Codice Civile art. 495 - Pagamento dei creditori e legatari.Pagamento dei creditori e legatari. [I]. Trascorso un mese dalla trascrizione prevista nell'articolo 484 o dall'annotazione disposta nello stesso articolo per il caso che l'inventario sia posteriore alla dichiarazione, l'erede, quando creditori o legatari non si oppongono [498] ed egli non intende promuovere la liquidazione a norma dell'articolo 503, paga i creditori e i legatari a misura che si presentano, salvi i loro diritti di poziorità [2741]. [II]. Esaurito l'asse ereditario, i creditori rimasti insoddisfatti hanno soltanto diritto di regresso contro i legatari, ancorché di cosa determinata appartenente al testatore [649], nei limiti del valore del legato. [III]. Tale diritto si prescrive in tre anni dal giorno dell'ultimo pagamento, salvo che il credito sia anteriormente prescritto [502, 2934 ss.]. InquadramentoL'erede beneficiato deve estinguere le passività ereditarie. Quest'attività può essere compiuta secondo due modelli (artt. 495 e 498). Nel primo caso, il soddisfacimento avviene mediante pagamenti individuali, man mano che i creditori ereditari ed i legatari si fanno avanti. Nel secondo caso vi è una procedura concorsuale, ed i pagamenti possono essere effettuati solo dopo che i crediti siano stati graduati e lo stato di graduazione sia divenuto definitivo. La scelta tra la liquidazione individuale e quella concorsuale è rimessa all'erede, come si desume dall'art. 503, ma quest'ultima può essere provocata dai creditori e legatari, mediante opposizione alla liquidazione individuale. Due le condizioni per procedere a alla liquidazione individuale. In primo luogo, l'erede beneficiato deve attendere il decorso del termine dilatorio stabilito, in forza del quale egli non può effettuare pagamenti prima che sia trascorso un mese da una data che si individua diversamente secondo che l'inventario sia stato fatto prima o dopo la dichiarazione (dalla data della trascrizione della dichiarazione di accettazione con beneficio di inventario: art. 484, comma 2; dall'annotazione sul registro delle successioni: art. 484, comma 5). Il termine previsto dall'art. 495 «serve ai creditori ed ai legatari per deliberare se sia oppur no conveniente richiedere che venga adottata la procedura concorsuale» (Natoli, 209). In secondo luogo, occorre che i creditori e legatari non abbiano nel termine fatto opposizione alla liquidazione individuale. Ci si domanda se il termine detto sia a pena di decadenza. L'opinione negativa è stata sostenuta in giurisprudenza (Pret. Fiorenzuola d'Arda 5 aprile 1984). Sembra potersi ribattere che la natura decadenziale del termine discende dal fatto stesso che l'erede, dopo la sua scadenza, deve ormai indefettibilmente pagare i creditori e legatari a misura che si presentano (Di Marzio, 518). Si discute delle conseguenze dell'inosservanza del termine. Secondo un'opinione, «per l'inosservanza di tale precetto non è comminata la perdita del beneficio d'inventario; ma l'erede risponde del danno» (Cicu, in Tr. C. M., 286). Secondo l'opinione dominante, in caso di pagamenti effettuati prima del termine «la sanzione della decadenza si ricava da tutto il sistema» (Natoli, 210; Prestipino, 318; Ferri, in Comm. S. B., 399). Quest'ultimo opinione è accolta dalla giurisprudenza (Cass. n. 1620/1954). La decadenza va esclusa se si tratti di pagamenti a creditori privilegiati o ipotecari, che non ledono la par condicio (Natoli, 211). La decadenza va pure esclusa se il pagamento sia stato effettuato a seguito di esecuzione forzata (Di Marzio, 519). Il pagamento dei creditori e legatariLa liquidazione concorsuale è improntata al principio della libertà dei pagamenti (Natoli, 215), poiché l'erede può effettuarli senza l'osservanza di alcun criterio, salvo quello dell'ordine di presentazione delle domande. Ciò non vuol dire che l'erede sia libero di pagare o meno. Anzi, al contrario, «egli deve pagare integralmente: sino a quando il patrimonio ereditario non sia esaurito, non può rifiutare il pagamento» (Natoli, 215). Per questo, la dottrina suole ripetere che, nella liquidazione individuale opera il principio prior in tempore, potior in iure (Natoli, 215; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 471; Prestipino, 320; Cariota Ferrara, 624; Lorefice, 293; Ferri, in Comm. S. B., 400). Può accadere, dunque, che alcuni dei creditori e legatari vengano pagati integralmente ed altri, presentandosi in ritardo, vengano pagati solo in parte o, in caso di esaurimento dell'attivo, non vengano pagati affatto. La S.C., concorda affermando che rileva non che l'eredità si presenti passiva, ma che, nel momento in cui il creditore può agire esecutivamente contro il debitore, residuino o no attività ereditarie per la soddisfazione del primo (Cass. n. 11084/1993; Cass. n. 25670/2008). Né l'eventualità che taluno tra i creditori e legatari venga soddisfatto a differenza di altri deve stupire: questi ultimi devono imputare l'accaduto a se stessi, poiché avrebbero potuto fare tempestiva opposizione alla liquidazione individuale (Ferri, in Comm. S. B., 400). La libertà che l'erede beneficiato ha di pagare i creditori e legatari non è assoluta e il principio prior in tempore, potior in iure non è in taluni casi applicabile. Esso non può operare non solo in caso di richieste di pagamento simultanee, ma anche in caso di plurime richieste successive e non ancora soddisfatte. Solo effettuato il pagamento, esso diviene inattaccabile (salvo quanto si dirà per i legatari), ma la semplice presentazione non dà luogo ad alcuna preferenza. Difatti non si versa in una delle ipotesi in cui la legge stabilisce un termine per la presentazione (artt. 528 e 565 c.p.c., art. 101 r.d. n. 267/1942: Natoli, 218), oltre il quale la richiesta è tardiva. Nell'ipotesi vi siano più richieste di pagamento, per qualunque ragione non ancora soddisfatte, tutte debbono quindi seguire la stessa sorte (Ferri, in Comm. S. B., 400; Azzariti, Martinez e Azzariti, 101; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 472; Prestipino, 320). I diritti di pozioritàPer diritti di poziorità il legislatore intende quelli che nell'art. 2741 vengono definiti come cause legittime di prelazione, ossia i privilegi, il pegno e l'ipoteca. Il rispetto di essi è dovuto nel solo caso siano stati acquistati prima dell'apertura della successione. Ciò di desume dall'art. 2830, giacché tale norma, escludendo che possano essere iscritte ipoteche giudiziali sui beni dell'eredità beneficiata, è volta ad evitare che si alteri la par condicio creditorum a causa di eventi sopravvenuti all'accettazione beneficiata, (Natoli, 221; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 473; Ferri, in Comm. S. B., 401). È essenziale comprendere come « l'erede debba tenere conto delle ragioni di prelazione solo nel caso di concorso di richieste di pagamento» (Ravazzoni, 7). L'erede, dunque, può e deve procedere al pagamento di chi prima si presenti, anche se gli consti l'esistenza di creditori privilegiati (Azzariti, Martinez e Azzariti, 101). Se, invece, debbano essere soddisfatti nello stesso tempo crediti chirografari e crediti privilegiati, occorrerà procedere alla distribuzione concorsuale. Procedure esecutive individuali, crediti a termine e condizionali, interessiLa liquidazione individuale non impedisce le procedure esecutive individuali, a differenza di quanto accade nella liquidazione concorsuale (art. 506, comma 1), a partire dalla pubblicazione dell'invito ai creditori a presentare le dichiarazioni di credito (Cass. n. 11084/1993). Si discute dell'effetto prodotto dalla liquidazione individuale sui crediti a termine non ancora scaduti. Secondo un'opinione, la regola fissata dall'art. 506, comma 2, per la liquidazione concorsuale troverebbe applicazione anche nella liquidazione individuale (Ferri, in Comm. S. B., 401; Prestipino, 321; Cariota Ferrara, 625; Cicu, in Tr. C. M., 291). Secondo un'altra opinione, i crediti a termine non subiscono alcuna modificazione, sicché l'erede può rifiutarne il pagamento, in forza dell'art. 1185, ma il creditore può invocare l'applicazione dell'art. 1186 (Natoli, 224; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 471; Ravazzoni, 7). Quest'ultima soluzione appare preferibile (Di Marzio, 531). Eguale contrasto si rinviene riguardo alla questione se la sospensione del corso degli interessi, previsto dall'art. 506, comma 3, si applichi anche alla liquidazione individuale. Per la soluzione favorevole Cicu, in Tr. C. M., 292; Prestipino, 232; Cariota Ferrara, 625; Ferri, in Comm. S. B., 402. Per la soluzione opposta, preferibile, Natoli, 225; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 471. Quanto ai crediti condizionali, occorre distinguere tra condizione sospensiva e risolutiva. Per la condizione risolutiva si ritiene applicabile l'art. 502 (Natoli, 225). Quanto ai crediti sotto condizione risolutiva, non v'è dubbio che l'erede debba soddisfarli. Essi, infatti, sono crediti attuali. Si ritiene, però, che in questo caso sia l'erede a dover chiedere cauzione (Cicu, in Tr. C. M., 292; Natoli, 225; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 472; Ferri, in Comm. S. B., 402). Rapporti tra creditori e legatariDispone il comma 2 della norma in commento che, esaurito l'asse ereditario, i creditori insoddisfatti hanno soltanto diritto di regresso contro i legatari. La norma testimonia della preferenza che la legge riserva ai creditori rispetto ai legatari, il che trova conferma nell'art. 499, comma 2, in cui si dice che, nella formazione dello stato di graduazione, i creditori sono preferiti ai legatari. Ciò in ossequio al principio nemo liberalis nisi liberatus (Natoli, 226; Azzariti, Martinez e Azzariti, 101; Grosso e Burdese, in Tr. Vas., 474). In giurisprudenza, il principio detto è fatto proprio da Cass. n. 5832/1979. La tutela fornita ai creditori a fronte dei legatari, però, funziona in modo diverso secondo debba applicarsi l'art. 495 oppure l'art. 499. In questa seconda ipotesi la norma appresta un rimedio preventivo. Diversamente, nella liquidazione individuale, il rimedio dato ai creditori è successivo. Occorre, quindi, pagare tanto i creditori quanto i legatari a misura che si presentano. L'art. 495, comma 2, prevede che il diritto di regresso sia operante anche nei confronti dei legatari di cosa determinata appartenente al testatore. Tale diritto si prescrive in tre anni dal giorno dell'ultimo pagamento, salvo che il credito sia anteriormente prescritto. BibliografiaAzzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Di Marzio, L'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario, Milano, 2013; Ferrario Hercolani, L'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario, in Tratt. dir. successioni e donazioni diretto da Bonilini, I, Milano, 2009; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Lorefice, L'accettazione con beneficio d'inventario, in Rescigno (a cura di), Successioni e donazioni, I, Padova, 1994; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, II, L'amministrazione nel periodo successivo all'accettazione dell'eredità, Milano, 1969; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981; Ravazzoni, Beneficio di inventario, in Enc. giur., I, Roma, 1988; Zaccaria, Rapporti obbligatori e beneficio di inventario, Torino, 1994. |