Codice Civile art. 629 - Disposizioni a favore dell'anima.Disposizioni a favore dell'anima. [I]. Le disposizioni a favore dell'anima sono valide qualora siano determinati i beni o possa essere determinata la somma da impiegarsi a tal fine. [II]. Esse si considerano come un onere [647] a carico dell'erede o del legatario, e si applica l'articolo 648. [III]. Il testatore può designare una persona che curi la esecuzione della disposizione, anche nel caso in cui manchi un interessato a richiedere l'adempimento [700]. InquadramentoLa norma in esame — per le cui relazioni con l'art. 628 si veda il relativo commento — si riferisce alle disposizioni a favore dell'anima senza definirle. Occorre dunque anzitutto chiarire che, in ossequio ad un'inveterata tradizione, le disposizioni a favore dell'anima consistono in attribuzioni patrimoniali destinate al suffragio dell'anima del testatore ovvero di altri mediante il compimento di atti di culto. La disposizione a favore dell'anima cui si riferisce l'art. 629 consiste, in altri termini, nella destinazione di taluni beni o di una determinata somma a compimento di suffragi consistenti in attività di culto quali la celebrazione di messe, la recitazione di preghiere, l'esercizio di funzioni religiose in favore dell'anima propria o di altri. Si tratta, allora, di una disposizione rispondente al requisito della patrimonialità, richiesto in linea generale dall'art. 587, ma destinata al soddisfacimento di un interesse non patrimoniale, perseguito dal defunto. L'art. 629 — come l'art. 630, in tema di disposizioni a favore dei poveri — contempla insomma una fattispecie in cui il motivo che muove il testatore non è il trasferimento dei beni mortis causa, ma l'adempimento di un precetto di ordine religioso. I caratteri della disposizione a favore dell'anima così riassunti sono stati posti a fondamento, ad esempio, della decisione che ha negato la riconducibilità all'ambito di applicazione dell'art. 629 della disposizione con cui il de cuius aveva trasmesso l'intero suo patrimonio ad un'opera di bene che si impegnasse a mantenere in ordine la sua cappella funeraria (Cass. n. 8386/1999; Cass. n. 1880/1968; Cass. n. 3964/1969). Su tali premesse è stato dunque ritenuto — essenzialmente sull'assunto che l'espressione «opere di bene», tale da rinviare alla nozione di «beneficenza», implicasse il sostegno di persone bisognose — che la disposizione testamentaria dovesse essere qualificata come disposizione in favore dei poveri e non dell'anima. L'esattezza del responso è stata ulteriormente confermata dalla S.C. (Cass. n. 5086/2006). Il rinvio alla disciplina dell'onereIl comma 2 dell'art. 629 stabilisce con equivoca formulazione — il progetto del libro delle successioni prevedeva che le disposizioni in questione «costituiscono un onere» — che le disposizioni in favore dell'anima «si considerano come un onere a carico dell'erede o del legatario, e si applica l'art. 648». Secondo alcuni, dunque, la disposizione a favore dell'anima dovrebbe essere considerata alla stregua di un onere, ma non costituirebbe un onere. Lo stesso rinvio fatto dall'art. 629 all'art. 648 — il quale stabilisce che per l'adempimento dell'onere può agire qualsiasi interessato e soggiunge che, nel caso d'inadempimento dell'onere, l'autorità giudiziaria può pronunziare la risoluzione della disposizione testamentaria, se la risoluzione è stata prevista dal testatore, o se l'adempimento dell'onere ha costituito il solo motivo determinante della disposizione — appare in tale prospettiva impreciso e non risolutivo. Il punto è che il titolare interesse giuridicamente rilevante all'osservanza delle disposizioni in favore dell'anima non appare individuabile. In giurisprudenza, invece, il disposto dell'art. 629 è stato impiegato proprio allo scopo di dimostrare che l'imposizione di un onere può convivere con la successione legittima (Cass. n. 4022/2007). Siffatta impostazione risponde ad un indirizzo in più occasioni ribadito secondo cui l'art. 629 configura come onere la disposizione a favore dell'anima. Le disposizioni testamentarie con le quali viene imposto un onere di culto sono contra legem soltanto quando si riferiscano ad un'autonoma dotazione di beni immobilizzati permanentemente allo scopo di culto. Tali disposizioni sono invece lecite quando hanno natura di legati modali, consistenti in obblighi personali dell'onerato o in vincoli imposti a carico del patrimonio altrui, poiché, in tali casi, non vi è immobilizzazione di beni i quali entrano nel patrimonio dell'onerato col semplice onere personale (Cass. n. 699/1951). Ed ancora, si trova affermato che le disposizioni a favore della anima si considerano «un onere a carico dell'erede (o del legatario)» (Cass. n. 712/1972). L'adempimento della disposizione a favore dell'animaAi fini dell'adempimento della disposizione a favore dell'anima non è indispensabile che il testatore, avendo individuato i beni o le somme da impiegare per i suffragi, nulla abbia precisato in ordine alla loro natura, giacché quest'ultima ben può essere desunta dalla religione di appartenenza del testatore. È ben possibile, poi, che l'adempimento della disposizione in favore dell'anima assorba tutti i beni attribuiti all'erede o al legatario (Cass. n. 855/1953; Cass. n. 2585/1953). Il rinvio dell'art. 629 all'art. 648 comporta che per l'adempimento dell'onere, ove l'onerato non vi provveda spontaneamente, possa agire in giudizio qualsiasi interessato, interessato può individuarsi «nella chiesa dove, secondo la volontà espressa dal testatore, devono celebrarsi le messe a deve accendersi una certa lampada motiva; ovvero con l'ufficiale ecclesiastico che, sempre secondo l'indicazione del testatore, deve provvedere allo svolgimento delle funzioni da lui volute» (Caramazza 1982, 239). L'ultimo comma della norma in commento prevede ancora che il testatore possa designare una persona per la cura dell'esecuzione della disposizione. Si tratta, secondo l'opinione prevalente, di una peculiare figura di esecutore testamentario — non manca però la tesi secondo cui si tratterebbe di un'eccezionale ipotesi di mandatum post mortem exequendum —, il cui compito sarebbe limitato all'adempimento, appunto, delle disposizioni in favore dell'anima, di guisa che egli potrebbe agire in giudizio, al pari di ogni altro interessato, per l'adempimento del modo. La qualificazione della disposizione in favore dell'anima nei termini predetti, inoltre, comporta che l'interessato, unitamente all'eventuale esecutore speciale, possa agire per la risoluzione della disposizione testamentaria a favore dell'onerato, quando il testatore abbia previsto la sanzione della risoluzione ovvero quando l'adempimento della disposizione a favore dell'anima abbia costituito l'unico motivo determinante, per il testatore, dell'istituzione di erede a di legatario (Cass. n. 7449/2007). 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