Codice Civile art. 637 - Termine.

Mauro Di Marzio

Termine.

[I]. Si considera non apposto a una disposizione a titolo universale [588] il termine dal quale l'effetto di essa deve cominciare o cessare.

Inquadramento

Tra gli elementi accidentali del testamento, il termine possiede rilievo senz'altro marginale: il che trova conferma nello scarso interesse che la dottrina ha prestato all'argomento (v., specificamente sul tema, il solo Cassandro, 1994, 1095 ss.). Difatti, come recita l'art. 637, il termine iniziale ed il termine finale si considerano non apposti alla disposizione a titolo universale: perciò il campo di azione del termine è circoscritto alle sole disposizioni a titolo particolare.

La norma in commento deroga dunque alla regola generale che consente l'apposizione degli elementi accidentali a ciascun negozio, accomunando così nella categoria degli acta legitima l'istituzione di erede all'accettazione e alla rinuncia dell'eredità, al matrimonio e al riconoscimento del figlio naturale.

Taluno ha parlato, in proposito, di «disposizione tradizionale, che è apparsa anacronistica» (Pugliatti, in Comm. D'A.F. 1941, 529), e la tradizione si compendia nel principio romanistico semel heres, semper heres, ma si è replicato che la sua giustificazione sta nella volontà di «impedire le sostituzioni fedecommissarie che possono presentarsi sotto forma di istituzione a termine, e lo scopo della norma vige oggi come vigeva nel passato» (Giannattasio, 1961, 233).

Difatti, se l'apposizione del termine all'istituzione di erede fosse consentita, «il fedecommesso escluso dalla porta rientrerebbe dalla finestra» (Giannattasio, 1962, 233; in argomento, v. Talamanca, in Comm. S.B. 1965, 316 ss.). Un rilievo critico, sul punto, è stato svolto con riguardo al differente trattamento delle disposizioni a titolo particolare e a titolo universale, giacché non si comprenderebbe «per quale motivo una diversa disciplina sia stata dettata per i legati, per i quali pure è vietata la sostituzione fedecommissaria» (Triola, 1998, 253). Altri hanno sostenuto che non il divieto di apposizione del termine discende dal divieto di sostituzione fedecommissaria, ma, viceversa, questo dipende dal primo, poiché «il legislatore non ammette la titolarità temporanea dell'eredità e cioè, il che è praticamente lo stesso, l'avvicendarsi nel tempo di successioni a diverso titolo» (Cassandro, 1994, 1109). Secondo una prospettiva particolare, si è affermato che la ragione dell'art. 637 è da rinvenire nella natura della delazione e nella sua finalità (Cicu 1969, 205).

La disposizione si applica al termine che sia effettivamente tale, e non a quello che, incertus an et quando, sia da considerare come condizione, in ossequio alla regola di Papiniano dies incertus in testamento condicionem facit: si pensi all'istituzione di erede per quando l'istituito avrà prole (Giannattasio, 1961, 234; Caramazza, 1982, 280).

Il termine nelle disposizioni a titolo particolare

Può apporsi il termine, secondo la norma in commento, al legato. Del resto, la possibilità del legato a termine, iniziale o finale, è espressamente riconosciuta dall'art. 640, che disciplina la materia delle garanzie da prestare in tal caso.

Il termine — la cui disciplina si rinviene in generale negli artt. 1183 ss. — è il momento nel quale il negozio acquista o perde efficacia, secondo si tratti di termine iniziale o di termine finale. Esso manca di quel connotato di incertezza circa l'avverarsi o meno del fatto previsto, che caratterizza la condizione. Incertezza sul futuro avveramento, in particolare, non v'è neppure quando la data dell'accadimento sia imprecisata, come nel dies certus an, incertus quando.

Il termine apposto al legato deve essere possibile. Termine impossibile è quello che non potrà mai scadere, perché la data non è prevista dal calendario o perché l'evento da cui dipende la scadenza non potrà verificarsi.

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