Codice Civile art. 561 - Restituzione degli immobili.

Mauro Di Marzio

Restituzione degli immobili.

[I]. Gli immobili restituiti in conseguenza della riduzione sono liberi da ogni peso o ipoteca di cui il legatario o il donatario può averli gravati, salvo il disposto del n. 8 dell'articolo 2652. I pesi e le ipoteche restano efficaci se la riduzione è domandata dopo venti anni dalla trascrizione della donazione, salvo in questo caso l'obbligo del donatario di compensare in denaro i legittimari in ragione del conseguente minor valore dei beni, purché la domanda sia stata proposta entro dieci anni dall'apertura della successione (1). Le stesse disposizioni si applicano per i mobili iscritti in pubblici registri [815, 2683, 2690 n. 5] (1).

[II]. I frutti [820] sono dovuti a decorrere dal giorno della domanda giudiziale [1148].

(1) L'art. 2 4-novies lett. a) n. 1 d.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv., con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80 ha sostituito gli ultimi due periodi del comma all'originario secondo periodo. Il testo del periodo era il seguente: «La stessa disposizione si applica per i mobili iscritti in pubblici registri».

Inquadramento

La disposizione in commento, unitamente all'art. 563, pone uno degli snodi maggiormente problematici della disciplina posta a tutela dei legittimari, per le interferenze che essa comporta con l'esigenza di certezza dei traffici giuridici. Difatti, la norma stabilisce il principio dell'efficacia retroattiva reale della sentenza che dispone la riduzione, la quale produce effetti anche nei confronti dei terzi che abbiano acquistato diritti di godimento o di garanzia dal destinatario della disposizione ridotta (Cattaneo, 466).

Al fine di mitigare gli effetti della disposizione, il legislatore è intervenuto su di essa nel 2005 (art. 24-novies lett. a, n. 1, d.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv., con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80). Secondo il testo originario, difatti, i beni immobili e mobili iscritti in pubblici registri restituiti in conseguenza della riduzione erano liberi da ogni peso di cui il legatario o donatario li avesse gravati, salvi gli effetti, per i beni soggetti a pubblicità, delle norme sulla trascrizione (artt. 2652, n. 8 e 2690, n. 5). Il rinvio all'art. 2652, n. 8 comporta che gli acquisti effettuati da terzi a titolo oneroso sono fatti salvi qualora la trascrizione della domanda giudiziale di riduzione sia avvenuta dopo dieci anni dall'apertura della successione.

A seguito della novella, nel caso in cui l'azione di riduzione venga proposta dopo il decorso di venti anni dalla trascrizione della donazione, i pesi e le ipoteche ricadenti sui beni restituiti a seguito della riduzione sono fatti salvi, ma il donatario deve compensare in denaro i legittimari in ragione del minor valore dei beni, a condizione che il legittimario abbia agito nei dieci anni dall'apertura della successione. D'altra accanto, in applicazione dell'art. 563, anch'esso modificato dalla l. n. 80/2005 (di conversione del d.l. n. 35/2005), il termine ventennale rimane sospeso nei confronti del coniuge e dei parenti in linea retta del donante, che abbiano notificato e trascritto, contro il donatario, un atto stragiudiziale di opposizione alla donazione.

I frutti

Il comma 2 stabilisce un limite all'efficacia retroattiva della sentenza di riduzione, dal momento che i frutti sono dovuti non già dalla data dell'apertura della successione, bensì dal giorno della domanda giudiziale.

In caso di vittorioso esperimento dell'azione di riduzione per lesione di legittima, indipendentemente dalla circostanza che essa sia indirizzata verso disposizioni testamentarie o donazioni, i frutti dei beni da restituire vanno riconosciuti al legittimario leso con decorrenza dalla domanda giudiziale e non dall'apertura della successione, presupponendo detta azione - avente carattere personale ed efficacia costitutiva - il suo concreto e favorevole esercizio, affinchè le disposizioni lesive perdano efficacia e poiché è solo da tale momento che la presunzione di buona fede cessa di caratterizzare il possesso del beneficiario sui beni ricevuti (Cass. II, n. 4709/2020). 

Bibliografia

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