Codice Civile art. 632 - Determinazione di legato per arbitrio altrui.Determinazione di legato per arbitrio altrui. [I]. È nulla la disposizione che lascia al mero arbitrio dell'onerato o di un terzo di determinare l'oggetto o la quantità del legato [1349]. [II]. Sono validi i legati fatti a titolo di rimunerazione per i servizi prestati al testatore, anche se non ne sia indicato l'oggetto o la quantità. InquadramentoCome se è già evidenziato nel commento all'art. 631, il legislatore non consente in nessun caso che la disposizione a titolo universale sia rimessa all'arbitrio del terzo, tanto al mero arbitrio, quanto all'arbitrium boni viri. Viceversa, è ammesso che l'oggetto del legato sia determinato da un terzo sulla base di una valutazione discrezionale non di mero arbitrio. Tanto si desume ulteriormente, a contrario, dal primo comma della norma in esame, il quale sanziona di nullità la disposizione che lascia al mero arbitrio dell'onerato o di un terzo, e non all'arbitrium boni viri, la determinazione dell'oggetto o della quantità del legato. La ratio della previsione — è stato detto — va ricercata della considerazione che, ove fosse consentito di lasciare almeno arbitrio dell'onerato o del terzo la determinazione dell'oggetto o della quantità del legato, l'onerato o il terzo avrebbero la facoltà di offrire al legatario un bene di nessun valore, nummum unum, con la conseguenza che non soltanto la quantità del legato ma il legato stesso sarebbe rimesso almeno arbitrio altrui, e che è sicuramente contrario alla natura del legato (Giannattasio, 213). Difatti, è valido il legato quando, pur non avendone il testatore determinato espressamente la specie e la quantità, «abbia tuttavia indicato gli elementi necessari per tale determinazione» (Cass. n. 1108/1943). In altri termini non incorre nella nullità comminata dall'art. 632 «la disposizione che lascia all'arbitrium boni viri del terzo la determinazione dell'oggetto o della quantità del legato» (App. Firenze 2 aprile 1955, Giust. civ., 1955, I, 1186). Né varrebbe a trasformare in merum l'arbitrium dell'onerato a del terzo il fatto che il testatore, dopo aver fissato i criteri per la determinazione del terzo, avesse disposto che questa debba essere insindacabile (App. Firenze 2 aprile 1955, Gius. civ., 1955, I, 1186). È stata ritenuta dunque la validità di un legato avente per oggetto la metà della rendita netta dell'asse ereditario per la durata di 25 anni, essendo stata lasciata alle vere la determinazione della rendita, dal momento che detta determinazione non era stata lasciata al libero arbitrio dell'erede, essendo sempre possibile l'impugnativa per dolo, frode o errore di calcolo in danno dei legataria (Cass. n. 309/1943). La giurisprudenza ha inoltre affrontato la questione se il primo comma dell'art. 632, con la conseguente sanzione di nullità, potesse essere applicato alla disposizione con cui il testatore aveva lasciato alla libertà dell'onerato la scelta della data in cui avrebbe dovuto avvenire la prestazione in favore del legatario. Il responso è stato di segno negative (Cass. n. 191/1170). La soluzione è stata condivisa dalla dottrina sul rilievo che, nel caso esaminato era determinato sia l'oggetto della prestazione che il destinatario della stessa, sicché sarebbe stato eccessivo comminare la nullità della disposizione testamentaria per la sola indeterminazione della data della prestazione, potendosi peraltro ricorrere alla disciplina dettata dall'art. 1183 per stabilire la scadenza dell'obbligazione (Caramazza, 250). BibliografiaAllara, Principi di diritto testamentario, Torino, 1957; Azzariti, Martinez e Azzariti, Successioni per causa di morte e donazioni, Padova, 1973; Cannizzo, Successioni testamentarie, Roma, 1996; Capozzi, Successioni e donazioni, I, Milano, 1983; Caramazza, Delle successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., diretto da De Martino, 2^ ed., Roma, 1982; Cicu, Testamento, Milano, 1969; Criscuoli, Il testamento, in Enc. giur., XXXI, 1-33, Roma, 1994; Criscuoli, Il testamento. Norme e casi, Padova, 1995; Degni, Della forma dei testamenti, in Comm. cod. civ., diretto da D'Amelio e Finzi, Libro delle successioni per causa di morte e delle donazioni, Firenze, 1941; Giampiccolo, Il contenuto atipico del testamento, Milano, 1954; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, in Comm. cod. civ., Torino, 1961; Lipari, Autonomia privata e testamento, Milano, 1970; Liserre, Formalismo negoziale e testamento, Milano, 1966; Rescigno, Interpretazione del testamento, Napoli, 1952; Tamburrino, Testamento (dir. priv.), in Enc. dir., XLIV, 1992, 471-504; Triola, Il testamento, Milano, 1998. |