Codice Civile art. 499 - Procedura di liquidazione.Procedura di liquidazione. [I]. Scaduto il termine entro il quale devono presentarsi le dichiarazioni di credito [498 2], l'erede provvede, con l'assistenza del notaio, a liquidare le attività ereditarie facendosi autorizzare alle alienazioni necessarie [493; 747, 748 c.p.c.]. Se l'alienazione ha per oggetto beni sottoposti a privilegio o a ipoteca, i privilegi non si estinguono, e le ipoteche non possono essere cancellate sino a che l'acquirente non depositi il prezzo nel modo stabilito dal giudice o non provveda al pagamento dei creditori collocati nello stato di graduazione previsto dal comma seguente. [II]. L'erede forma, sempre con l'assistenza del notaio, lo stato di graduazione [506 1, 508 3; 778 c.p.c.]. I creditori sono collocati secondo i rispettivi diritti di prelazione [2741 ss.]. Essi sono preferiti ai legatari. Tra i creditori non aventi diritto a prelazione l'attivo ereditario è ripartito in proporzione dei rispettivi crediti. [III]. Qualora, per soddisfare i creditori, sia necessario comprendere nella liquidazione anche l'oggetto di un legato di specie [649; 747 4 c.p.c.], sulla somma che residua dopo il pagamento dei creditori il legatario di specie è preferito agli altri legatari. InquadramentoLa procedura di liquidazione si articola in quattro fasi: a) accertamento del passivo e alienazioni necessarie al pagamento dei debiti; b) formazione dello stato di graduazione; c) controllo sulla regolarità dello stato di graduazione e possibilità di reclamo contro lo stesso; d) pagamento conseguenziale alla definitività dello stato di graduazione (Natoli, 293). Strumento essenziale di accertamento delle passività è l'esame delle dichiarazioni di credito (art. 498, comma 2). Compito dell'erede e del notaio è quello di controllarle, ammettendo al passivo le sole pretese adeguatamente comprovate. Non ha rilievo, invece, ai fini dell'accertamento del passivo, che le poste da considerare siano state indicate nell'inventario, il quale, d'altronde, può non menzionarle affatto (Cass. n. 2664/1959). Si sostiene in dottrina che spetterebbe unicamente all'erede beneficiato, con l'ausilio del notaio, l'accertamento delle passività ereditarie, analogamente a quanto avviene in sede fallimentare (art. 52 r.d. n. 267/1942). Secondo quest'indirizzo, dunque, non solo non potrebbero essere promosse procedure esecutive individuali (art. 506), ma neppure potrebbero essere instaurati separati giudizi di cognizione nei confronti degli eredi beneficiati (Ferri, in Comm. S. B., 430). L'orientamento della giurisprudenza è però fermo nell'ammettere l'esperibilità di autonome azioni di cognizione nei confronti dell'erede beneficiato (v. sub art. 498). Più in generale, la S.C., pur riconoscendo che il fallimento e la liquidazione concorsuale hanno tratti comuni, ha negato che la disciplina dell'uno possa estendersi senza limiti all'altra (Cass. n. 1661/1960). Le alienazioni e la sorte dei diritti di prelazioneDal comma 1 della disposizione si desume che l'alienazione dei beni ereditari non è imposta, ed è comunque richiesta solo nei limiti del necessario: ed in altri termini «l'accertamento del passivo serve anche a determinare quali beni ereditari debbano essere alienati per venire incontro alle necessità della liquidazione» (Natoli, 296). Tutti i beni ereditari possono essere alienati, anche se sottoposti a privilegio o ipoteca. Ciò si trae dal medesimo comma 1 secondo cui tali privilegi non si estinguono e le ipoteche non possono essere cancellate sino a che l'acquirente non depositi il prezzo o non provveda al pagamento dei creditori. Una volta eseguito il deposito o il pagamento, privilegi e ipoteche sono ipso iure travolti, secondo un meccanismo assimilabile a quello delle vendite forzate o fallimentari (Cass. n. 2674/1975). Ai sensi del comma 3, l'alienazione può riguardare anche l'oggetto di un legato di specie, ancorché il bene, come tale, sia già di proprietà del legatario. Ciò perché, secondo l'art. 499, comma 2, i creditori sono preferiti ai legatari. Si può dire, perciò, che l'alienazione di un legato di specie in tanto è consentita, in quanto il ricavato dalla vendita degli altri beni dell'asse sia insufficiente. Ed infatti la S.C. ha affermato che la cosa oggetto di un legato di specie non può essere compresa nella liquidazione se non nel caso che l'alienazione sia necessaria per soddisfare i creditori (Cass. n. 398/1945). Si applica l'art. 747, comma 4, c.p.c. Il legatario non è tenuto a rilasciare la cosa finché non sia constatata l'insufficienza dell'asse per il pagamento delle passività ereditarie (Cass. n. 398/1945). Una volta deliberato di procedere all'alienazione, l'erede beneficiato deve munirsi dell'autorizzazione prevista dal combinato disposto degli artt. 493 e 747 c.p.c. Il ricorso deve essere sottoscritto anche dal notaio (Grosso-Burdese, in Tr. Vas., 484; Prestipino, 332; Ferri, in Comm. S. B., 414). D'altro canto, è da ritenere che il notaio officiato dell'assistenza alla liquidazione concorsuale possa richiedere l'autorizzazione avvalendosi dell'art. 1 l. n. 89/1913. Lo stato di graduazione e i relativi criteriNello stato di graduazione concorrono un atto di accertamento sulla sussistenza e sull'ammontare dei crediti e un atto di graduazione in senso stretto in relazione alle legittime cause di prelazione (App. Roma 9 maggio 1983). Esso consiste nell'ordinata esposizione, nell'atto notarile, delle somme destinate ad essere corrisposte a ciascuno dei creditori e legatari, tenuto conto delle regole previste dall'art. 499, comma 2. Nel procedere alla formazione dello stato di graduazione, l'erede beneficiato deve osservare i precetti dettati dall'art. 499, comma 2: a) i creditori devono essere collocati secondo i rispettivi diritti di prelazione; b) essi sono preferiti ai legatari; c) tra i creditori non aventi diritto a prelazione l'attivo ereditario è ripartito in proporzione dei relativi crediti. Quanto al primo aspetto, occorre applicare gli artt. 2748 e 2777 ss. Tra i creditori con diritto a prelazione vanno annoverati i soli creditori privilegiati ed ipotecari, non quelli pignoratizi (Natoli, 300; Grosso-Burdese, in Tr. Vas., 485; contra Ferri, in Comm. S. B., 415). Qualora i creditori privilegiati e ipotecari non possano soddisfarsi integralmente col ricavato della vendita dei beni oggetto della garanzia, concorreranno sui rimanenti beni con i creditori chirografari in proporzione del residuo (Cicu, in Tr. C. M., 301; Ferri, in Comm. S. B., 415). Quanto al secondo aspetto, la preferenza può configurarsi per quanto attiene al rapporto tra creditori e legatari di quantità, ma non nel rapporto tra creditori e legatari di specie, che vantano un diritto di proprietà sulla cosa legata, la quale può essere alienata in caso di necessità (Ferri, in Comm. S. B., 414). Quanto al terzo aspetto, infine, va precisato che il meccanismo del concorso dei creditori chirografari opera parimenti anche tra i legatari di quantità. Riparto parzialeIn analogia ai principi propri della procedura fallimentare, deve essere ammessa la possibilità di fissare più termini di riparto parziale in relazione alla progressiva evoluzione dell'attività liquidativa (Trib. Firenze 28 settembre 1978). BibliografiaAzzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Di Marzio, L'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario, Milano, 2013; Ferrario Hercolani, L'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario, in Tratt. dir. successioni e donazioni diretto da Bonilini, I, Milano, 2009; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Lorefice, L'accettazione con beneficio d'inventario, in Rescigno (a cura di), Successioni e donazioni, I, Padova, 1994; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, II, L'amministrazione nel periodo successivo all'accettazione dell'eredità, Milano, 1969; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981; Ravazzoni, Beneficio di inventario, in Enc. giur., I, Roma, 1988; Zaccaria, Rapporti obbligatori e beneficio di inventario, Torino, 1994. |