Natoli, 144). Complementare all'art. 490, comma 2, n. 1, è l'art. 780 c.p.c., secondo il quale le domande dell'erede con beneficio di inventario contro l'eredità sono proposte contro gli eredi. Se non vi sono eredi o se tutti propongono la stessa domanda, il giudice nomina un curatore in rappresentanza dell'eredità. La limitazione di responsabilitàQuanto al precetto secondo cui l'erede non è tenuto al pagamento dei debiti ereditari oltre il valore dei beni pervenuti, sarebbe erroneo, secondo la unanime dottrina, ritenere che la responsabilità dell'erede beneficiato subisca una mera riduzione quantitativa, ed entro tali limiti egli risponda con tutti i suoi beni, secondo la regola generale sancita dall'art. 2740, comma 1: la responsabilità dell'erede è difatti responsabilità cum viribus, non solamente intra vires. Ciò vuol dire che l'erede beneficiato risponde dei debiti ereditari con i soli beni di provenienza ereditaria, mentre non ne risponde con i beni personali. Il fondamento normativo della soluzione viene rinvenuto nell'art. 497, secondo il quale l'erede non può essere costretto al pagamento con i propri beni se non quando è stato costituito in mora a presentare il conto e non vi ha provveduto. In tal senso può dirsi orientata anche la giurisprudenza. Dopo una remota decisione di segno opposto (Cass. n. 1990/1973), la S.C. ha chiarito che «il beneficio di inventario limita, normalmente, la responsabilità dell'erede non solo al valore, ma anche ai beni a lui pervenuti, assoggettando essi e non quelli personali all'esecuzione forzata: perciò si suo dire che l'erede risponde intra vires e cum viribus hereditatis» (Cass. n. 5067/1993 ; da ult. Cass. II, n. 29252/2020 ). Debiti ereditari devono considerarsi non solo i debiti contratti i vita dal defunto e lasciati insoddisfatti, nel qual caso la norma non sarebbe applicabile non soltanto agli oneri modali, ma anche a tutti i pesi ereditari, dei quali essa non fa menzione ma che pure sono posti a carico degli eredi dall'art. 752 (Cass. n. 5067/1993). Si deve dunque ammettere che la soddisfazione del modus testamentario non può essere attuata mediante aggressione dei beni personali dell'erede che abbia accettato con beneficio di inventario. Sono da comprendere tra i pesi ereditari le spese per le onoranze funebri al de cuius (Cass. n. 28/2002). Al fine di far valere la limitazione di responsabilità, l'erede che abbia accettato con beneficio di inventario, il quale sia convenuto dal creditore del de cuius che faccia valere per intero la sua pretesa, se vuole contenere intra vires l'estensione e gli effetti della pronuncia giudiziale, deve far valere tale sua qualità - mediante una difesa che si configura in termini di eccezione in senso lato, invocabile liberamente anche nel giudizio di appello e rilevabile anche d'ufficio dal giudice (Cass. II, n. 20531/2020). L'erede accettante con beneficio di inventario succede inoltre nei rapporti a prestazioni corrispettive, così come «in tutti i rapporti giuridici patrimoniali che già si incentravano nel defunto» (Ferri, in Comm. S. B., 28). Sulla sorte dei contratti conclusi in vita dal defunto e la cui esecuzione non sia ancora esaurita alla morte del contraente v. (Cass. n. 11084/1993). In caso di preliminare di vendita stipulato dal de cuius quale promittente venditore, la S.C. ha ritenuto azionabile nei confronti dell'eredità beneficiata, nelle persone dell'erede e/o del curatore preposto alla relativa liquidazione, del diritto alla stipulazione del contratto definitivo (Cass. n. 1087/1995). L'accettazione beneficiata non importa, poi, l'estinzione della fideiussione contratta dal defunto per debiti futuri, sicché l'erede beneficiato è tenuto all'adempimento dell'obbligazione fideiussoria, ma nei limiti indicati dall'art. 490, comma 2, n. 2 (Cass. n. 11084/1993). Se tra i beni ereditari si trova un'azienda commerciale, l'erede può senza dubbio gestirla, senza autorizzazione dell'autorità giudiziaria a norma dell'art. 493 (Cass. n. 356/1966). Si è peraltro negato che, in caso di gestione dell'impresa caduta in successione da parte dell'erede beneficiato, questo possa invocare la limitazione della responsabilità intra vires (Cass. n. 1251/1984). L'erede beneficiato è legittimato passivo nei giudizi instaurati dai creditori ereditari per il pagamento dei loro crediti (Cass. n. 1280/1965;Cass. n. 11084/1993), anche attraverso il procedimento monitorio (Cass. n. 1244/1973). Egli non può far valere il beneficio di inventario per la prima volta in sede di esecuzione forzata, ma deve farlo già in sede di cognizione, in modo da dar luogo alla formazione di un titolo esecutivo che lo condanni ad adempiere, ma in quanto erede beneficiato (Cass. n. 11084/1993; Cass. n. 9158/2013). La preferenza sul patrimonio ereditario dei creditori dell'eredità e dei legatariAi sensi dell'art. 490, comma 2, n. 3, i creditori dell'eredità e i legatari hanno preferenza sul patrimonio ereditario di fronte ai creditori dell'erede. Tale preferenza è effetto della separazione dei patrimoni. I creditori ereditari ed i legatari non possono aggredire i beni personali dell'erede beneficiato. Se, però, i creditori personali di quest'ultimo potessero aggredire i beni ereditari, si avrebbe una evidente sperequazione, al quale la disposizione in esame pone rimedio. Il meccanismo determinato dall'art. 490 fa sì che il patrimonio ereditario costituisca dunque garanzia generica dei creditori ereditari e dei legatari ed il patrimonio personale dell'erede costituisca garanzia generica dei creditori di quest'ultimo. Le due garanzie, però, operano in maniera diversa, poiché, mentre i creditori ereditari e i legatari non hanno alcun potere di soddisfarsi sui beni personali, i creditori personali possono invece soddisfarsi sui beni ereditari, ma solo sul residuo, dopo che siano stati soddisfatti i creditori ereditari e i legatari (Grosso e Burdese, in Tr. Vas.,451; Prestipino, 294; Cariota Ferrara, 615). In tal senso, in giurisprudenza, si veda Cass. n. 1382/1942. La secondo parte dell'art. 490, comma 2, n. 3 aggiunge che i creditori dell'eredità ed i legatari non sono dispensati dal domandare la separazione dei beni, ai sensi degli artt. 512 ss., se vogliono conservare questa preferenza anche nel caso che l'erede decada dal beneficio di inventario o vi rinunci. Il beneficio di inventario costituisce un indiretto vantaggio per i creditori dell'erede, giacché i beni personali di questo non possono essere aggrediti dai creditori ereditari; analogo vantaggio posseggono questi ultimi. Ma questa posizione può venir meno se l'erede incorra in decadenza dal beneficio di inventario oppure vi rinunci. In tal caso, sopraggiunta la confusione dei patrimoni, essi non potrebbero impedire ai creditori dell'erede di soddisfarsi sui beni ereditari. Risultato che possono ottenere chiedendo la separazione. Altri effetti del beneficio di inventarioRilevante è il divieto di iscrizione di ipoteche giudiziali ex art. 2830. Ratio della norma è quella di evitare che si alteri la par condicio creditorum normale a causa di eventi sopravvenuti all'accettazione beneficiata. Concorda la giurisprudenza (Cass. n. 2482/1966). Effetto del beneficio, mercé la separazione dei patrimoni, è l'appartenenza dei frutti prodotti dai beni compresi nel patrimonio ereditario a quest'ultimo. Conferma implicita se ne trae dall'art. 492. Vale ancora accennare al fatto che l'accettazione beneficiata, ai sensi dell'art. 564, comma 1, è un presupposto dell'azione di riduzione, quando questa non è diretta contro i coeredi. La rinuncia al beneficio di inventarioDalla lettura dell'art. 490, comma 2, n. 3, si desume che l'erede beneficiato, così come può decadere dal beneficio, può spontaneamente rinunciarvi. Naturalmente, deve trattarsi di una rinuncia sopravvenuta all'accettazione beneficiata, non potendosi configurare una rinuncia prima dell'apertura della successione (art. 458). Gli effetti di rinuncia e decadenza sono i medesimi: l'erede beneficiato diviene erede puro e semplice (Natoli, 232). Ciò non vuol dire, tuttavia, che vengano meno gli atti di amministrazione-liquidazione medio tempore posti in essere (Ferrario Hercolani, 1298). La rinuncia non richiede la medesima forma prevista per l'accettazione con il beneficio di inventario (Cass. n. 7695/1992). Difformemente, in dottrina, altri hanno ritenuto che la rinuncia al beneficio dovrebbe rivestire la stessa forma richiesta per l'accettazione beneficiata, in ragione delle medesime esigenze di pubblicità che vi sono implicate (Cicu, in Tr. C. M., 327; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 508; Ferri, in Comm. S. B., 377). BibliografiaAzzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Di Marzio, L'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario, Milano, 2013; Ferrario Hercolani, L'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario, in Tratt. dir. successioni e donazioni diretto da Bonilini, I, Milano, 2009; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Lorefice, L'accettazione con beneficio d'inventario, in Rescigno (a cura di), Successioni e donazioni, I, Padova, 1994; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, II, L'amministrazione nel periodo successivo all'accettazione dell'eredità, Milano, 1969; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981; Ravazzoni, Beneficio di inventario, in Enc. giur., I, Roma, 1988; Zaccaria, Rapporti obbligatori e beneficio di inventario, Torino, 1994. |