Codice Civile art. 586 - Acquisto dei beni da parte dello Stato.Acquisto dei beni da parte dello Stato. [I]. In mancanza di altri successibili, l'eredità è devoluta allo Stato [565]. L'acquisto si opera di diritto senza bisogno di accettazione [459] e non può farsi luogo a rinunzia [519 ss.]. [II]. Lo Stato non risponde dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei beni acquistati. InquadramentoIn mancanza di altri successibili (parenti legittimi in linea retta, collaterali entro il sesto grado, figli, coniuge superstite), l'eredità, nel sistema vigente, è devoluta allo Stato, ai sensi dell'art. 586. Tale disposizione enuncia il concetto che lo Stato ha la veste di vero e proprio successore legittimo, e stabilisce, contro il principio generale dettato dall'art. 459, che l'acquisto ha luogo ipso iure, senza bisogno, cioè, di accettazione, con il conseguente effetto che esso decorre dal momento dell'apertura della successione. La deviazione dal rigore dei principi è giustificata dal fondamento razionale di questo anomalo diritto di successione, secondo cui le eredità sono devolute da ultimo allo Stato, perché questi adempia ad un dovere d'interesse generale, impedendo che i beni restino in stato di abbandono o che siano oggetto di occupazione da parte di chi non vanti su di essi alcun diritto (Cass. n. 1197/1963). Presupposto della successione legittima dello Stato, oltre alla mancanza di altri successibili legati al defunto da vincoli di parentela o di coniugio (ma, parimenti, alle ipotesi di indegnità, prescrizione del diritto di accettare l'eredità, su cui v. Cass. n. 5082/2006, rinunzia alla stessa quando non è più possibile la revoca della rinunzia), è ovviamente anche l'assenza di un valido testamento, giacché, per regola generale posta dall'art. 457, comma 2, la successione legittima non si apre in presenza del testamento, salvo che questo non disponga soltanto in parte del patrimonio del defunto. Parte della dottrina considera lo Stato erede in senso tecnico (Mengoni, 222); altri escludono trattarsi di vera e propria successione ereditaria, tenuto conto della peculiarità del fenomeno (Cattaneo, 505). La giurisprudenza aderisce alla prima opinione, considerando lo Stato vero e proprio erede legittimo (Cass. n. 5794/2008). La devoluzione dell'eredità allo Stato non si realizza in situazione di mera incertezza in ordine alla presenza di chiamati all'eredità, la quale dà invece luogo alla situazione di giacenza di cui all'art. 528, al cui commento si rinvia. L'acquisto dello Stato avviene di diritto, senza bisogno di accettazione; né può farsi luogo a rinunzia. Non si applica l'art. 473, che per le eredità devolute alle persone giuridiche richiede l'accettazione con beneficio di inventario. Quale erede lo Stato subentra in tutti i diritti trasmissibili a causa di morte. Non ha luogo confusione tra i patrimoni: lo Stato conserva tutti i diritti e gli obblighi che aveva verso il defunto, fatta eccezione per quelli che si estinguono con la morte, e risponde dei debiti ereditari ed i legati intra vires e cum viribus (Cattaneo, 455). Per la successione dello Stato rispetto ai beni appartenenti a stranieri e collocati in Italia v. art. 49 l. 31 maggio 1995 n. 218. BibliografiaBianca, Diritto Civile, 2, in La famiglia Le successioni, Milano, 2005; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 2009. |