Codice Civile art. 540 - Riserva a favore del coniuge (1).Riserva a favore del coniuge (1). [I]. A favore del coniuge è riservata la metà del patrimonio dell'altro coniuge, salve le disposizioni dell'articolo 542 per il caso di concorso con i figli. [II]. Al coniuge, anche quando concorra con altri chiamati, sono riservati i diritti di abitazione [1022] sulla casa adibita a residenza familiare [144] e di uso [1021] sui mobili che la corredano, se di proprietà del defunto o comuni. Tali diritti gravano sulla porzione disponibile [556] e, qualora questa non sia sufficiente, per il rimanente sulla quota di riserva del coniuge ed eventualmente sulla quota riservata ai figli [584]. (1) Articolo così sostituito dall'art. 176 l. 19 maggio 1975, n. 151. InquadramentoCon la riforma del diritto di famiglia del 1975, il coniuge superstite (cui in passato spettava, in assenza di concorso con figli o ascendenti, l'usufrutto sui due terzi del patrimonio dell'altro coniuge) ha assunto la posizione di legittimario, cui compete la metà del patrimonio del coniuge defunto, quota che si riduce in caso di concorso con i figli ai sensi dell'art. 542 (per il calcolo della legittima e per il c.d. principio dell'invariabilità di questa v. sub art. 538), mentre non rileva l'eventuale concorso con ascendenti ex art. 544. Al coniuge superstite spettano altresì i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano. Perché possa trovare applicazione la disposizione occorre che il rapporto di coniugio sia in atto al momento dell'apertura della successione. In proposito occorre rammentare che l'art. 14, comma 3, l. n. 847/1929, il quale dispone che la trascrizione del matrimonio canonico, ove effettuata dopo il decorso di cinque giorni dalla celebrazione, non pregiudica i diritti acquisiti dai terzi, include fra detti terzi gli eredi, sia legittimi che testamentari, e, pertanto, comporta, in ipotesi di trascrizione post mortem, che il coniuge superstite non può avanzare pretese sul patrimonio relitto nei confronti di detti eredi (Cass. S.U., n. 6845/1992; Cass. n. 15397/2000). D'altro canto, occorre che alla data di apertura della successione non sia divenuta definitiva la pronunzia di nullità, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio. Quantunque il coniuge divorziato non sia di regola titolare di diritti successori, va ricordato che, a determinate condizioni, egli può ottenere l'attribuzione di un assegno periodico (la cui natura è peraltro controversa, negandosi da alcuni che esso sia dovuto mortis causa) a carico dell'eredità (art. 9-bis, l. n. 898/1970). In ipotesi di matrimonio putativo si ritiene applicabile la disciplina dettata dall'art. 584 (Mengoni, in Tr. C. M. 2000, 164). Con riguardo ai diritti successori del coniuge separato v. sub artt. 548 e 585. Al coniuge, che agisca per far valere i propri diritti successori, spetta, in applicazione dei principi generali sull'onere della prova, di dimostrare la celebrazione del matrimonio, e non anche il fatto della mancanza del venir meno del vincolo, la dimostrazione della cui ricorrenza resta a carico dell'interessato (Cass. n. 6098/1982). Il diritto di abitazioneIl comma 2 (appliucabile alle sole successioni apertesi dopo il 20 settembre 1975: Cass. n. 21949/2019) contempla a favore del coniuge superstite un diritto di abitazione sulla casa adibita a casa familiare, nonché sui mobili che la corredano, se di proprietà del defunto o comuni. La SC ha affermato l'indipendenza tra la qualità di erede e l'acquisto dei diritti di abitazione e di uso (Cass. n. 1920/2008). I diritti contemplati dalla norma in commento si costituiscono così automaticamente in capo al coniuge superstite all'apertura della successione, anche in presenza di un'attribuzione testamentaria della casa familiare o dei mobili che la arredano in favore di terzi, sicché il coniuge superstite può invocare ipso iure l'acquisto di tali diritti, senza dover ricorrere all'azione di riduzione (Cass. n. 15667/2019). (Cass. n. 1920/2008). La disposizione mira a tutelare un interesse di natura non meramente economica, ma anche morale secondo dottrina, quale quello alla permanenza nella casa familiare (Mengoni, in Tr. C. M 1999, 176): tant'è che detto diritto non sussiste né quando la cessazione della convivenza tra i coniugi renda impossibile l'individuazione di una casa adibita a residenza familiare (Cass. n. 13407/2014; Cass. n. 15667/2019), né quando la relativa pretesa abbia ad oggetto un immobile diverso dalla casa familiare, ancorché ricompreso nello stesso fabbricato, ma non utilizzato per le esigenze abitative della comunità familiare (Cass. n. 4088/2012 ; il principio è in generale ribadito da Cass. II, n. 12042/2020; Cass. 7128/2023), né con riguardo alle case utilizzate per vacanza (Mengoni, in Tr. C. M 1999, 174). Ergo , i diritti di abitazione e d'uso riservati al coniuge superstite dall'art. 540, comma 2, c.c. riguardano l'immobile concretamente utilizzato come residenza familiare prima della morte del de cuius, sicché essi non spettano al coniuge separato senza addebito, qualora la cessazione della convivenza renda impossibile individuare una casa adibita a residenza familiare (Cass. II, n. 15277/2019). Diversamente è stato di recente affermato che i diritti di abitazione e uso, accordati al coniuge superstite dall'art. 540, comma 2, c.c. spettano anche al coniuge separato senza addebito, eccettuato il caso in cui, dopo la separazione, la casa sia stata lasciata da entrambi i coniugi o abbia comunque perduto ogni collegamento, anche solo parziale o potenziale, con l'originaria destinazione familiare (Cass. n. 22566/2023). Inoltre è stato detto che, secondo quanto dispone l'art. 540, comma 2, c.c. in tema di successione necessaria, qualora il valore dei diritti del coniuge sulla casa familiare superi la disponibile, ma l'eccedenza sia comunque contenuta nella legittima del coniuge, quest'ultimo, dopo avere prelevato tali diritti secondo la regola dei legati di specie, mantiene il diritto di avere in proprietà, nella qualità di legittimario, la parte della legittima non assorbita dai diritti sulla casa familiare. Pertanto, in caso di concorso del coniuge con più figli, la legittima complessiva del coniuge è pari alla metà dell'asse, comprensiva dei diritti sulla casa familiare, mentre l'altra metà spetta ai figli in parti uguali (Cass. n. 4008/2023). Secondo un'opinione, il diritto di abitazione avrebbe natura di legato ex lege (Mengoni, in Tr. C. M. 2000, 167; Bonilini, 127). Secondo altra opinione si tratterebbe invece di prelegato, da soddisfare per l'intero a carico di tutta l'eredità prima della divisione (Bianca, 672). Tale soluzione si è infine affermato in giurisprudenza, la quale ha formulato il principio secondo cui spettano al coniuge superstite, in aggiunta alla quota attribuita dagli artt. 581 e 582, i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano, di cui all'art. 540, comma 2, dovendo il valore capitale di tali diritti essere detratto dall'asse prima di procedere alla divisione dello stesso tra tutti i coeredi, secondo un meccanismo assimilabile al prelegato, e senza che, perciò, operi il diverso procedimento di imputazione previsto dall'art. 533, relativo al concorso tra eredi legittimi e legittimari e strettamente inerente alla tutela delle quote di riserva dei figli del de cuius (Cass. S.U., n. 4847/2013 ; da ult.Cass. n. 8400/2019). La medesima pronuncia, risolvendo un contrasto insorto in giurisprudenza, ha inoltre affermato che la norma in commento, laddove contempla i diritti di abitazione sulla casa familiare e di uso sui mobili che la arredano, trova applicazione anche in materia di successione legittima (nello stesso senso, da ult. Cass. n. 2754/2018). In senso diverso la Corte costituzionale aveva ritenuto manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 581, in relazione agli artt. 3 e 29 Cost., nella parte in cui non attribuisce al coniuge, chiamato all'eredità in concorso con altri eredi, i diritti di abitazione e di uso: l'omesso richiamo del comma 2 dell'art. 540 escluderebbe cioè che i diritti in discorso si cumulino con la quota spettantegli (Corte cost. n. 527/1988). L'inquadramento del diritto di abitazione entro la disciplina del prelegato fa sì che esso debba essere riconosciuto, nell'ambito della controversia avente ad oggetto lo scioglimento della comunione ereditaria, senza necessità di espressa richiesta (Cass. n. 18354/2013). Come si è detto, i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare e di uso sui mobili che la corredano, riservati al coniuge ai sensi dell'art. 540, comma 2, si sommano alla quota spettante a questo in proprietà. Essi gravano in primo luogo sulla porzione disponibile, determinata, a norma dell'art. 556, considerando il valore del relictum (e del donatum, se vi sia stato) comprensivo del valore capitale della casa familiare in piena proprietà, mentre, in caso di incapienza della disponibile, comportano (sempre in ragione della qualificazione dell'attribuzione in termini di prelegato) la proporzionale riduzione della quota di riserva del medesimo coniuge, nonché, ove pure questa risulti insufficiente, delle quote riservate ai figli o agli altri legittimari (Cass. n. 9651/2013). In caso di residenza familiare in comproprietà con terzi si sostiene da alcuni che il diritto in discorso sarebbe comunque sussistente (Mengoni, in Tr. C. M. 1999, 59). In giurisprudenza si è invece affermato che se la residenza familiare è fissata in un immobile in comproprietà con terzi, il diritto di abitazione spettante al coniuge si traduce in un diritto di credito sull'equivalente in denaro (Cass. n. 14594/2004). Ma è stato anche sostenuto che, a norma dell'art. 540, il presupposto perché sorgano a favore del coniuge superstite i diritti di abitazione della casa adibita a residenza familiare e di uso dei mobili che la arredano è che la suddetta casa e il relativo arredamento siano di proprietà del de cuius o in comunione tra lui e il coniuge, con la conseguenza che deve negarsi la configurabilità dei suddetti diritti nell'ipotesi in cui la casa familiare sia in comunione tra il coniuge defunto ed un terzo (Cass. n. 6691/2000). In questo senso è stato ribadito che il diritto di abitazione in discorso sussiste qualora il cespite sia di proprietà del de cuius ovvero in comunione tra questi ed il coniuge superstite, mentre esso non sorge ove il bene sia in comunione tra il coniuge deceduto ed un terzo, neppure spettando al coniuge superstite l'equivalente monetario del citato diritto, poiché si attribuirebbe così un contenuto economico sostitutivo al diritto di abitazione che, invece, è volto a garantire il godimento dell'abitazione familiare (Cass. n. 29162/2021). Ai diritti reali di abitazione della casa adibita a residenza familiare e di uso dei mobili che l'arredano, attribuiti al coniuge superstite dall'art. 540, comma 2, non si applicano gli artt. 1021 e 1022 nella parte in cui limitano il diritto in relazione al fabbisogno del titolare (Cass. n. 2263/1999). Si è sostenuto in dottrina che diritto in questione si estinguerebbe in caso di nuove nozze del coniuge superstite (Perego, 1427; contra Mengoni, in Tr. C. M. 2000, 188). Il diritto di abitazione in questione non è soggetto a trascrizione. La S.C. ha in proposito affermato che il menzionato diritto si configura come legato ex lege, che viene acquisito immediatamente dal coniuge superstite, secondo la regola di cui all'art. 649, comma 2, al momento dell'apertura della successione, con la conseguenza che non può porsi un conflitto, da risolvere in base alle norme sugli effetti della trascrizione, tra il diritto di abitazione, che il coniuge legatario acquista direttamente dall'ereditando, ed i diritti spettanti agli aventi causa dall'erede (Cass. n. 6625/2012). BibliografiaAmadio, Azione di riduzione e liberalità non donative (sulla legittima «per equivalente»), in Riv. dir. civ., 2009, I, 683; Andrini, Legittimari, in Enc. giur., XXXI, Roma, 1993; Azzariti-Martinez-Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Bianca, La famiglia. Le successioni, Milano, 2001; Bianca, Invariabilità delle quote di legittima: il nuovo corso della cassazione e suoi riflessi in tema di donazioni e legati in conto di legittima, in Riv. dir. civ. 2008, 211; Bonilini, Manuale di diritto ereditario e delle donazioni, Torino, 2006; Capozzi, Successioni e donazioni, Milano, 1983; Carnevali, Sull'azione di riduzione delle donazioni indirette che hanno leso la quota di legittima, Studi in onore di L. Mengoni, I, Milano, 1995; Ieva, La novella degli artt. 561 e 563 cod. civ.: brevissime note sugli scenari teorico-applicativi, in Riv. not. 2005, 943;Perego, I presupposti della nascita dei diritti di abitazione e di uso a favore del coniuge superstite, in Riv. dir. civ. 1980, 712; Tamburrino, Successione necessaria (dir. priv.), in Enc. dir., XLIII, Milano, 1990, 1348. |