Codice Civile art. 505 - Decadenza dal beneficio.Decadenza dal beneficio. [I]. L'erede che, in caso di opposizione, non osserva le norme stabilite dall'articolo 498 o non compie la liquidazione o lo stato di graduazione nel termine stabilito dall'articolo 500, decade dal beneficio d'inventario [490]. [II]. Parimenti decade dal beneficio di inventario l'erede che, nel caso previsto dall'articolo 503, dopo l'invito ai creditori di presentare le dichiarazioni di credito, esegue pagamenti prima che sia definita la procedura di liquidazione o non osserva il termine che gli è stato prefisso a norma dell'articolo 500. [III]. La decadenza non si verifica quando si tratta di pagamenti a favore di creditori privilegiati o ipotecari [503 2]. [IV]. In ogni caso la decadenza dal beneficio d'inventario può essere fatta valere solo dai creditori del defunto e dai legatari [509]. InquadramentoLa norma in commento disciplina le cause di decadenza dal beneficio proprie della liquidazione concorsuale. Esso distingue a seconda che la liquidazione concorsuale sia stata introdotta dall'opposizione spiegata dai creditori e legatari (art. 498,1 comma 1), oppure dall'iniziativa dello stesso erede beneficiato (art. 503). Nel primo caso la decadenza discende dall'inosservanza delle norme stabilite dall'art. 498, ovvero dal mancato compimento della liquidazione o dello stato di graduazione nel termine stabilito dall'art. 500. L'inosservanza dell'art. 498, in particolare, può consistere nell'effettuazione di pagamenti di creditori o legatari dopo che è stata notificata l'opposizione ovvero nell'omissione dell'invito ai creditori e della relativa pubblicazione. Nel secondo caso, la decadenza è prodotta dall'effettuazione di pagamenti dopo l'invito ai creditori ovvero dall'inosservanza del termine fissato dal giudice ex art. 500. In giurisprudenza è stata evidenziata la tassatività dell'art. 505, che, essendo una norma tipica regolatrice di ipotesi specifiche, non è suscettibile di interpretazione estensiva (Cass. n. 1280/1965). La disposizione prosegue affermando una regola comune sia alla procedura di liquidazione individuale che concorsuale, ossia che il pagamento effettuato in favore di creditori privilegiati o ipotecari non determina decadenza. Alle ipotesi di decadenza contemplate dall'art. 505 vanno aggiunte quelle derivanti dalla violazione degli artt. 487, comma 2, 488, 493 e 494. Si discute se dia luogo a decadenza la mora nel rendimento del conto (v. sub art. 496). Infine, l'art. 505, in punto di legittimazione, afferma che, in ogni caso, la decadenza dal beneficio di inventario può essere fatta valere solo dai creditori del defunto e dai legatari. Si discute in dottrina se la disposizione riguardi tutti i casi di decadenza dal beneficio, e non solo quelli previsti dall'art. 505 (così Natoli, 270). La giurisprudenza si è pronunciata nel senso dell'estensione ad ogni ipotesi di decadenza della limitazione ai soli creditori del defunto e legatari della legittimazione a far valere la decadenza dell'erede dal beneficio (Cass. n. 329/1977, riferita al caso previsto dal comma 2 dell'art. 487). In un caso particolare, la S.C. ha però riconosciuto legittimazione a far valere la decadenza all'amministrazione delle finanze nei confronti dell'erede, per l'imposta di successione (Cass. S.U., n. 6478/1984). Quanto all'onere della prova della decadenza, trovano applicazione i principi generali: detto onere grava sui creditori (Cass. n. 2198/1987). La decadenza dal beneficio di inventario determina la confusione del patrimonio ereditario con quello dell'erede, che diviene illimitatamente responsabile per il passivo ereditario. All'opposto, con la decadenza, i creditori ereditari e i legatari perdono la preferenza che l'art. 490, comma 2, n. 3, riconosce loro, a fronte dei creditori personali dell'erede. Salvo che non sia stata chiesta la separazione dei beni. Nondimeno, pur venuta meno la procedura concorsuale per effetto della decadenza, gli atti medio tempore posti in essere, ivi comprese le alienazioni e i pagamenti, conservano efficacia (Prestipino, 347). Una volta dichiarata la decadenza, essa ha effetto per tutti i creditori e legatari (Prestipino, 312; Ferri, in Comm. S. B., 393). Ciò si desume indirettamente dall'osservazione che l'art. 779, comma 4, c.p.c. stabilisce che l'istanza per la nomina del curatore di cui all'art. 509 non può essere accolta se alcuno dei creditori fa valere la decadenza (Ferri, in Comm. S. B., 393). Si ritiene, invece, che la decadenza dal beneficio di inventario in cui sia incorso uno dei coeredi beneficiati non si estenda agli altri (Ferri, in Comm. S. B., 393). La decadenza retroagisce al momento dell'apertura della successione. BibliografiaAzzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, Cariota-Ferrara, Le successioni per causa di morte, Napoli, 1991; Di Marzio, L'accettazione dell'eredità con beneficio di inventario, Milano, 2013; Ferrario Hercolani, L'accettazione dell'eredità con beneficio d'inventario, in Tratt. dir. successioni e donazioni diretto da Bonilini, I, Milano, 2009; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, Torino, 1961; Lorefice, L'accettazione con beneficio d'inventario, in Rescigno (a cura di), Successioni e donazioni, I, Padova, 1994; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, II, L'amministrazione nel periodo successivo all'accettazione dell'eredità, Milano, 1969; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c. diretto da De Martino, Roma 1981; Ravazzoni, Beneficio di inventario, in Enc. giur., I, Roma, 1988; Zaccaria, Rapporti obbligatori e beneficio di inventario, Torino, 1994. |