Codice Civile art. 493 - Alienazione dei beni ereditari senza autorizzazione.Alienazione dei beni ereditari senza autorizzazione. [I]. L'erede decade dal beneficio d'inventario [490], se aliena o sottopone a pegno o ipoteca beni ereditari, o transige relativamente a questi beni senza l'autorizzazione giudiziaria e senza osservare le forme prescritte dal codice di procedura civile [747, 748 c.p.c.]. [II]. Per i beni mobili l'autorizzazione non è necessaria trascorsi cinque anni dalla dichiarazione di accettare con beneficio d'inventario. InquadramentoPer intendere la ragione della norma occorre ricordare che, con la separazione dei patrimoni determinata dall'accettazione beneficiata (art. 490, comma 1) il patrimonio del defunto rimane vincolato al soddisfacimento dei creditori ereditari e dei legatari e, per tale ragione, viene assoggettato ad un'amministrazione volta alla liquidazione. Sorge, di qui, l'esigenza di strumenti utili al controllo dell'amministrazione dell'erede beneficiato per lo scopo di liquidazione. A questo fine, viene apprestata una speciale disciplina per una categoria di atti — quelli di alienazione e di straordinaria amministrazione in genere — la cui potenzialità nociva è particolarmente intensa e che meritano uno strumento di controllo penetrante, quale è l'autorizzazione giudiziale. La S.C. ha riconosciuto che le norme poste dagli artt. 493 e 747 c.p.c., sono dirette alla tutela dell'interesse dei creditori dell'eredità beneficiata (Cass. n. 1051/1966). L'autorizzazione di cui all'art. 493 non costituisce peraltro condizione di validità dell'atto, sebbene esso, in mancanza, comporti la sanzione della perdita del beneficio (Natoli, 165; Azzariti-Martinez-Azzariti, 92; contra Cicu, in Tr. C. M., 289). La giurisprudenza aderisce all'indirizzo, affermando che, in mancanza dell'autorizzazione, la legge commina la decadenza [...] dal beneficio dell'inventario, ma non la nullità degli atti... i quali restano validi ad ogni effetto (Cass. n. 1265/1947). Ambito di applicazioneL'elencazione dell'art. 493 è soltanto esemplificativa. La nozione di alienazione è più ampia di quella di vendita e comprende anche permuta, rinuncia traslativa, costituzione di servitù o di altri diritti reali. (Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 464; Prestipino, 306; Ferri, in Comm. S. B., 389). Poiché ogni atto di straordinaria amministrazione è «capace, anche solo in astratto, di produrre all'autore il pericolo di un danno patrimoniale economicamente apprezzabile» (Lorefice, 292), ciascuno di essi deve essere autorizzato (Lorefice, 291; Zaccaria, 137; Natoli, 164). Concorda la S.C., che ha affermato che la divisione ereditaria compiuta dal minore accettante con beneficio deve essere autorizzata non già ex art. 320, bensì ex art. 747 c.p.c., essendo l'autorizzazione ivi prevista necessaria per tutti gli «atti di straordinaria amministrazione» (Cass. n. 2994/1997). Tale orientamento è stato ribadito nella massima secondo cui l'art. 493 rimette al giudice la valutazione della convenienza di qualsiasi atto di alienazione, nozione, questa, da intendere in senso estensivo, essendovi ricompreso ogni atto, anche di straordinaria amministrazione (Cass. n. 24171/2013). In particolare, la gestione dell'impresa commerciale relativa all'azienda ereditaria da parte dell'erede beneficiato, se contenuta nei limiti del normale esercizio, costituisce atto di ordinaria amministrazione, che non richiede autorizzazione (Cass. n. 3791/2003; Cass. n. 356/1966). Oltre agli atti di alienazione, lart. 493 contempla la costituzione di pegno e ipoteca su beni ereditari. Se le alienazioni si presentano come strumenti di monetizzazione, ai fini della soddisfazione delle passività ereditarie, il costituire una garanzia reale, non solo non corrisponde a quel compito, ma... altera il diritto dei creditori (Cicu, in Tr. C. M., 293). Si sostiene quindi che la costituzione di pegno o ipoteca su beni ereditari può avvenire «soltanto... ad es. per procurare il liquido necessario a sostenere le spese di amministrazione (Natoli, 221). Quanto alle transazioni, la dottrina ricorda che il codice abrogato prevedeva che esse fossero successivamente approvate dal giudice. Sono sottratte all'art. 493 le transazioni tra coeredi sul loro diritto alla successione, non pregiudicando creditori ereditari e legatari (Ferri, in Comm. S. B., 390). È stata esclusa la riconducibilità alla previsione della transazione tra creditore ed erede beneficiato ove gli eredi si impegnino a far fronte all'obbligazione nata dalla transazione con denaro proprio (Cass. n. 6146/2022). È stato affrontato in più occasioni il problema della costituzione in trust dei beni ereditari pervenuti al beneficiario di amministrazione di sostegno (Trib. Bologna 11 marzo 2009; Giudice tutelare Genova 14 marzo 2006; Giudice tutelare Modena 11 dicembre 2008; Trib. Rimini 21 agosto 2010). Per l'autorizzazione occorre «che gli atti siano diretti a fini di conservazione o di liquidazione, o che si rivelino necessari per evitare un depauperamento dell'eredità» (Ferri, in Comm. S. B., 389). Ne deriva che gli atti neppure astrattamente rispondenti a simili caratteristiche non possono mai essere autorizzati. LegittimazioneSi discute se siano legittimati a far valere la decadenza soltanto i creditori ereditari e legatari. La questione involge l'interpretazione dell'art. 505, comma 4, che, appunto, individua esclusivamente in questi ultimi i legittimati. Parte della dottrina ritiene che detta norma si applichi alle sole ipotesi di decadenza ivi contemplate (Natoli, 270; contra Ferri, in Comm. S. B., 391). La S.C. ha viceversa affermato che «l'art. 505 non si applica soltanto alle particolari ipotesi di decadenza menzionate [...] dai precedenti commi [...] ma [...] ha una portata generale» (Cass. n. 329/1977). Legittimato ad agire è il singolo creditore o legatario (Ferri, in Comm. S. B., 393), ma, una volta dichiarata la decadenza, essa ha effetto per tutti (Prestipino, 312; Ferri, in Comm. S. B., 393). Difatti l'art. 779, comma 4, c.p.c. stabilisce che l'istanza per la nomina del curatore di cui all'art. 509 non può essere accolta se alcuno dei creditori dichiara di far valere la decadenza (Ferri, in Comm. S. B., 393). Si ritiene, invece, che la decadenza dal beneficio di inventario in cui sia incorso uno dei coeredi beneficiati non si estenda agli altri (Ferri, in Comm. S. B., 393). La decadenza retroagisce al momento dell'apertura della successione. Procedura di autorizzazioneL'autorizzazione di cui all'art. 493 va chiesta con la procedura prevista dall'art. 747 c.p.c. Competente per materia è il tribunale in composizione monocratica per i mobili e quello in composizione collegiale per gli immobili (Di Marzio, 467) In giurisprudenza, per contrastanti opinioni, Trib. Torino 22 agosto 2002; Trib. Torre Annunziata 13 febbraio 2001, GNap, 2002, 153; Trib. Lanusei 4 gennaio 2001, Rgsarda, 2001, 811. Territorialmente competente ad autorizzare la vendita è il giudice del luogo dell'aperta successione (Di Marzio, 470). BibliografiaAzzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Di Marzio, L'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario, Milano, 2013; Ferrario Hercolani, L'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario, in Tratt. dir. successioni e donazioni diretto da Bonilini, I, Milano, 2009; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Lorefice, L'accettazione con beneficio d'inventario, in Rescigno (a cura di), Successioni e donazioni, I, Padova, 1994; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, II, L'amministrazione nel periodo successivo all'accettazione dell'eredità, Milano, 1969; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981; Ravazzoni, Beneficio di inventario, in Enc. giur., I, Roma, 1988; Zaccaria, Rapporti obbligatori e beneficio di inventario, Torino, 1994. |