Codice Civile art. 494 - Omissioni o infedeltà nell'inventario.InquadramentoL'esame delle disposizioni poste in tema di amministrazione dell'erede beneficiato si conclude con la norma in commento, che commina la decadenza dal beneficio di inventario dell'erede che abbia omesso in mala fede di denunziare nell'inventario beni appartenenti all'eredità, o che abbia ivi denunziato in mala fede passività inesistenti. Dalla disposizione si desume che l'inventario deve essere veritiero, e la sua veridicità costituisce il presupposto di ordine logico di una successiva amministrazione dell'erede beneficiato conforme allo scopo di liquidazione cui essa è assoggettata. Si tratta, dunque, «di un primo atto conservativo del patrimonio ereditario che può farsi rientrare nel concetto di amministrazione del medesimo» (Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 459). Quella prevista dall'art. 494 è vera e propria ipotesi (non già di mancato conseguimento dell'inventario, ma) di decadenza da un beneficio acquistato in forza della sola dichiarazione (Cass. n. 985/1973). Ci si domanda se la norma trovi applicazione anche in caso di inventario compiuto dal chiamato prima dell'accettazione oppure solo nel caso di inventario compiuto dall'erede beneficiato dopo l'accettazione. Si è detto, in proposito, che l'art. 494 «fa evidentemente riferimento al secondo caso» (Ferri, in Comm. S. B., 394). Altri propongono una diversa soluzione, sottolineando la somiglianza tra l'art. 494 e l'art. 527, in tema di decadenza dalla rinuncia del chiamato all'eredità che ha sottratto o nascosto beni spettanti all'eredità (Cicu, in Tr. C. M., 188). Non c'è dubbio che la decadenza in discorso sia da porre in correlazione con la semplice incompletezza dell'inventario e non solo con la sua totale omissione (Cass. n. 16195/2007). A differenza di quanto accade per la mancanza dell'autorizzazione di cui all'art. 493, la quale determina decadenza indipendentemente dall'intenzione dell'erede beneficiato, le omissioni ed infedeltà dell'inventario sono sanzionate con la decadenza solo se siano state compiute dall'erede in mala fede, ossia con dolo (Natoli, 238; Prestipino, 316; Ferri, in Comm. S. B., 395). Se si tratti di omissioni o infedeltà colpose, dunque, non vi è decadenza. Né può dubitarsi che le omissioni o infedeltà debbano essere state poste in essere direttamente dall'erede: perciò, non rilevano le omissioni o infedeltà compiute da un diverso erede beneficiato o dall'esecutore testamentario (Natoli, 238; Ferri, in Comm. S. B., 395). La condotta sanzionata è duplice e consiste tanto nell'omettere l'esistenza di beni esistenti nell'asse, quanto nell'esporre passività inesistenti. Non rileva, invece, l'omettere le passività ereditarie, che, d'altronde, non sono indispensabili ai fini della perfezione dell'inventario. Legittimati a far valere la decadenza sono i creditori ereditari e i legatari, ma anche dall'amministrazione delle finanze (Cass. S.U., n. 6478/1984). Per quanto attiene all'onere della prova, è indubbiamente valido il principio formulato dalla SC, secondo cui «l'onere della prova dell'occultamento doloso, nell'inventario, di un bene appartenente all'eredità incombe a colui che invoca la decadenza dell'erede dal beneficio dell'inventario, dovendo la buona fede dell'erede essere presunta fino a prova contraria» (Cass. n. 1177/1962; ma v. Cass. n. 9583/1992). BibliografiaAzzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Di Marzio, L'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario, Milano, 2013; Ferrario Hercolani, L'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario, in Tratt. dir. successioni e donazioni diretto da Bonilini, I, Milano, 2009; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Lorefice, L'accettazione con beneficio d'inventario, in Rescigno (a cura di), Successioni e donazioni, I, Padova, 1994; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, II, L'amministrazione nel periodo successivo all'accettazione dell'eredità, Milano, 1969; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981; Ravazzoni, Beneficio di inventario, in Enc. giur., I, Roma, 1988; Zaccaria, Rapporti obbligatori e beneficio di inventario, Torino, 1994. |